di Damiano Lentisco
Odio le chiacchiere inutili
le dicerie, criticare chi non c'è.
Lo trovo oltre che incivile
deprimente, per questo
resto volentieri solo:
divento il mio critico più spietato.
Esamino le mie manie, mi confesso
e qualche volta mi do l'assoluzione.
Lendam
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EPITTETO:
Damiano non è nuovo a queste perle di saggezza e poesia nel contempo.
Se a taluno non sembrasse poesia, lo diventa di certo per la profondità di pensiero.
Soprattutto per il senso di realtà e di modestia che lo permea, in un mondo egoico tutto teso al successo individuale ed alla sopraffazione.
Il senso del limite, il riconoscimento delle proprie qualità ordinarie, il rispetto per le idee altrui: tutto questo rende il nostro uomo veramente superiore, più simile al dio.
Il verso finale dà la misura della grandezza interiore, grazie alla pacatezza degli anni.
Non giudicare eccessivamente, non condannarsi per sempre, ma darsi anche ragione della nostra finitezza.
In fin dei conti non sempre è colpa nostra di tutti i mali del mondo: assolviamoci talora e viviamo con sopportazione.
E' questa la media virtus che ci consente la saggezza di non eccedere nel punirsi nè nell'assolversi.
Lo dicevano i nostri classici e i mistici avveduti di tutti i tempi e latitutudini.
So di trascurare alquanto su queste pagine il nostro Amico Damiano, poeta e pensatore, ma non per indifferenza.
Ma perchè cerco in lui il meglio del suo pensare, per trarne beneficio in quel poco di divenire che ancora mi resta.
Bravissimo, Epitteto.
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