Prima scheda sull’uso della metrica in poesia
di Pietro Zurlo
A COSA SERVE LA METRICA?
La METRICA è tutto quanto riguarda la
versificazione quindi: il verso, il ritmo, la rima, gli accenti, le
forme dei componimenti poetici ecc. Ci sono varie forme di metrica:
classica, moderna, barbara, novecentesca. Perché è importante studiare
la metrica? Perché l'aspetto formale è una parte essenziale della poesia
che è data dalla fusione fra "ciò che si dice" e "come lo si dice",
cioè fra contenuto e forma. Per cogliere a pieno il valore e il
"messaggio" profondo di un testo poetico è necessario conoscere le norme
che governano i suoi elementi. La metrica italiana è
sillabico-accentuativa cioè, a differenza di quella latina che è
quantitativa, si basa su sillabe e accenti. La sillaba è la minima unità
fonetica, costituita generalmente da una vocale (o gruppo vocalico)
unita ad una o più consonanti. Ad una sillaba corrisponde un'unica
emissione di fiato. L'accento dipende dalla minor o maggior intensità
con cui si pronuncia una sillaba, per cui si possono avere sillabe
toniche e atone. L'alternarsi di sillabe toniche e atone dà luogo al
ritmo. Il metro è il modello, «la norma entro la quale il ritmo si
realizza», che deve essere conosciuto dal poeta per comporre e da l
lettore per decodificare la struttura della poesia. Il verso è «l'unità
di base della scansione del discorso in versi, e più precisamente […]
l'unità minima che può teoricamente costituire da sola un discorso in
versi compiuto». (Bertrami P., Gli strumenti della poesia, Il Mulino,
Universale Paperbacks, Bologna 1996, p. 19). Nella poesia tradizionale
il verso è «un segmento di discorso organizzato secondo determinate
regole», quindi il poeta si è uniformato ad un modello; nella poesia
novecentesca, per lo scardinamento delle regole, si ha una
versificazione libera, cioè non dipendente da un modello. La strofa è un
gruppo di versi variamente ordinati e di lunghezza variabile. È
necessaria un'ultima premessa sulle forme metriche. Esistono FORME
REGOLATE, con una struttura fissa, regolata da norme, ma con un certo
margine di libertà all'autore (es.: canzone petrarchesca, madrigale,
strambotto, endecasillabo sciolto); FORME FISSE, con una struttura
rigida, molto vincolante (ad es.: sonetto, terzina dantesca) e FORME
LIBERE, dove prevale l'aspetto di libertà del poeta (discorso di
endecasillabo e settenari, canzone libera usata da Leopardi,
polimetria). Più in generale risulta chiara almeno una distinzione:
FORME LIRICHE e FORME DISCORSIVE. Le prime sono quelle usate per la
poesia lirica (componimenti brevi) le seconde sono quelle usate dalla
poesia epica, narrativa (componimenti lunghi)
APPUNTI DI METRICA
La metrica è molto importante, perché è alla base della musicalità che
caratterizza il verso e che distingue la poesia dalla prosa.
Le "regole" della metrica, che poi non sono regole, ma semplici leggi naturali, sono poche e relativamente facili da imparare.
Il difficile è riuscire a conciliare la forma, cioè un bel ritmo, una
bella musicalità, magari abbellita anche dalla rima, con il contenuto,
cioè un testo ricco di ispirazione, di immagini, di felice scelta delle
parole.
Ma questa è materia che non si può insegnare: poeti si nasce
(raramente), oppure si diventa, leggendo i grandi (quelli veri!) e
provando, provando e ... riprovando, nel senso di avere anche il
coraggio di buttare via quello che non è bello e non è all'altezza delle
cose migliori di cui siamo capaci.
Meglio riuscire a fare pochi,
piccoli gioielli (al nostro livello, si capisce), piuttosto che fare
quintali di "versi", che poi versi non sono e sicuramente non lasceranno
il segno!N. B. - Nelle schede sulla metrica userò, per quanto
possibile, un linguaggio semplice, spiegando diffusamente anche cose
note; questo perché l'eventuale lettore interessato o incuriosito possa
seguire il discorso anche se è digiuno di metrica e tutt' altro che
fresco di studi. Mi scuso perciò in partenza con chi troverà questi
appunti banali e scontati. D'altra parte nella mia vita ho tratto quasi
sempre motivi di interesse o almeno di riflessione, molto più nelle
banalità esposte con chiarezza, che nei discorsi paludati e dotti, fatti
per impressionare, ma spesso anche per nascondere, sotto fitte cortine
di fumo, superficialità, ignoranza o, quanto meno, incapacità di
comunicare.
POESIE di Maurizio:
Com'era
Saltarelli difettati
EPITTETO:
Silloge sì, silloge no.
Il vero Poeta prorompe da un'intera raccolta oppure anche da un solo verso.
Maurizio ormai non ha bisogno di presentazioni.
Non avrebbe bisogno neppure di commenti, perchè la sua poetica si commenta da sola, al solo leggerla.
Forse sono stato un fortunato ad incontrarlo letterariamente fin dagli esordi.
Qualche lirica qua e là, poi una raccolta ( < Buttiamola in poesia >, Montedit editore ), poi l'incursione anche nella prosa.
Devo confessare che il primo impatto è stato tremendo.
Un cultore fanatico del classico a tu per tu con un contemporaneo senza forme e senza metrica.
Ohibò, un confronto all'ultimo sangue...
Poi, poco alla volta, la metabolizzazione e l'interiorizzazione.
Maurizio senza schemi strutturali, talora semanticamente irridente, sintatticamente decostruito, ma con tanta tanta affinità di pensiero.
La vita come tragedia, bugiarda, irriconoscente, disperante.
Dopo le prime promesse, traditrice dei suoi stessi figli.
Fino all'annientamento annunciato.
Un leitmotiv quello del nostro Autore, ossessionante.
Ma per non morire dentro del tutto, ecco la ciambella di salvataggio dell'ironia, della satira persino.
Perchè dar ragione alla tirannia dell'esistenza cieca e bara?
La si demonizza allora con la sottigliezza del sarcasmo, recuperando un certo vantaggio.
Fino a sentirsi in qualche modo rinfrancati, pur avvolti dalla penosa sensazione di esiti senza sbocchi.
Bravissimo.
Siddharta