Prima scheda sull’uso della metrica in poesia
A COSA SERVE LA METRICA?
La METRICA è tutto quanto riguarda la versificazione quindi: il verso, il ritmo, la rima, gli accenti, le forme dei componimenti poetici ecc. Ci sono varie forme di metrica: classica, moderna, barbara, novecentesca. Perché è importante studiare la metrica? Perché l'aspetto formale è una parte essenziale della poesia che è data dalla fusione fra "ciò che si dice" e "come lo si dice", cioè fra contenuto e forma. Per cogliere a pieno il valore e il "messaggio" profondo di un testo poetico è necessario conoscere le norme che governano i suoi elementi. La metrica italiana è sillabico-accentuativa cioè, a differenza di quella latina che è quantitativa, si basa su sillabe e accenti. La sillaba è la minima unità fonetica, costituita generalmente da una vocale (o gruppo vocalico) unita ad una o più consonanti. Ad una sillaba corrisponde un'unica emissione di fiato. L'accento dipende dalla minor o maggior intensità con cui si pronuncia una sillaba, per cui si possono avere sillabe toniche e atone. L'alternarsi di sillabe toniche e atone dà luogo al ritmo. Il metro è il modello, «la norma entro la quale il ritmo si realizza», che deve essere conosciuto dal poeta per comporre e da l lettore per decodificare la struttura della poesia. Il verso è «l'unità di base della scansione del discorso in versi, e più precisamente […] l'unità minima che può teoricamente costituire da sola un discorso in versi compiuto». (Bertrami P., Gli strumenti della poesia, Il Mulino, Universale Paperbacks, Bologna 1996, p. 19). Nella poesia tradizionale il verso è «un segmento di discorso organizzato secondo determinate regole», quindi il poeta si è uniformato ad un modello; nella poesia novecentesca, per lo scardinamento delle regole, si ha una versificazione libera, cioè non dipendente da un modello. La strofa è un gruppo di versi variamente ordinati e di lunghezza variabile. È necessaria un'ultima premessa sulle forme metriche. Esistono FORME REGOLATE, con una struttura fissa, regolata da norme, ma con un certo margine di libertà all'autore (es.: canzone petrarchesca, madrigale, strambotto, endecasillabo sciolto); FORME FISSE, con una struttura rigida, molto vincolante (ad es.: sonetto, terzina dantesca) e FORME LIBERE, dove prevale l'aspetto di libertà del poeta (discorso di endecasillabo e settenari, canzone libera usata da Leopardi, polimetria). Più in generale risulta chiara almeno una distinzione: FORME LIRICHE e FORME DISCORSIVE. Le prime sono quelle usate per la poesia lirica (componimenti brevi) le seconde sono quelle usate dalla poesia epica, narrativa (componimenti lunghi)
APPUNTI DI METRICA
La metrica è molto importante, perché è alla base della musicalità che caratterizza il verso e che distingue la poesia dalla prosa.
Le "regole" della metrica, che poi non sono regole, ma semplici leggi naturali, sono poche e relativamente facili da imparare.
Il difficile è riuscire a conciliare la forma, cioè un bel ritmo, una bella musicalità, magari abbellita anche dalla rima, con il contenuto, cioè un testo ricco di ispirazione, di immagini, di felice scelta delle parole.
Ma questa è materia che non si può insegnare: poeti si nasce (raramente), oppure si diventa, leggendo i grandi (quelli veri!) e provando, provando e ... riprovando, nel senso di avere anche il coraggio di buttare via quello che non è bello e non è all'altezza delle cose migliori di cui siamo capaci.
Meglio riuscire a fare pochi, piccoli gioielli (al nostro livello, si capisce), piuttosto che fare quintali di "versi", che poi versi non sono e sicuramente non lasceranno il segno!N. B. - Nelle schede sulla metrica userò, per quanto possibile, un linguaggio semplice, spiegando diffusamente anche cose note; questo perché l'eventuale lettore interessato o incuriosito possa seguire il discorso anche se è digiuno di metrica e tutt' altro che fresco di studi. Mi scuso perciò in partenza con chi troverà questi appunti banali e scontati. D'altra parte nella mia vita ho tratto quasi sempre motivi di interesse o almeno di riflessione, molto più nelle banalità esposte con chiarezza, che nei discorsi paludati e dotti, fatti per impressionare, ma spesso anche per nascondere, sotto fitte cortine di fumo, superficialità, ignoranza o, quanto meno, incapacità di comunicare.
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