sabato 31 dicembre 2016

UN SORRISO NUOVO
di Rita Iacomino
( dedicato ai nonni e... a nonna Rita )


Non è solo panchina,
tramestio di passi
e solitudine sospesa
il tramonto dell’età.
Sogni accantonati in un letargo
riaffiorano impellenti
a ricamare i giorni.
Ecco una piccola mano
s’insinua fra le tue e stringe il filo
di un aquilone colorato.
E sgrana gli occhi
alle tue favole inventate
di draghi e principesse
e storie di folletti.
Il cuore ascolta i battiti
del dono rinnovato
e un altro giorno insieme.
Certo finirà l’autunno:
l’inverno è ormai alle porte
e non si torna indietro.
Ma una leggera brezza
fresca e profumata
regala nuova gioia
e una carezza rinnovata.
***********************************
Epitteto:
Rita ha rimesso i piedi in terra...
E non poteva essere altrimenti.
Di fronte ai sentimenti essenziali il canto si fa semplice, diretto, comunicativo.
L'amore parentale è per sempre e per sempre l'imprinting.
Gli avi incarnano il meglio per i nipotini: senza l'impegno educativo da genitori, i nonni devono solo donare affetto e compagnia.
Nel tempo libero, nei giochi, nell'affabulazione.
Coi ricordi scolpiti poi nel tempo: mano nella mano alla scoperta del mondo, gli occhi sgranati ai racconti fantastici, la sicurezza nei primi passi all'intorno.
E quando ormai grandi, la sorpresa del tempo passato e del traguardo ineluttabile della vita.
Ed ogni < altro giorno insieme > sarà il dono prezioso sottratto alla Falce impietosa.
La poetica di Rita qui procede senza retorica ed inutili voli pindarici, godibile nella sua liricità lineare, come il lettore ha diritto di aspettarsi da fondanti rapporti affettivi primari.
Bravissima, Siddharta.
Foglie sparse
di Loretta Zoppi
( raccolta di poesie )

L’INTRUSO
Mi capita nelle sere di dicembre
D’udirne i passi sulle foglie secche
così lo invento disegnare arazzi
sotto il nespolo in fiore e sulla fonte.
Dietro i vetri il suo respiro è caldo
le dita vedo affusolate e bianche
se non fosse folle direi che stanno ardendo
tanto brillano fuori in solitudine.
Così si accende in questa trasparenza
una blanda e un po’ confusa giovinezza
che dopo secoli di sonno si sorprende
a danzare ormai regina della casa.
Non posso più girare tanto è forte il battito
perché lo sento: già avanza nell’ingresso
lascio lo sguardo a contemplare oggetti
e le pareti che negli anni ho consumato.
Così mi trova e accanto a me si siede.
Crudele mi ricorda la dolcezza
di una lunga passeggiata solitaria
verso un crepuscolo che ogni senso inganna.

ANCOR GIOVANE GAZZELLA
Il veloce aspetto di luce
opaco si desta
nel pallido risveglio della marmotta.
Ombra che a terra pensa
l’occhio fugace
tra le foglie incerto
il gesto tremulo si perde.
Il muschio spacca la corteccia
e verde beve la resina aspra dell’ultimo getto.
Ancor giovane
azzurro impastato di vento
inquieta e selvaggia pineta marina
gazzella nei fiori
d’un balzo momenti assapori
respiro più grave
silenzio.

IL RISVEGLIO
Anche se a lampi bruni
il trillo dell’anima nostalgica
annebbia il sorriso ch’io so di fanciullo
sarà utile amare
e cullare il tuo infinito silenzio
con labbra più segrete e assorte.
Violento il fuoco
consumerà l’estremo bianco sommerso
ma avrai vita
e sarai
come a lungo ho sognato
mio amore ostinato

LA ROSA DI NOVEMBRE
Nessuno saprà mai del suo sortilegio
né cosa cerchi tra noi il suo spettro adorabile.
Carico di beni
appagato secondo il mondo
con l’estasi di un dio clandestino
si sostituisce per noi all’anima
evocando creature lunari .
Che cosa possiamo mai condividere con lui
o possedere ,noi
così poco inclini alle vedute del tempo
alle soglie di una povertà ideale.
Il suo nome era scritto nel passato
nell’oro degli anni risparmiati
nel rosso di una rosa di novembre.
*****************************
EPITTETO:
Di norma commento una poesia alla volta.
Ma in questo caso ritengo indispensabile accorpare.
Loretta è poetessa di lungo corso, ci conosciamo da tempo su Fb, sa come la penso.
E cioè che sono ammalato di ricerca interiore, che per mia natura mi impegno a capire soprattutto nel profondo il messaggio dell'Autore che posta.
Per sentire risvegliare il me il diapason dell'accordo dei sentimenti e quotidianità vissuta.
D'altra parte in molti sostengono che una lirica ( per me sono tutte liriche quando sollevano un interesse letterario ) può benissimo, anzi dovrebbe, limitarsi all'aspetto formale, lasciando le emozioni in capo all'io narrante.
Ecco, in questa silloge ristretta l'amica Loretta si è tenuta il segreto dei riferimenti, lasciandoci alle prese conoscitive dal solo titolo.
E allora mi ricolloco sulla musicalità del verso, sulle metafore appese, la bellezza espressiva, il senso onirico delle immagini.
Il trionfo cioè del formalismo ( colore, stile, suono, ecc., e qui ce n'è da vendere! ), che di per sè è già un valore.
Sufficientemente appagante, non potendomi arrischiare in riferimenti interpretativi.
Molto brava.
Siddharta

venerdì 30 dicembre 2016

PENSIERI CINICI QUOTIDIANI
( tratti dal blog < A casa di Frame > )

A) - La mente.
La potenza creatrice della mente viene sottovalutata.
Poniamo un intellettuale.
Laddove non c’era niente, pone in essere una poesia, un racconto, un romanzo, un commento critico, ecc., sottoforma di scritto cartaceo, web ed altro.
Pensate all’enorme responsabilità dell’atto.
Se avesse creato una pizza indigeribile, come ad esempio queste righe, avrebbe contribuito all’inquinamento del nostro pianeta, già gravemente compromesso altrimenti ad opera dell’uomo…

B) – I tre francobolli.
Con l’avvento della messaggistica e pubblicità internet, smartphone, ecc. il francobollo è sempre meno usato nella corrispondenza.
Tuttavia si ricorda il dentellato del 2009 dedicato alla lingua italiana, raro esempio di attenzione letteraria.
Tale emissione effettuata congiuntamente dall’Italia, Città del Vaticano e Repubblica di S.Marino ( area italiana ) ebbe a celebrare nientemeno che la Divina Commedia, un tributo all’originalità della nostra lingua, oggi tanto inquinata da terminologie straniere prese a prestito un po’ dovunque.
Di seguito l’incipit in ciascuno dei tre francobolli:
< Nel mezzo del cammin di nostra vita > < mi ritrovai per una selva oscura > < chè la diritta via era smarrita >.

C) – Raffronti.
Lo stato del bardo nel secolare Libro tibetano dei morti e le diffuse esperienze extracorporee di morte apparente dell’oggi hanno sorprendenti punti di contatto.
In entrambi, galleggiamenti, cono di luce intensa, entità d’accompagno, benessere indescrivibile, ecc.
A riprova che nei secoli/millenni l’uomo è sempre rimasto spiritualmente un tutt’uno, senza che tempo e civiltà potessero incidere sullo zoccolo duro delle emozioni di sempre.
Un solo appunto: le descrizioni metafisiche delle varie epoche appaiono tutte inquinate dalle rispettive incrostazioni di fede.
In conclusione, alla radice del metafisico individuale e collettivo gioca un’unica matrice di pensiero ed esperienza, che tutti ci accomuna.
Inalterabile ai vari credo religiosi.

SIDDHARTA
Spigolando.

*Ma poi chi dice il ver mal gliene incoglie,
veloce gir lontan sol gli conviene
calcando in lagrimar straniere soglie:
chè in Patria trovaria feroci iene!

**Mai ad una donna dir ch'è racchia
nè dar del pirla a chi ti sia maggiore,
se dai del ladro ad un que' poi s'incacchia:
è meglio zitto star, fa men livore...
Epitteto
Sincera/mente
di Mauri Mari

È un palco, questo mondo, dove il falso è da copione:
battute già assegnate e fili che ti muovono
per tessere carezze e dire sì.
I no che tieni in gola, li devi soffocare
ed attendere le pause per godere
della sincerità che ti bisogna
come se fosse un vizio oscuro, una vergogna
da condividere con altre marionette.

Degli uomini legati
che chiedono di dire verità.
Soltanto qualche frase
quanto basta per sentirsi un po' pupari.
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EPITTETO:
Poesia fatta prosa o prosa fatta poesia?
La questione perde d'importanza di fronte alla denuncia dolorosa del Poeta.
Siamo marionette su una palla infocata sparata nello spazio: a nulla serve invocare ed agitarsi.
L'umanità prigioniera dell'Uno-Natura, che ha assegnato i ruoli a capocchia e per giunta sbilanciati.
Se anche taluno dovesse emergere e diventare puparo, al massimo sarebbe un kapò al servizio di forze reazionarie e repressive.
Questa è la fotografia della realtà, insiste l'Autore: anno dopo anno, e già vecchi appena nati.
E chi esce per cambiare la sua croce, ritorna a precipizio perchè quella altrui è più pesante...
La lirica è un invito a meditare sulla precarietà dell'esistenza, senza illusioni e speranze.
Fosforo

giovedì 29 dicembre 2016

amedeo bertolo (1942-2016)

La civiltà anarchica di Eleuthera







È morto martedì scorso a Milano, dove era nato nel 1941, Amedeo Bertolo, fondatore di riviste anarchiche e di una casa editrice, Eleuthera, nata nel 1986 e mandata pervicacemente avanti grazie a un piccolo gruppo di collaboratori che ha avuto alla testa la sua ostinata compagna, Rossella Di Leo, che certamente continuerà a guidarla con l’apertura antidogmatica che ha caratterizzato il lavoro di Bertolo. In gioventù egli fu protagonista con un piccolo gruppo di coetanei, era il 1962, di un avvenimento clamoroso, il rapimento del vice-console spagnolo a Milano, allo scopo di bloccare l’esecuzione di un militante antifranchista condannato alla pena capitale, che era allora la garrota. L’operazione riuscì, senza spargimento di sangue, e al processo i giudici riconobbero al gruppo di essere motivati da giusta indignazione contro il regime franchista e la sua crudeltà, di essere stati spinti all’azione da istanze morali e politiche degne, e le pene furono di conseguenza assai blande.
Di Bertolo va anche ricordata l’azione instancabile in difesa della figura di Giuseppe Pinelli, nella quale si trovò a fianco buona parte della cultura di quegli anni, non soltanto milanese, e grandi giornalisti come Camilla Cederna, Giorgio Bocca, altri. Su queste pagine è opportuno però ricordare l’apertura di idee che caratterizzò le scelte della casa editrice diretta da lui e da Di Leo, nella linea di una difesa solidamente motivata di un concetto di libertà desunto dai maestri del “revisionismo” anarchico Errico Malatesta e Camillo Berneri e di strenua attenzione ai mutamenti sociali e ai pericoli autoritari presenti nel mondo contemporaneo, in difesa dei diritti dell’individuo in un contesto vieppiù massificato e ideologicamente condizionato. Particolare attenzione la casa editrice Eleuthera ha dedicato a sociologi, filosofi, urbanisti, pedagogisti e in particolare antropologi di alto valore. Nel suo catalogo figurano, tra le altre, opere di Albert Camus, Murray Bookchin, Colin Ward, Paul Goodman, Manuel Castells, Cornelius Castoriadis, Pierre Clastres, Jacques Ellul, Christopher Lasch, Lamberto Borghi, Enrico Baj, Kurt Vonnegut, Marc Augé, Ivan Illich e di decine di altri pensatori spesso molto diversi tra loro, ma tutti solidi critici dell’esistente e uniti da ideali libertari.
E sono ovviamente presenti i testi anarchici meno invecchiati, ma secondo scelte che hanno privilegiato la loro attualità e non la loro retorica. Intorno alla casa editrice Bertolo e Di Leo hanno raccolto nel tempo una rete di giovani collaboratori che ha certamente molto da dire sul presente. Nella storia dell’editoria italiana, Eleuthera costituisce anche un esempio insolito di lavoro di gruppo intergenerazionale. Sulla scia tracciata dalla leadership attenta ed esigente di Amedeo Bertolo, in un momento di grandi concentrazioni editoriali, l’esempio di Eleuthera, dal punto di vista del modo di lavorare e delle scelte è certamente uno dei più convincenti.
POCHI BREVI MINUTI
di Herry Frux

Mi fermo solo un po', tanto lo posso fare.
Nessuno qui mi mette fretta.
Questa solitudine mi spaventa,
a volte c'è un VUOTO intorno a te.
Poi ti ricordi che lì fuori c'è qualcuno,
qualcuno che ti sta pensando
o almeno speri sia così.
Solo questo ti fa star meglio,
ti fa respirare a pieni polmoni
e tutto questo in pochi minuti...
Poi riprendi a camminare e pensi a quanto vale il nostro tempo.
*************************************
Epitteto:
Ci sono momenti in cui ci si ferma per riprendere fiato, travolti dal vivere.
Troppa l'ansia dei continui problemi che si sommano, in un crescendo soffocante.
Ecco allora un breack sospensivo che ci consente di riordinare le idee.
A ricollocar le cose al posto giusto, facendoci comprendere di aver esagerato i nostri fantasmi.
Perchè il vuoto momentaneo intorno è solo una sensazione d'impotenza, psicologicamente importante.
Per reagire e continuare il cammino: l'aver seminato non può tutto tramutarsi in gramigna.
La solidarietà e l'amore dei congiunti saranno di certo medicamenti miracolosi.
Consentendoci di respirare di nuovo liberamente, grati del tempo ancora concessoci.
Siddharta
Sara Pellegrino
( senza titolo )

Luce filtra spalancando questa paura
di essere, di esistere e morire
in ogni istante.
Chiara la notte ci assiste
col silenzio lucido degli occhi
nel tepore argenteo di un sogno
del suo contrario luminoso.
Ombre galleggiano sulle ore
inquiete, mitigandone il peso
una nuvola si affaccia pensierosa
sulla tua pazienza
e all'improvviso è tardi
è già ora di addormentare ieri
**************************************
Epitteto Eubulide:
La poetica di Sara Pellegrino è sempre problematica.
Sospesa tra l'essere e il non essere, nell'incertezza del vivere.
In fin dei conti riflette tutti noi, quasi mai schierati su un solo versante.
Lo stile è quello solito, del dire e non dire, svelare e velare.
Una volubilità che una volta dicevasi propria delle donne, per nascondere così quella di tutti al di là del genere.
Potrebb'essere che questa modalità d'esprimersi rimanga indigesta al lettore acqua e sapone, ma così stan le cose...
Siddharta

mercoledì 28 dicembre 2016

PENSIERI CINICI DEL MATTINO.
***di Epitteto Eubulide***
 I perfetti filosofi.
Molti credono di essere dei filosofi solo perchè hanno studiato al riguardo e magari si sono presi una laurea in filosofia.
Però ho avuto modo di conoscere taluni di loro il cui diploma di legge era solo di facciata, ma dentro e fuori erano degli antifilosofi.
Epitteto il Grande aveva ragione: la filosofia non basta sbandierarla, bisogna soprattutto viverla.
Per cui esiste una miriade di persone che pur non avendo studiato praticano la perfetta esistenza del filosofo.
Individui che invece di indulgere alla pigrizia mentale, si volgono a ragionare semplicemente e correttamente sulle grandi e piccole questioni quotidiane, personali e sociali.
Conducendo un tenore di vita sobrio e pio.
Epitteto ad esempio viveva con poco in una stamberga con panca e tavolaccio: aveva persino eliminato la porta, per evitare tentazioni ai ladri.
In altre parole, la filosofia non è di poche menti elette, ma di tutti coloro che intendono viverla come insegna il < Manuale > del grande Maestro stoico.
PENSIERI IN PILLOLE
di Siddharta

Siddharta nella cultura orientale incarna il Buddha ( Siddharta Gautama ).

Il mito vuole che nella sua ricerca della Verità si sia dapprima macerato in digiuni e penitenze durissimi, ma senza venirne a capo.
Si risolse così ad un regime più moderato e conobbe allora il metafisico.
Corpo e spirito sono un'endiadi inscindibile, la quale va affrontata con giusto mezzo per non sbilanciarne le componenti.
Ecco, io mi ci riconosco ( in medio stat virtus ) e solo quando ebbi ad esprimermi con equilibrio ho trovato tranquillità psicofisica.
Pendere eccessivamente da una parte ( ad esempio credere d'impeto religiosamente, politicamente, ecc. ) non porta bene, men che mai se si cerca serenità.
Ancor più se si coinvolge il prossimo.
Interior/mente, Epitteto

martedì 27 dicembre 2016

PENSIERI CINICI QUOTIDIANI.

A) – Diluvio universale ( bis… ter…).
Le leggende e i miti si rincorrono sempre lungo l’arco dei millenni.
Secondo la mitologia greca, Deucalione ( figlio di Promèteo ) e la sua sposa Pirra ( figlia di Titano ) furono gli unici a scampare al diluvio universale, rifugiandosi sulle cime del Parnaso.
Lamentandosi: < ora il genere umano è ridotto a noi due, e noi siamo gli ultimi esemplari >.
Piangendo, decisero di chiedere aiuto al sacro oracolo.
Recatisi al tempio della dea Temi, così supplicarono < dicci, o Temi, con quale mezzo si può rimediare alla rovina della nostra specie >.
La dea si commosse e diede il seguente responso : “ Andando via dal tempio, … gettatevi dietro le spalle le ossa della grande madre ”.
Realizzarono che per ossa si dovessero intendere le pietre che stanno nel corpo della terra.
Detto fatto, cominciarono a lanciare dietro di sé i sassi trovati sul loro cammino.
I quali, giusto il responso, si trasformarono subito in uomini ( quelli scagliati da Deucalione ) e in donne ( quelli lanciati dalla moglie ), ripopolando il mondo deserto.
“ Per questo siamo una razza dura e rotta alle fatiche e i nostri atti provano di che origine siamo ”…
( Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 360 e ss. )
B) – Il terzo sesso.
Le statistiche indicano in un terzo dell’umanità coloro che divagano dal rapporto eterosessuale.
Come a dire che se siete in tre a giocare a carte, uno di voi è gay…
Di qui tutta un’ostentazione nelle varie giornate del Gay Pride, tribune, comparsate video, matrimoni ufficiali in massa, salotti tv, ecc.
Illustri i precedenti classico-storici.
A memoria:
1 – Nerone, essendosi acceso del giovane Sporo, lo mostrava in giro, accarezzandolo davanti a tutti.
<< … questo Sporo, vestito da imperatrice, lo portò con sé in lettiga per tutti i mercati di Grecia, come anche in Roma durante le feste sigillari, sovente baciandolo in pubblico >> ( Svetonio, Nerone, 28 ).
2 - << L’imperatore Nerone celebrò in modo solenne il matrimonio con un giovane del suo seguito di pervertiti, che si chiamava Pitagora; indossò il flammeo ( il rosso velo delle spose ), convocò i testimoni augurali , preparò la dote, il letto e le fiaccole nuziali, ed offerse come spettacolo ciò che si nasconde di notte, anche quando trattasi di donna >> ( Tacito, Annali, XV, 37 ).
Et de hoc satis…
C) – Il vizio.
Ai tempi della Roma imperiale era invalso l’uso di costringere conoscenti e amici a leggere testi poetici di aspiranti geni: persino le tragedie venivano lette in pubblico anziché essere rappresentate in teatro.
Suscitando la disapprovazione dei più avveduti contemporanei ( Giovenale, Satire, I, 1-5 ).
I tempi sono cambiati ma non il vizio.
Qualsiasi < cazzatina poetica > ci venga in mente, subito la buttiamo in web, fregandocene della qualità ma soprattutto del rispetto dei lettori…
Si può scrivere anche un numero infinito di versi, ma restar pur sempre un poeta mancato!

SIDDHARTA

PENSIERI IN PILLOLE.

In questi giorni festivi un caro Amico mi ha scritto via web: << I tuoi auguri mi riempiono di gioia, anche se , a meno che non vi sia stata una conversione da parte tua, ricevere gli auguri di buon Natale da uno che non crede in Dio, fa un certo effetto >>.
Ora che l'abbuffata religiosa è passata e le acque si sono calmate in vista di quella profana per l'anno prossimo, ecco che prendo carta, penna e calamaio e gli rispondo.
Ma che dici, Amico lontano, quando mai sono stato ateo.
Anch'io con la fantasia della mia mente mi son creato fin dall'infanzia un dio personale in cui credo fermamente.
In luogo di quello preconfezionato messomi in tasca dai soliti furbacchioni dello spirito.
Un dio senza maiuscole, clemente e misericordioso, un dio di carità.
Che invece di punire le sue creature con la morte, sbattendole all'inferno dopo una vita di stenti e sofferenze, già in terra si prende cura di loro con Amore, accompagnandole nell'eternità della gioia e della pace.
Rammaricandosi di averle prima create in finitezza in un momento di disattenzione e debolezza.
Ora il mio viaggio prosegue nell'infinito, perchè l'energia del mio pensiero in questo scritto ormai si proietta nel sempre dell'Universo, in tutt'uno col suo/mio dio.
( Nota: non posto questa mia risposta nelle bacheche degli Amici, per non scatenarne la canèa di proteste ).
SIDDHARTA

lunedì 26 dicembre 2016

Com'era
di Mauri Mari

Fermo
come un albero. piantato
a vedere passare le auto
e gli uccelli migratori
i bambini in bicicletta
ed i cani che ti pisciano sui piedi.
Sai com'è
sentirsi morire pian piano...
Il sole ti cuoce
la pioggia ti bagna
e sei senza riparo
e ricordi cos'eri
e racconti com'era
agli altri alberi
la vita d'un uomo
*******************************
SIDDHARTA:
Ho fatto leggere alla mia adorata Santippe ( ormai anche lei ultraottuagenaria... ) questa proposta dell'Amico Maurizio.
A lei, allevata a pan di Pascoli, Carducci, ecc. con companatico di armamentario letterario ottocentesco.
Per un paio di minuti è rimasta immobile, pensosa, poi con le occhiaie vuote ha sibilato < ma cusa roba l'è, ches chi? >...
Mi sono armato di pazienza e le ho spiegato che viaggiavamo verso il tremila, che le avanguardie futuriste erano già state inghiottite dall'ipermodernismo sconfinato, che oggi non è più possibile parlare di
< merletti e veleni >, o bere o affogare, ecc. ecc.
Le ho detto poi < scordati la metrica, il ritmo, l'accentazione, la grammatica, la sintassi, la consecutio temporum, l'analisi logica, l'ortografia, la punteggiatura e tutto il resto scolastico e buttati sulla metasemantica alla Fosco Maraini...
Dobbiamo esser grati al Poeta Mauri Mari per averci consentito di capire quantomeno il messaggio.
In tempi in cui contenente e contenuto non sono più distinti e ci si avvale della facoltà di non rispondrere in campo letterario >.
Rasserenàti, ci siamo quindi dedicati all'analisi del testo.
Santippe però s'è subito incaponita sul punto fermo al secondo verso.
O un refuso, ha detto, o come un neo di bellezza sulla guancia sx delle salottiere del Settecento.
Accasciandosi in deliquio.
Sono contento della sua perdita di coscienza per stanchezza intellettuale.
Così io posso riprendere l'usuale autonomia di commento e spaziare alla grande.
< Come un albero >.
Sì, una bella immagine.
Dall'alto del suo lungo tempo, in paziente attesa e sopportazione, vedersi girare attorno tutto un mondo variegato in movimento.
Metafora della vita.
Dopo lustri e lustri di impegno socio-lavorativo, a costruzione di una famiglia saldo porto di affetti e valori interpersonali, può capitare di restare improvvisamente nudi.
Con un mondo capovolto che non riconosci più e non ti riconosce.
Financo i cani ti si appressano per le loro deiezioni.
Ma forse questo è il momento migliore e più bello.
Per fermarsi a meditare filosoficamente.
E qui entra in gioco il caro, indiscusso, grandioso frigio Epitteto, mio Maestro di vita.
< Quando tutti ti sputeranno addosso e persino il tuo schiavo se la riderà di te, allora e solo allora potrai dirti incamminato sulla via per diventare un perfetto filosofo > ( libera traduzione dello scrivente ).
Ecco, caro Amico Poeta, dall'alto della nostra ricca esperienza esistenziale, ora possiamo dire di aver raggiunto la saggezza e forse la serenità.
Per raccontare così al prossimo ( ... gli altri alberi ) la nostra vita, < la vita d'un uomo >.
Splendida/mente.
Siddharta

domenica 25 dicembre 2016

AUGURI.

Tempo di auguri, questo.
Non amo fare nè ricevere auguri.
Auguri di che, quando sappiamo benissimo che l'anno prossimo sarà uguale o forse peggiore del precedente.
Ma è nato il Bambino: già ma fra tre mesi ne piangeremo la morte in croce.
Il 2016, anno bisestile: anno bisesto, anno funesto!
Ma il 2017?
17 in lettere latine si scrive XVII, che interpolate danno VIXI, cioè son vissuto, son morto!
Di che rallegrarsi allora?
Epitteto

sabato 24 dicembre 2016

Sara Di Benedetto
( senza titolo )

'Vieni con me
dall'altra parte della paura c'è una festa
un vestito da levare
una certezza da fumare
non aspettare
esci
e fottili tutti'

**************************************
Epitteto Eubulide:
Il messaggio della nostra Sara è chiaro.
E l'affida come un urlo alla parolaccia, un'invettiva a questo mondo dell'oggi che riserva ai giovani nemmeno più la speranza.
Una protesta ed una contestazione che hanno il sapore della ciclicità nel tempo.
Allora era il maggio francese, propagatosi a valanga in tutti gli Stati europei dal '68 in poi.
Penso che dopo sessant'anni i tempi siano maturi per una terza guerra mondiale.
L'unico mezzo per azzerare vite e malaffare, finanza e speculazioni, mercati e prodotti.
Ritornare all'abc dell'economia e della sopravvivenza, leccandosi le ferite e ripartire con nuovo slancio.
Ormai smartphone, tablet, p.c. e cento altre diavolerie hanno superato numericamente l'ammontare dell'intera popolazione mondiale.
La tecnologia va ripensata ai fini di uno sviluppo sostenibile e non solo comunicativo e ludico.
Dovrà creare nuove figure produttive e non solo distruggere posti di lavoro.
Ma questa rivoluzione la devono fare le nuove generazioni, senza aspettare che altri cavino per loro le castagne dal fuoco, il che non avverrà mai.
Quindi, cara Sara, o un bel conflitto mondiale in cui perirai o buttarti a capofitto per raddrizzare la baracca.
Per adesso ci hai lanciato solo un urlo di Munch...
Siddharta

venerdì 23 dicembre 2016

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/61 - Siddharta

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/61 - Siddharta: A – Si dice. Si fa presto a dire coscienza. Questa grande, violenta disgrazia dell’umanità, che ci rende nudi nell’esistenza tra...

Note a margine
di Siddharta

Un racconto non è una pratica burocratica da sbrigare e accantonare.
Gioca su due versanti: quello del contenuto, quale emerge dalla trama, e quello delle sensazioni suscitate ( le donne preferiscono definirle emozioni ).
Il primo asettico, ma che tiene avvinta la curiosità sul come andrà a finire.
Il secondo che accende la mente dei ricordi, agganciandoli ai tempi del vissuto.
Quest'ultimo a mio giudizio il più pregnante, specie quando si realizza una concordanza di pensiero e d'esperienza autore/lettore.
Di certo in modalità di tempo e luoghi diverse, eppure molti di noi tendono a riconoscersi nelle vicende di certi racconti.
Il mio sè se del caso torna sempre piacevolmente alla sua giovinezza, quando una bella morettina ebbe a rifiutarmi una scampagnata da soli perchè < saremmo sì partiti in due, ma con la certezza di tornare in tre >...
E di un'altra che dopo un petting al fulmicotone ebbe lodevolmente a comprendere le ragioni della mia patta tutta sbrodolata.
E così via.
Infine a margine la solita puntualizzazione professionale.
La cura della timidezza e del rossore in volto e conseguente balbuzie, terrore degli animali da palcoscenico.
Ai tempi della tv in bianco e nero, l'intervistatore di Massimo Ranieri ebbe a sbottare immantinente < meraviglioso, se la tv fosse a colori vedreste quanto lui è diventato paonazzo! >.
La timidezza e relativo rossore se del caso sono sintomi non di inadeguatezza, ma di scompenso neurovegetativo fin dalla nascita ( ansia e panico ), da cui in genere non se ne esce.
Da curarsi ottimamente con una semplice pastiglietta di Xanax et similia alla bisogna, cioè al nascere della sensazione di pericolo per sovraesposizione mediatica colloquiale o altro.
Un pò come i betabloccanti a salvaguardia del ritmo cardiaco dei corridori di formula uno.
Infine parliamo di igiene orale.
Il bacio profondo o alla francese è un rischio per la salute.
In dieci secondi, 80 milioni di oltre 700 tipi di batteri trasmigrano da una bocca all'altra, inconsapevolmente da giovani.
Ai tempi, rammento di una sirenetta che dopo pranzo pretendeva un bacio intenso.
Ma un residuo di prezzemolo sul suo incisivo ebbe a bloccarmi.
Da allora per precauzione giravo sempre con un paio di spazzolini da denti in tasca, per un'eventuale bisogna...

mercoledì 21 dicembre 2016

PENSIERI CINICI QUOTIDIANI
( tratti dal blog < A casa di Frame > )

A) – Assonanze strane…
Secondo taluni attenti osservatori linguistici, le parole < evil > ( cattivo ), < devil ( diavolo ) > ed < Eve ( Eva ) > sarebbero stranamente e inspiegabilmente morfologicamente assonanti .
Che sia per questo che anche negli adagio popolari la donna viene associata al diavolo cattivo?
O i soliti maschilismo laico e misoginia religiosa…?
B) - A prova di smentita.
Invecchiando le persone restano o sempre uguali o peggiorano o migliorano.
Bella scoperta, si dirà.
Certo, ma la sorpresa è che la percentuale di chi migliora è del tutto trascurabile, travolgente invece quella dei peggiorati…
C) – Gioca e < vinci casa >.
Recentemente è stato lanciato un nuovo gioco di sorte: la possibilità di vincere una casa dove e quando si vuole con la lotteria < Vinci Casa >.
Uno Stato, il nostro, che ha rinunciato al ruolo del buon padre di famiglia, lanciando giochi a rischio sempre e ovunque.
Assorbendo ogni anno l’equivalente di oltre tre manovre finanziarie.
Il che spiega come in ogni caso sarà sempre il banco a vincere, mentre il giocatore perderà quasi sistematicamente per il calcolo delle probabilità.
Sapere queste cose aiuta a non perdersi.
Naturalmente la casa vinta sarà tassata pesantemente come immobile e lo Stato incasserà due volte…
SIDDHARTA
20.12.2014

lunedì 19 dicembre 2016

PENSIERI CINICI QUOTIDIANI
( tratti dal blog < A casa di Frame )
a
A) – Violenza padronale.
Narra Giovenale ( Satire, 6, 490 ): << Se ( la matrona ) ha deciso un appuntamento e desidera di essere più bella del solito ed ha fretta… Psècade la schiava infelice la pettina, coi capelli strappati, le spalle nude, il petto scoperto.
Perché questo ricciolo così alto? E subito il nervo di bue fa giustizia del grave delitto di quel ricciolo fuori posto.
Che male ha fatto Psècade? Che colpa ha se il tuo naso non ti piace? >>
Questa dolorosa immagine della povera schiava Psècade malridotta dalle percosse ricevute, richiama un passo altrettanto drammatico di Ovidio nell’Ars amatoria , III, vv. 239-242:
<< Lascia in pace la schiava. Odio colei / che per nulla la graffia e che di mano / le strappa le forcine e gliele infigge / rabbiosa nelle braccia. E quella intanto / pettina e maledice la padrona: / sanguina e piange sui capelli odiati >>.
Questi versi mi richiamano drammaticamente alla memoria la mia infelice infanzia per mano di una megera amante di mio padre: schiavo in casa mia. Per causa sua avrei dovuto odiare tutte le donne, per sempre!
B) – Moda web.
Dilaga in Italia la moda del < dico tutto di me, passo dopo passo, da quando mi sveglio a quando mangio la bistecchina, a quando ho il mal di testa, a quando torno a nanna… >.
Perché se nessuno mi fila, li costringo io a seguirmi questi impuniti, minuto per minuto per tutta la giornata, vomitando loro addosso tutte le miserie della mia vita quotidiana.
Il tutto da spammare senza posa sui social network ( fb, you tube, ecc. ).
La materia è da psicanalisi.
Un fai da te incessante, figlio dell’apparire ad ogni costo seminato dai video generalisti.
A copertura di un vuoto individuale insopportabile che involge le nostre vite senza valori.
C) – Confronti.
I giovani amano sentirsi dire solo quello che vogliono sentirsi dire.
Appena noi vecchi li richiamiamo all’ordine, subito loro prendono a guardare altrove, mostrano segni di insofferenza, trattengono a stento sbadigli di noia, pensano ad altro.
Così i Poeti e narratori vari: se li riprendi un poco segnalando le loro carenze, ecco che ti tolgono il rapporto web cancellandoti, scocciati e offesi.
SIDDHARTA
PENSIERI IN PILLOLE.

Senza commento
"Non credo che la poesia oggi in Italia sia meglio della narrativa. Si tratta di situazioni opposte.
La narrativa è corrotta dal mercato, dal miraggio del best-seller, dagli editori, dai premi e dalla povertà culturale degli autori: ma chi scrive un romanzo sa di doversi confrontare con una realtà esterna alla scrittura.
La poesia è corrotta invece da se stessa, dall'idea che ha di sé: fuga dalla comunicazione o libera espressione del già saputo.
Chi scrive poesia crede di essere giustificato, qualunque cosa scriva, dal fatto che lo scrive al riparo di un'idea-valore, l'idea di poesia.
Se ci si liberasse di questa idea consolatoria, si arriverebbe a guardare in faccia la realtà dei testi, e si potrebbe tranquillamente constatare che il 90% di ciò che si legge nelle collane di poesia e nelle antologie, è da dimenticare."
( Alfonso Berardinelli corriere.it luglio 2011)
BARABBA

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/60 - Siddharta

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/60 - Siddharta: A – Giovanna. Giovanna d’Arco ( 1412-1431 ) fu condannata al rogo a 19 anni. Dopo un processo per eresia durato cinque mesi. Duran...

domenica 18 dicembre 2016

acasadiframe: Pensieri cinici quotidiani (59) - Siddharta

acasadiframe: Pensieri cinici quotidiani (59) - Siddharta: A – Le piattaforme. Secondo me i veri nemici del libro ( digitale o cartaceo ) sono i social Twitter, Facebook et similia. Le cui pu...
IL LAMPO
( di Manrico Bacigalupi)

Un lampo squarcia l’ombra della sera,
d’un tratto, repentino, sopra il mare.
E’ un attimo che abbaglia la scogliera,
un battito di ciglia e poi…scompare !
Ed ecco il tuono esplode e la sua rabbia
s’avventa dentro al cielo, come un lupo
che raspa inferocito chiuso in gabbia…
ma poi si cheta, in brontolio più cupo.
Or nubi grigie corrono nel vento
mentre la pioggia cade senza sosta.
S’accende ancor la rupe un sol momento,
e appare là, una vela,sotto costa !
Chissà la notte se sarà un tormento
e se domani il sole ancor si desta ?
***********************************
Epitteto:
Di primo acchito sembrerebbe un sonetto banale e oleografico.
Ma solo per i superficiali.
Invero il realismo dell'affresco affonda le radici nella terra e nel mare della bella Isola d'Elba.
Come il ciel di Lombardia, così bello quand'è bello ( Manzoni, Promessi sposi ).
Poi si sa, quando il tempo cambia, la natura ostica prende il sopravvento e vien giù il diluvio.
Fulmini e saette che rendono selvatici i luoghi, tra mare e dirupi.
Ma un lampo alfine squarcia le tenebre ed illumina una barchetta in mezzo all'onde: quasi a parafrasare la vita terrena tra le procelle della sorte cinica e bara.
Adesso è notte, ma domani andrà certamente il sereno.
Impareggiabile Manrico, cantore della natura e della speranza.
Bravissimo, Siddharta.
PENSIERI MATTUTINI
di Pietro Zurlo

‘O gallo aizaje ’a centra ’o ppoco ’e cchiù (Centra= Cresta)
ma nun penzaje ca steva sotto Pasca;
se n’addunaje quanno ’o tiraieno ’o cuollo
facenno ’a fina comme tutt’e pulle.
- - - - - - - - -
Si jate a ’o camposanto a truvà ’e muòrte
e ve mettite a leggere ’e sebburche,
vedite ca so’ tutte galantuòmme
tant’è ca dice. pe’ te dà cunfuorto
ca l’òmmo è buono sulo quann’è muòrto!
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Epitteto Eubulide:
Splendidi epigrammi,
due gemme da incastonare
nella memoria dell'uomo.
Che il dialetto addobba,
come i festoni natalizi.

sabato 17 dicembre 2016

DIVAGAZIONI COL MIO AMICO CINICO CRATETE:
Pietro Zurlo e Cinico Cratete

PENSIERO CINICO DEL MATTINO:
***Pietro ZURLO***
Tu sei il capo, il comandante,
senza 'e te nun ce muvimmo;
Tu si' 'o viento ca fa l'ònna,
gonfia 'a vela e chella và.
E mo stammo mmiez'o mare,
'nu periodo 'e bonaccia
e aspettammo ca stu viento
navigà fa 'o bastimento.
Certamente mo' è 'o Pi.Ci.
ca nun sta chiù funzionanno
già nun jeva, nun vo' jì
e nisciuno 'o sta aggiustano?
Aspettavo pure 'o sito
che da ogge già parteva,
mentre invece hamm'aspettà
chisà quantu tiempo ancora.
E aspettammo, nuje ccà stammo,
tutte co li mane mmano;
co' la capa ch'è vacanta
pecchè a te nuje mo' penzammo!

( dopo un'ora... )
Ed ancora tutto tace
e il silenzio più mi nuoce;
anche gli altri naviganti
sono tutti senza voce!
Dai, ragazzi, sveglia su',
ma perché più non postate,
questo sito teniam vivo,
il maestro infin verrà!
*********************************************
Cinico Cratete:
Se fossi in te, col comandante ed il bastimento ci andrei cauto, dopo quanto è successo al Costa Concordia...
Cinico Cratete: Poesia giocosa dal tono scherzoso per un amico che ogni tanto si dà latitante per cause esogene ed endogene...
Da notare la leggerezza del piglio letterario che denota una mano felice ed una verve poetica di non poco conto. Genere nel quale anche tanti “seriosi versificatori” si sono cimentati.
Cito a mo d'esempio Adriano, l'imperatore che amava scherzare con Florio, poeta del tempo:
Florio: " Ego nolo Caesar esse
ambulare per Britannos
latitare per Germanos
Scyticas pati pruinas. "
( io non ci tengo ad essere imperatore,
ad andarmene in giro per la Britannia,
a cacciarmi in Germania,
a patire le nevi della Scozia... ).
Al che Adriano gli rispose:
" Ego nolo Florus esse ambulare per tabernas
latitare per popinas culices pati totundos... "
( Io non ci tengo ad esser Florio,
a girare per taverne, a cacciarmi in osterie,
a patir rotondi insetti " ( pulci/cimici ).
*** *** ***
Allora io, Cinico Cratete, replico al grande Zurlo:
" Va don Pietro in poca testa
dietro ad un che in sè vaneggia,
gli convien con mossa lesta
sen fuire al par di scheggia... "
( by Epitteto )

giovedì 15 dicembre 2016

Epitteto Eubulide IN DUE E' MEGLIO SOGNAR
***di Maria Elena MINCIULLO***
***
Che bello il pronome "noi"
non parla solo di me
non parla solo di te
è un sogno/un progetto/un'idea
è un bacio che unisce due cuori
diviene un' unica follia di sensi
e vola verso l'eternità.
***
Che bello il pronome "noi"
è breve, essenziale, vibrante
è una fiamma che vola gioiosa
un sorriso che brilla negli occhi
un passo che più svelto si fa.
***
Chissà se nel tempo rimane quel "noi"
a volte svanisce nel buio
ritorna un "io" scontroso e imbronciato
e il fuoco si è spento di già.
***
Ma una mano resta tesa al domani
quel “noi”ancora ha un’eco nel cuore
forse occhi azzurri egli avrà
il cuore ritorna a sperare
l'alba illumina la via
in due è meglio sognar.

******************************************
EPITTETO:
L'io con una semplice consonante in più diventa < dio >.
Essì, perchè taluno asserisce che noi siamo una fiammella del divino, e quindi per contaminazione un tutt'uno col metafisico.
Il fenomeno egoico, così repulsivo individualmente, trova in natura un calmiere nella convivenza d'insieme, segnatamente amorosa, laddove si trasforma nel < noi > di aperta socialità costruttiva.
Le singole individualità così si fondono almeno in superficie, talora in profondità, come solido baluardo alle difficoltà della vita ed in vista di una risposta rafforzata alla perpetuazione della specie.
Purtroppo, esaurita la spinta passionale generazionale anche se volutamente sterile, l'individualità si ricompone ed il < noi > s'accinge al pericolo di disfacimento.
La passionalità ha caratteristiche fuggevoli, ma se si ha la costanza di resistere nel tempo di solito si trasforma in solidarietà, amicizia, sostegno reciproco e tanto altro ancora nel domani incerto ed incombente.
L'Autrice è fiduciosa, in due ci si aiuta a vivere, un valore aggiunto alle singole individualità.
Un < noi > dal significato intimistico, pur sempre esclusivo, antagonista socialmente ma emotivamente appagante.
Ma attenzione.
Mentre l'io rimane sempre di una compattezza rocciosa, il < noi > è di una fragilità infinita.
Basta un nonnulla ( scontro caratteriale, difficoltà economiche, noia d'abitudine, ecc. ) e va in frantumi, recuperando la propria individualità di sempre.
Magari con la spinta compensativa a ricompattarsi ad un altro io solitario, anch'esso in ricerca disperata dell'altro/a.
A superamento dello spirito di vendetta e rivalsa pel tradimento subito dalla sorte.
Esteticamente, la versificazione del tutto libera va in alleggerimento del testo concettoso.
Sentimental/mente, Diofanto.

mercoledì 14 dicembre 2016

LA FORZA DELLA SPERANZA
***di Maria ESPOSITO***
***
Dignità calpestate da
persone che non sanno
nemmeno cosa sia,
persone che pensano solo
ad inseguire le loro
ambizioni umiliadoci.
Ma il cielo, lui sì lui sì
che non si allontana da
chi crede in lui.
La sua saggezza sa come
mettere alla prova chi trama
alle sue spalle e chi invece
confida in lui.
La speranza agisce in
silenzio e ci guarda
anche quando intorno a
noi è tutto buio.
Si inerpica tendendo le
sue mani verso tutto ciò
che ci fa indugiare a crederla.

*********************************************
EPITTETO:
Chi vive sperando, muore cantando...
Così il proverbio.
Perchè noi siamo dei naufraghi abbandonati su questa crosta rocciosa di pochi chilometri, su un magma infocato che disinvoltamente erutta di quando in quando.
Il nostro destino è segnato da sempre: tra 5.000 miliardi di anni la Terra verrà aspirata dalla sua stella in decomposizione.
Ma l'uomo non si rassegna, pensa a un Cielo di provvidenza e salvezza nel suo sogno di eternità.
Anche tu, cara Poetessa, insegui sogni di gloria e riconoscimento terreno, non rassegnandoti alla nullità e dimenticanza.
E così ti arrampichi sul pendìo scosceso della narrativa poetica a quiete di un'ansia interna che corrode.
Scrivere, comunque a valvola di sfogo di un malessere inconoscibile.
Non ci resta che il dio-speranza, ben consci inconsciamente di sollecitare un'inesistenza a nostro uso e consumo.
Intanto, lamenta la nostra valorosa Autrice, siamo attorniati da malintenzionati che calpestano persino la nostra dignità.
Peccato, dico io, che non esista un contrappasso morale ( quello materiale delle Autorità è per lo più impotente o inesistente ) che compensi il danno alle nostre sensibilità offese.
Seppur potessimo vantare ancora una qualche dignità umana.
Lodevol/mente, fra Salimbene.

C'è qualcuno che sa leggere

elementare!\Entrare nelle metafore degli altri










La scorsa settimana ho riportato una frase sul canto che «solleva e porta in giro l’anima per la stanza», detta da Nisrin a 8 anni. È dalla prima elementare che sono colpito dalla ricchezza delle metafore che ci propone, superando a fatica la sua timidezza. La sua famiglia viene dal Marocco e sempre più mi vado convincendo che il modo in cui racconta come le cose viaggino tra l’interno e l’esterno della mente e del corpo sia nutrita da immagini che provengono dalla sua cultura, che purtroppo ignoro.
Scuole dell’infanzia e scuole elementari sono luoghi pubblici particolarmente preziosi oggi, perché è lì che i più piccoli compiono i loro primi passi verso una possibile convivenza pacifica tra culture, da inventare e reinventare ogni giorno.
Chiedere ai bambini di parlare esplicitamente delle proprie origini, della propria famiglia o della terra di provenienza spesso è controproducente, perché scivola facilmente in un paternalismo inconsapevolmente invasivo. Bambine e bambini sperimentano sulla loro pelle (di diversi colori) quanto sottile sia il confine tra la percezione della diversità e pratiche più o meno coscienti di discriminazione. Molti, infatti, reagiscono facendo di tutto per essere o apparire come gli altri.
Eppure le potenzialità delle tante differenze che abitano le nostre scuole sono enormi e le insegnanti più attente si domandano come rendere vivo questo fragile e necessario laboratorio del futuro.
Nel tempo lungo di una convivenza obbligatoria, infatti, può svilupparsi una curiosità reciproca, che è l’humus necessario ad ogni costruzione di una comunità, sia pur provvisoria, come può e dovrebbe essere quella di ogni classe. Comunità di bambini che alle volte, anche se a fatica, riesce a influenzare positivamente anche le relazioni reciproche tra genitori.
In fondo siamo lì per crescere, dunque per trasformarci, e farlo insieme tra diversi, comportando maggiore impegno e fatica ci aiuta ad aprirci un po’ di più e a scoprire parti nascoste di noi. Ci porta a entrare e a giocare con le metafore degli altri, che sono un modo di raccontarci il mondo e nutrirci di diverse sensibilità.
Un giorno Nisrin ha detto: «La matematica è un omino che va in bicicletta dentro la testa. Se si ferma cade, se riesce a correre risolve i problemi». L’immagine mi è sembrata così bella che l’abbiamo scritta in grande sul muro. La trovo particolarmente efficace e ogni volta che osservo un bambino in difficoltà di fronte a un problema, penso a quel disequilibrio e a quella caduta di cui ci ha detto Nisrin, che nasce da una sua difficoltà reale, sofferta.
Poi un giorno Pedro, il papà di un’altra bambina, che è uruguaiano e sta studiando l’arabo, mi informa che in arabo matematica si dice alriadiyatt, parola che nomina lo sport e dà l’idea di allenamento del cervello. Il papà di Nisrin aggiunge che forse v’è persino l’idea di acrobazia. Scopro così che l’origine della metafora di Nisrin sta nella lingua in cui pensa o forse sogna.

martedì 13 dicembre 2016

Così dissero...
di Epitteto Eubulide

* I vecchi dispensano buoni consigli perchè non più in grado di dare cattivi esempi ( Fabrizio de Andrè in Bocca di rosa ).

** Un grammo di buon esempio vale più di un quintale di belle parole ( Francesco di Sales ).

Opinioni
di Epitteto

A) – I tempi cambiano.
All’Università ebbi a sostenere un esame sulle droghe.
Con la sensazione che l’Ordinario ci facesse l’occhiolino al tema…
Oggi la cannabis la prescrive il medico per l’epilessia, la sclerosi multipla ed altre affezioni per le sue proprietà ansiolitiche, analgesiche ed altro.
In Italia fumarla è illegale, ma a scopo terapeutico viene coltivata sotto il controllo dell’Esercito: per abbattere i costi d’importazione e presidio migliorativo delle componenti.
Su ricetta medica l’acquisto in farmacia.
L’assunzione avviene per inalazione o vaporizzazione.
Le foglie triturate possono essere somministrate anche come tisana.
La dipendenza parrebbe mentale e non fisica: quindi meno potente di quella da nicotina o psicofarmaci tranquillanti.
Il tutto sotto la guida medica.

B) – Il senso del ridicolo.
Ai tempi avevo un collega laureato, intelligente e preparato, che un giorno tutto giulivo ebbe a dirmi < Sai, oggi mi hanno conferito il titolo di Cavaliere della Repubblica.
Non avrei mai creduto di restarne tanto contento… >.
Al che mi venne spontaneo replicare d’impronta < Ma il cavallo te l’hanno almeno dato? >.
Va da sé che da quel momento i nostri rapporti si raffreddarono.
Ora purtroppo è morto col suo titolo al passo e di lui non m’è rimasto che questo ridicolo ricordo.
Il mio consuocero mi ha raccontato di un suo stretto parente genovese che aveva brigato tanto e inutilmente per ottenere il titolo di Cavaliere, sborsando un sacco di soldi tanto da morirne di crepacuore.
I casi di presunzione quindi non sono mai isolati…
C) - Serio e faceto.
Trattare di cose serie in modo faceto e superficiale è il colmo della cialtroneria.
Viveversa, scrivere di argomenti leggeri dando a vedere che si è fatto di tutto per non parlare a vanvera parrebbe indice di finezza intellettuale… ( Erasmo da Rotterdam, in Elogio della follia ).

lunedì 12 dicembre 2016

Per tenervi su di animo...
di Epitteto

< La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo per la sua ora e poi non se ne parla più.
Una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla >.
Macbeth di Shakespeare
IL PISTOLOTTO
di Siddharta

Cari Amici, in procinto di lasciare il 2016 vi meritate questo pistolotto...
L'istinto di conservazione, questa furbizia della Natura che ci inchioda al nostro destino!
Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova...
Nessuno, checchè ne dicano gli sciamani dello spirito, ci ha dimostrato cosa ci attende nell'Aldilà: per cui nel dubbio ci attacchiamo anche ad uno scampolo di vita.
E allora richiamo la vostra attenzione, cari Amici, alla dura realtà scientifica.
Io non mi capacito.
In tanti si addolorano sospettando che dopo la morte non ci sarà più niente, che si svanirà nel nulla.
Ma tale pensiero è del tutto infondato.
Da sempre, scienziati compresi, si è dato per certo che nulla si crea perché tutto è già creato ( non è pensabile un dio che di volta in volta crei qualcosa di cui s’era dimenticato… ) e che nulla dell’esistente si distrugga ma tutto si trasformi.
Un ceppo di legna quando brucia non si distrugge ma si trasforma in cenere e in gas volatili, che a loro volta si combinano con altri elementi naturali trasformandosi in qualcos’altro. E così via.
Quindi non periremo mai…
Ci trasformeremo in polvere, in humus, in rocce, piante, animali, ecc.
Vivendo in eterno, sotto altra specie.
L’anima, l’Aldilà, lo spirito ed altre fesserie non c’entrano per niente, a meno che abbiano un’esistenza naturale.
Mi sembra già un gran conforto…
Adesso sto ascoltando, come sempre, musica classica: chissà che in quelle vibrazioni non ci siano i miei antenati!
E che quando verrà il mio turno, io sia con voi senza che ve ne rendiate conto ( avendomi mangiato per interposte esistenze… ) o presso di voi o… non con voi.
Il grande ospedale civile della mia città inalbera una ciminiera di oltre una cinquantina di metri.
Passando ieri nei paraggi, osservai il bel fumo denso e bianco che usciva dal fumaiolo sperdendosi in cielo.
Domandandomi cosa mai bruciasse, ho pensato a certi rifiuti speciali ospedalieri ( organi e parti anatomiche )…
Magari non era vero, ma mi è piaciuto in quel momento confermarmi che noi viventi locali stavamo respirando parti dei concittadini passati per il nosocomio.
Cosicché se mi soffermo sugli inceneritori dei crematori, pire indiane, ceneri sparse nelle acque, ecc. , mi vedo bellamente e inconsciamente < cannibale > dei miei consimili.
Fino a quando non verrà anche il mio turno a sostentare i conterranei superstiti.
Che sia lo stesso anche per voi?
Adesso che vi ho rallegrato, vi mando i migliori auguri di buone feste.
Siddharta

domenica 11 dicembre 2016

Pensieri Cinici Quotidiani 2016/59 - Siddharta

A – La pivetta.

I burattinai del passato si avvalevano della pivetta, un congegno di stoffa e metallo piazzato sul palato: per ottenere la voce stridula di questa o quella marionetta.
Spostandola velocemente con un colpo di lingua a lato della bocca ottenevano poi le diverse vocalità degli altri personaggi.
B – Letteratura in gamba.
Per veicolare la letteratura di questi tempi alquanto immobile ( sempre meno lettori, librerie chiuse o in crisi, concorrenza degli e-book sempre più free, ecc. ),si è cercato il suo rilancio pubblicitario sulle due gambe.
Quelle delle donne, s’intende.
Collant e autoreggenti coprenti e colorati con stampigliate ben in evidenza nei punti strategici frasi o citazioni di autori famosi, a scelta delle clienti, anche con sovra impressione sul posto d’acquisto.
Le vive gambe delle signore come contenitori culturali.
Ma c’è di più.
Dal 12.11.2016 a Milano ha aperto il < Narratè >, uno show room dal nome che è tutto un programma: assieme alla tazza bollente ed alla bustina di tè viene fornito un libretto dalla lettura veloce ( cinque minuti ), il tempo dell’infusione!
C – Il garage.
Mario Veronesi ( 84 anni ) è il farmacista e imprenditore seriale che nel 1962 da un garage ha dato vita al distretto biomedicale di Mirandola ( Modena ): nel ‘65presentò la prima linea per dialisi completa all’Ospedale di Padova: poteva dializzare contemporaneamente nove pazienti.
Da lì è nata la dialisi in Italia.
Io un garage libero ce l’avrei: chi avesse idee brillanti da sviluppare…
SIDDHARTA

9.12.2016

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/59 - Siddharta

acasadiframe: Pensieri Cinici Quotidiani 2016/59 - Siddharta: A – La pivetta. I burattini del passato si avvalevano della pivetta, un congegno di stoffa e metallo piazzato sul palato: per ottenere...
PENSIERI CINICI QUOTIDIANI
( tratti dal blog < A casa di Frame )

A) – Tutte le strade…
…conducono a Roma.
Il miliario romano era la pietra miliare posta sulle strade ogni mille passi.
Tutte le strade facevano capo al miliario aureo, una colonna dorata che Augusto aveva fatto innalzare nel Foro, e da cui partivano quindi tutte le strade d’Italia.
B) – Salti tecnologici.
Anticamente i romani scrivevano i libri su lunghe strisce di pergamena o papiro, che poi venivano arrotolate intorno a bastoncini di avorio o di legno. Gli appunti dettati su tavolette cerate che per il riuso venivano raschiate ( tabulae rasae ).
Oggi i libri possiamo leggerli con gli e-book.
A parte la carta, un bel salto tecnologico…
C) – Vecchi amici.
Ad una certa età il problema non è riuscire a ritrovare su Facebook i vecchi amici e conoscenti, ma sperare che siano ancora vivi…
D) – Il fico.
Nel 90% dei casi agli Autori non interessano un fico le opere degli altri, ma se la godono un mondo a rileggersi in una infinità di siti autocompiacendosi.
SIDDHARTA

Cinzia Telese @cinziaselvaggia 3 h3 ore fa, su Twitter:

All'inizio Dio creò la terra e si riposò. Poi creò l'uomo e si riposò. Poi creò la donna. E da allora né Dio né l'uomo hanno più riposato.
Lontana visione
di Nausicaa

In ginocchio,
col mio spirito
ai Tuoi piedi,
le braccia
verso Te alzerò e,
con tutto
il mio ardente amore,
piangendo di gioia,
il Nome Tuo soave,
invocherò.

S’illuminerà lo sguardo Tuo
ed un ampio sorriso
sulle Tue labbra sante,
sfolgorerà.
Lentamente,
con tutta la Tua
regale Maestà,
su me, piccola creatura,
Ti chinerai e, sollevandomi,
al Tuo Cuore
mi stringerai.
Le mie braccia piccine,
il collo Ti cingeranno
e di baci d’amore e
gratitudine ricolmi,
il Tuo Volto,
sì lungamente ricercato,
ricoprirò, mentre,
il cuore saturo
d’incontenibile gioia, impazzirà.
Non rimarrà soverchiata,
l’anima mia
rifatta bambina, ma,
dolcemente cullata, si assopirà,
per la potenza del miracolo
dell’eterno Tuo Amore, per me.
***************************
EPITTETO:
Una lirica, quasi un canto, che nulla ha da invidiare a quelle dei mistici cristiani, islamici, ecc. d'ogni tempo e latitudine.
Qualcuno qui ha parlato di < devozione assoluta >.
Sì, concordo.
Solo uno spirito totalmente rimesso alla fede delle sue convinzioni religiose può esprimersi con tale certezza interiore.
Da agnostico patentato, devo riconoscere che esistono grandi aree d'umanità che rimettono il proprio sè nelle mani della trascendenza.
Se aiuta a vivere, bene così.
In fin dei conti ciascuno persegue una propria verità e non mette conto discutere se con la maiuscola o meno.
Personalmente, da quando ho dato un calcio alle convinzioni tradizionali di massa mi sento più libero e leggero.
Forse, in ultima analisi, ognuno ricerca un proprio equilibrio psicofisico, pressato dalle forze oscure e misteriose della natura.
Molto bene, Epitteto.

giovedì 8 dicembre 2016

LETTURE INTELLIGENTI
di Epitteto

L'oro nero.
<< Chiunque si porti in tasca un cellulare lascia tracce su qualche computer, che registra i suoi spostamenti, le sue chiamate, l'uso che fa dell'internet mobile.
Se compra qualcosa, l'acquisto si fissa in altri computer che registrano le sue scelte d'acquisto.
Se va sul web per conversare con gli amici, c'è un computer che lo vede e se lo ricorda.
Tutta questa massa di dati ed altro ancora sono memorizzati in forma digitale, dunque possono essere elaborati.
... servono come si sa alle grandi piattaforme internettiane per personalizzare la pubblicità, ... alle assicurazioni...alla grande distribuzione...alle società di ingegneria... e così via.
I big data superano la scarsità di dati delle analisi statistiche a base di costosi campioni della popolazione da intervistare.
E generano una conoscenza di grandissima portata innovativa.
Capace di modificare un gran numero di settori industriali e dei servizi... >>.

( font: per estratto da < I dati che produciamo ogni giorno diventano il nuovo oro nero > di Luca De Biase, giornalista del Sole 24 Ore e co-fondatore dell'associazione Italia Startup. Sul suo blog si occupa di economia della conoscenza, informazione e social media. È stato fondatore e direttore di Nòva 24, l’inserto settimanale di scienza, tecnologia e creatività del Sole 24 Ore ).
Epitteto

mercoledì 7 dicembre 2016

PENSIERI CINICI QUOTIDIANI
( tratti dal blog < A casa di Frame > )

A) – Antropologia divina.
L’uomo a immagine e somiglianza di Dio, recita il catechismo cattolico ( etiam, Genesi 1, 26-27 ).
Poiché esso uomo nei milioni di anni ha avuto modo di trasformarsi e assai, verrebbe da pensare che anche Dio di conseguenza abbia nel tempo continuato a mutare i tratti fisici.
Comunque, per restare ai fatti nostri, somaticamente a quale < razza > umana potrebbe assomigliare oggi?
Ci sarebbe da scommettere una corsa al primato se ci fosse in palio una qualche prebenda…
B) – L’italiano medio.
L’italiano medio è ben rappresentato dalla figura dello scrittore Curzio Malaparte ( < La pelle >, ecc. ).
Nella sua pur non lunga vita ( 1898-1957 ), fu un opportunista a tutto campo.
Interventista nella Grande Guerra, apologeta dei vinti di Caporetto, fautore del fascismo rivoluzionario totalitario, favorevole agli assassini di Matteotti, cantore di Mussolini, Farinacci, Balbo, Ciano e poi loro denigratore dopo il crollo del regime, sovvenzionato dal Minculpop fino al 1943, dicharatosi perseguitato politico del regime fascista dopo tale data, comunista con Togliatti fino al 1956 e dopo anticomunista e antimarxista, sostenitore di De Gasperi nel 1948, ammiratore di Mao e del comunismo cinese, tesserato del partito repubblicano e di quello comunista, messo all’Indice dalla Chiesa ma forse convertitosi in punto di morte…
In conclusione un arrivista, narcisista, camaleonte come tanti italiani dell’oggi.
Hanno ragione gli statisti stranieri a non fidarsi di noi…
C) – Santità in fieri.
Anche Teresa di Calcutta nel mirino dei soliti maldicenti.
Sempre in giro per il mondo a lucrare elargizioni dai ricchi e potenti.
Senza sapere poi dove siano andate a finire effettivamente.
La Chiesa lascia scorrere il tempo, poi ad acque calmate e morti i protagonisti contemporanei, la santità le sarà assicurata…
SIDDHARTA
5,12,2014
IlFattoQuotidiano.it / Scienza

Universi paralleli, “ecco la prova della loro esistenza e interazione”
L’ultima formulazione è stata pubblicata su “Physical Review X” da un team di studiosi australiani e statunitensi.
Secondo lo strano mondo della meccanica quantistica, abitato da atomi e particelle, esiste un universo in cui questo articolo non è mai stato scritto. E, a un tempo, un altro mondo in cui è possibile leggerlo e commentarlo. Bizzarrie della realtà a livello dei suoi costituenti più intimi, governata da fenomeni che spesso fanno a pugni con il senso comune. E che hanno fatto storcere il naso persino ad Albert Einstein. Come la teoria del multiverso, in base alla quale esisterebbe una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo ne creerebbe di nuovi. Secondo questa interpretazione, ci sarebbe, ad esempio, un mondo in cui il Terzo Reich è uscito vincitore dalla II guerra mondiale, e un altro in cui Hitler è uno sconosciuto pittore.
Può sembrare la sceneggiatura di un film, eppure i fisici teorici studiano questi scenari da almeno 50 anni, ed esistono complicati ed eleganti calcoli matematici in grado di descriverli. Secondo l’ultima formulazione, appena pubblicata su “Physical Review X” da un team dell’University of California a Davis, e della Griffith University australiana, non solo gli universi paralleli esisterebbero davvero, ma potrebbero persino interagire.
Secondo lo strano mondo della meccanica quantistica, abitato da atomi e particelle, esiste un universo in cui questo articolo non è mai stato scritto
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Quando fu introdotta per la prima volta negli Anni ’50 dal geniale matematico americano Hugh Everett III, all’epoca in forze alla Princeton University, la teoria dei molti mondi venne derisa. Everett riuscì a fatica a pubblicarla, e alla fine abbandonò disgustato la carriera accademica. Negli anni, però, le sue raffinate spiegazioni di alcuni strani fenomeni del mondo subatomico, come la capacità delle particelle di coesistere in luoghi diversi – stranezze che spingevano il premio Nobel Richard Feynman ad affermare che “chiunque crede di aver capito la meccanica quantistica, non l’ha compresa abbastanza” – hanno fatto sempre più breccia tra i fisici.
“Secondo la teoria di Everett – spiega Howard Wiseman, a capo del team australiano – ogni universo si divide in una serie di nuovi universi, quando viene effettuata una misurazione quantistica. Partendo dalle sue intuizioni, abbiamo dimostrato che è proprio dall’interazione tra questi mondi, soprattutto repulsiva, che nascerebbero i fenomeni quantistici”. “Nel multiverso – aggiunge su New Scientist David Deutsch, fisico della Oxford University – ogni volta che facciamo una scelta si realizzano anche le altre, perché i nostri doppi negli universi paralleli le compiono tutte”. Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma, a pensarci bene, non del tutto negativa. Il pensiero che, di fronte alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi potrebbe essere in fondo rassicurante.
Quando fu introdotta per la prima volta negli Anni ’50 dal geniale matematico americano Hugh Everett III la teoria dei molti mondi venne derisa
“Il multiverso mi ha reso una persona più felice – commenta sempre su New Scientist Max Tegmark, fisico del Mit -. Mi ha dato, infatti, il coraggio di correre più rischi”. Ma come provare queste teorie e legarle a fenomeni fisici osservabili? Secondo Lisa Randall, prima donna a ottenere la cattedra di Fisica teorica alla Harvard University, una possibile strada è il legame con le ricerche sulla natura della forza di gravità. In base ai suoi studi, tra i più citati degli ultimi anni, gli altri universi, vicinissimi al nostro anche se invisibili, sarebbero immersi in uno spazio a più dimensioni, come un arcipelago di isole sparse nell’oceano. Su uno di questi isolotti sarebbero concentrate le particelle che trasportano, come fanno i fotoni con la luce, la forza di gravità. Si chiamano gravitoni e sarebbero gli unici in grado di saltare da un universo all’altro. Ma solo alcuni riuscirebbero a “visitare” il nostro universo. Ecco perché la forza di gravità ci appare così debole, poiché diluita su più universi, che la assorbono come una spugna. “Uno degli scopi dei miei studi è spiegare perché la forza di gravità è così debole in confronto alle altre forze fondamentali della natura – spiega la studiosa nel suo libro “Passaggi curvi” -. Un piccolo magnete, infatti, può attirare una graffetta, nonostante la Terra nella sua interezza eserciti su di essa la propria attrazione gravitazionale”.
Il battesimo sperimentale a queste ricerche teoriche potrebbe arrivare a partire dal prossimo anno, al Cern di Ginevra, con la riaccensione alla sua massima energia di Lhc, l’acceleratore di particelle più potente del mondo. Questa macchina, una pista magnetica di 27 chilometri capace di sondare la struttura più intima della materia, potrebbe essere in grado di vedere i gravitoni, fino ad ora mai osservati direttamente. “Con Lhc potremmo trovare particelle che non esistono più dai tempi del Big Bang, circa 14 miliardi di anni fa – sottolinea Randall -. Tra loro potrebbero essercene alcune che vivono solo su altre dimensioni, o persino su altri universi. La loro osservazione, quindi, sarebbe una prova importante dell’esistenza di altri mondi”. Queste particelle, infatti, lascerebbero una sorta d’impronta gravitazionale sul nostro universo. Come un’ombra che si allunga su un muro in un giorno assolato.
Il battesimo sperimentale a queste ricerche teoriche potrebbe arrivare a partire dal prossimo anno, al Cern di Ginevra, con la riaccensione di Lhc
Come spesso accade nella scienza, gli studiosi vivono e si muovono ai bordi della conoscenza. “Non sappiamo come questi studi cambieranno la nostra percezione del mondo – afferma Randall -. Lo stesso Einstein non poteva prevedere che la sua teoria della Relatività avrebbe un giorno trovato applicazioni nel Gps. Esistono nell’universo molte regioni ancora inesplorate – aggiunge la studiosa -. Sapere cosa cercare è spesso difficile, ma questo non deve scoraggiare. Ciò che ancora non si conosce deve servire da stimolo per porsi nuovi interrogativi. È questo – conclude
la scienziata di Harvard – che rende la scienza accattivante”.

martedì 6 dicembre 2016

LE NUOVE FRONTIERE.

Realtà virtuale, aumentata o mista?
Le aziende hi-tech scommettono che ci cambierà la vita. Ma quale modello di extra-realtà riuscirà a imporsi? Facciamo un po' di chiarezza.
oculus-rift-headset
Il visore di Oculus Rift. A detta di molti esperti - uno su tutti Babele Dunnit - si tratta del punto più alto (e forse finale) della VR. Forse anche per questo nel marzo 2014 la società è stata acquistata da Facebook.
L'era della realtà virtuale non è che all'inizio, ma secondo un'analisi di Digi-Capital nel 2020 sarà un business da 150 miliardi di dollari e già oggi è una scommessa in cui credono in molti. Lo fanno Facebook con Oculus Rift, Sony con PlayStation VR, Samsung con Gear VR, HTC con Vive, tutti caschi-visori dedicati alla VR appena usciti sul mercato o prossimi al lancio, accompagnati da accessori e controller appositi.

Probabilmente anche Apple sta entrando in questo settore, come suggerisce il recente acquisto di Faceshift, società specializzata nel motion capture, la tecnologia che studia e registra i movimenti del corpo umano per la loro corretta gestione nella realtà virtuale.

Se le case produttrici sapranno risolvere alcuni problemi e sviluppare sistemi facili da utilizzare e in grado di arricchire la nostra percezione della realtà, nel giro di pochi anni potrebbe cambiare completamente il modo di vedere, lavorare, giocare, immaginare con la tecnologia. Ecco cosa offre lo scenario attuale.

Realtà virtuale. Con un visore in testa possiamo immergerci in mondi virtuali proiettati in stereoscopia sui due display posti in corrispondenza degli occhi. Processori e software specializzati generano un ambiente in cui possiamo muoverci, esplorandolo a 360° e in profondità, offrendo un'esperienza che, nei casi migliori, percepiamo come reale. Sensori di movimento gestiscono le nostre azioni in questo ambiente, il suono 3D aumenta la sensazione di immersione e un controller da tenere in mano ci permette di interagire con gli oggetti. La parola chiave è "presenza": quando la tecnologia VR è gestita al meglio, riesce a ingannare il cervello al punto che puoi trovarti di fronte a un tirannosauro "finto" e arretrare per la paura.

È proprio questa la sfida della VR, che per affermarsi definitivamente deve migliorare su alcuni fronti, altrimenti rischia di rimanere ferma ai semplici video da muovere con la freccina del mouse su Facebook e YouTube (come quello del video qui sopra). Il primo è la latenza, cioè il tempo che passa fra il movimento della nostra testa e l'adeguamento dell'ambiente virtuale: oltre a spezzare l'illusione e trasmettere una sensazione di "falsità" al cervello, una latenza eccessiva causa la cosiddetta motion sickness, una sorta di mal di mare.
Il progetto brevettato da Apple.
Il secondo fronte, connesso al primo, è quello dei supporti: i caschi sono pesanti e totalmente isolanti: significa che non possono essere portati a lungo e che, disconnettendo vista e udito dal mondo fisico, ci espongono a rischi. Inoltre c'è la barriera dei cavi, che giocano contro la libertà di movimento. Il terzo aspetto chiave è quello dei contenuti: vanno totalmente inventati, anzi immaginati.
Nel frattempo si sta diffondendo una VR minore, più semplice. La sta portando avanti Google con il suo Cardboard, un piccolo visore di cartone da 20 dollari (ma lo si può anche costruire da soli o assemblarlo con circa 3 euro) all'interno del quale inserire uno smartphone per vedere immagini a 360° con un grado di immersione basilare. Sembrava uno scherzo, ma da quando il New York Times ne ha inviati 1,3 milioni ai suoi lettori per poter vedere a 360° i suoi servizi giornalistici tramite app (nel video sotto, in inglese, un esempio), altri hanno seguito l'esempio, spingendo verso la diffusione di questa VR meno pretenziosa.

La realtà virtuale del New York Times
Realtà aumentata. La augmented reality, o AR, è qualcosa di ben diverso dalla realtà virtuale, ma ad essa complementare. Per essere veicolata non ha bisogno di caschi, bastano dispositivi indossabili ben più leggeri e dotati di sensori e di gps come i Google Glass o come Moverio, il visore di Epson. A differenza della VR, non c'è possibilità di interazione né di immersione in ambienti digitali, quanto piuttosto l'emersione di informazioni relative a ciò che ci circonda. I dati vengono aggiunti alla realtà fisica circostante in forma di numeri, testi, notifiche sovrapposte a quello che vediamo, che si azionano quando un marcatore viene attivato (un codice QR, o dei tag AR) inquadrandolo con la videocamera del visore.
Sergey Brin, cofondatore di Google, indossa la prima versione dei Google Glass.
Facciamo un esempio. Immaginate di passeggiare per le strade di Londra: guardando con il visore un edificio potete richiamare informazioni legate alle sue caratteristiche e alla sua storia, mentre se incrociate un tv in una vetrina potete avere sott'occhio le sue specifiche, i pareri degli utenti e il costo d'acquisto.
La AR non ha nulla di eccitante, almeno rispetto a quello che possiamo sperimentare con le altre forme di realtà virtuale. Eppure sembra la più promettente per gli analisti, almeno nell'immediato, proprio per la sua utilità pratica: di fatto permette di avere le stesse funzioni di uno smartphone, ma mantenendo libere le mani.

Secondo l'analisi di Digi-Capital, nel 2020 il settore varrà 120 miliardi di dollari, quattro volte il business della Realtà Virtuale in senso stretto. Non a caso la AR è spesso impiegata nella pubblicità e nel marketing e la stanno adottando anche le industrie mediche, militari e energetiche, che la forniscono al personale sul campo impegnato in operazioni difficili come l'ispezione di turbine o il monitoraggio di impianti complessi.

Realtà mista. La mixed reality (MR) mescola la realtà fisica con quella virtuale, utilizzando allo scopo anche la realtà aumentata, sovrapponendole: possiamo osservare il mondo reale che ci circonda traendone informazioni utili (in AR), ma anche vedere e muovere oggetti virtuali come fossero reali. È l'applicazione più impressionante e definitiva, di cui si vede già qualche esempio, come questa demo (in inglese) di HoloLens di Microsoft in cui su un tavolo di legno appare il mondo digitale del videogame Minecraft e ci si può divertire muovendo i personaggi.
( font: Focus )
Epitteto

lunedì 5 dicembre 2016

PENSIERI IN PILLOLE.

Rimasto solo.
Da quando ho dato una pedata all’oscurantismo religioso ho visto la luce.
La stessa che fa smettere di piangere un bambino impaurito dal buio.
Ma l’uomo nell’arco della sua esistenza sarà mai rimasto solo qualche tempo, finalmente senza un dio?
Barabba
Dicembre vicchiarello
di Pietro Zurlo

Dicembre, ’o vicchiariello c’’o bastone,
cammina chiano…nun ce vere bbuono;
’o sole è nu miraculo si ’o vvede…
’o maletiempo p’isso è ’o tirapiede.
Jennaro, ’o piccerillo ’o sta aspettanno,*
tene n’appuntamento e ’un ppo mmancà;
va justo justo pe’ lla fin’e ll’anno,
pecché tutt’e ccunzegne l’hadda rà.
Sultanto tanno po’ gghì a rripusà…
e truvarrà chi è mmuorto primma d’isso;
Nuvembre, Ottobbre e ll’ati a gghì a scalà,
ca ’ncopp’o calennario erano misso.
Giesù Bammino l’hadda vattià…*
c’’o friddo e ’o ggelo, e nun è nuvità;
’ntramente affonna e arranca a ccammenà,*
cu’ ’a neve ca ’e ddenocchie arriva ggià!*
LEGENDA
Jennaro=Gennaio,
L’hadda vattià=Lo deve battezzare,
’Ntramente affonna e arranca=Intando affonda,
Denocchie= Ginocchi.
****************************************
*Franco Melzi:
Io adoro il mese di dicembre, il Natale e tutte le feste. Con il presepe poi ho un rapporto particolare. ne faccio uno ogni anno e sempre diverso dal precedente. Non sono più credente ma resto molto attaccato alle tradizioni. Di questi tempi il presepe è argomento scottante, qualcuno li vorrebbe sopprimere nelle scuole e negli ambienti pubblici per non disturbare coloro che sono di diversa fede. Chi se ne frega, dico io, toglieteli pure da tutte le sedi pubbliche e fate un po'come vi pare. Io sono per la tolleranza e non ne faccio una questione di principio. Me lo faccio a casa mia il presepio e voglio vedere se qualcuno a poi qualcosa da ridire.
Caro Pietro non sono un esperto ma credo che in questo genere di poesia tu ti sappia esprimere al meglio. Sei padrone della lingua e hai un bel piglio. Inoltre ti invidio assai assai la fantasia e la capacità di trasformare le cose più semplici in poesia. E' una sensibilità innata che fai bene a coltivare. E non lo dico tanto per dire, ne sono convinto.
**Epitteto:
Anch' io concordo con Franco, il nostro webmaster, sulla bellezza travolgente di questa poesia.
Quando don Pietro Zurlo scrive in vernacolo supera se stesso ed ogni altro.
Penso che sia un dono di pochi, tanto che mi permetto d'invidiarlo.
La metrica sillabica , tanto bistrattata dai modernisti nostrani, qui è impagabile: dona ritmo cadenzato a tutta la lirica, facilitando lo scorrere del verso.
Credo anche che la forma postata non irrigidita ma alternata doni un'ottima visione d'insieme.
Infine la fantasia, pur su un tema tanto sfruttato.
La quale danza leggera da un'invenzione letteraria all'altra.
Caro Pietro, io non credo alle classifiche concorsuali.
Ma al mio fiuto poetico, ben condiviso da Franco, che in questo caso fa balzare il testo al primo posto delle mie ed altrui preferenze.
Anche la mia adorata Santippe, pur molto frenata nelle sue pulsioni narrative, nel leggere questo capolavoro di semplicità si è molto emozionata, specie per la bellezza dell'alternanza dei mesi dell'anno.
Bravissimo, Siddharta/Epitteto.
( dal blog < Acasadiframe )