di Rita Iacomino
Diroccato è ormai quel muro
dove cresceva l’erba
a far ricami.
Ho voglia,
di tornare ai giochi sulle vie
che vanno in paradiso
e mi tortura la distanza
in questo tempo di fantasmi.
L’eco,
trasporta relitti alla deriva,
ma non vedo uscite
e rubo come un ladro
l’emozione di quei giorni.
E sono fragile,
come foglia trasportata dall’acqua
e sabbia alzata dal vento.
Forse,
non mi appartiene più
la gioia dell’infanzia,
ma solo questa vita
fatta di ricordi.
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EPITTETO:
Nella vita viene sempre un momento di stanchezza per il continuo guerreggiare quotidiano.
Dove meglio parcheggiare la mente per tirare un attimo di fiato?
Ma nei ricordi lieti, anche se per gli antichi non c'era dolore più straziante nelle disgrazie correnti del rammentare di quando s'era felici.
Naturalmente, dice il filosofo, tutto rientra nel principio di contraddizione.
Cioè ogni cosa, ogni evento non ha una sola risposta, ma una pluralità di dimensioni.
Nel nostro caso il rifugio nell'infanzia felice funziona per la nostra Rita, ma non è detto che lo sia per altri casi.
Io per esempio ho avuto un'infanzia violenta e per nulla al mondo mi ci ficcherei di nuovo a riduzione delle attuali disavventure.
Ma non divaghiamo, la nostra Poetessa può dirsi una fortunata.
E il dio che profetizza in lei almeno per un momento l'ha trasportata nei campi del paradiso perduto.
Il contrasto dei tempi richiamati ben evidenzia il passato ed il presente, quando nell'uno fulgeva il rifugio nella protezione dei grandi ed ora la solitudine del vivere.
La poetica in lettura si presenta lineare, senza ridondanze retoriche, scorrevole nel verso.
Una maturità letteraria che non fa troppi sconti al modernismo dilagante.
Molto bene, Siddharta.
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