SIDDHARTA (38) - Pensieri cinici quotidiani
A) – Pronome personale.
Spesso noi crediamo di essere unici ed irripetibili.
Donde l’uso smodato del pronome personale Io, col quale intendiamo posizionarci al centro del mondo e dell’universo.
In realtà non siamo altro che la fusione genetica dei DNA genitoriali.
Quindi niente di originario ed esclusivo, ma semplice ripetizione generazionale di un pregresso.
Riandando così alla notte dei tempi, solo prodotto di un unico ceppo primordiale.
B) – La beatitudine.
Altre volte ho avuto occasione di ribadire la mia posizione agnostica in tema di soprannaturale.
Dopo l’indigestione di una certa parte religiosa minacciosa e codina
che per decenni aveva pesantemente condizionato il mio samsara ( vita
terrena ) con minacce di dolore, sofferenza e punizioni, ecco, dicevo,
ho buttato a mare tutto l’armamentario soprannaturale e di colpo sono
entrato in un mondo interiore di tranquillità e beatitudine ( nirvana ).
Ma non per pochi istanti meditativi alla volta, bensì per tutto il resto della vita concessami da allora.
Sì, io sono convinto che sia del tutto inutile preoccuparsi in terra di
un dio e della sua corte che dopo averci creato ci ha abbandonato ad un
destino di nascita-vita-morte da perfetto padre disamorato e snaturato.
Già Epicuro col suo tetrafarmaco aveva invitato a non preoccuparsi
degli dei, in tutto affaccendati nella loro egoistica beatitudine.
Seguiamo allora la via dell’imperturbabilità mediante la progressiva
rinuncia ai desideri che ci schiavizzano psicologicamente e
materialmente.
Dando così ragione anche al sommo frigio Epitteto.
La mia quarta età è il periodo d’oro per queste cose, quando più chiara
e serena si fa la visione e l’attesa del nulla, del nostro sciogliere
nell’infinito.
Comunque per chi non la pensasse come me, segnalo il
film francese ( 2013 ) < L’amore inatteso > di Anne Giafferi,
tratto dal romanzo best seller < Catholique anonyme > di Thierry
Bizot.
Un avvocato non credente che s’avvicina per caso alla religione cattolica, un amore quindi non per una donna ma per il Signore.
C) – Matematica umanistica.
Molti sono portati a pensare che la matematica sia un linguaggio di soli numeri.
Niente di più sbagliato.
Anzi il simbolismo letterale è di molto più usato, con speciale predilezione per l’alfabeto greco.
In altre parole la matematica parla soprattutto in modo letterario!
Tant’è che v’è chi ritiene che gli studi matematici debbano rientrare tra le discipline umanistiche.
Con grande gioia di Benedetto Croce, qualora ancora vivesse, per il
quale ( 1908 ) << Gli uomini di scienza ( e quindi i matematici,
n.d.r. ) sono l’incarnazione della barbarie mentale… >>.
SIDDHARTA
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