giovedì 30 novembre 2017


Senzio Mazza
SENZA ITINERARI

Ripercorrere
senza riascoltarsi
è valicare una notte illune
coi fantasmi in agguato nei crocicchi,
è come andare
dentro banchi di nebbie
dove non sai
se il corpo che ti accoglie
è solo un'ombra.

C'è dentro noi
l'improbabile certezza
dell'istante
nel tempo che non fa promesse
navigando senza itinerari
con fagotti di sogni.
Non servono parole
agli inganni
delle verità;
si può soltanto barattare il corpo
con gesti d'amore
per sfuggire al baratro
dell'inutile esistere.
Senzio MAZZA - Tratta da "LE ROSSE STAGIONI " -Coppola editore , settembre 2003-
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Commento di Epitteto:
Siamo alle solite: parole, parole, parole, soltanto parole nel vuoto mental...
Basta con queste scalate verbali senza senso concreto per celare il nulla poetico.
I contorcimenti linguistici per stupire gli ingenui e far vedere quanto si è bravi non servono a niente.
Sfido chiunque a spiegare cosa vuol dire < ripercorrere senza riascoltarsi è valicare una notte illune con fantasmi in agguato nei crocicchi >.
Per non parlare del resto.
Pure invenzioni letterarie senza capo nè coda.

mercoledì 29 novembre 2017

Gli incontentabili
di Epitteto

Su queste pagine web un autore sostiene che compito del poeta è suscitare immagini e non anche descrivere la realtà dei fatti.
In un suo post ha parlato di una donna con l'ombrello rosso aggirantesi claudicante per non so dove.
Allora ho pensato ad una vecchierella come tante che se ne andasse per i fatti suoi.
Nossignore, ha replicato, si trattava di femmina tutt'altro che anziana.
Ho poi paragonato l'immagine all'uomo in frack di Modugno: nossignore, la claudicante era una persona in carne ed ossa.
A parte il fatto che anche Modugno s'era ispirato ad un nobiletto suicida delle sue parti, ma cosa vogliono questi poetucoli?
Solo commenti entusiastici della canea plaudente?
E poi perchè ricercano spiegazioni altrui, quando sanno benissimo delle stupidate che hanno scritto?

martedì 28 novembre 2017

E SE NE ANDO' COSI'
di Antonino Magrì

E se ne andò così,
sotto il suo ombrello rosso
bagnato da quel piovere sottile;
celava appena
il passo claudicante.

La via sembrò immensa,
il tempo s'interruppe,
tutto svanì d'incanto:
solo lei
col grande ombrello rosso.
Poi si voltò per l'ultimo saluto,
forse
una mano ancora tesa alla speranza,
ancora,
come sempre,
o forse solo il soffio d'un addio,
muto,
impalpabile,
come ombra nella sera.
Rimasi pietra immobile
nel mio sorriso ibrido di pianto
velato dalle lacrime del cielo
sul mio volto.
Rimasi pietra immobile
mentre spariva
col passo claudicante
nascosta dal suo grande ombrello rosso.
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Commento di Epitteto:
< Solo va un uomo in frack > di Modugno?
Mah, certo che la donna claudicante, forse anziana, dall'ombrello rosso, che svanisce in un addio lontano, ci rinnova la memoria.
Forse perche tutti nell'inconscio rammentiamo certi vecchi dal passo incerto sparire lentamente all'orizzonte.
L'istantanea del nostro Autore cattura per sensibilità e mistero l'attenzione del lettore.
Superando l'ingombro tautologico della penultima strofa, la lirica appare ben impostata, equilibrata, spigliata nel verso, di piacevole lettura.
Oltre che di spessore meditativo.
Molto bene, Siddharta.
Quale amore
di Epitteto Eubulide

Si struscia il micio lungo la mia porta
a mendicare il tozzo quotidiano:
m'accenna, smanceroso, < sono qua! >.


S'accosta lento al cibo in mossa accorta,
rimpinza la sua pancia piano piano,
poi s'alza sazio, e molle se ne va.

lunedì 27 novembre 2017

FACIMMECE CAPACE…
di Pietro Zurlo

Ma che mm’accucchie cu sti ddoje papocchie (1)
ca tu mme faje passà pe’ ppoesie;
e vvuò ca io perdo pure ’a luc’e ll’uocchie
pe’ lleggere e ccapì sti ffessarie.

Comme a nu quatro: giro, avoto ’e spio,
surtanto pe’ ccapì che sta pittato;
nce vo’ n’allitterato(2) e ’a fantasia…
pe’ mme putè spiecà che sta ’nguacchiato! (3)
Nun se pigliasse mo’ nisciuno collera…
si po nisciuno legge ’e ppoesie;
poesie mo’…so’ ssulo doje penziere
sgravate(4) ’a chi nun tene fantasie.
Facimmece capace ca ’e poete…
nun ce ne stanno cchiù comme a nna vota;
ca tutto è stato scritto a chistu munno
e chello ca screvimmo è tutto ’e cchiù!
GLOSSARIO:
1)-Papocchie=Imbrogli, pasticci;
2)-N'allitterato=Un letterato;
3)-Nguacchiato=Sgorbio di disegno o di pittura;
4)-Sgravate=Partorite;
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Commento di Epitteto:
Tot capita, tot iudicia.
Su Facebook e altrove le nostre correnti di pensiero sono così diverse da trovarci alla fine nel bel mezzo di un dialogo tra sordi.
D'altra parte non è il nuovo che ci spaventa, ma la paura di svestirci delle vecchie idee.
Dacchè l'italico Paese è noto per l'acceso individualismo che non farà mai di noi una nazione.
Se poi ci aggiungiamo le reciproche presunzioni il vicolo diventa cieco.
Con riferimento al solo scrivente, giocano alla grande il primo Novecento di nascita, l'Ottocento di cultura, la chiusura al nuovo farneticante.
Ovvio quindi che la poetica di don Zurlo mi catturi.
Semplice, chiara, diretta, senza retorica, concisa, ritmica, classica nella metrica, corposa di contenuto.
Contro questi sperimentalisti dell'oggi senza idee e ignoranti che ci tormentano via web e carta stampata con le loro follie letterarie.
Per il lettore di buon senso un tormento ed una spocchia insopportabili.
Se poi, come nel caso di specie, ci si deve sobbarcare a delle rassegne poetiche allo sbando, poco ci manca per impazzire.
Pietro Zurlo, contro il suo interesse, di tanto in tanto non ne può più e va fuori di matto.
Lo insignerei del Cavalierato della Repubblica per il suo costante dire la verità,invitando gli interessati a darsi una calmata, a meditare di più, a non pubblicare d'istinto.
E' di questi giorni un Autore, peraltro attempato, che ha postato col titolo < Pret a porter >!
Non sanno nemmeno l'italiano, figuratevi a impegnarsi col francese.
Bravo don Pietro, sei tutti noi della vecchia guardia.
Antonella La Frazia
Silente e muta

Silente e muta
come neve
che ammanta tristi cuori
Muta come la notte,
nel profondo mare.
Muta come il dolore.
Come acini d'uva acerbi,
assaporati,
masticati,
acre ricordo
che m'allappa i sensi.
Coriandoli di rimpianti
su questa eterna maschera
che mi divora il viso
e che muta
mi costringe.

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Commento di Epitteto:
L'ultimo distico contraddice quanto in premessa.
Altro che muto, l'io parlante parla, eccome.
A mio giudizio il messaggio s'evidenzia negli ultimi versi, escluso < coriandoli di rimpianti >, davvero brutto.
Ogni persona ( in etrusco < maschera > ) indossa un travisamento a difesa, per non mettere a nudo le proprie manchevolezze e debolezze.
Una maschera che a lungo andare ci < divora > dentro, rendendoci irriconoscibili prima di tutto a noi stessi.
L'infingimento ce lo portiamo nell'intimo per tutta la vita, tanto che l'intero consorzio umano non è che un ballo infinito di maschere.
E guai a volerle dismettere: saremmo del tutto indifesi ai mali del mondo.
In conclusione, tutto quanto precede i versi salvati non ha valore e significato propedeutici, ma annulla la forza della verità sottesa negli ultimi capoversi.

P.S.: Quell' < allappa > è tremendo...

Antonino Magrì

È NELLO SCORRERE DEL FIUME IL GRANDE ENIGMA

Incede il tempo nelle stagioni multiformi,
tra lune diafane e fuochi immensi,
in un caleidoscopio variopinto di riflessi.
Incede il tempo, cammina sui miei anni,
nel fulgore diamantino delle stelle
e tra i crocicchi ottenebrati dell’abisso,
e sfuma la memoria, si dissolve
come il vento opaco nel tramonto...
È nello scorrere del fiume il grande enigma,
nel suo fluire denso e inarrestabile
tra precipizi aerei e sponde quiete
fino all’antica meta: eterno sposo,
per suo destino ciclico, del mare.

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Commento di Epitteto:

Retoricamente ridondante.
E' nell'ultima strofa che si gioca la poesia.
Ma disturba assai quello sposo del mare.
Beh si sa, coi tempi che corrono oggi sulla confusione dei generi, anche due maschili possono ormai convolare a nozze...
- ESTASI DE FELICITA -

Il suo sguardo accende
quel viottolo di campagna
in una notte di ombre e di luci .
In un tremolio di bagliori ,
nella penombra di un amore
che avidamente sorseggio .
Per immergermi
nel mare del possibile
e sconfinare
nel sorriso dei tuoi occhi ,
tremante e timoroso di perderla .
Bevendola con avidita' ,
con tenerezza ,
bagnato di sudore .
Il sudore di un amore caldo ,
passionale ,
di una more che travolge
in un' estasi di felicita .

- VINCENZO FIORE -
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Commento di Epitteto:
Al netto dei refusi, che prima di pubblicare andrebbero assolutamente corretti.
Per un senso di rispetto verso se stessi ed i lettori.
La notte, ruffiana, favorisce i rapporti amorosi.
Il buio tenue trasforma l'immagine degli amanti in esseri irreali e misteriosi, ideali ai propri sogni, nascondendo sembianze, confondendo linguaggi.
Momenti magici che in tanti abbiamo sperimentato.
Di qui gli impulsi passionali, le evocazioni d'amore in lettura, che probabilmente in piena luce non avrebbero ragion d'essere se confrontate con la realtà, attese le scontate sorprese identitarie...
Quindi nel complesso nessuna novità, ma usura del già vissuto in tanti.
Eh si sa, come dice l'Odifreddi nazionale, in letteratura da millenni si ripetono sempre le stesse cose.
Il Maestro
di Epitteto

Certi Autori sono dei bei tipi.
Prima sollecitano un giudizio sulle loro opere, poi se esso non li scompiffera, chiedono la tua testa al Webmaster.
Un vizio tipico dei narcisisti prepotenti che non si rassegnano a perdere o a migliorarsi.
Se invece lecchi loro il culo, subito ti chiamano "Maestro "...
Pensiero del giorno
di Epitteto

Aristotele Onassis alla compagna Callas che faceva i capricci ebbe a dire < Ma chi credi di essere, solo perchè hai il fischietto in gola...>.
Così per i poetucoli.
Che solo perchè sanno mettere quattro versi in fila si credono unti del Signore.
Poveretti, non hanno ancora interiorizzato di essere anche loro delle nullità che al volger di una generazione saranno dimenticati per sempre.

sabato 25 novembre 2017

Alba Spina

Zagara.

Eburneo,setoso,
carnale fiore gentile,
apri i petali al tepore
e aspetti la brezza
per alitare sottile,
dolce amaro,sentore.

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Commento di Epitteto:
Alba di tanto in tanto distribuisce agli affamati cultori le perle della sua poetica.
Stringata, essenziale, emotiva quanto non mai.
Ecco quello che intendo per vera lirica.
Un flash, senza giri di parole, toccante.
Naturalmente bisogna saper cogliere l'essenza delle cose e questo solo l'artista può farlo.
In più Alba si spende poco, solo quel tanto necessario ad esternare il suo incantesimo letterario.
Il Poeta, quello con la P maiuscola, non è una macchina sputatesti ad ogni piè sospinto.
Sa dosare le sue opere, solo quando sente l'autenticità dell'ispirazione, con fare schivo.
Alba, sei tutti noi!


Il dittatore
di Epitteto

Se la Corea del Nord dovesse crollare, milioni di profughi coreani si rifugerebbero in Cina.
Nel 1979 i Presidenti Carter e Deng Xiaoping si incontrarono per normalizzare i reciproci rapporti dopo trent'anni di inimicizia.
Carter lamentò la mancanza dei diritti civili dei cinesi, tra cui la libertà di emigrare.
Deng rispose < Signor Presidente, quanti cinesi volete: un milione, dieci milioni, trenta milioni? >.
Al che l'americano ebbe a zittire.
Aprire le frontiere è una bomba umana.
Ringraziamo il cielo che non vi sia ancora l'invasione di massa di cinesi ed indiani.
L'attuale leader assoluto coreano ha studiato in Europa e non è uno stupido come lo si vuol far passare.
Sanguinario come tutti i governati assoluti, ha ereditato dal padre un popolo alla fame, che piano piano sta traghettando verso un'economia di mercato.

venerdì 24 novembre 2017


Enza Picone
Ieri alle 8:16

L'ondulatorio movimento
Spirali che avvolgono la mente
si intersecano si fondono
come i colori di un tramonto sfocato
che sfiorano cielo e mare.
Spire di serpenti sinuosi
che si snodano tra terra e aria.
Avvolgenti suoni sbiaditi
sinuosi movimenti
Grovigli di mani, dita,
si insinuano si fondono
sfiorano l'infinito
Incantano gli occhi, che vacui
frugano un orizzonte lontano.
Dita che vorrebbero toccare
un'alba appena accennata.
Tintinnio di campanelli
per scuotere il torpore
che procura l'annebbiamento
di un sonno che non vuole arrivare.
E.P.
***********************
Commento di Epitteto:
Io continuo a non capire i < mi piace > che sbrigativamente chiudono la pratica tanto per gradire.
Chissà quale sforzo invece per dire chiaramente la propria opinione.
Si sa, è meglio compiacere per evitare strascichi polemici.
Invece dico la mia.
L'ho già ribadito più volte alla carissima Enza, Autrice indefessa.
Tra l'altro Amica di chat e quant'altro.
Anche questa poesia viaggia sui binari della fantasia emozionale, fino a quanto ispiratrice non si sa.
Al solito qui il pensiero viene espresso con una serie di improbabili voli espressivi che s'arrampicano sui vetri.
Io non ho mai capito perchè un concetto poetico non debba essere catturato nella sua semplicità descrittiva, invece che artefatto con immagini inventate per lo più assurde e inconcludenti.
Se voglio dire che un leopardo è maculato, mica posso compararlo alle nubi a pecorelle o peggio a macchie d'inchiostro sul lato intonso di un rotolo igienico in uso agli dei...
Per quanto mi riguarda, non ne posso più dei languidi svenimenti al sorger del sole o al tramonto della luna.
Il linguaggio s'è andato formando per descrivere la realtà delle cose, non per fantasticare su di esse.
In quest'ultimo caso siamo alla follia poetica.
In conclusione, pollice verso.

- L' ULTIMO NOTTURNO -

Evito i cani randagi
agli angoli dei casamenti ;
mi divincolo nelle storte andane
di parcheggi sbilenchi
e sacchetti squarciati di pattume .

Scorazzano moto di teppisti
a violentare il silenzio
e il buio e' letto amaro
per mercato di corpi umani .
Oltre i cirri
sguscia la luna
e illude compagnia
alla disincantata solitudine .
Mi sento una cosa derelitta
che il carro lampeggiante non raccatta
per le mie sembianze.
Contrariato
persiste nella mente
l' ultimo " notturno di " Chopin .
- SENZIO MAZZA -
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Commento di Epitteto:
Uno spaccato di vita urbana fredda e scostante.
Nel quale chi ci vive si riconosce.
La notte gioca di queste sensazioni.
Ci si sente frastornati, impotenti e ancor più in solitudine per il ripetersi irrisolto degli eventi.
Ai miei tempi si parlava di neorealismo del dopoguerra, oggi di fallimento socio-economico ambientale.
La notte poi porta tristezza e meditazione, maggiori inoltre se accompagnate inconsciamente o meno dal romanticismo sognante e intimistico chopiniano.
Il testo, contrariamente all'andazzo post-moderno sperimentalista infuturato, si presenta limpido concettualmente, senza sbavature strutturali, controllato nella forma, composto nell'esposizione.
In sintesi, un'ottima proposta.

giovedì 23 novembre 2017


- TI AMO -

Ti amo in un quieto silenzio ,
non servono le parole
quando l' anima si congiunge
ed e' profondo il sentimento .

Ti amo con la mia fragilita'
che tu accogli e fortifichi ,
se la strada mi porta a te
ci sara' una ragione .
E in me ti accolgo pura
col velo di una sposa ,
e porgi il dono
la tua essenza misteriosa .
Quando cerco me stessa
in te mi ritrovo .
in una festa di sguardi .
Poetente e serena armonia
s' impossessa del mio cuore ,
se m' immergo
nella tua luminosita' .
Coglimi e ispirami l' anima !
- MARINELLA PIZZINO -
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Commento di Epitteto:
Non c'è niente da fare.
Le donne ci hanno in testa una sola cosa: l'amore passionale e totalizzante.
Indubbiamente una furbata della Natura per la propagazione della specie.
E giù sospironi, lagrimoni, esaltazioni e depressioni.
Se non fosse vero, penserei ad una moda: gli è che da millenni la manfrina si ripete puntualmente...
Chè poi le cose non stanno così.
Appena il duo si materializza, spuntano difetti e incomprensioni.
Talora con conseguenze drammatiche.
Il risultato di questa poetica?
Che non si crede più ad una sola parole dell'idillio sognato, che appare fantasioso e indigeribile.
Un consiglio?
Basta scrivere, e invece correre dallo psicoterapeuta per una buona disintossicazione, finchè si è ancora in tempo.
La forma: qui i salti emozionali si sprecano, allungando il brodo versificatorio.
Laddove un breve haiku sarebbe bastato alla bisogna.
Un refuso da rimediare.

mercoledì 22 novembre 2017

NON VOGLIO
***di Francesco ESPOSITO***
***
Vago per le strade della vita,
lotto con tutte le mie forze,
per non restare indietro,
mai nessuno,
mi ha dato il suo aiuto,
dalla gente intorno a me,
ho sentito solo parole.
***
Non voglio rammaricarmi della vita,
ma non voglio sentirmi perduto,
solo un tuo sguardo,
può darmi la forza di non mollare,
nella mia mente,
la nebbia della delusione,
lentamente mi uccide.
***
Non voglio mollare,
mi sento a pezzi,
ma non voglio mollare,
la solitudine è il mio male,
solo un tuo sguardo,
può darmi la forza di vivere.

****************************
Commento di Epitteto:
Una poesia d'amore al maschile.
La lettura potrebb'essere duplice: mistica o terrena?
Propendo per la seconda, non vedendo maiuscole metafisiche.
Intanto l'inconsolabilità per una vita tutta < in salita >, piena di sconfitte, senza speranza di solidarietà ed aiuto, in piena solitudine spirituale e materiale.
< In tanti mi hanno aiutato a cadere e nessuno a rialzarmi >, cantava la mistica Teresa d'Avila, dottore della Chiesa cattolica.
Ma qui un aiutino potrebb'esserci: forse una donna angelicata?
Mah, si può solo ipotizzare ed augurare
Intanto la forma si presenta piana, leggibile, diretta.
Un gran merito in tempi di versificazione cavernicola...

DOLCE FOLLIA
*** Luisa VITALE ***
***
Se solo mi dessi
il permesso di entrare in te,
lo mi accuccerei nel tuo cuore
e mi addormenterei.
***
Se solo mi permettessi
di cullarmi nei tuoi occhi,
io mi abbandonerei
in una lacrima dolce.
***
Se solo mi toccassi
con i tuoi pensieri,
io volerei nell'infinito cielo
di un dolce tramonto.
***
Se solo tu ascoltassi
il tuo cuore,
ci sarebbe un'alba nuova
a cui regalare un sorriso.
***
Se.........se.......se.....
quanti infiniti se.......
mio insicuro orsacchiotto
di un incerto destino.
***
Vorrei lasciarti tranquillo
in questa tua folle prigione,
di specchi coperti
di mille rinunce.
***
Però ti ricordo
che l'amore è dolcezza,
tra canti di usignoli
e dolci carezze.

***************************
Commento di Epitteto:
Se... se... se..., un titubante signore che s'aggira per le vie del mondo.
Il titolo dà credito alla follia d'amore che investe per lo più l'altra metà del cielo.
Non c'è niente da fare: le donne amano i lamenti del cuore, forse per costituzione naturale.
Sempre a sospirare, giorno e notte, alla ricerca disperata dell'amato...
Perchè lei ama e lui si fa amare,
Mah, la poesia non dice niente di nuovo, però si fa apprezzare per l'andamento dolce e ripetuto del refrain.
C'è persino l'inflazionato < orsacchiotto >, con i < oh dolci baci e languide carezze >...
P.S.: Comunque, da buon maschio smaliziato, non credo ad una sola parola di quanto in poesia...

RIPENSANDO A BARBARA
(quella della poesia di Prevert)
***di Adele LIBERO***
***
Quando vengono, gelide, dall'Est,
gonfie di neve e fumi di camini.
sono preziose, come di Prévert,
tra cieli grigi e grida di bambini.
***
E tra le onde e il vento tormentato,
tra gli occhi e le tue ciglia consumate
quelle parole son tinte già di addii,
d’abbracci dati a lungo, forse a Brest.
***
Sono le stesse a parlar la notte,
ad affacciarsi nella mente mia,
nel freddo caldo della stanza ad Est,
dove ogni foglio scritto è una poesia.

*********************************
Commento di Epitteto:
Poesia alquanto intellettuale...
Se riferita alla Barbara di Prévert, si dovrebbe trattare della cittadina di Brest.
Ma poi si parla dell'Est Europa, e quindi di Brèst, città della Bielorussia.
Nella confusione volutamente marcata forse si allude alle migranti in Italia, per lo più badanti stagionli.
Quivi a guadagnarsi il companatico, tutelate dai nostri sindacati, ben remunerate con liquidazione, ferie e diritti vari, che accumulano rimesse da spedire in Patria, ove comperarsi la casa.
Che fanno comunella e conversazione tra di loro nel tempo libero, dallo sguardo sperduto lontano.
Ditemi voi se non è vero che sono tempi duri per i commentatori, alle prese con testi cifrati...
Sulla forma: Prévert e Brèst esigono l'accento.

lunedì 20 novembre 2017

Depressione e rinascita

Tumulti echeggiano in questa stanza: a far compagnia solo ombre di mobili e farfalle imbalsamate come corpo disfatto. Alla parete chiama lo specchio: riflette l’immagine anonima in cui dita s’incastrano sfiorando il viso scarno tra capelli unti.
Un sussulto al cuore nella fredda notte, il pianto della creatura ch’io consolo rompe il silenzio. Stringo il cuore che nel grembo ho portato; lacrime, come gocce d’acqua piovana si fermano alle labbra che da tempo ormai urlano alla solitudine e al vento.
Silenzi, noncuranze ed equivoci recano lo scontento dell’anima sottile come filo di seta. Il rifiuto è sovente, non lascia spazio alla coscienza. Non ricordo quell’amore che nel ventre sentivo, non ricordo quell’amore che nelle notti di speranze sognavo.
Resta solo un abbandono incosciente: se solo gli occhi provassero a rivarcare porte aperte per strapparmi da un malessere incompreso. Se solo provassi a tendere le mani come ali di gabbiano mi destinerei a nuovi mari per cogliere nuove essenze di rinascita.
#EvoliAngelaDaniela
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Commento di Epitteto:
Se poesia in prosa, una nuova traccia del contemporaneo poetico.
Se prosa vera e propria, un grido alla Munch per il destino cinico e baro ( alla Pannella ).
In sintesi parrebbe la fotografia di una madre abbandonata ingiustamente.
Da una parte la solitudine della donna col figlioletto/a, dall'altro il rifiuto della paternità.
Purtroppo col più debole perdente.
Proprio stamane mi sorprendevo dell'impossibilità di rinascere due volte, per cancellare gli errori di scelte e fiducie passate.
< Rinascita >, soggiunge anche l'io narrante, per volare in altri lidi lontani più remunerativi.
Beh, il sogno di tutti, la cui vita sia perennemente lastricata di errori e sofferenze, a danno anche di innocenti.
Testo drammatico, in cui in una misura o nell'altra in molti ci specchiamo.
Ottima/mente, Epitteto.
Precisazione
di Epitteto



Ometto il testo similpoetico di un autore, il quale inviperito per l'offesa mortale arrecatagli dal sottoriportato commento mi ha minacciato sconsideratamente.
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Commento di Epitteto:
Misericordia, ma nel tremila si scrivono ancora di queste < robbe >?

Anima, Cuore, Amore con le maiuscole, per non parlare di < LEI > evidenziata grammaticalmente.
Un arsenale di cui disfarsi per sempre insieme a cielo, mare, gabbiani, ecc.

Al di là di tutto, credo che il messaggio sia un bieco infingimento edulcorato.
Chè dopo una convivenza anche breve si andrebbe a parolacce e coltellate.
Un tempo tale narrativa andava di moda tra gli adolescenti infatuati alle prime avvisaglie puberali.
Ora non più, smagati come sono, magari drogati da discoteca.
La forma, con quelle tronche in bella evidenza senza giustificazione, darebbe il senso della poesia solo con l'insistente andare a capo.
E il modernismo?
Ecco, sì c'è: la mancanza del titolo, come d'uso all'oggi poetico.

Inutile illudersi
di Epitteto

Siamo un'aggregazione casuale di molecole.
E all'interno di tale aggregazione la casualità della natura è dominante, per cui siamo tutti diversi.
Ridicolo sarebbe pensare ad un mondo di soli Poeti come migliore in assoluto.
Narcisisti e presuntuosi come sono, ci ammazzeremmo a vicenda per una supremazia discriminatoria.
La conferma?
I tanti concorsi letterari dove tutti vorrebbero essere premiati...


domenica 19 novembre 2017


Coprimi di luna
di Josè Russotti

Se io fossi la notte scura
e tu il giorno chiaro
se la mia bocca fosse impastata
di bugie incancrenite
e la tua di spicchi di sole splendente
proverei a cercarti
ma il buio è fatto solo di tonfi sommessi
dove la mia anima si confonde
dentro un cielo di lacrima

Quando le stelle ristagnano
sopra uno spiazzo di dolore e fiele…
quando la nebbia si confonde con la nebbia
e l’acqua di neve bagna i miei sandali
io sento la tua voce di fata salire
e dentro questo vuoto di nulla
schiudo l’anima e volo
Oh notte insonne e valichi sul cappello!
Notte in tensione di spiriti maligni alla schiena
ferma questo fremito e cospargimi di luna.
***********************************
Commento di Epitteto:
Già di prima mattina mi stropiccio gli occhi.
Non per scacciare il sonno residuo, ma dopo aver letto attentamente.
Incredibile: un rigo, una divagazione fantasiosa.
Un mondo colorato e irreale che stacca il poeta da questa terra.
Proiettandolo in voli fiabeschi e allucinati, senza bisogno di droghe e quant'altro.
Come a dire che il pizzo di una sottana tira più di quattro buoi in una piana...
Comunque bravo il nostro a mantenere saldo il filo conduttore del discorso.
Una poesia che poteva esser del tutto potata, titolo escluso...

sabato 18 novembre 2017


Sonia (diversità)

Questa notte
ha inghiottito il mondo.
E guardi dalla riva
quel tuo informe mare,
che nero senti gemere e ruggire.
Accartocci i tuoi pensieri,
come promemoria andati.
E questa notte
gronda sul tuo viso,
si posa sul tuo corpo
e ti nasconde.
Il giorno
che ti sputa in faccia l'alba,
scarnifica i pensieri,
con gli occhi di chi guarda
indifferente.
Coi passi di chi va
per non tornare
e labbra di chi mente
senza amore.
Perché tu sei
un angelo diverso
caduto fra le braccia dei mortali.
Perché tu sei quella da schernire,
tu sei la sola luna
fra le stelle.

Antonella La Frazia
************************************
Commento di Epitteto:
Chi sia questa Sonia non si sa.
Comunque spesso non si è in grado di esprimere in frasi leggibili le proprie sensazioni ed intuizioni.
Ecco allora che si ricorre a giri di parole, metafore, ossimori, invenzioni lessicali, ecc., confondendo ancora di più significato e significante.
Taluni addirittura si beano di alterazioni mental-lessicali al limite della follia, nell'autoconvinzione di aver creato del bello letterario.
Con la conseguenza che i malcapitati lettori alla fine non abbiano capito una mazza.
A buon intenditor poche parole...

QUEL VECCHIO PONTE IN PIETRA...
di Manrico Bacigalupi

Dal vecchio ponte , in pietra, sul ruscello
che lento scende ancora sino al fiume,
rivedo casa mia che da fanciullo
m'accolse con amore senza fine.
La cameretta là...sull'abbaino !
(sembrava la casina delle fate).
Per prima entrava il sole, al mattino,
a risvegliar dal sonno della notte.
“...La colazione è pronta, scendi: è tardi !...”
la mamma, tenerissima, chiamava.
Giungean dall'aia, intanto , strida e canti:
il gallo altero e l'oca...starnazzava !
Vicino al caminetto, il nonno stava
a ravvivare il fuoco scoppiettante.
La mamma, invece, lesta che accudiva
mentr'io correvo intorno scalpitante !
Rivedo ancor quel “bocciolo di rosa”
a incorniciar due gote rubiconde;
la bella sorellina...che radiosa!
Dagli occhi azzurri e lunghe trecce bionde.
Ma il tempo dei ricordi sfuma via.
Si librano nel cielo, come piume
dal vecchio ponte scendon sul ruscello
che passa, proprio lì, da casa mia...
...e lento, scorre ancora verso il fiume !
********************************
Stasera sono stanco, ma la lettura di questo testo ha risvegliato il mio istinto poetico.
Manrico come pochi, nel suo lirismo pulito, musicale, ambientale.
Gli endecasillabi scorrono come acqua tersa dei tratti montani, freschi e piacevoli nella loro costruzione lineare.
Manrico cantore dei luoghi, della famiglia, degli affetti.
Come un artista che ferma sulla tela momenti edificanti di interni di vita quotidiana.
Con quell'eterno scorrere del tempo richiamato dai rivoli del ruscello che versano nel fiume, per poi ammarare nell'immensità degli oceani lontani.
Il nostro Autore si esalta quando ferma sul rigo la bellezza della natura e le emozioni nobili dei sentimenti più elementari.
Uno sprone, il suo, a rivedere le ampollosità superflue e stucchevoli dei verseggiatori modernisti espressivi del niente.
A te, Amico valoroso, il mio abbraccio accademico.
Epitteto

venerdì 17 novembre 2017


Emilio Paolo Taormina
2 h

dopo la pioggia
sulla finestra
scivolava
l'acqua della luna
nel letto il morto
aveva
un'espressione
perplessa
come se avesse
dimenticato
le coincidenze
dei treni
e a leggere l'ora
sul tavolo le carte
del solitario
attendevano
che qualcuno
tornasse a
mischiarle
due donne in nero
cercavano
nei cassetti
di tanto in tamto
si giravano
come per chiedere
qualcosa
sulla poltrona
un gatto bianco
ronfava
come se cercasse
una mano
che lo carezzasse

**********************************
Commento di Epitteto:
Sì, è proprio così.
Una fotografia ambientale che immortala la mestizia dell'ultimo addio.
Ecco, quando si vuol della poesia autentica, basta correre a leggere testi come questo.
Ispirati, con l'occhio attento all'intorno, pochi flash d'Autore di delicatezza sommessa, come si conviene al luogo.
Non c'è niente da fare: artisti si nasce, non si diventa.
Questa lirica ( mai termine è più appropriato ) breve, compatta, senza sfilacciamenti, autentica e sincera, compensa delle tante ore perse a leggere altrove l'illeggibile.
Anche Calliope, delle Muse, che ancor oggi mi confidava di aver perso ogni speranza, può adesso rinvenire respirando ossigeno puro letterario.
Bravo l'Autore, ed io nella convinzione che questa in lettura non sia l'unica perla del suo patrimonio poetico.
Adesso ·
Mariella Cutrona
25 giugno

Ci sarò...
In quel luogo,
dove la paura
manifesta
la tua fragilità.
In quel tempo,
dove i ricordi
illumineranno
il tuo sentimento.
Nel battito della vita,
che segna i giorni
dell'anima,
dove i significati
lasciano una scia.
Ci sarò...
in quel pezzo di strada
come la notte
dopo il giorno
come la quiete
dopo la tempesta.
In quell'attimo
in cui tutto si ferma
e diventa reale.
Di Mariella Cutrona
*************************
Commento di Epitteto:
Il soggetto a cui l'Autrice si rivolge è inespresso.
Presente solo nella sua mente.
Al lettore non deve interessare.
Lui deve solo fissarsi sulla sequela di attimi di presenza.
Ma perchè mai lasciare il tutto così sospeso?
Perchè ci si deve destreggiare sul personaggio, ammesso che esista?
A taluno questo tipo di poesia piace, perchè si dice che la fantasia deve avere un margine di mistero.
Personalmente preferisco i testi acqua e sapone, diretti, digeribili.
Ma tant'è, così va il mondo letterario...
Tormente

Nelle tormente più violente,
in un ultimo viaggio vissuto
nei meandri di un cuore; ti aspetto,
in qualche vicolo sperduto.

Palpebre socchiuse e mani
protese accolgono un corpo
incandescente: racchiude
raffinati e languidi sentimenti.
Ancora una volta accosto
la mente a venti
impetuosi, la voglia di averti
nel mio destino mi riempie
addosso; i tuoi piccoli
frammenti della tua anima
ai miei sconfinati desideri.
In un istante mi travolgi
portandomi dentro un vortice.
Giungeremo presto in vette
sorde, ricolme di passione.
#EvoliAngelaDaniela
**************************
Commento di Epitteto:
Le donne sono delle inguaribili pasionarie.
Magari per un solo stesso amore scrivono tomi travolgenti, per lo più indigeribili.
Cosa ci trovino poi nei maschi rozzi ( parlo naturalmente delle normalizzate di genere ), non è dato di sapere.
Certo si è che santificano o condannano il partner di turno senza mezzi termini.
Altrettanto certa è la crisi di rigetto del lettore, che a lungo andare non ne può proprio più.
Quivi il cliché è quello usuale, lamentoso, ripetitivo, noioso.
Cambiar soggetto di ispirazione parrebbe salutare.
Ormai la gente è al colmo della saturazione, non legge nemmeno più questi testi.

giovedì 16 novembre 2017


Monica Cannatella
 
Foglie

Siamo foglie al vento,
attimi mai raccolti,
brividi inconsapevoli,
momenti rubati.
Siamo vento e nuvole,
pioggia e arcobaleno,
fiato e anima.
Siamo foglie in balia
del tempo che fugge,
piccole anime che
cercano un cuore su
cui adagiarsi per sempre.
Monica
*************************
Commento di Epitteto:
Monica ci sa fare.
In autunno si assiste ad un turbinìo di foglie al vento ed al suolo.
Un poco ci dispiace, perchè ci rammentano la caducità della vita e il vagheggiare dei nostri pensieri.
Epperò le foglie svolgono un ruolo importante in natura.
Proteggono e fertilizzano le radici.
Quando sarà il nostro tempo, anche noi ci dissolveremo parimenti, trasformandoci in altra materia.
La poesia è grande quando suscita in noi emozioni e ricordi, come in questo caso.
Forse il testo è un pò scontato, ma fa meditare.
I voli pindarici sono contenuti e non disturbano:
Brava, senz'altro.

martedì 14 novembre 2017

Castel del Monte
di Mimmo Martinucci

Castel del Monte, magno templo antico
de simboli costrutti et de messai
a li profani ascosi et Federico
lo fe’, Grand’Architetto, de otto rai.

Si tu viandante vai per le su’ stanze
te sonvierai c’ accanto a te son tante
magne entità vissute in lontananze
et veritate parlano allo astante.
Si nel silenzio ausculti le parole,
vedrai che in fondo a l’alma tua risale
antico canto magno quanto il sole.
O tu che vai lassù per lo Castello,
ausculta attento le segrete voci
et ogni homo sentirai Fratello.
***************************
Commento di Epitteto:
Messer Mimmo, da par suo, qui rinasce secoli fa.
E anche coraggioso, perchè fida di esser letto dai tanti analfabeti di ritorno che infestano la rete.
Tant'è che da cultore del passato saria stato tentato pur'io di stendere queste note in egual linguaggio con mio memento concio che meri tato esser detto.
Ma non m'azzardo, imperocchè s'avria un fuggi fuggi generale.
Il sonetto in lettura ben s'incastona nell'ambiente medievale di Federici II° per perfezione ed armonia di forme.
Spendere altre parole saria superfluo, chè il nostro Autore è un perfezionista stilistico, oltre che conoscitore d'ampio scibile.

Solo per un attimo

Solo per un attimo vorrei scostare
due sguardi all'orizzonte, attendere
l'alba dei sogni perduti e provare
a cogliere ciò che ci spetta.

Ma sembriamo così troppo
lontani, quasi avvilente questa
crudele distanza. Come se
nulla sapesse di noi e tentiamo
invano di cogliere ancora una volta
quel sapore di dolci momenti
vissuti all'ombra di un cipresso.
Pensieri incostanti mi assalgono
e vagheggiano inutili nella mia memoria.
Vorrei lasciarli andare e ottenere
ciò ch'io ambisco fortemente ormai
da tempi remoti. Spingo la nuova realtà
di noi verso destini più quieti, in cui
occhi e mani assolveranno un solo cuore,
reciso su una pietra secolare.
#DANIELAEVOLI
*****************************************

Commento di Epitteto:

Incerto il significato di quel < scossone > d'inizio verso.
Tombale l'ultimo verso.
Nell'insieme il testo appare ben strutturato e comprensibile, il che al giorno d'oggi appare già un miracolo.

Usuale invece il lamento d'amore: la distanza, i ricordi, i sospiri.
Un leit-motiv tipicamente di genere, laddove il passato che non può più nuocere parrebbe più piacevole del presente, più sicuro del futuro.
Perchè poi i sogni cessano bruscamente alla prova dei fatti.
La lirica in lettura sembra più di testa che di cuore, e quindi blandamente emotiva.
Fino a prova contraria, che ovviamente l'Autrice non potrà/vorrà fornire.

lunedì 13 novembre 2017

Compassionevoli sentimenti

Coglievo stracci di compassionevoli sentimenti
arrampicandomi afflitta su specchi frantumati
e soffocando paure nelle più remote ali dell'esistenza.
Non mi importava delle ferite così profonde
così dolorose: salire su in cima l'unica finalità
per soccombere un passato illusorio.
Alla disarmante serenità in quell'apice di speranza
ponevo il mio essere, abbandonandomi fiera
a ciò che il mio tempo aveva moderato.

#EvoliAngelaDaniela
************************************
Commento di Epitteto:
Anticamente i poeti erano considerati dei fuori di testa che sproloquiavano a tutto campo.
Invasati dal dio, che parlava attraverso la loro bocca.
Credo che nulla sia cambiato.
Oggi c'è lo psichiatra che amorevolmente si prende cura di loro.
Ci son voluti secoli perchè la madre lingua si assestasse grammaticalmente, sintatticamente, con l'analisi logica del soggetto, verbo e complemento, e così via.
Ma i poeti niente: giù a scrivere caterve di concetti contorti che manco nella Torre di Babele.
E qui?
L'arrampicata retorica lascia frastornati, arrivati in fondo ci si chiede < mbeh? >, purtroppo senza risposta.
Per potersi definire < Poeta >, bisogna prima tornare come bambini.
LA MASCHERA
di Epitteto Eubulide

Quel che vedi non è un volto
ma maschera di livore
per l'odio in me sepolto
ed or sputato in fuore.

Non più carne, io son la guerra
contro il bianco, il giallo, il nero,
contro il ciel e questa terra,
sol di morte messaggero.
L'uman razza insiem perisca
ai cento Dei, al bene, al male:
il più presto orsù finisca
questo caos universale.
Il trionfo sia del nulla,
è il pensier che sol mi culla.

sabato 11 novembre 2017

Senza titolo

Di la' del pino
infinite distese
s' inseguono
terre ammantate
ai piedi del monte
colorano il giorno
che scivola inetto
sul tempo
tace Mokarta
mentre il vento
accarezza la vigna
e gli ulivi
e i limoni verdastri
che pendono
di la' del pino
tra foglie tremanti
scruto l' immenso
che in questo mattino
d' agosto
m' avvolge
ah ! se la vita
fosse
la bellezza che vedo
poca cosa
sarebbero
gli inverni spietati
dell' anima .
- NINO BARONE -
****************************************
Commento di Epitteto Eubulide:
La punteggiatura: chissà se un giorno si commuoverà, autosopprimendosi del tutto in poesia.
Per taluni un vero obbrobrio che interrompe il fluire del verso.
Poi c'è < Mokarta > che imperiosamente spinge l'inculturato a correre su Wikipedia per accertamenti conoscitivi.
Le spaziature allargate fanno pensare ad una tastiera p.c. di nuovo conio.
Al solito la natura con le sue bellezze territoriali è una potente fonte d'ispirazione per il Poeta.
A compensare e lenire le ferite dell'anima.
E qui, in lettura, compare in tutta la sua potenza invasiva agli occhi estasiati del poeta.
Una terra baciata dal dio, quella di Segesta e Selinunte, la cui luna piena appare come una lampada accesa incastonata nel cielo notturno.
La lirica si gioca tutta negli ultimi due versi, dove per contrappasso s'evidenzia tutta la forza meditativa dell'Autore.
Molto bene, Epitteto.
IL TEMPO SIAMO

Ed io vivo
nel ritmo della lontananza
adorna di perle d' acqua
e fra i ricordi
che uccidono i sogni .
Attendo che il vento
tra i miei rami soffi ,
da fogli aride
mi spogli
e sia canto , colore .
il mare cerco ,
brezze lontane ,
visibili spazi ,
e l' erba di smarriti prati .
L' anima
nel bosco della luce ,
attende oltre il sentiero
dei serpenti ,
ma noi il tempo
siamo del fuoco .

Maria Teresa Liuzzo ( da : " Autopsia d' immagine " )
*********************************
Commento di Epitteto:
Un uso esagerato di figure retoriche in luogo del discorso diretto chiaro e immediato.
Il che tiene in sospeso le ragioni del messaggio, che alla fine resta di difficile interpretazione.
In sostanza cosa ha voluto sottolineare l'Autrice?
Forse un certo stato di insoddisfazione psicofisica, comune comunque ad ogni latitudine.
Il tutto in un fumoso dire tipico di chi si sforza di essere profondo, ma in debito di chiarezza.
In sostanza una bella arrampicata metaforica, con nel titolo campeggiante la tipica anastrofe della parlata meridionale.
Siddharta

giovedì 9 novembre 2017

Sublime assenza
di Enza / Provvidenza Picone

E se un dì dovessi perire,
non ti scordar di me.
Che t'ebbi a palesar
tutto il mio amore.
Come il prossimo tuo
t'ebbi ad amare
e come un fiore in boccio
respirai di te.
Sublime essenza.
P.P.
***************************
Commento di Epitteto:
Ahe'! Mica bau bau, micio micio.
Qui c'è tutto l'armamentario di un amore alla follia.
Non è chi non veda una certa esagerazione.
Una lirica tutta di testa, allora?
Non è detto.
Sia nei maschi che nelle femmine l'esasperazione amorosa tende oltre che a sublimare il soggetto amato, anche ad introiettarlo materialmente.
Si ama tutto di lui/lei: l'odore della pelle, la voce, la mimica, i gesti, le gambe, i piedi, il tronco, il cuore, il fegato, la postura, ecc.
In una sorta di desiderio antropofago.
Fino a passarsi il cibo di bocca in bocca.
Donde viene giustificato il verso <... e come un fiore in boccio/ respirai di te >.
Parola di strizzacervelli.
La forma?
Semplice, essenziale, diretta, piacevole.
SIDDHARTA
COMUNICATO UFFICIALE
di Epitteto
Dunque Rosalinda ha pubblicamente dichiarato il suo amore virtuale per Epitteto.
Di conseguenza entra a far parte di diritto del < Cerchio Magico di Epitteto ( CME ) >.
Un gruppo letterario esclusivamente femminile del tutto fittizio e fantasioso, gratuito, senza Admin e mai costituito.
Per l'ammissione necessita solamente la dichiarazione pubblica di innamoramento virtuale per il fondatore.
Conto sulla ressa d'ingresso...
Font: Siddharta

martedì 7 novembre 2017


MAI
di Enza Picone

Non ci incontreremo mai
nello sfolgorìo della notte
nei meandri di un oscuro giorno
sulle rive di un prosciugato fiume.
Rimarrò in piedi
non potendo sedere al tuo fianco.
Ed io mi scalderò
davanti al fuoco
di un caminetto spento.
E abbracciando la solitudine
vedrò te.
Non incontrandoti mai.

**************************
Commento di Epitteto:
L'innamoramento vanta di questi aneliti.
Ancor più quando si trasforma in infatuazione.
Cioè quello stato di grazia interiore che poggia su un intenso bisogno di affetto, sotto la guida di un Maestro-amante presente o lontano.
Per affrontare un nuovo periodo di vita che riconduca all'accettazione di se stessi.
Illusioni e speranze adombrate da uno stato depressivo sentimentale.
Una situazione d'amore euforico che sovente sfocia in solitudine e delusione.
Un modo di vedere e vivere l'altro come si vorrebbe e non come veramente si pone.
Parola di strizzacervelli.
Ed ora la forma o estetica: semplice, fluente, gradevole.
Senza inutili melodrammi retorici.
La compostezza e il senso di abbandono evidenziati richiamano alla mente le Rime di Gaspara Stampa, innamorata folle del suo Collaltino, sempre lontano per fatti d'arme.
Un sentimento disperato, in trepida inutile attesa.
Bravissima, Epitteto
La storia rivista e corretta
di Epitteto

Anticamente il maschio ateniese era un superuomo.
Oltre alla moglie, manteneva in casa anche una fantesca per i suoi minuti piaceri.
Poi con la scusa di struirli, si inchiappettava i bei fanciulli imberbi.
Poi per non farsi mancare niente frequentava i bordelli della città.
E all'occasione se la faceva anche con dee e ninfe, generando mostri.
Ma c'erano anche uomini virtuosi.
Socrate dormì una notte intera col giovane e bello Alcibiade senza toccarlo.
E quest'ultimo ci rimase male , lui che contava sul suo sex-appeal.
Ma la storia non ci racconta che Socrate era ormai vecchio e bolso, e non gli tirava più...

lunedì 6 novembre 2017

Arte contemporanea
di Epitteto

Dai, non buttiamo tutto nel camino.
Il futuro sarà certamente migliore del presente e del passato.
Il concetto artistico dell' uomo bolscevico non era certo quello dell'Ottocento.
Gli è che gli aforismi dicono tutto e il contrario di tutto.
Ad esempio il mio concetto di arte sicuramente non è uguale a quello degli altri.
Picasso sosteneva < A quattro anni dipingevo come Raffaello, ma ho speso una vita per imparare a dipingere come un bambino >.
Per me ad esempio l'alta tecnologia dell'oggi è una forma d'arte purissima che mi emoziona.
Artisti i maestri di bella scrittura di un tempo che fu, ma la tastiera del computer mi commuove di più per i miracoli che riesce a fare.
Giuseppe Picchi e il "picco pipe"
(a cura di Valter Biella - ultimo aggiornamento agosto 2016)

Giuseppe Picchi, suonatore di "flautino a tre buchi", nel mondo popolare rappresenta la figura di una meteora che ha attraversato la metà del 1800, lasciando tracce indelebili del suo passaggio, ma anche misteri sulla sua persona e sul suo strumento. Alla sua scomparsa gli organologi, per la maggior parte inglesi perchè nel 1856, in Inghilterra, il Picchi riscosse ampi consensi, si sono sforzati di dare completezza a quanto conoscevano, costruendo però falsi miti, biografie incomplete e, soprattutto, inesatte ricostruzioni dello strumento del Picchi.
Gli hanno attribuito errate origini sarde, per gli inglesi era infatti "il menestrello sardo". Hanno sbagliato sul nome, che da Picchi è diventato Picco, e per ultimo hanno "praticamente creato" da zero il picco-pipe, chiamandolo anche zufolo, basandosi unicamente su ricostruzioni effettuate da artigiani inglesi apparse sul mercato dal 1860 in poi, e senza verificare se tale strumento, con questa forma, sia esistito realmente in Italia.
( Per saperne di più andate su Google, ne vale la pena )

Il "picco pipe" secondo la ricostruzione fatta in Inghilterra.

domenica 5 novembre 2017

La leggenda dei due lupi
di Epitteto Eubulide

L'amico Marco Lanternino di Fb così oggi mi messaggia:
< Esistono due lupi in ognuno di noi, uno è cattivo e vive di odio e gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio,
bugie, egoismo.
L'altro è il lupo buono che vive di pace, amore, speranza, compassione, umiltà e fede.
E quale lupo vincerà?
Quello che nutri di più >.

*************
N.B.: in realtà si tratta di una leggenda cheroke, che potrete trovare ben descritta e commentata su Google.
Chissà perchè l'amico Marco me l'ha postata privatamente, anzichè su queste pagine pubbliche.

sabato 4 novembre 2017

La follia
di Epitteto

Gli oracolisti ellenici greco-romani erano dei pazzi che vaticinavano a vanvera.
All'epoca la follia era considerata con rispetto perchè ritenuta emanazione della divinità.
Si diceva che l'indovino tebano Tiresia dovesse alla cecità le sue facoltà predittive: la mancata vista cioè andava a potenziare la capacità divinatoria, a compensazione.
La questione ebbe a trascinarsi via via nel cristianesimo, fino ai giorni nostri.
Caterina da Siena, la Pulzella, Teresa d'Avila, ecc., financo l'odierna polacca Faustina Kowalska hanno visto santificata la loro paranoia in luogo dell'internamento in manicomio.
Oggi le aberrazioni mentali deliranti vengono curate clinicamente.
Parola di strizzacervelli.
La mia preghiera
di Epitteto

Le preghiere religiose di tutto il mondo, ancorchè all'unisono, non servono a sfamare un solo pezzente.
Contro la miseria occorrono aiuti concreti ed immediati di ciascuno di noi, oltre che delle organizzazioni sociali e statuali.
Ieri di buon mattino un nero, carico delle poche cose da rivendere, ha bussato alla mia porta per un obolo in denaro.
La mia adorata Santippe lo ha scacciato in malo modo con parolacce ed ira profonda, frutto di odio razziale.
Lei che va in Chiesa tutte le domeniche, che all'occasione ascolta il Papa con la benedizione, che fa l'elemosina rituale a Messa, che recita le preghiere.
Mi ci è voluta più di un'ora, durante il pranzo, per spiegarle che i neri sono come noi, che abbiamo eguale provenienza territoriale, che mangiano anche loro come noi, che scopano come noi, che ormai andremo verso il meticciato, ecc.
Che dobbiamo aiutarli senza voltarci da un'altra parte, nel limite delle nostre possibilità.
Che l'immigrato in questione aveva dato evidenti segni di nervosismo e che lei se l'era scampata bella.
Ha promesso che non lo farà più, ma io sento che sono promesse da marinaio.
Intanto tengo a sottolinere ai lettori un fatto strano: tutte le volte che ho donato con generosità, sono stato ricompensato per vie traverse ampiamente, molto più di quanto ho dato.
Sarà un caso? Ma perchè ripetutamente?
Comunque io prego così.

venerdì 3 novembre 2017

I cortigiani
di Epitteto Eubulide

Leggo sovente poesie di questo o quell'Autore, restando esterrefatto ai commenti cortigiani del corteo dei lettori che vi s'accodano con lodi sperticate.
Assai gratificanti per il poeta di turno che s'affretta in calce a ringraziare mielosamente ciascheduno.
Io miserello tento anch'io una critica costruttiva al testo, talora espungendo, correggendo, con giudizi obiettivi incuranti della sensibilità del responsabile dello sconcio letterario.
E mai che l'interessato mi ringrazi per l'aiuto concreto a migliorarsi.
Un silenzio di tomba, come non avessi mai scritto.
Il narcisismo è una brutta bestia, si finisce sempre per annegarvicisi dentro...

mercoledì 1 novembre 2017

Commemorazione dei defunti
di Epitteto

La vita eterna con la resurrezione dei corpi, la grande scommessa giudaico-cristiana, che ha fatto piazza pulita della concezione a termine con la morte propria della civiltà ellenistico-romana.
Il tutto sostenuto con le armi e la violenza sui popoli.
No, non c'è niente oltre.
Solo qui in natura la semplice trasformazione dei corpi in altra materialità: questa sì una sicurezza scientifica di vita eterna nell'Universo.
Normalità
di Epitteto
Una cara Amica di Fb mi ha recentemente rimproverato perchè ho affibbiato la parola < psicopatica > ad una gentile corrispondente della Rete, la quale incacchiata mi ha lasciato malamente.
Vorrei precisare che il fatto ( cioè l'epiteto ) non è censurabile.
E' notorio fra gli psichiatri che non esiste un soggetto umano perfettamente regolato.
Le misure fisiche ideali dell'Uomo vitruviano leonardesco sono ancora da individuare nei sette miliardi e mezzo di abitanti della Terra.
Figuriamoci l'equilibrio psichico dei medesimi...
Tutti noi, nessuno escluso, può vantare perennemente un sistema nervoso e mentale armonioso e perfetto.
Eccoci allora sbilanciati rispetto alla mens sana in corpore sano di scolastica memoria.
Psichiatri e strizzacervelli, quindi, tutti al lavoro, nella vana aspettativa di rimediare agli scompensi della natura.
Carissima Amica fb, siamo tutti alterati, spesso sfociando in episodi psicotici.