mercoledì 31 agosto 2016

ODIO GOSSIPPARE
di Damiano Lentisco

Odio le chiacchiere inutili
le dicerie, criticare chi non c'è.
Lo trovo oltre che incivile
deprimente, per questo
resto volentieri solo:
divento il mio critico più spietato.
Esamino le mie manie, mi confesso
e qualche volta mi do l'assoluzione.
Lendam
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EPITTETO:
Damiano non è nuovo a queste perle di saggezza e poesia nel contempo.
Se a taluno non sembrasse poesia, lo diventa di certo per la profondità di pensiero.
Soprattutto per il senso di realtà e di modestia che lo permea, in un mondo egoico tutto teso al successo individuale ed alla sopraffazione.
Il senso del limite, il riconoscimento delle proprie qualità ordinarie, il rispetto per le idee altrui: tutto questo rende il nostro uomo veramente superiore, più simile al dio.
Il verso finale dà la misura della grandezza interiore, grazie alla pacatezza degli anni.
Non giudicare eccessivamente, non condannarsi per sempre, ma darsi anche ragione della nostra finitezza.
In fin dei conti non sempre è colpa nostra di tutti i mali del mondo: assolviamoci talora e viviamo con sopportazione.
E' questa la media virtus che ci consente la saggezza di non eccedere nel punirsi nè nell'assolversi.
Lo dicevano i nostri classici e i mistici avveduti di tutti i tempi e latitutudini.
So di trascurare alquanto su queste pagine il nostro Amico Damiano, poeta e pensatore, ma non per indifferenza.
Ma perchè cerco in lui il meglio del suo pensare, per trarne beneficio in quel poco di divenire che ancora mi resta.
Bravissimo, Epitteto.
LAMPI E TUONI
di Epitteto

Il Mein Kampf.
Dopo averlo sponsorizzato a suo tempo , Facebook ebbe a ritirare precipitosamente dalla lista dei libri consigliati in lettura il < Mein Kampf > di Adolph Hitler, a seguito delle proteste di massa.
Di questo passo si dovrebbe vietare anche la lettura della Bibbia, quantomeno ai minori.
Tralasciando un Dio d'amore perennemente incacchiato e violento, basta a dare la misura l'episodio di una strage che nulla ha da invidiare ai genocidi mediorientali dell'oggi.
Mical, la figlia minore di re Saul s'era invaghita di Davide.
Saul allora mandò i cortigiani a dirgli: " ... il re non chiede la dote, ma desidera solo cento prepuzi di Filistei, per vendicarsi dei suoi nemici ".
A Davide piacque la proposta di diventare genero del re, < Anzi prima che fossero compiuti i giorni, si levò, partì con i suoi uomini, uccise duecento Filistei, portò i loro prepuzi in numero esatto al re, per diventare suo genero. Allora Saul gli dette in moglie la propria figlia Mical >.
Per non parlare poi di Salomone che si fece mille donne tra mogli ( 700 ) e concubine ( 300 ): al suo confronto il nostro eroe nazionale ci fa una figuraccia miseranda...
E mi fermo qui per carità letteraria.
Barhabba

lunedì 29 agosto 2016

Volonta'
di Epitteto

Quando l'ombra dell'Ade
distesa sarà su quest'occhi spenti,
non tocchi di campane
nè mesti annunci su fogli appesi
nè genti in finto strazio
volte a mirar la conclusion dell'opra.
Giacchè sprezzato figlio
mal io giunsi tra i clamor del mondo,
e sempre poi scansato,
uscirne vo in silenzioso passo.

domenica 28 agosto 2016

PENSIERI CINICI
di Siddharta

A) – Meraviglie del lobo.
Pare che la conoscenza umana faccia passi da gigante.
Secondo le scienze neurocognitive l’anima, lo spirito, la coscienza, il senso del divino, ecc. risiederebbero tutti in un apposito spazio dedicato sito nel lobo prefrontale del cervello.
Così come grosso modo l’emisfero dx presiede all’attività c.d. umanistico-relazionale, mentre l’emisfero sx a quella tecno-scientifico-matematica.
Pertanto, tornando al nostro lobo prefrontale, nessun grido al miracolo del metafisico, ma semplicemente attitudine individuale più o meno sviluppata di una parte dell’organo umano < cervello >.
Con buona pace dei mistici o para-mistici che, invece di dialogare col Sempiterno come sbandierano, trattano in realtà con una devianza o alterazione fisiologica.
Tutto questo mi rallegra e consola, perché la mia spiccata attitudine all’interiorità emotiva non è frutto di una perigliosa chiamata misteriosa ma semplice scostamento o eccessività del mio cervello…
Quest’ultima rilevabile nella tendenza ad isolarmi dal prossimo e meditare-dialogare con me stesso nella pace del silenzio.
Un equivalente personalizzato della spinta eremitica di chi fugge a rinchiudersi a vita in monasteri e conventi in cerca di un equilibrio psicofisico gratificante per il proprio io.
Per me quindi senza dover ricorrere con rischi e pericoli a un Dio ed alla sua corte.

B) – Senza risposta.
Albert Camus ( 1913-1960 ) in “ Mito di Sìsifo,1942 ” : << La levata, il tram, le quattro ore d’ufficio o d’officina, la colazione, il tram, le quattro ore di lavoro, la cena, il sonno, e lo svolgersi del lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato sullo stesso ritmo.. Soltanto che un giorno sorge il “ Perché? ” >>.
Una domanda senza risposta.
Non sarebbe il caso di suicidarsi?, parrerebbe sottintendere…

C) – I non credenti.
Al tempo, i Gentili erano le genti diverse dagli ebrei, quindi pagani perché non credevano in Jahvè.
Avevano un loro spazio nel tempio di Gerusalemme ( atrium gentium = cortile del Gentili ), ove ebrei e non si radunavano per ascoltare la parola su Dio.
In Internet ( facebook, ecc. ) esistono diversi gruppi aperti e chiusi per il dialogo tra le varie confessioni, atei e agnostici sotto l’etichetta < Il cortile dei Gentili >.
Ma mi sembra che si tratti del solito < Cicero pro domo sua >: ognuno tira l’acqua al suo mulino…
Diofanto
Voglia di vento
di Alba Spina

Sfiorato dal sole nascente,
allungava il pontile
l'approdo e le tante partenze.

In aria aleggiava l'odore
di giorni infuocati
e di notti sfinite di guazza.
La barca ormeggiata oscillava,
la vela legata
fremente di voglia di vento.
*****************
Epitteto:
Come l'abilità di un regista in ripresa con l'occhio attento tutt'intorno.
Perchè il valore di un film lo si intuisce subito fin dai sapienti scorci iniziali.
Similmente in poesia la qualità dell'arte la si coglie illico et immediate dai primi versi quando corposi e significativi.
Di certo saper cogliere d'acchito le sensazioni visive, uditive e olfattive di un angiporto all'alba è di pochi spiriti attenti e sensibili.
Alba ci è riuscita alla grande con questa breve lirica dalle pennellate essenziali e vivide.
Memorie antiche
di Epitteto

Erano gli anni ottanta e di immigrati di colore da noi ce n'erano invero pochini.
Un mattino all'alba dalla mia finestra ne adocchiai uno nei giardini sottostanti.
Tunica lunga colorata, sandali approssimativi, calotta colorata in testa.
Stese un tappetino sull'erba e prese a pregare inginocchiato volto alla Mecca.
Mi commossi a tanto zelo religioso, lo raggiunsi e gli donai 50.000
lire dell'epoca.
Un breve cenno dignitoso di ringraziamento.
Ora non più, l'invasione alle porte, la minaccia fondamentalista, ecc.
Il mio cuore è di pietra, nessuna solidarietà per nessuno, memore anche delle rapine statuali, finanziarie, etico-religiose e tanto altro subite.
Il commilitone
di Epitteto

Quand'ero militare, trovai un commilitone alto e grosso del sud, dai manoni enormi, da coltivatore di zolle.
Poi scoprii che era un miniaturista e copista di opere d'arte su tela ed altri supporti.
Maneggiava pennelli anche ad una setola, con un tocco e una leggerezza stupefacenti.
Non aveva frequentato scuole d'arte.
Subito gli ufficiali di alto grado se lo accaparrarono e sparì dalla circolazione...
Sì, questa tecnica è pagata profumatamente dagli amanti del genere e ... dai falsari.
Per me non è un'arte minore, ma una rara dote da apprezzare.
LA MASCHERA
di Epitteto

Quel che vedi non è un volto
ma maschera di livore
per l'odio in me sepolto
ed or sputato in fuore.

Non più carne, io son la guerra
contro il bianco, il giallo, il nero,
contro il ciel e questa terra,
sol di morte messaggero.
L'uman razza insiem perisca
ai cento Dei, al bene, al male:
il più presto orsù finisca
questo caos universale.
Il trionfo sia del nulla,
è il pensier che sol mi culla.

sabato 27 agosto 2016

IL MIO ARCOBALENO!
dI **Josefa Vecchio**

Voglio una vita di sette colori
perchè merito anch'io un arcobaleno
per il dolore che mi è stato dato,
per tutte le tempeste che ho vissuto.

Voglio sorridere e prendere di petto,
quello che fino adesso mi ha ferito
e voglio gettare dietro alle mie spalle...
buio...tristezza e malinconia.
E ruberò al sole più splendente,
i raggi per potermi riscaldare.
E ruberò i colori ad un pittore...
per il mio arcobaleno da creare.
Rosso... arancione e giallo...
per l'amore che porto dentro il cuore.
Verde...blu e violetto...
per la felicità che proverò...
e l'indaco? Un punto di domanda...
perchè in fondo non so se riuscirò.
 
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Epitteto Eubulide:
L'arcobaleno, il segno dell'alleanza tra l'uomo e Dio.
Dice la Bibbia.
Per carità, che sorte ce ne scampi da simile alleato che ci ha messo a galleggiare su un magma di fuoco.
Però l'arcobaleno ci ha un suo fascino e ci riempie di stupore.
Ma in fondo è anche un simbolo di speranza.
I suoi colori, si sa, sono sei, ma l'Autrice vi intravvede un colore in più: l'indaco, tra il blu ed il violetto.
Allora sette colori come le note della scala musicale, il che fa molto chic.
E' forse l'indaco colore fantasma come i fantasmi della nostra mente?
Per chi vuol credere, un punto di domanda, perchè raccoglie il nostro futuro incerto, di cui non saremo mai padroni.
In fondo Josefa Vecchio padroneggia entrambe le arti, poesia e pittura, che la rendono pienamente domina dei sentimenti migliori.
Molto bene, Epitteto .

giovedì 25 agosto 2016

LAMPI E TUONI.
di Epitteto

Il libro tibetano dei morti.
Nelle ultime sequenze del film della Cavani si vede Milarepa ( monaco buddista, il S. Francesco del Tibet – 1052/1135 ) sussurrare all’orecchio del suo Lama morente parole di conforto e di aiuto a traghettare nel regno dei morti.
Una pratica della mistica tibetana che affonda nei primordi di tale religione.
Al riguardo esiste addirittura un testo di riferimento: < Il libro tibetano dei morti >.
Una specie di breviario su tale pratica per lettori e apprendisti inesperti…
Personalmente credo che non sarei contento che nello stato agonico ci fosse qualcuno a suggerirmi all’orecchio come e perchè andarmene da questa terra.
Mi sembrerebbe molto più stimolante il contrario.
Essere cioè io a descrivere le fasi del passaggio, comunicando ai dolenti ( o finti tali ) finalmente le gioie di tanto trapasso.
D’altronde esempi similari sono diffusi nella vita di religiosi in stato comatoso.
Comunque, alla bisogna, ci può sempre venire in soccorso la saggezza sarcastica e meditativa insieme di Socrate che accolse la condanna a morte dicendo <… E’ giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore è oscuro a tutti, tranne che al Dio >.
Barhabba.
HAIKU
di Epitteto

Internet al solito impreciso...
Riprendo da Google:

LA LINGUA 2
Punteggiatura e grammatica
Gli haiku non sono frasi e dunque non hanno bisogno di riprodurre i segni delle frasi. In particolare, non c’è bisogno di utilizzare la lettera maiuscola per la prima parola della poesia, né di apporre un punto alla fine. Questi elementi formali in un haiku servono a isolare un momento haiku dal flusso del resto del contesto, come se avessimo messo delle parentesi attorno all’esperienza. Ci fa pensare che il momento abbia funzionato come fa la frase: con un inizio, un movimento attraverso, e una pausa finale, con una sorta di logica grammaticale che tiene insieme il tutto. Gli haiku tuttavia non sono logici, né esistono attraverso il tempo, ma piuttosto in un momento, o al di fuori di esso. La struttura logica della frase è in disaccordo con la realtà di come il momento funzioni effettivamente e psicologicamente. Le poesie strutturate come frasi sono di solito semplici da correggere:
a wren follows uno scricciolo insegue
the sunshine into la luce del sole nel
the morning meadow prato mattutino
diventa facilmente
morning meadow-- prato mattutino--
a wren follows uno scricciolo insegue
the sunshine in il sole dentro
(Jeff Witkin)
Più essenziali al modo in cui funziona un haiku sono invece le pause all’interno della poesia, conosciute in genere come cesure. I poeti classici haiku giapponesi hanno utilizzato un tipo di punteggiatura espressa, chiamata kireji, che indica una varietà di pause e di stati d’animo collegati. L’inglese non ha un equivalente esatto, ma possiede invece un sistema sottile e flessibile di punteggiatura che è in grado di produrre la gamma di cesure che sono necessarie nell’haiku. La più basilare e importante di queste pause è l’a capo. Gli a capo spesso sono sufficienti per la totalità delle pause richieste in un dato haiku. Generalmente leggiamo uno specifico verso poetico dall’inizio alla fine (facendo attenzione alla punteggiatura al suo interno, naturalmente), ma poi facciamo una pausa prima di procedere al verso successivo, di solito di una durata leggermente superiore a quella di una virgola. Questa breve pausa di solito in inglese si colloca dopo un raggruppamento naturale di frasi e di figure. Ne consegue che di solito non spezziamo i versi dopo preposizioni o articoli. Questo lascia il lettore incerto su cosa dovrebbe seguire nel verso successivo. Inoltre, se la fine del verso è ovviamente parte di una frase, c’è una maggiore inclinazione nel lettore a procedere direttamente al verso successivo. Di nuovo, la chiarezza è l’obbiettivo dell’haiku e le nostre pause dovrebbero essere utilizzate per aiutare il lettore a ottenere il quadro più chiaro possibile.
late autumn-- tardo autunno--
the butterfly lands la farfalla atterra
on what's left su ciò che rimane
(Alexius Burgess)
I vari segni di punteggiatura hanno nell’haiku la stessa funzione che hanno nell’uso generale. I segni più utilizzati sono il trattino, i punti di sospensione, la virgola, i due punti e il punto e virgola. Ognuno funziona in modo leggermente diverso dagli altri, e queste sottili differenze forniscono una grande gamma di possibilità nelle sfumature e negli stati d’animo. Un trattino indica un punto, e implica l’introduzione di materiale inatteso. Ciò sembra adattarsi perfettamente alla funzione dell’haiku, dato che esso si basa proprio su questo cambiamento inatteso per i propri effetti. Forse è questa la ragione per cui il trattino è diventato il segno di interpunzione più utilizzato.
daylight fading-- luce smorzata--
a curlew's cry il fischiare di un chiurlo
lengthens the hill prolunga il colle
(Caroline Gourlay)
Occasionalmente un trattino verrà usato per precedere un verso piuttosto che seguirlo. Ciò fa in modo che il lettore si fermi, e poi si fermi ancora. E’ molto efficace quando è un effetto desiderato, ma dovrebbe essere evitato a meno che non sia esattamente ciò che si vuole che il lettore faccia. Siccome l’intenzione del lettore è andare avanti con la lettura quando prosegue con il verso successivo, l’essere fermato una seconda volta può risultare esasperante a meno che il tutto non sia sviluppato molto bene, e con uno scopo.
Dark porch Veranda buia
-- sound of someone -- rumore di qualcuno
snapping beans che snocciola fagioli
(Matthew Louvière)
I punti di sospensione indicano una pausa e suggeriscono anche il passaggio del tempo. Per questo motivo gli haiku che hanno come soggetto il ricordo impiegano spesso tale segno di interpunzione. Inoltre, i punti di sospensione si usano per indicare l’omissione di una parola o di alcune parole che potrebbero essere essenziali alla completezza grammaticale, ma che non sono necessari alla completezza di senso.
The old man Il vecchio arriva
Comes too soon to gaze at troppo presto a guardare
Plum blossoms . . . i fiori di prugna...
(David Lloyd)
Il due punti è un’altra pausa completa, ma il suo effetto particolare consiste nel fare in modo che la frase che segue venga presa come equivalente della frase che lo precede: una sorta di segno d’uguale grammaticale. Ciò può suggerire una metafora, e siccome la metafora è generalmente evitata nell’haiku i due punti non sono così utilizzati come i due segni precedenti.
warm rain before dawn: pioggia tiepida prima dell’alba:
my milk flows into her il mio latte scorre dentro di lei
unseen inosservato
(Ruth Yarrow)
Il punto e virgola suggerisce un peso uguale delle frasi che lo precedono e lo seguono, ma non implica uguaglianza come invece fa il due punti. E’ impiegato soprattutto per dividere quantità equivalenti ma diverse in una frase lunga. Nell’haiku si usa più per il suo senso di durata: più lungo di una virgola, ma non così conclusivo come un punto.
Dusk over the lake; Crepuscolo sul lago;
a turtle's head emerges la testa di una tartaruga emerge
then silently sinks poi affonda in silenzio
(Virgil Hutton)
La virgola si usa per creare pause all’interno dei versi, e per direzionare l’enfasi.
Deepening the red Accentuano il rosso
of late December roses delle rose di tardo dicembre
snowflakes, as they melt i fiocchi di neve, sciogliendosi
(William Scott Galasso)
Solo occasionalmente si usa per terminare un verso, dato che un a capo si porta già dietro la propria pausa.
In deep wilderness, Nella fitta giungla,
a solitary signpost-- un’insegna solitaria--
the words worn away le parole sbiadite
(Hina)
Molto di rado incontriamo haiku che pongono domande, e naturalmente in questo caso un punto di domanda è sicuramente richiesto:
a cloud of blossoms-- nuvola di boccioli--
that bell: is it Ueno? quella campana: è Ueno?
is it Asakusa? È Asakusa?
(Basho)
E un tempo era di moda scrivere o tradurre un haiku con molti punti esclamativi, cosa che oggi si evita. Ci sono occasioni appropriate per utilizzare tale segno di interpunzione, come nell’esempio seguente, ma in generale il suo uso indica, almeno, una mancanza di sottigliezza. Siccome la maggior parte degli haiku contengono un certo elemento di sorpresa, è un’esagerazione attirare l’attenzione su di esso in modo così evidente: se la scrittura non riesce a farlo da sola, nessun punto esclamativo da parte del poeta saprà porvi rimedio.
an empty coke bottle bottiglia di coca-cola vuota
left on a half-painted fence-- sulla staccionata mezza dipinta--
the heat! la calura!
(Sharon Lee Shafii)
La Rima
La rima è un dispositivo poetico potente in inglese. Il suo potere deriva in parte dal fatto che l’inglese ha relativamente poche rime se lo si paragona, per esempio, con l’italiano. Il risultato è una relativa scarsità di suoni sincroni, e quando questi si verificano tendono a essere ancora più memorabili proprio per questo motivo. Il rovescio della medaglia è naturalmente che, siccome ci sono meno rime a disposizione in generale, i soliti schemi di rima sono stati sfruttati in modo esaustivo e molta della loro energia originale è andata perduta quando applicata in poesia. Ciononostante, la rima rimane un dispositivo così avvincente che la sua presenza in questa forma così delicata è spesso asfissiante. La rima finale, in particolare, tende ad adombrare gli altri elementi in un haiku, dato che ci sono relativamente poche parole oltre a quelle che rimano, e dunque una varietà di suoni insufficiente. Inoltre, lo scopo della rima finale nell’haiku è controproducente dal punto di vista del considerarlo all’interno del contesto dello scorrere del tempo, esattamente come fa il punto a chiusura di frase. Il risultato è che la rima finale è comparsa nella storia dell’haiku in lingua inglese solamente in rare occasioni. La rima interna è un poco più semplice da gestire, essendo meno potente. Una buona regola da seguire è di concedersi una rima in una poesia haiku se arriva in modo spontaneo e non ne oscura gli altri elementi.
heat lightning lampo di calore
the night la notte sobbalza
jumps silently in silenzio
(David Gershator)
Musicalità
La musicalità è una caratteristica significativa in ogni tipo di poesia, in particolare gli elementi del ritmo, del timbro e della melodia della composizione. Il linguaggio poetico è essenzialmente diverso da quello della musica, quindi non c’è una relazione esatta fra i due. Ogni lingua dà valore a diversi elementi musicali. Ciò rende la musica della poesia infinitamente varia e interessante, nonché una sfida per ogni poeta nel trovare la musica che meglio si adatta al proprio lavoro. La considerazione musicale più basilare, nonché quella più intrinsecamente legata alla poesia, è il ritmo. In inglese, che è una lingua di accenti, la sillaba è l’unità di base. Una sillaba può essere accentata o non accentata, ma è raro considerare una singola sillaba da sola. Più frequentemente raggruppiamo le sillabe in piedi metrici (per esempio i giambi e gli anapesti) che a turno vengono raggruppati nel verso poetico. Come abbiamo discusso, l’haiku in generale utilizza tre versi poetici, anche se esistono variazioni da uno a quattro in alcuni casi. E all’interno di ognuno di questi versi di un haiku c’è un ritmo determinato dal tipo di accenti presenti nel piede metrico. Quando si crea un poema lungo per impartire informazioni, come era d’uso per esempio nell’età di Dryden e Pope, una certa uniformità dei versi e una regolarità del ritmo era largamente cercata. Tuttavia, in una poesia breve come l’haiku ciò che conta molto di più è che il ritmo sia evocativo dell’esperienza, che contenga l’energia del momento e che attragga il lettore verso lo stesso. Nell’haiku è raro trovare meno di uno o più di tre accenti per verso, e dunque la gamma di accenti andrebbe da un minimo di tre a un massimo di nove in ogni componimento. La media potrebbe essere sei o sette, divisi più o meno in modo omogeneo nei tre versi disponibili, due o tre accenti per verso.
Just audible, Appena udibile,
that trickling of moonlight quel gocciolio di chiaro di luna
crossing the meadow attraverso il prato
(Foster Jewell)
Notate come gli accenti occupino il centro dell’attenzione in ogni verso, e come le sillabe non accentate servano a fare da ponte per il tempo fra questi momenti accentati, creando un ritmo specifico nella poesia. Una sensibilità a questo ritmo permette al poeta di dare forma alla propria poesia con movimento e pause che sono parte dell’esperienza intuitiva della poesia stessa.
Il timbro è la qualità tonale del suono: alcune sillabe sono sibilanti, alcune di percussione, alcune nasali. La combinazione delle qualità del suono per tutta la durata dell’haiku ne caratterizzano il timbro. Se dovessimo scrivere una poesia sul movimento fluido delle acque di un fiume, allora probabilmente sceglieremmo suoni che scivolano facilmente l’uno sull’altro; se invece vogliamo enfatizzare gli ostacoli che le rocce che spuntano fuori dalla sua superficie provocano al flusso del fiume, potremmo scegliere suoni duri e bloccanti. Oppure potremmo optare per suoni sibilanti per catturare la corsa della turbolenza. In ogni caso, stiamo scegliendo le parole non solo in virtù del loro significato, ma anche della loro qualità tonale.
onrushing rapids rapide dirompenti
the sound il suono
never passes non passa mai
(Herb Barrett)
Possiamo anche considerare le differenze in tutti i vari suoni all’interno di una lingua così come contribuiscono al suo timbro. A volte scegliamo parole che “suonano meglio” grazie ad assonanze o allitterazioni, ma altre volte è per la qualità intrinseca nella disposizione dei suoni al loro interno.
in afternoon heat-- nell’afa pomeridiana--
a blue of bee wings un blu di ali d’ape
stirs the columbine scuote l’aquilegia
(Richard Crist)
La melodia è il movimento della lingua in due direzioni: orizzontalmente attraverso il tempo (ritmo) e verticalmente attraverso l’intonazione (timbro). Tale combinazione di elementi musicali è ciò che caratterizza il suono di una poesia, per comprendere la quale occorre allenare l’orecchio. Confrontiamo le diverse melodie di queste poesie e come il fraseggio preciso in ognuna catturi la musica del momento, oltre che il suo senso:
thunder tuono
woodshavings roll trucioli che rotolano
along the veranda per la veranda
(Dee Evetts)
longest night: la notte più lunga:
in a glass paperweight sul fermacarte di vetro
snow slowly settles si posa piano la neve
(Anna Holley)
In my ordinary clothes Nei miei abiti di tutti i giorni
thinking ordinary thoughts-- ho pensieri di tutti i giorni--
peach blossoms fiori di pesco
(Ayaki Hosomi)
Quando scriviamo siamo attenti al contenuto del momento e cerchiamo di incorporarlo nella poesia. Spesso però stiamo cercando di dar voce a ciò che non si può raccontare, ed è solo attraverso la padronanza degli elementi musicali di una poesia che possiamo approssimare l’effetto che l’esperienza ha avuto su di noi. Ancora una volta, le parole di Ezra Pound: “… comporre secondo la sequenza della frase musicale, non secondo la sequenza del metronomo.” Non si è mai migliorato tale consiglio. Inoltre, il controllo della musicalità in una poesia identifica la voce del poeta come nessun altro aspetto dell’haiku.
Down to dark leaf-mould Giù sulle foglie morte
the falling dogwood-petal il petalo di sanguinello che cade
carries its moonlight si porta dietro il chiaro di luna
(O. Mabson Southard)
E’ solitamente la musicalità del trattamento ciò a cui ci riferiamo quando diciamo che riconosciamo lo stile di un poeta. Potremmo tutti avere la medesima esperienza, e potremmo aver tutti cercato di trovare le parole giuste per esprimerla. E in molte esperienze comuni, le poesie possono essere notevolmente simili. Quando le si tratta in maniera musicalmente caratteristica, tuttavia, tale momento diventa senza ombra di dubbio la poesia di Southard.
Autore: Jim Kacian - traduzione di: Alessandra Gallows
La fede in poesia
di Epitteto

Di tanto in tanto incappo nella lettura di poesie a sfondo religioso che più che liriche sembrano atti di fede della più bell'acqua.
Una visione d'insieme a simiglianza dei mistici d'ogni credo e latitudine.
Talmente assoluti costoro da affrontare impavidi anche il martirio.
Naturalmente da agnostico secolarizzato non posso non richiamarmi alla scienza biologica che vi vede un'alterazione neuronale del cervello prefrontale, ove si giocherebbe tutto il trascendente.
Di mio aggiungo che di quello che davvero ne conosciamo non sono altro che ombre cinesi.
Capita poi, come in certi casi, che l'immaginario venga in soccorso dell'operatore spirituale a sua tranquillità, donandogli una parvenza di significato reale sotto forma di sacro e religioso.
Come ho già detto altrove, provo una sorte di ammirazione e invidia a cotanta convinzione a fronte della mia perenne incredulità e insoddisfazione interiore.
Lampi e tuoni
di Epitteto

A - Cinzia Telese @cinziaselvaggia
su Twitter
Ogni tanto mi chiedo: Chissà cosa penserà la gente di me.
Poi mi ricordo che i più non pensano e mi tranquillizzo.


B - Pessimismo mattiniero.
Talora il poeta mi richiama alla mente il bondage dolce, la pratica sessuale ove la ragazza/o è contenta di essere legata, per cui il partner non corre in suo soccorso, liberandola dei lacci.
Ebbene, il poeta scarso è conscio e contento delle carenze del suo testo, per cui è inutile sottolineargli gli svarioni commessi o peggio intervenire manipoladone la scrittura.
Fra Salimbene

mercoledì 24 agosto 2016

LA PORTA DEL PENSIERO
di **Josefa Vecchio**

Ci sono luoghi chiusi in fondo al cuore,
dove i ricordi son fotografie,
hanno una porta, te ne sei mai accorto?
Ci sono entrata e adesso sono qui.

E mi si è aperto un sogno tutto mio....
davanti a me un mare azzurro immenso,
dove i gabbiani planano a fil d'acqua..
per ritornare su vicino al cielo.

Le onde che lambiscono le coste
e sugli scogli bianchi del Cotone.
la torre maestosa guarda il porto
ed io rimango muta allo splendore.

E cerco tra la gente qualche amico
della mia infanzia, ma non c'è nessuno
e sento che… guardando tutto intorno
non faccio parte più di questo mondo.

Ritorno sui miei passi a capo chino,
due lacrime improvvise scendon giù
varco la porta e chiudo alle mie spalle...
straccio la foto… ormai non entro più.

Non si possono far rivivere i ricordi
guardando in fondo a una fotografia,
entrarci dentro no...non servirà
una valigia e un treno è la realtà!
*******************************
Epitteto:
Al di là della semplicità quasi ingenua dei versi, conta soffermarsi sulla potenza del messaggio trasmesso.
Il passato si riveste sempre di un alone di mistero e nostalgia, e ripercorrerlo anche solo con la memoria effonde sensazioni di piacere e di sofferenza.
Esso ormai non torna più, val la pena di rammentare ancora ricordi persi nel tempo?
Talora si tenta di rinnova l'antico ripercorrendo di fatto ancora una
volta gli stessi itinerari e paesaggi.
Ma la delusione sovente è tremenda: gli ambienti naturalistici stravolti dal progresso, persone e cose scomparse nei decenni, la constatazione di essere rimasti ormai soli, un senso di solitudine e di abbandono.
No, il passato non può tornare più, il nuovo ci attende con tutta la sua carica d'incertezza e timore.
E tutto questo anche solo guardando una vecchia fotografia magari ingiallita dal tempo.
Ildebrando.
I L V E R N O
di Epitteto

Crespando l'onda al limitar del fiume,
dal cielo bigio soffia il vento a sbuffi
sui rami spogli e in arruffate piume
il passero solingo par che scuffi.

Ed ecco amaro meditando penso
a verno mio che vieppiù s'appressa
a chiuder questo viver sensa senso,
che mala sorte turba e mai non cessa.

Lampi e tuoni
di Epitteto

L'osservatorio astronomico.
A Castelgandolfo, residenza estiva del Papa, sul tetto del palazzo apostolico funziona una specola astronomica probabilmente per diletto di qualche porporato ( recentemente è stata visitata con entusiasmo anche dal Pontefice in pausa dal presenzialismo ai carcerati nazionali ).
Poi l’inquinamento luminoso ha costretto a costruirne un’altra a Tucson in Arizona, penso a spese della povera gente ed in barba alla fame nel mondo ( più di un miliardo di sottoalimentati ).
Comunque anche ( e forse soprattutto ) alla ricerca di alieni: per non trovarsi impreparati e fare la figuraccia del Cardinale Bellarmino con Galileo.
E pensare che se il Vaticano avesse ponderato un po’ meglio, l’osservatorio avrebbe potuto allestirlo a Stromboli, ove per volontà avveduta della cittadinanza e della civica Amministrazione non si è proceduto all’illuminazione pubblica nelle strade.
Con la conseguente volta celeste alla portata dell’occhio umano in tutto il suo splendore.
Un vero paradiso notturno per i romantici e gli astrofili.
Barhabba.

martedì 23 agosto 2016

Pensieri di palinfrasca
di Epitteto

In questi tempi di crisi economico-finanziaria, lo Stato italiano per rimpolpare l'asfittico bilancio economico nazionale dovrebbe tassare ogni poeta che pubblichi le sue ispirazioni in singolo o in silloge.
Potrebbe essere un'idea vincente, anche per sfoltire le decine di migliaia di autori che intasano in cartaceo o in rete.
Solimano il Magnifico
Lampi e tuoni
di Epitteto

A - Aforisma.
Ogni storia inventata, quando raccontata, diventa vera.

B - Disperazione.
Ogni sedicente poeta cerca disperatamente consensi.
Per questo partecipa ad una miriade di concorsi letterari nella peregrina soddisfazione di esser letto per forza almeno dalla giuria.
Fidippide
Le donne, eterni guai...
di Epitteto

Nei primi secoli della nostra era, il cristianesimo vagabondava tra diverse interpretazioni della dottrina religiosa.
Donde i Concili vari per accordarsi su una lettura comune e passabile della fede.
I papi del tempo facevano a gara per scomunicarsi a vicenda, tacciandosi di reciproca eresia.
A ciò aggiungasi l'opinione comune all'epoca che " ... anche quando sono gli uomini a propagarla o addirittura i pontefici della Chiesa, rimane chiaro che l'eresia ha natura di femmina.
Alla radice di ogni dottrina falsa c'è sempre una donna, essere
difettoso, virtù passiva, maschio mancato fatto a immagine dell'uomo e non di Dio ".
( da < Vite efferate dei papi >, di Dino Baldi, Quodlibet editrice, 2015).
Capito, neh...
Solimano il Magnifico

lunedì 22 agosto 2016

Ed ora beccatevi questa insalata mista...

1) - NCOPP’A NU SCOGLIO LISCIO
***di Pietro ZURLO***
…E m’assettaje ’ncopp’a nu scoglio liscio…
pusaje ’o libro e ’o viento trafecaje*
pe’ dint’e ppaggene, scellejanno int’e*
pparole…una ’a ccà…e n’ata a llà.
’E ssolete parole, abbusate e appufittate:
’o core, l’ammore, ’o bbene, ’a guerra, ’a pace…
S’’e ppigliaje e ss’è ppurtaje, lassanno
chelli ppaggene triste e janche comme ’a neve!
Mentr’io guardavo ll’onne d’’o mare…
ca jeveno annanze e arreto, chien’e scumma.
Chillo tras’e gghisce, rigneva ’e scoglie,
perciate da ’e stesse ’onn’e mare
cu ’e risucchie e cu ’e schiante fute.*
Nu poco cchiù luntano, m’arrivava
nu canto d’’e sirene, comme na ninna nanna
ca mme purtava rint’a nu suonn’e stroppule;*
e ’a coppo a ttutte sta museca d’’o mare
che accarezzann’o viento, me purtava
int’a nu munno doce e amaro d’’a vita mia.
PICCOLO GLOSSARIO.
*Trafecaje=Rovistare, frugare tra più cose
*Sclellejanno=Muovere le ali senza volare
*Tras’e ghisce=Quell’andirivieni
*Fute= Profondi, cupi
*Stroppule= Fandonie, favole
****************************************
*Manrico Bacigalupi:
...Ieri sera, mentre facevo eseguire "CANTA NAPOLI " ..pensavo a te e sorridevo ( mi veniva ammente u' Champagne che "dovevamo "bere assieme...) vicino, mi giungeva " l' accompagnamento" delle onde del mare a corredare splendidamente quel brano... ED ECCO CHE ORA, COME AD AVERLA EVOCATA, ARRIVA QUESTA SPLENDIDA LIRICA CHE PARLA..PROFUMA..ED INEBRIA DI MARE ..! confessa: ti son "fischiate " le orecchie perchè ho menzionato la meraviglios musica napoletana...!!!!! BRAVISSIMO !
SPENDIDAMENTE....SPLENDIDA !
** Epitteto:
C'è da restare ammutoliti ed incantati.
Una profondità di sentimenti ed emozioni senza pari.
In quattro strofe, dense di significato, asciutte, schiette, musicali.
Quando si dice che un Poeta è grande se riesce a coniugare parole e concetti in modo chiaro, diretto, altamente lirico, come in questo caso.
Perchè per un attimo interminabile ci siamo sentiti noi stessi seduti su quello scoglio, di fronte alla risacca, al vento, all'ansimare delle onde che paiono parlare con suono profondo ai nostri precordi ed alla nostra mente insieme.
Beh, io sono convinto che, se non adesso ( i contemporanei non s'accorgono mai della genialità corrente ), verrà giorno del giusto riconoscimento del nostro Poeta.
Già ora però noi godiamo della sua partecipazione ed amicizia.
Penso che il tempo alla fine saprà essere galantuomo come sempre.
Con viva riconoscenza per questo apprendimento morale e letterario continuo, un abbraccio fraterno, Siddharta.

2) - PENSIERI CINICI.
A) – Irritazione.
Il bravo letterato, scrittore o poeta, evita di far camminare i lettori su distese di vetri rotti a piedi nudi.
Purtroppo molti testi sono cosparsi di linguaggi ricercati, cervellotici, addirittura criptici.
Un dire inaccessibile priva il lettore di una parte importante del conoscere, con derive penose a causa dell’esclusione.
A mio giudizio bisogna impegnarsi ad evitare certe frustrazioni in chi legge, che alla fine si concludono in posizioni irritate e talora irrispettose nei confronti dell’Autore.

B) – La tribù.
Fino ad ieri ambiente e famiglia sono stati il punto di forza del consorzio umano.
Poi l’ambiente è stato sistematicamente distrutto ( cementificazione, inquinamento, ecc. ).
Resisteva solo la famiglia, ma oggi anche per lei suonano le campane a morto.
Non c’è niente da fare, l’umano non è per niente monogamo, malgrado le tradizioni insistano per il contrario.
Quale rimedio al disastro generalizzato?
Forse la tribù di stampo familiare, con i gruppi allargati dei lui e delle lei, cioè degli ex.
Già, ma chi saranno i referenti legali e morali delle nuove convivenze?
Questo il problema…

C) – Chilometro zero.
Gli infiniti siti letterari via web sono come tanti mercatini rionali a chilometro zero dalla merce semplice, genuina e anche free.
Ivi creatività e cultura sono processi appaiati che sfornano nuove idee e nuove interpretazioni del mondo del sapere.
Una sorta di creative economy della conoscenza che ci accomuna tutti in uno sforzo ideale di universale apprensione.
Quindi nuovi modi di fare cultura in contesti socialmente ed economicamente sostenibili, in rapida successione di cambiamento.

3 - LAMPI E TUONI.
I virus.
Basta girellare per internet, segnatamente sui social network, per beccarsi potenti virus che distruggono noi stessi e il prossimo.
Personalmente ne ho due micidiali, che ho ereditato dalla nascita, e che da sempre fanno sfracelli ovunque e su chiunque, me compreso malgrado ogni mia strenua resistenza.
Sono i virus dell'ignoranza e della presunzione, che leggo sovrani nei fratelli umani e in me stesso.
Attaccano soprattutto i < sapientini >.
Io ci ho un parente prete, laureato con 110 e lode in filosofia per giunta, attempato e malandato, che mi ha confidato più volte che sta redigendo testamento.
Che cosa abbia da lasciare ed a chi non lo so.
Ho comunque per certo, da sue insistenze verbali, che crede che la sua dipartita sarà una gran perdita per il mondo, per sempre compianta.
Alla faccia della modestia del clero, che dovrebbe insegnarcela...
Barhabba.
Intercettazione privata per via pubblica
di Epitteto

*Epitteto Eubulide:
Rita carissima, ma perchè tu ed altri vi affannate a voler sapere di me ad ogni costo?
In passato taluni mi hanno addirittura tacciato di fellonia per il mio nascondimento.
Se tu sapessi veramente di me mi toglieresti il saluto.
Ebbene ascolta!
Dentro di me sono un delinquente nato: non amo i poveri, gli arrivisti, i neri, i bianchi e i gialli, non vorrei pagare le tasse, la nostra società mi fa schifo, ammazzerei volentieri chi odio, la religione mi sta sul piloro, tengo ancora la stessa moglie da più di sessant'anni ( l'adorata Santippe... ), ecc. ecc.
Non ti basta?

**Rita Iacomino:
Caspita, è lo stesso mio pensiero!!!
***Epitteto Eubulide: Forse è per questo che ci frequentiamo via web: il tuo nome non mi interessa, ma le tue idee.
( P.S.: adesso le mie 22 striminzite Amicizie Fb si ridurranno ulteriormente... ).
PENSIERO CINICO
di Epitteto

Con sincero sentimento ho sempre apprezzato che degli Amici qua e là abbiano nel tempo mietuto riconoscimenti letterari in premi concorsuali.
Ma attenzione, dico soprattutto a loro, non crediate che tutti gli elogi raccolti in facebook et similia siano sinceri.
Dagli striminziti < mi piace > o dai commenti risicati raccolgo quel non so che di invidia e gelosia nascoste tipiche della nostra area intellettuale, e più in generale dell'animo umano.
Dario Fo ne è un esempio per tutti: il suo premio Nobèl fece schiattare di rabbia mezza Italia letteraria...
Diofanto

domenica 21 agosto 2016

Adesso ·
Sette miliardi...
di Epitteto

Sette miliardi di individui, sette miliardi di sconosciuti.
Individui, non persone.
Mai come in questi ultimi decenni è dilagata la solitudine.
Adesso ci si è messo anche internet: con il web, la morte associazionistica ( circoli, salotti, gruppi, ecc. ).
Basta quindi fraternizzare alle code degli sportelli, dialogare alla bottega, ai giardinetti, passeggiando, ecc.
La folla anonima si sperde in mille rivoli, ciascuno barricandosi nella sua area protetta.
Non ci si guarda nemmeno più, solo attenti a schivarsi, a non prendersi una coltellata...
Le gambe come rigidi trampoli.
Ah, che bella società!
Ce lo ricorda, seppur ne avessimo ancora bisogno, questa fredda, livida lettura.
Siddharta
Chi è mai...
di Epitteto Eubulide

Perchè invero Siddharta, Epitteto, Epitteto Eubulide, Frà Salimbene, Barhabba, Diofanto ecc. sono la stanza degli specchi dello stesso personaggio.
Muoiono e risuscitano a seconda dei tempi e dei luoghi.
All'epoca Siddharta era sceso agli inferi dandosi per morto. Poi è ritornato in circolo come l'araba fenice per pontificare coi suoi assurdi logici...
Incredibil/mente, Vercingetorige.
L'ossimoro
di Epitteto

Nè in cielo nè in terra.
Un ossimoro che ci perseguita da sempre nella vita.
Ma da qualche parte alla fine bisognerà pur andare...
Tertium non datur, parebbe debbasi sentenziare.
Al di là delle battute, è vero, spesso o forse sempre ci troviamo spiazzati, senza ricovero.
In tale situazione si versa in uno stato di perenne disagio.
In piena assonanza con la termodinamica, per la quale ogni sorte di ordine andrà fatalmente a tramutarsi in disordine.
In verità da troppo tempo il nostro interiore versa in quest'ultimo assetto.
Fino alle madri, che consigliano alle figlie tantissimo minorenni di fare le puttane a vita...
Ahimè, nulla pare darci speranza, checchè si buccini altrimenti da ogni parte.
Leggiamo allora al fondo di noi stessi la disperazione che ben tratteggia la vile realtà della condizione umana.
Puntual/mente.
Siddharta
O tempora o mores
di Epitteto

A) - Specie in tempi di alta festività, di violenze metereologiche, di disastri ambientali, ecc. si vanno sprecando le richieste di solidarietà in denaro.
Come sempre.
E mai che dopo la raccolta si dica sull'ammontare effettivo o peggio sul rendiconto.
Ora non credo più.


B) - Oggi a essere generosi si rischia l'ingratitudine se non peggio.
Varie volte ho cercato di aiutare i bisognosi o presunti tali.
Ebbene ho sempre letto nei loro occhi la rabbia del dover accettare, come un'offesa intima e personale.
Ora non dono più.
Tengo le mani in tasca, fuori ci son le spine, non ho i guanti...
( Un giorno ho chiesto al mio Sindaco se c'erano in paese dei poveri, per aiutarli.
Mi rispose < Il più povero di noi pasteggia il mattino con cappuccino e brioches! >... ).
Fredda/mente, Siddharta.
Pensando all'inverno che s'avvicina...
di Epitteto

Spesso gli amici della bassa padana mi hanno confidato il piacere di camminare nella nebbia invernale.
Nel silenzio ovattato tutt'intorno, soli con se stessi, quasi sperduti nel nulla.
I lampioni sembrano scendere luce dall'alto e cucirne aloni sul capo dei passanti.
Ciascuno come ombra in colorato stinto, comparsa dal fondo e subito inghiottita dal fitto della nebbia.
Siddharta

sabato 20 agosto 2016

PENSIERI IN LIBERTA'
di Epitteto

A - Il libro.
I momenti più temuti sono i compleanni, gli onomastici, gli anniversari, le ricorrenze varie, financo i ricoveri ospedalieri.
Perchè immancabilmente vedi materializzarsi l'amico/conoscente con un libro in mano ( di solito un best-seller ), felice di donartelo.
Senza aver mai indagato minimamente sui gusti del beneficato, il genere di lettura praticato, gli autori preferiti, ecc.
Spesso sono doni riciclati: una volta una parente nell'affidarmi il regalo ebbe a dirmi < l'ha dato a me non so chi, ma io non l'ho mai aperto... >.
Con facebook le cose sono peggiorate.
Tutti che vogliono ansiosamente regalarti o farti comprare l'ultima silloge da loro pubblicata, certi che già alla prima versificazione cadrai in estasi.
< Mi raccomando, fammi sapere le tue impressioni, ci tengo > concludono sospirando, alzando i tacchi.
Ma cari signori, in biblioteca ci ho una scansìa di autori di belle speranze mai letti.
Chissà, forse un giorno...
SIDDHARTA


B - Il linguaggio.
Finalmente un genio della sociologia avrebbe trovato la quadra del linguaggio nazionale.
Secondo tale studioso, subito seguito dal solito codazzo di entusiasti, la ragione per cui al nord le parole vengono pronunciate, specie in vernacolo, in modo breve e con accento stretto, mentre al sud per esteso cantilenante sarebbe dovuta al clima.
Perchè col freddo le corde vocali si accorcerebbero e la bocca si socchiuderebbe appena.
Viceversa col caldo le une si allungano e l'altra si aprirebbe in canto musicale.
Capito, neh...
Siddharta
A) Sara Pellegrino:
Il peso specifico delle parole è una misura non contemplata che richiederebbe invece cura e attenzione.

*******************************
Epitteto:
Preferisco identificare il peso specifico come densità, cioè rapporto tra massa e volume.
In altre parole tra la massa dei lettori passivi/indifferenziati ed il volume enorme delle scempiaggini che oggi si scrivono.
Il risultato di tale rapporto è zero.
Quando si dice delle contaminazioni tra letteratura e matematica...
Siddharta


B) SALTANDO DI PALINFRASCA.
di Epitteto
1 - "" Lo scrittore originale non è quello che non imita nessuno, bensì quello che nessuno può imitare "" ( François- René de Chateaubriand ).

2 - "" Ridire le cose già dette e far credere alla gente di sentirle per la prima volta, in ciò consiste l'arte di scrivere "" ( Remy de Gourmont ).

3 - "" I poeti immaturi imitano; i maturi rubano; i cattivi poeti svisano ciò che prendono e i buoni lo trasformano in qualcosa di migliore o almeno diverso "" ( Thomas S. Eliot ).


C) Illusione
di Herry Frux

Pensavo di essere forte ma sbagliavo, per fortuna riuscii a piangere
Di colpo
Come su comando

Allora guardai in cielo ...la cercai
L' aquila mi guardò velocemente e sentì le mie lacrime

Mi fece salire sulle sue ali e mi portò via.

*************************************
Epitteto:
Mah, che ne dite?
A me questo tipo di poesia piace un fracco.
Per le sue invenzioni improvvise che rompono con l'usualità dello stile comune a tanti.
Il tutto in una brevità sconcertante.
Molto bene, Siddharta.



D) PENSIERO CINICO
di Epitteto

Delle attuali 22 Amicizie che conto in Facebook, 13 sono donne...
Sono cioè in maggioranza.
Ma si sa, le donne sono poco fedeli, o no?
Intanto un bacione fraterno a tutte.
Epitteto

venerdì 19 agosto 2016


* LAMPI E TUONI.
di Epitteto

Il Dio morto.
In tanti giurano che Dio è morto.
Non direi.
Su twitter, il cinguettio < Dio, il Signore Dio Onnipotente è in vacanza. Le tue richieste non verranno ascoltate . Come al solito > ha avuto finora i
seguenti riscontri favorevoli o contrari:
- tweet= 41.727
- following= 134.690
- follower= 152.587
Che dire?
Parlare di Dio e dell’inconosciuto è un argomento che… tira sempre!
L’umanità non si rassegna a scomparire nel nulla.
Barhabba.

**La testa dura
di Damiano Lentisco

Tu già sai, caro Epitteto, che ho la testa più dura di un calabrese. Ma forse le mie origini sono proprio di quei luoghi meravigliosi (dove non ci è passato l'uomo). Si narra che un paio di secoli fa qualcuno ha trovato un neonato sotto un lentisco, (arbusto tipico di quei luoghi). Esiste un paese che si chiama Lentiscosa, tanti ce ne sono. Dal quale lentisco deriva il mio casato Lentisco appunto. In altre parole siamo tutti figlio di una buona donna, per non dire Bottana...
Volevo dirti che i miei amici non hanno mai sperato le tre o quattro unità, tu fai parte di quei quattro.

***Pensieri di palinfrasca.
di Epitteto

LA BECCATA SOCIALE.
In natura i polli vivono in genere in gruppi di una trentina di individui, con a capo il gallo.
Si riconoscono tra di loro con reciproche beccate sociali, inoffensive, attestanti condivisione e piacere.
La loro livrea è impeccabile.
Negli allevamenti intensivi a terra di 2 o 3 mila polli anche su estesi territori, le cose non vanno più così.
Essendo impossibile riconoscersi l'un con l'altro, la loro beccata sociale è aggressiva e si spennano senza pietà.
Così in Facebook.
La folla anonima che lo pervade è immensa e ci si sente persi.
Scatta il meccanismo dell'anonimato oscuro e si tende a litigare sulle varie posizioni e ci si manda a quel paese.
Viceversa nel gruppetto ristretto di Amici di Fb i rapporti reciproci si improntano a tolleranza, rispetto, condivisione.
I reprobi vengono poi cancellati inesorabilmente con un clic.
In conclusione: la beccata sociale dei polli e quella degli umani si assomigliano...
SIDDHARTA