Carissimi,
ho deciso di mostrarmi a voi perché comincio a nutrire serie preoccupazioni che infastidiscono il mio sonno.
Vi ho creati spinto da un ottimismo infantile, lo ammetto, che in quel momento mi pareva necessario. Ho indubbiamente sopravvalutato le vostre capacità empatiche e di relazione. Ho fatto orecchie da mercante quando mi si chiedevano conferme sulla mia esistenza. Ho tergiversato di fronte all’egoismo che ha dettato gran parte delle vostre scelte. Ho sopportato a lungo la vostra stupidità. Diciamo che l’idea iniziale era quella di mettervi al mondo, un mondo bello e piuttosto accogliente, e darvi i mezzi necessari alla sopravvivenza. Poi, come ogni buon genitore, vi ho lasciati vivere senza il mio occhio indiscreto a giudicarvi. (A quello invece avete pensato voi, con la manfrina della Chiesa e tutti i peccati capitali. Evidentemente avevate bisogno di regole da seguire, lo capisco. Non approvo, ma mi è chiaro il motivo).
Ora, però, basta. Ho sorvolato sulle guerre, sulla fame nel mondo, sul dominio del più forte. Sono passato sopra la distruzione della mia povera Natura, nonostante ci abbia lavorato con tanta meticolosità. Però, ragazzi miei, mi state infastidendo con il vostro perenne autolesionismo. Sono secoli che spero vi si illumini la mente. Povero illuso.
Due o tre errori li ho commessi, lo so, e vi chiedo perdono. Innanzitutto il sesso è stato uno sbaglio. Mi aveva preso la mano. Potevo in effetti farvi riprodurre con un semplice starnuto. Pazienza. Come diceva Teofilo Folengo: dopo il danno, non vale pentirsi. L’altro mio errore è stato quello di restare muto. Avrei dovuto parlare prima. Dirvi che siete liberi di fare un po’ come volete. Potete essere golosi, invidiosi, vogliosi, arrabbiati. Potete amare uomini, donne e pecore. Non ho mai pensato di limitarvi. E ci sarà stato un motivo, no? Cristo santo (poi mi spiegherete anche questa cosa che io avrei un figlio che si sarebbe sacrificato per poi resuscitare… bum!) Dicevo, Cristo santo, ma se non vi ho dato delle regole fisse ci sarà stato un motivo, no? Se rimanevo in silenzio è perché non volevo condizionarvi! Niente, voi invece giù a raccontarvi baggianate.
Con questa storia dei limiti, dei muri, delle leggi divine, vi siete arroccati, aggrovigliati. Massacrati, seguendo dei principi inventati di netto. Dandomi continuamente la responsabilità senza porvi il problema di ferirmi. Da oggi in poi io ci sono. Sono qui in alto a seguire le vostre vite. Non avrei voluto, ma mi avete costretto. E se non obbedite, verrete puniti. Quindi: siete liberi di fare ciò che vi fa stare bene, ma senza invadere il bene dell’altro. Punto. Se uscite da questo ordine, io vi meno.
Andate in pace.
Vostro Dio.