Perché, da Oxford, difendo lo studio del latino, che in Italia molti vorrebbero abolire
di Nicola Gardini | 29.07.2016
"Conoscere il latino è importante quanto conoscere la riproduzione
delle cellule o la fisica quantistica... Il latino è il codice genetico
dell’Occidente; se vogliamo, pure il suo sistema immunitario, ovvero,
per rimanere nella metafora biologica, la fonte prima del principio di
identità. Eppure in Italia si trovano ancora individui, a cominciare dai
politici, che lo vorrebbero abolire...". Su ilLibraio.it l'appassionato
intervento del professor Nicola Gardini, che insegna a Oxford, dove
crescono ogni anno gli studenti interessati a questa lingua...
Ho
deciso di scrivere questo libro, Viva il latino, per esprimere la mia
gratitudine e la mia ammirazione crescente verso una lingua che non solo
mi ha aiutato e tuttora aiuta a vivere, ma che ritengo essenziale per
la felicità di tutti. Pertanto, volevo anche difendere il latino dagli
attacchi e dalle critiche irresponsabili di molti, che parlano per pura
ignoranza sia del latino sia delle grosse questioni che lo studio del
latino comporta: la missione del sapere umanistico, il rapporto tra le
scienze cosiddette esatte e le scienze storiche, i concetti stessi di
sapere e di formazione, l’idea di utilità, la funzione della cultura
nello sviluppo della vita civile, i doveri della scuola, il posto della
tradizione nel presente.
Il latino (intendo la grande letteratura
scritta in questa lingua) è una scienza immensa, che ha per oggetto
principale la mente e le capacità espressive dell’essere umano. Nel
latino si è formato il sistema intellettuale ed emozionale del mondo in
cui ci troviamo. Il latino è il codice genetico dell’Occidente; se
vogliamo, pure il suo sistema immunitario, ovvero, per rimanere nella
metafora biologica, la fonte prima del principio di identità. Eppure in
Italia si trovano ancora individui, a cominciare dai politici, che lo
vorrebbero abolire. Questi, per una distorta, presuntuosa idea di
attualità, non sanno che il latino è uno dei vanti del sistema
scolastico italiano.
Grazie al latino (e al greco) la formazione
secondaria italiana, a confronto con quella di molti paesi europei e
degli Stati Uniti, può senz’altro dirsi un esempio di pedagogia
avanguardistica. Non ci si potrà mai rallegrare a sufficienza di aver
offerto a generazioni di giovani il privilegio di crescere umanamente e
intellettualmente sui magnifici testi di Cicerone, di Virgilio, di
Seneca e di altri antichi.
I nemici del latino, tra l’altro, non
tengono minimante conto del fatto che ai giovani il latino piace. I
giovani, quando non sono impediti dalle circostanze e se guidati da
insegnanti capaci e appassionati, sono aperti alle avventure più
impegnative dell’intelligenza. Sono gli adulti i pigri e i disfattisti,
quelli che cercano ragioni laddove la ragione è la cosa stessa. Quanti
tra i miei lettori tornano al latino appunto per sentirsi giovani!
Vorrei far notare che in un’università come quella di Oxford, dove io
insegno, il latino attira ogni anno più studenti, dei quali solo una
minoranza troverà impiego nel sistema scolastico o accademico. Conosco
vari classicisti che lavorano alla City o che, seguito un corso
integrativo, hanno preso la strada della politica o dell’avvocatura. In
Italia la curiosità per il latino si è assopita, purtroppo, sotto una
coltre di ceneri, alimentata da assuefazione, noia istituzionalizzata,
preconcetti, diffidenza verso la complessità e la bellezza
dell’interpretare, demagogia. Ma credo che basti soffiarci sopra con un
po’ di buona volontà perché i tizzoni riprendano ad ardere. Io proporrei
anche di diffondere corsi di latino fuori della scuola. Perché uno può
studiare l’inglese o anche il cinese, e non il latino? Io stesso già più
di vent’anni fa tenevo corsi serali di latino alla New School di New
York. Il mio pubblico era fatto della gente più varia: artisti sotto i
trenta, madri di famiglia, qualche uomo di mezza età. Volevano
incontrare l’antichità, confrontarsi con la grande cultura di Roma. Dopo
un anno traducevamo già passi dell’Eneide.
Conoscere il latino è
importante quanto conoscere la riproduzione delle cellule o la fisica
quantistica. Molti non sanno nulla neppure di queste faccende. Però
nessuno si sogna di contestarne l’importanza, perché le ritiene scienze
di oggi, mentre il latino è roba passata. Pregiudizi. Non sanno che la
fisica e la biologia sono a loro volta costruzioni storiche tanto quanto
il latino. Qualunque studio, pur nella sua pretesa di assolutezza, è
inevitabilmente rivolto all’oggi. Il caso dell’archeologia mi sembra
illuminante: quello che salta fuori dallo scavo entra in contatto con un
tempo diverso. Donde la necessità di capire il reperto, ricollocarlo
nel suo contesto, usarlo per capire che cosa è avvenuto tra il suo tempo
e il nostro.
Bisogna accettare che l’oggi è fatto di ieri, di
moltissimi ieri. Il mazzo che vedi dall’alto non è solo la carta che sta
in cima. O non c’è partita.
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