lunedì 23 gennaio 2017


puffff...
di Mauri Mari

Quattro sbuffi in meno di mezz'ora
centoquarantaquattro, per arrivare a sera
dove mi spetta un sonno di sei ore
e lì non so come respiro, non lo ricordo.
Così come non tengo a mente i sogni fatti.
Troppo banali, forse. Poco importanti.

Comincio la mattina quando, osservando il cielo
m'accorgo che somiglia a tutti gli altri. Sembra stampato.
E sbuffo, e vado avanti
fingendo di gradire il mio vestito
foggiato con stoffa granulare
che sfrega sulla pelle, consumandola.
E allora sbuffo. Ancora.
Quattro sbuffi ogni mezz'ora.
Centoquarantaquattro quand'è sera.
Cade una stella.
Ho espresso un desiderio
che probabilmente s'è avverato
però non ne ricordo il contenuto.
Troppo banale. Poco importante.
Quattro in mezz'ora. Centoquarantaquattro a sera
fino a dormire.
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EPITTETO:
Mauri Mari, il ragioniere della depressione...
Invece delle pecore notturne, conta caparbiamente gli sbuffi giornalieri fino a sera.
Ormai la < saggezza > dell'età dovrebbe aver reso chiaro che si sta sempre peggio degli altri e che c'è sempre taluno che sta peggio di noi.
La società in cui viviamo è fatta di figli e di figliastri numericamente sbilanciati.
Ma tanto non sarà così per sempre, chè la natura userà le cesoie del respiro a termine.
Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato.
Tra cinque miliardi di anni la Terra sarà arrostita dal sole in esplosione e tutti i conti verranno così pareggiati.
Animo Poeta, non siamo niente e niente contiamo, sperare che cambi è follia degli illusi.
Il fiato corto rischia solo di aumentare gli sbuffi...
Cinico Cratete

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