di Herry Frux
Un pennello, dei colori,
una tela vuota triste.
Non sorride, non mi parla, ma se la guardo di sbieco... mi osserva.
Vedi un po', "forse vuol parlare" come me,
ma non sa che dire.
Siamo io e lei così sole, ma così felici, riempiamo i nostri vuoti di colori e parole, pur stando in silenzio.
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Epitteto:
Siamo all'ennesima proposta poetica, ed Herry continua a stupirci.
I suoi versi, come già detto altrove, sono naïf , ingenui, semplici, ma potenti emotivamente.
Forse sono troppo coinvolto perchè anch'io mi diletto coi pennelli.
La sua tela, le mie pareti, bianche.
Che ci osservano mute ma ammiccanti, imploranti, curiose: su dai, affrettati, facci parlare coi tuoi colori, dacci la vita, vogliamo stupire...
La nostra Poetessa vola leggera con le parole, sa esprimere il rapporto d'amore e l'intimo travaglio che animano l'artista, prima quasi in un corpo a corpo con il vuoto da riempire, poi in dialogo affettivo con la materia inerte che si anima a poco a poco.
Sì, ha ragione Herry, nell'accingersi alla creazione il silenzio dell'autore e dello spazio da riempire avvampa di colori e di furore, di complicità intensa, di amore parentale.
Per poi prorompere, ad opera compiuta, nel grido michelangiolesco al suo Mosè < perchè dunque non parli? >.
Bravissima, Epitteto.
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