venerdì 18 novembre 2016


QUEL VECCHIO PONTE IN PIETRA...
di Manrico Bacigalupi

Dal vecchio ponte , in pietra, sul ruscello
che lento scende ancora sino al fiume,
rivedo casa mia che da fanciullo
m'accolse con amore senza fine.
La cameretta là...sull'abbaino !
(sembrava la casina delle fate).
Per prima entrava il sole, al mattino,
a risvegliar dal sonno della notte.
“...La colazione è pronta, scendi: è tardi !...”
la mamma, tenerissima, chiamava.
Giungean dall'aia, intanto , strida e canti:
il gallo altero e l'oca...starnazzava !
Vicino al caminetto, il nonno stava
a ravvivare il fuoco scoppiettante.
La mamma, invece, lesta che accudiva
mentr'io correvo intorno scalpitante !
Rivedo ancor quel “bocciolo di rosa”
a incorniciar due gote rubiconde;
la bella sorellina...che radiosa!
Dagli occhi azzurri e lunghe trecce bionde.
Ma il tempo dei ricordi sfuma via.
Si librano nel cielo, come piume
dal vecchio ponte scendon sul ruscello
che passa, proprio lì, da casa mia...
...e lento, scorre ancora verso il fiume !
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Stasera sono stanco, ma la lettura di questo testo ha risvegliato il mio istinto poetico.
Manrico come pochi, nel suo lirismo pulito, musicale, ambientale.
Gli endecasillabi scorrono come acqua tersa dei tratti montani, freschi e piacevoli nella loro costruzione lineare.
Manrico cantore dei luoghi, della famiglia, degli affetti.
Come un artista che ferma sulla tela momenti edificanti di interni di vita quotidiana.
Con quell'eterno scorrere del tempo richiamato dai rivoli del ruscello che versano nel fiume, per poi ammarare nell'immensità degli oceani lontani.
Il nostro Autore si esalta quando ferma sul rigo la bellezza della natura e le emozioni nobili dei sentimenti più elementari.
Uno sprone, il suo, a rivedere le ampollosità superflue e stucchevoli dei verseggiatori modernisti espressivi del niente.
A te, Amico valoroso, il mio abbraccio accademico.
Epitteto

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