L’usabilità delle parole
Le parole sono ovunque, sono forme da guardare e misurare, sono suoni da afferrare
Le parole sono
ovunque, sono forme da guardare e misurare, sono suoni da afferrare.
Sole o in rapporto con altri oggetti, formano strutture che stimolano
interazioni a cui noi rispondiamo con modelli di comportamento
codificati. L’architettura dell’informazione si occupa delle parole
perché esse sono interfacce che ci permettono di fare cose. Pensiamo
alle indicazioni stradali o alle parole del web: Entra, Continua,
Modifica. Esse si usano all’interno di un contesto con un preciso scopo e
possono rivelarsi facili da usare o meno, per questo si può parlare di
usabilità delle parole. Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di essere
certi di ciò che stiamo facendo, vogliamo compiere un’azione e
nessun’altra al suo posto: in questi momenti le parole possono guidarci.
Se esse però sono equivoche o collocate in una posizione sbagliata, o
aggregate in messaggi difficili, diventano delle cattive consigliere e
ci conducono dritte all’errore. Facciamo un esempio con un’indicazione
che ha messo in difficoltà molte persone: Varco attivo / Varco non
attivo (Ztl di Roma). Perché è così difficile capire e usare
correttamente questo messaggio? Perché l’informazione data riguarda lo
stato del sistema (attivo/non attivo), mentre in un contesto simile
abbiamo bisogno di un’indicazione chiara e diretta sul cosa fare. A chi
guida una macchina nel caos non interessa l’aspetto tecnico: se i
controlli sono attivi, inattivi o intermittenti. Gli interessa se può
passare o no. Non deve pensare, o fare supposizioni. Il messaggio deve
perciò saper riflettere il modello mentale degli interlocutori, fornendo
l’informazione che in quel momento è per loro prioritaria. Mentre il
lessico all’ingresso delle zone Ztl rispecchia a pieno il modello
mentale dei progettisti e fornisce un’informazione incompleta. Nel caso
specifico non possiamo parlare di un semplice divario tra modelli
mentali, ma di una vera e propria opposizione tra di essi, per i
progettisti: attivo = divieto; per molti utenti: attivo = permesso.
L’inghippo sta nel fatto che il nostro codice linguistico (la lingua
italiana) ci suggerisce che attivo è un aggettivo collegato con il polo
positivo delle cose e che un varco ha a che fare con il passaggio, il
transito, l’accesso. Quindi, varco attivo = passaggio attivo, accesso
consentito. Per le persone si può fare molto di più, non solo si possono
fornire informazioni pertinenti e chiare, ma si può regalare loro anche
un po’ di preveggenza. Sul web, ad esempio, vediamo spesso dei
microtesti: un titolo, un link, dei comandi che possono essere più o
meno invitanti ed espliciti. Regalare un po’ di preveggenza alle persone
vuol dire concepire dei testi capaci di assecondare quel meccanismo di
anticipazione che è proprio della comunicazione. Nell’oggetto di
un’email: Giovedì 17 riunione. Meglio: Giovedì 17 riunione. Parliamo del
bilancio di sostenibilità. In cui l’aggiunta di poco dice molto del
contenuto dell’email. In un pulsante alla fine di un modulo da
compilare: Continua. Meglio: Continua, potrai controllare tutti i tuoi
dati prima di ordinare. È il testo che si trova nei pulsanti di
Amazon.com, soddisfa il bisogno di rassicurazione e riduce i casi di
abbandono della procedura d’acquisto. Alle volte invece, per far
emergere chiaramente l’informazione utile bisogna togliere piuttosto che
aggiungere. In un cartello: L’Hotel Mion informa la gentile clientela
che il parcheggio è gratuito. Meglio: Parcheggio gratuito. In un
discorso: Nell’anno prossimo venturo. Meglio: Nel 2016. Anche l’ordine
in cui vengono fornite le informazioni è molto importante, poiché il
nostro cervello funziona a risparmio e tendiamo a non leggere per intero
le indicazioni. Vietato usare l’ascensore in caso di incendio. Meglio:
In caso di incendio è vietato usare l’ascensore. Nella prima soluzione è
facile che in molti, passandoci davanti di fretta, leggano che è
vietato usare l’ascensore ai non addetti (come spesso effettivamente è) o
che è vietato punto e basta e vadano oltre. Mentre nel secondo, si
specifica subito, in quale circostanza è valido il divieto. A riguardo,
incide molto anche la posizione in cui è collocata l’informazione: lo
spazio attorno alle parole fa loro da contesto e ne fornisce la chiave
di lettura per l’interpretazione. Creare messaggi appropriati equivale a
far risparmiare agli utenti la loro preziosissima energia cognitiva,
focalizzandola su ciò che più conta sia per loro che devono agire, sia
per chi ha interesse a costruire interfacce, percorsi e interazioni
efficaci
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