( di Manrico Bacigalupi)
Sul ramo alto della quercia grande,
si scorge un nido dondolare al vento.
La verde fronda a tratti lo nasconde,
ma intorno senti risuonare un canto.
Su, in alto… tre capini pigolanti
si sentono vociar di buona lena !
La madre giunge e in voli saltellanti
si posa, a ognuno porta la sua...cena !
Anch'io, la sera, torno dal mio volo:
a casa ho un nido caldo che m'accoglie.
Mi sembra di sentire un usignolo
che canta, allegro, fra stormir di foglie !
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Epitteto:
Penso che Manrico sia persona fortunata.
Sempre a tu per tu con la natura incontaminata della sua isola felice.
Un vero miracolo a fronte di un'Italia paesaggistica saccheggiata e brutalizzata.
Credo che le generazioni dell'oggi non si rendano conto del danno irreversibile arrecato dal progresso scriteriato.
Tutte prese dal posticcio, dal mondo di plastica, dalla tecnologia invasiva, ecc.
Il nostro Poeta ha saputo mantenere il gusto ed il piacere di sollevare gli occhi e di tendere l'orecchio ai sussurri degli alberi.
Luogo per eccellenza degli abitatori canori, nostri compagni di viaggio su questa Terra sperduta nel cosmo.
Ne so qualcosa anch'io, quando il risveglio mattuttino mi viene accompagnato dal vociare incrociato di allegre ugole canterine all'intorno.
Laddove prima in città m'accoglievano smog e frastuono di macchine in perenne movimento.
Naturalmente questa poesia sarà letta con orrore dai cultori del modernismo letterario sgangherato dell'oggi.
Ma chi se ne importa, godiamoci quartine, metrica e rime come una volta.
E crepi il nuovo infuturato!
Empatica/mente, Diofanto.
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