La Norvegia è il primo paese che passa completamente al Dab, la
radio digitale: lo switch off definitivo è previsto per l’inizio del
2017. Come già per la tv, il nuovo standard permettere di fornire
contenuti nuovi e moltiplicherà i canali, a favore di quelli tematici.
Ma che fine faranno le vecchie radio?
La fine della radio,
così come la conosciamo, inizia dalla Norvegia. Secondo la nuova
normativa infatti dal 2017 tutte le radio in Fm si convertiranno in Dab-Digital Audio Broadcasting,
acronimo per Diffusione audio digitale. Dopo la televisione, passata al
digitale con lo swith off del 2012, e il cinema che ha finito di usare
le pellicole per convertirsi al 4K nel 2014, ora tocca dunque alla tanto
amata radio, che in Italia conta 35 milioni di ascoltatori, dei quali
il 60% si sintonizza dalla macchina. Inventato da Guglielmo Marconi nel
1895 a Pontecchio, brevettato due anni dopo a Londra, il passaggio al
digitale impegnerà uno dei media più usati nella vita quotidiana. In
Europa si inizia dal nord della Norvegia, fino allo switch off
definitivo entro dicembre dello stesso anno, in tutto il resto del
paese.
Molto sta accadendo in Italia, dove finora le onde Fm hanno dominato
il mercato e dove lo switch-off totale per il momento non è in
programma. Per Agcom il Dab+, ultima versione aggiornata dello
standard, è l’unica strada per la digitalizzazione della radiofonia. Il
servizio nazionale privato è effettuato da due società consortili
composte dagli editori radiofonici che offrono il servizio al 75% della
popolazione (prevalenza di copertura nel nord e centro, ma non
escludendo il sud e le isole). A oggi sono stati pianificati 16 bacini
su 38 previsti. Rimane da capire cosa ne sarà delle vecchie radio, e
quale sarà il mercato nuovo che si aprirà nel comparto (tutti ricordiamo
il momento dell’introduzione dei decoder digitali per la tv).
Sul passaggio della radio al digitale in Norvegia, le reazioni di Mari Hagerup Digitalradio Norge AS e di Lars Tore Kletvang di Medietilsynet/Norwegian Media Authority.
Il passaggio al digitale della radio
Per Mari Hagerup Digitalradio Norge: «La radio digitale
fornirà contenuti nuovi e il passaggio alla Dab permetterà di avere
cinque volte il numero di canali della banda Fm. È un’estensione di
frequenza significativa, che interesserà le città come le aree rurali.
Più canali, più spazio per i bambini, i giovani, lo sport, e anche per
la cultura e lingua norvegese». Sulla stessa linea d’onda Lars Tore
Kletvang di Medietilsynet/Norwegian Media Authority: «La radio
digitale darà all’ascoltatore un’esperienza di ascolto più ampia
rispetto alle analogiche. Più canali, ulteriori informazioni sulla
diffusione attraverso il testo sul display radio, e la possibilità di un
maggiore controllo utente (la funzione pausa e riavvolgimento
programmi, ndr)».
Lars Tore Kletvang
Per quelli di Digitalradio «ci sono altri paesi che stanno adottando
la transizione, ma con altri ritmi. Molti paesi riconoscono la necessità
di modernizzare e sviluppare il mezzo radio. E ne trarrà profitto
l’industria radiofonica e gli ascoltatori». L’Nma riporta invece la
posizione del ministro della Cultura, Linda Cathrine Hofstad Helleland,
per la quale il motivo principale per cui la Norvegia è la prima nazione
ad adottare uno switch off totale è dovuto alla topografia: fiordi
profondi, montagne e insediamenti dispersi che rendono la distribuzione
dell’informazione molto più costosa che in altri paesi. Nella
trasmissione digitale – continua Tore Kletvang – più canali possono
dividere i costi per il trasmettitore, riducendo così i costi di
distribuzione pro capite rispetto alla trasmissione analogica».
L’evoluzione della specie digitale
«Il mondo sta cambiando rapidamente in termini di digitalizzazione – è
chiaro e sotto gli occhi di tutti, prosegue la Hagerup – e la necessità
del cambiamento evolve in base alle possibilità di adottare nuove
tecnologie. La questione non è se questo sia o no un modello – continua
la responsabile di Digitalradio – ma su ciò che potrebbe accadere se non
si apporta la modifica in tempo utile». Le abitudini dei media, del
resto, stanno cambiando rapidamente a causa di nuove soluzioni: «Anche i
media hanno bisogno di adattarsi alle esigenze dei consumatori».
Mari Hagerup
La Nma in quanto ente governativo ha invece la responsabilità di
informare il pubblico. Specifica Tore Kletvang: «Responsabile delle
decisioni del processo è stato direttamente il Parlamento (per quanto
riguarda i criteri di commutazione) e le emittenti stesse (per quanto
riguarda la realizzazione della rete digitale)». La radio è sempre la radio
Su questo non ha dubbi la Hagerup: «Sta cambiando solo la distribuzione del mezzo». Dalla Guerra dei mondi
con cui Orson Welles impaurì migliaia di radioascoltatori nel 1938
all’evoluzione prossima, rimane un dato: «La radio è importante nella
vita delle persone perché permette loro di essere aggiornate e
intrattenute mentre fanno altro». E inoltre: «C’è un’intima connessione
con l’ascoltatore, con il suo status». La Relazione al Parlamento
norvegese sulla digitalizzazione della radio (la n. 8, 2010-2011) ha
affermato che la radio svolge un ruolo cruciale come canale
d’informazione e intrattenimento. La radio, chiosa Tore Kletvang, «ha
minimi costi di produzione e un set di ricezione a basso costo che ben
si adatta al consumo mobile. L’Nma riporta infine le statistiche che
mostrano un dato piuttosto interessante ovvero che, a partire dal 2015,
la radio è la più importante fonte di notizie per il 44% delle persone
(fonte: TNS Gallup Forbruker & Media 2015).
Dunque. La golden age della televisione è finita,
soppiantata da Internet, il cinema ha abbandonato la pellicola e i
giornali sono in crisi. La radio analogica nel prossimo futuro diventerà
digitale. Ma in fondo, dalle reazioni che arrivano dalla verde e
orizzontale Norvegia, un messaggio arriva forte e chiaro: Internet don’t kills the radio stars!
MAURO
GAROFALO (Roma, 1974) – foto-reporter, giornalista, scrittore. Cresciuto
in Maremma, milanese d’adozione, quando può scappa a Berlino. Collabora
con Il Sole 24 Ore – Nòva. Insegna “Scrittura” presso il Centro Sperimentale di Cinematografia Milano. Appassionato di trekking d’alta montagna. Fa boxe in una palestra popolare.
Nessun commento:
Posta un commento