domenica 17 luglio 2016

L'ARGONAUTA
( di Manrico Bacigalupi)
Vorria poter toccare l'orizzonte,
laggiù, sì, dove proprio incontra il cielo.
Vorria poter scoprire la sua fonte,
e disvelar l'arcano, il gran mistero !

Il legno fende l'onda spumeggiante.
Tesa è la vela, fausto il vento spira.
Vola sul mare il giovin navigante,
nella sua rotta un sogno: quella mira !
Ma l'orizzonte mai a lui s'accosta !
Sempre lontano sta. Vano il pugnare.
Volta lo sguardo addietro, alla costa,
che ombra vaga appar ormai sul mare.
Il giovin, mesto in cor e in viso appare,
s'avvede allor che 'l sogno era chimera.
Quel nastro azzurro mai potrà sfiorare:
volge la prora a terra...ormai è sera.
Epitteto Eubulide
Epitteto Eubulide Spesso i Poeti vivono la loro opera come un gravoso dramma interiore.
Sarà vera poesia, avrò esattamente espresso pensieri e sensazioni, sarò stato abbastanza chiaro, avrò rispettato le regole del linguaggio, sono pronto alla pubblicazione, cosa dirann
o di me, e i refusi?
Manrico è un perfezionista, come nella musica che non tollera salti armonici.
Ma adesso si è deciso ed ha postato.
Lo potremmo definire un classicista, parola che fa inorridire gli ipermodernisti sfegatati.
Ma per noi, vecchi lettori, marpioni d'antico pelo, si tratta di andare a nozze.
Metrica, ritmo, cadenza, significato: tutto a posto.
Gli endecasillabi cantano l'uomo e il mare.
Questa immensa distesa che sembra senza confini, che ammalia e fa ammutolire.
Il novello navigante punta a forti orizzonti, alla curiosa ricerca del nuovo e dell'infinito.
Inesperto, certo, ma ansioso di tante risposte.
Metafora della vita, quando giovani e dal cuore generoso ci si avvia alla conquista di grandi mete, che sembrano a portata di mano e facili da raggiungere.
Poi gli anni passano e le conquiste si fanno sempre più lontane.
E allora si è costretti ad invertire la rotta, mirando a traguardi più a misura d'uomo.
Ma l'aver tentato non sarà stato invano: con l'esperienza si coltiva la saggezza, da dispensare poi a nuove generazioni di argonauti.
Una bella lirica, questa in lettura, pulita, chiara, semplice, morale quel tanto che basta.
Manrico, sei tutti noi!





























































































Epitteto Eubulide Spesso i Poeti vivono la loro opera come un gravoso dramma interiore.
Sarà vera poesia, avrò esattamente espresso pensieri e sensazioni, sarò stato abbastanza chiaro, avrò rispettato le regole del linguaggio, sono pronto alla pubblicazione, cosa dirann
o di me, e i refusi?
Manrico è un perfezionista, come nella musica che non tollera salti armonici.
Ma adesso si è deciso ed ha postato.
Lo potremmo definire un classicista, parola che fa inorridire gli ipermodernisti sfegatati.
Ma per noi, vecchi lettori, marpioni d'antico pelo, si tratta di andare a nozze.
Metrica, ritmo, cadenza, significato: tutto a posto.
Gli endecasillabi cantano l'uomo e il mare.
Questa immensa distesa che sembra senza confini, che ammalia e fa ammutolire.
Il novello navigante punta a forti orizzonti, alla curiosa ricerca del nuovo e dell'infinito.
Inesperto, certo, ma ansioso di tante risposte.
Metafora della vita, quando giovani e dal cuore generoso ci si avvia alla conquista di grandi mete, che sembrano a portata di mano e facili da raggiungere.
Poi gli anni passano e le conquiste si fanno sempre più lontane.
E allora si è costretti ad invertire la rotta, mirando a traguardi più a misura d'uomo.
Ma l'aver tentato non sarà stato invano: con l'esperienza si coltiva la saggezza, da dispensare poi a nuove generazioni di argonauti.
Una bella lirica, questa in lettura, pulita, chiara, semplice, morale quel tanto che basta.
Manrico, sei tutti noi!

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