venerdì 9 settembre 2016

Quesito.
L'Odifreddi nazionale, riconvertitosi a divulgatore scientifico per ragioni d'età, sostiene da tempo che se la mente non viene convenientemente coltivata alla matematica entro la pubertà, il soggetto è definitivamente perso a questa materia.
La questione mi ha colpito per la sua irreparabilità: mi interesserebbe il parere dei lettori al riguardo.

SIDDHARTA



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Letizia Vaioli:

In quanto insegnante ho il diritto-dovere di essere più ottimista. Certo, un bambino stimoltato alla riflessione (analisi, sintesi e deduzione) avrà più facilità a comprendere, ma penso che ci siano tantissimi fattori in gioco e che sia sempre possibile intervenire. Per apprezzare la matematica occorrono delle doti che vanno oltre la capacità logica, tra queste metterei ai primi posti la tenacia e una certa propensione alla solitudine. Il matematico è dannatamente cocciuto, quasi prigioniero della sua caparbietà. E ha tanta tanta tanta immaginazione. Ecco, con queste doti io credo che si possa recuperare terreno ad ogni età. Nulla vieta poi di apprezzare un concetto anche senza essere dei veri matematici, esattamente come si apprezza un brano di Chopin senza essere dei musicisti. E' la bellezza del pensiero che rende l'uomo bello, non viceversa. Spero di aver risposto!
Epitteto Eubulide
Penso che l'Odifreddi riciclato intenda dire che se fin dalla prima gioventù non si è stati convenientemente allenati a correre i 100 mt piani, poi in maturità si è definitivamente chiusi a tale disciplina pur mantenedosi vivo l'entusiasmo per essa.

Di qui la grande corresponsabilità degli insegnanti nell'eventuale fallimento dell'impresa.
 

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