mercoledì 31 ottobre 2018

Eutanasia interiore
di Herry Frux


che si muove o
quello che lo circonda.

Non so se alzarmi o rientrare
in quello spazio che si chiama
letto,
con i suoi muri che ti coprono
e non sentir più nulla
Non so, non so,
forse sanno tutto gli altri,
ma non li vedo piu'.
Mi hanno lasciato
qui da sola, loro sono qui
ma non si accorgono di me
non lo fanno apposta
sono ormai trasparente
ma ci sono ancora.
Questa è la mia eutanasia
silenziosa, non sto
infastidendo nessuno
non se ne accorgono...
****************************
Commento di Epitteto:
Sì, concordo.
Denuncia tutta la solitudine di un'anima alla ricerca di aiuto e solidarietà.
Nel vuoto che la circonda.
Quando si grida nel silenzio e nel freddo dell'anima.
E intorno le stanze nude e sorde, il mondo che va per i fatti suoi.
Si riuscirà mai a rompere il ghiaccio affettivo che ci circonda?
Forse no, attesi i tanti anni trascorsi infruttuosamente.
Ma però in fondo in fondo rimane sempre una fievole luce di speranza.
Bravissima, Epitteto.

Nulla
di Letizia Tomasino

Specchi che riflettono il nulla
occhi che guardano senza vedere
miliardi di gambe che si spostano.
Offro il mio tempo a chi mi spiega
la vera essenza dell'essere vivo.

****************************
Commento di Epitteto:
Siamo forse all'ermetismo ungarettiano?
Niente interpunzione, eccetto il punto fermo.
Versi liberi.
Il rifiuto del linguaggio poetico tradizionale tutto idealismo storico.
Cammino etico, anzichè appiattimento stilistico sugli insulti retorici.
Brevità del testo appoggiato sul vuoto del male di vivere in un mondo travagliato da infinite brutture socio-individuali.
Con un grido finale, emotivo e catartico: sul perchè della nostra esistenza, qui ed ora.
Domanda senza risposta, ovviamente, ma che esprime tutto il tormento di una coscienza in continua e vana ricerca.
Fra Dolcino
Perchè
di Epitteto

Quando un associato Fb mi chiede l'amicizia, cado in preda al terrore.
Perchè, non appena accordata, la mia bacheca viene invasa da una bolgia di post del novello amico, una sorta di valanga letteraria di un'intera vita.
Va da sè lo stordimento per tal massa scritta, che induce alla tentazione di cancellare l'intruso per ristabilire un certo equilibrio ambientale.
Chi ha orecchie da intendere, intenda.
Sempronio

martedì 30 ottobre 2018


alla luna piena
manca
appena un morso
la luce è giusta
per entrare
con il cavallo
di legno
dentro
le tue difese
***
quando pioveva
camminava
rasentando
i muri
sotto i balconi
nessuno
s'accorgeva
ch'era uscito
dalla statua
***
il giorno
e il tramonto
nascono
e muoiono
tra le tue ciglia
io non voglio
amarti
navigo le tue
acque
con le orecchie
piene di fiori
per non udirti
Emilio Paolo Taormina .
*********************
Commento di Epitteto:
Una volta ci si serviva delle orecchie per portare l'acqua all'amata, segno questo di grande dedizione.
Ora non più, il poeta ci mette i fiori per tapparsele.
Certo che di fantasia l'autore abbonda, perdendosi nel mare dell'indicibile.
Carmine Barretta

E cchest’è!
DDOJE CAMMERE E CCUCINA

Tengo ddoje cammere e ccucina,
‘nu bbagnetiello cu ‘o nnecessario.
M’abbasta ca Tu me staje vicino…
E ppozzo campà pure sulo d’aria.

Quanno â sera ca m’arretiro,
cu ‘nu surriso m’arape ’a porta.
I’ te vaso, i ’o core mio respira…
e ppenzo: “Vi’ che bbella ciorta!”
Che nne faje ‘e vville cu tre piane,
quanno ll’ammore nun nce trase?
Se penza all’interesse? Ma dimane…
te ne truove sulamente case!?
Bastano ddoje cammere e ccucina:
e ppavo pure ‘o patrono ‘e casa.
So’ ffelice ggià a pprimma matina…
Cu ‘nu bbuongiorno e ccu ‘nu vaso!
Se penza sulo ‘e accumulà denare,
‘e sentimente so’ sparùte ‘nvolo.
I’ tengo ‘mmocca ‘nu sapore amaro…
‘O bbene overo è asciuto fuori moda!
Bastano ddoje cammere e ccucina
cu ‘nu vrasière ca me scarfa â sera.
A ccore a ccore i’ e Cuncettina…
Comme ll’aucielle a pprimmavera!
Carmine Barretta

*********************************
Commento di Epitteto:

Carmine, il Peter Pan del romanticismo.
Un sognatore del < quando tutti e due mangeremo nella stessa scodella >.
Sveglia!, i tempi son cambiati, lui attempato che scrive per vecchi bavosi che battono le mani a fine fiaba.
Il tutto è improponibile alle generazioni del terzo millennio affogate nell'elettronica di consumo.
Due cuori e una capanna; ma siamo matti, nessuna coppia accetterebbe oggi di vivere nel giurassico.
Una lei con la clava, un lui povero in canna isolati nella miseria terzomondista.
Un divorzio assicurato, altro che bacino bacino.
Fuori da questa censura esistenziale, la forma invero si presenta corretta, scorrevole, volutamente semplificata: pur ammirevole nella precisione dei lemmi vernacolari.
E allora?
Bravo, non c'è che dire.
Pulcinella

domenica 28 ottobre 2018

QI
di Epitteto

Le scienze comparate evidenziano il fenomeno del declino dell'intelligenza nel mondo occidentale.
Le abilità cognitive, cioè, starebbero diminuendo per l'invecchiamento della popolazione e perchè le persone più istruite fanno meno figli.
Vecchiaia e culle vuote alla base anche della cretineria letteraria?
Parrebbe di sì, poichè anche l'ars poetica è diventata sempre più appannaggio delle vecchie generazioni e degli sfaccendati, che non avendo più niente da dire e da fare si dedicherebbero con pervicacia a scrivere schifezze.
Cosicchè naturalmente anche coloro che le leggono tendono a ridurre il proprio quoziente intellettuale...

sabato 27 ottobre 2018


Culle vuote
di Epitteto

Di questo passo nasceranno sempre meno bambini in Italia.
Colpa della < recessione > che ha colpito milioni di famiglie, laddove per far figli occorrono invece montagne di soldi.
Ma io non mi capacito.
Fino a ieri il proletariato era pieno di figli, fino a dieci-undici per famiglia, e senza un soldo.
Anche su sollecitazione del Duce ( non più donne, ma fattrici )...
Oggi i poveri si sono messi in sciopero e non generano più.
Così la Chiesa piange per la crisi delle vocazioni, laddove prima pescava a piene mani con un bambino a scopata.
Piange il Governo perchè non sa più a chi far pagare le pensioni d'oro di milioni di nullafacenti ancora giovani.
Piangono le giovani coppie impedite ad accoppiarsi stabilmente.
Piangono tutti, meno il sottoscritto che vede nella contrazione delle nascite una benedizione: anche secondo la Bibbia, meglio non nascere, o se nati morire il più presto possibile.
Leonida

venerdì 26 ottobre 2018


PUZZLE...

Silente il mio passo felpato,
sul viale che porta alla vita,
collego i pezzetti di puzzle...
che ho tra le dita.

Compongo il mio quadro, lo guardo,
lo appendo con cura,
non vedo difetti ne sbagli,
ne sono sicura.
E' tutto più bello e rosato,
un mondo di azzurro vestito,
non voglio pensare sia un sogno,
che non sia esistito.
Son mille pezzetti incastrati,
nel mio panorama d'amore;
ci vedo il mio cielo sereno....
a un passo dal cuore!
Josefa Vecchio
******************************
Commento di Epitteto:
Sulla forma:
- < né sbagli > va accentato.
- nell'ultimo verso della terza quartina l'accento tonico sulla terza sillaba rompe il ritmo della lettura: forse meglio < non mai esistito > o < giammai esistito >.
Sul contenuto.
Una fuga dalla realtà esistenziale sospesa nell'immaginario sognante.
Quando non ci si sa spiegare la durezza della vita a fronte dell'incolpevole aspettativa d'amore.
Forse la predestinazione ci gioca un ruolo alla grande.
Non c'è niente da fare.
Quando si è sfortunati ogni sforzo di rivalsa è vano.
E allora non resta che sognare di ricomporre le mille tessere del puzzle a pezzi.
Neottolemo

PUZZLE...

Silente il mio passo felpato,
sul viale che porta alla vita,
collego i pezzetti di puzzle...
che ho tra le dita.

Compongo il mio quadro, lo guardo,
lo appendo con cura,
non vedo difetti ne sbagli,
ne sono sicura.
E' tutto più bello e rosato,
un mondo di azzurro vestito,
non voglio pensare sia un sogno,
che non sia esistito.
Son mille pezzetti incastrati,
nel mio panorama d'amore;
ci vedo il mio cielo sereno....
a un passo dal cuore!
Josefa Vecchio
******************************
Commento di Epitteto:
Sulla forma:
- < né sbagli > va accentato.
- nell'ultimo verso della terza quartina l'accento tonico sulla terza sillaba rompe il ritmo della lettura: forse meglio < non mai esistito > o < giammai esistito >.
Sul contenuto.
Una fuga dalla realtà esistenziale sospesa nell'immaginario sognante.
Quando non ci si sa spiegare la durezza della vita a fronte dell'incolpevole aspettativa d'amore.
Forse la predestinazione ci gioca un ruolo alla grande.
Non c'è niente da fare.
Quando si è sfortunati ogni sforzo di rivalsa è vano.
E allora non resta che sognare di ricomporre le mille tessere del puzzle a pezzi.
Neottolemo

giovedì 25 ottobre 2018

Enza Picone
14 h

È l'estasi del momento
che fa dimenticare il tempo.
L'attimo,
se ripercorso
nulla è.
E. P.

*********************************
Commento di Epitteto:
Gli animali timidamente ci mostrano una purezza d'animo che gli umani hanno perduto.
Eppure l'aforisma cede il passo in taluni casi eccezionali.
Parlo della nostra Autrice che le traversie della vita hanno levigato riflettendo una grande luce interiore.
Di tanto intanto, come dei flash, ci illuminano sensazioni sospese , come in estasi, fuori dal tempo.
Lampi subito spenti, che però ricompaiono quando meno ce se lo aspetta.
Se ripercorsi a posteriori, di tanto in tanto, ci si rende conto dell'istantaneità del momento, del suo nulla.
Eppure quegli attimi paiono incastonati nel cielo dell'esistenza di ciascuno.
Con punte di nostalgia irripetibili.
Bravissima, Epitteto.
Il giuramento
di Epitteto

Ippocrate di Coo ( 460 a.C. ) fu un medico greco considerato il padre della medicina.
Famoso il suo < Giuramento > che ancor oggi viene prestato (aggiornato ) dai medici chirurghi e odontoiatri all'atto di iniziare la professione.
In tempi odierni in cui è in corso un grande dibattito social-giuridico sul suicidio assistito, val la pena di leggere a stralcio i seguenti principi del giuramento antico:
< ... Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò tale consiglio, similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo...
...in tutte le case che visiterò entrerò per il bene del malato, astenendomi da ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi... >.
Chi ha orecchie d'intendere, intenda.
Flavio


mercoledì 24 ottobre 2018

Pubblico
IN RICORDO DI LUI CHE MAI MORIRÀ NEI NOSTRI CUORI, QUESTA SERA ALLE ORE 18,00 SI DIRÀ UNA MESSA IN SUFFRAGIO.
Così l’inizio della fine

Si era in attesa del miracolo nella sala d’aspetto dell’ospedale di Salerno, si aspettava anche di notte d’avanti alla sala di rianimazione, lui, Marco, era sceso giù dal reparto infettivo, dopo che trenta ore di cure contro la Meningite, non erano servite a niente.
Era la notte di domenica 17/18 ottobre del 1999, Marco, era clinicamente morto. Nella sala di aspetto, noi di famiglia, la fidanzata, i sui familiari, qualche amico, in tutto oltre una quindicina di persone vegliavamo. La notte era di tempesta, con paurose folate di vento che soffiavano fortemente senza pioggia, senza lampi, senza tuoni; solo vento, notte di attesa, notte di ansia, di paura, di angoscia per la sorte di Marco.
Io, su una brandina, distrutto dal dolore, forse deliravo; chissà quante cose avrò detto che ora non ricordo! Mi era vicino, ora che rammento: Lina, la fidanzata, i miei figli e le loro ragazze. Erano le 4,30 del lunedì 18 ottobre 1999, la furia del vento finalmente si era placata ed io, mi ero appena assopito. Non durò molto il sonno, solo qualche minuto, quando ho sentito la sua voce "papà sto meglio!” che fu come una scarica elettrica su di me, facendomi saltare dalla brandina sulla quale riposavo. Tutti mi hanno visto e sentito, e a tutti ho subito comunicato il messaggio ricevuto. Ma solo io ho compreso che Marco era volato in cielo in quel momento.
Quelle parole però, hanno scacciato dentro di me tutti i cattivi pensieri, mi hanno aiutato a continuare a vivere, a sentire spiritualmente al mio fianco la presenza di mio figlio Marco.

L’ULTIMO CALORE

E mi fu dato
non appena ebbe spirato.
Io, me lo strinsi al petto
per una volta ancora
con queste mani mie.

Il sangue,
era ancora caldo
del mio figliuolo;
era l’ultimo segno
della vita sua.

E dopo, piano piano,
queste mie mani
più non sentirono
quel lieve suo tepore;

il sangue si gelò
e restò dinanzi a me
un corpo gelido
senza alcun anelito di vita.-

***********************************
Commento di Epitteto:
Sono dolori così intimi da doversi custodire nel proprio profondo.
Toccante è il riferimento al messaggio: solo pochi eletti ne sono beneficati a riduzione della sofferenza patita.
Sì, penso anch'io che quel < sto meglio > sia il premio a conclusione di una vita terrena sempre tribolata.
E che forse nell'Aldilà non tutto sia nulla ed inesistenza.
Chissà.
Siamo solo un anello della lunga catena generazionale che abbraccia passato, presente e futuro immersi nella Natura.
In solidarietà, Epitteto.
( Il post è di Pietro Zurlo, in memoria di suo figlio Marco ).
Il frutto proibito
di Epitteto

Poche storie, il frutto proibito di Adamo ed Eva fu il grappolo d'uva, non la mela.
Poichè dio volle salvare l'uomo e la donna dall'etilismo.
Non gli riuscì, perchè dopo il diluvio Noè, appena approdato sulla terraferma, per prima cosa piantò un vigneto, assicurandosi le successive solenni ubriacature distillandone vino.
In una di queste sbronze, fu ripreso scomposto e nudo dal figlio Cam.
Di qui poi la storia che tutti conosciamo.
Ora per colpa di quel delinquente di Noè, l'etilismo si diffuse così nel mondo.
All'oggi i beveroni alcolici in discoteca, responsabili dei tanti guai tra i giovani, vanno imputati a quel capostipite incosciente, vecchio e rincitrullito.
Per non parlare dello Stato odierno che sui superalcolici, invece di proibirli, ci lucra sopra una bella tassa indecente...
Geremia

martedì 23 ottobre 2018

Come conigli
di Epitteto

Dopo aver creato Adamo ed Eva, dio disse loro < andate e moltiplicatevi >.
E i progenitori obbedirono, fino ad arrivare agli oltre sette miliardi e mezzo dell'oggi.
Ma dio si dimenticò di ordinare < le progenie se ne restino nei territori di nascita, senza rompere le balle ai vicini >.
In mancanza di tale divieto, l'umanità s'è sparsa allora ovunque in Terra.
Emigrazioni ed immigrazioni a tutta birra.
Ma quali confini nazionali: dio mica ci ha pensato!
E allora ben venga il meticciato umano: servirà a migliorare la razza.
Come per i conigli d'allevamento, che per poterne aggiustare il DNA si cerca il maschio di posti lontani.
E già le nostre donne s'accoppiano con neri nerboruti, alti due metri...
Epimenide

lunedì 22 ottobre 2018


Alba Spina
1 h ·

Sarò vento.
Quando sarò vento
gusterò,attesa,la libertà.
Scivolerò fra i vicoli,
per irrompere sulle piazze
e scompigliare le chiome
agli oleandri e
spargere il profumo verde
delle siepi.
Volerò sulla salmastra,
blu,distesa del mare
a sfioccare frivole spume.
Canterò la canzone
dell'eterno ritorno
all'eterno grembo,
che tutto accoglie e
rende rinnovato

*************************
Commento di Epitteto:
Non c'è niente da fare.
L'umano sogna l'immortalità, in un supremo anelito di vita e di vanità.
Invece, in quanto pura energia, ci scioglieremo in quella universale, ricompattandoci nel Tutto.
Magari partecipando ad esplosioni atomiche, come insegna la famosa formula di Einstein.
Quindi a ciascuno il suo buco nero...
Brava Alba, la nostra sognatrice.
Agamennone
Pergamene
Rotoli di versi
corrono spinti dal vento.
Le polveri irrompono
negli sguardi assenti.
Le lacrime
asciugano in fretta,
nei laghi del falso pietismo.
Il freddo abbraccia corpi
ancora tiepidi dal sole.
È memore
il campo cosparso di fiori
e il nostro primo Amore.

Jurij Gagarin 10.18
*****************************
Commento di Epitteto:
Ritengo che l'ultima terzina racchiuda tutto il senso della poesia.
Il resto è solo propedeutico.
Io sono forse tra i fortunati, al pari dell'io narrante, che hanno sperimentato il primo amore in un campo fiorito.
In estate, tra il frinire delle cicale.
Eravamo soli?
Mah, il giorno dopo correva voce che la mia futura suocera aspettasse un nipotino...
Oggi le cose sono cambiate: dopo una lunga serata ad alcolizzarsi in discoteca, una bella dose di droga conchiude l'happening amoroso.
Senza più poi ricordarsi di quanto avvenuto...
La cintura
di Epitteto

< Mater semper certa, pater numquam >.
Così una massima latina.
Perchè la donna genitrice è del tutto sicura della sua prole, non così per l'uomo.
Ne è la prova la c.d. Vergine Maria, il cui Giuseppe venne cornuto nientemeno che da un angelo.
Donde da allora la guardia stretta alla compagna di vita, financo la cintura di castità.
La cui chiave, per non perderla, il guerriero prima di partire affidava ingenuamente al ministro del culto e questi se la spassava alla grande con la monna Ermellina di turno in assenza del tradito.
Il 15% dei pargoli italiani non son figli del marito: questo già nel 2009, figurati oggi...
Belzebù

domenica 21 ottobre 2018

COMME AGGIA FA'...
NUN CREDO CCHIU' A NISCIUNO!
***
Nun credo a chill'amico
che ha appena salutato
ca po' vutann'o vico
e' te s'è ggià scurdato!
Nun credo cchiù a nisciuno,
forse manco a me stesso
perciò me faccio fesso
e campo pe' ccampà!
Pietro Zurlo

***********************
Commento di Epitteto:
A don Pietro dovremmo fare un monumento.
Obtorto collo, ha espresso una verità sotto gli occhi di tutti.
Oggi, come ieri, si spreca la parola < amico >, come per i comunisti di un tempo quella di < compagno >, per i cristiani < fratello >, ecc.
Anche i proverbi hanno fatto il loro tempo: < chi trova un amco trova un tesoro >.
Ma quando mai, ora sostituito dal più calzante < chi trova un tesoro trova tanti amici >.
Facebook è obsoleto: insiste sugli Amici virtuali, che dopo un pò se la squagliano.
Io, Gesù e tanti altri siamo stato traditi da un amico per la pelle.
Tanto che di certo è meglio perderlo l'amico...
E qui la pianto, ben sapendo di pensarla non da solo.
In una ottava tutta la sapienza e il monito di una vita: bravissimo il nostro Autore ( ma quanta delusione nelle sue parole! ).
Barhabba

CASA DI CAMPAGNA (Marciana Marina)

Che bella la mia casa di campagna!
Ricordi di felice adolescenza,
sulla collina sotto la montagna...
gli anni più belli della mia esistenza.
*******
La strada che portava giù in paese,
piena di verde e piena di colore,
con margherite sui prati distese
e in mezzo ai rovi, succulenti more.
*******
Negli alberi ciliegie tutte rosse,
io mi ci arrampicavo con destrezza,
ricordo che staccavo le più grosse..
ne sento ancora il gusto e la dolcezza.
*******
A lato, l'orto delle mie vicine,
un pesco accanto al pozzo ed un pagliaio,
un gallo austero, cinque o sei galline,
insieme a razzolare nel pollaio.
*******
Quanti colori, tutti da sfumare,
sembrava ancor più bello allora il sole,
nei suoi tramonti rossi sopra il mare,
nel verde di campagna o tra le viole.
*******
Ancora dei ricordi a primavera,
sembrano adesso già dimenticate,
le lucciole festose nella sera
e le farfalle tutte colorate.

Josefa vecchio
*************************
Commento di Epitteto:
Che ne sanno quelli della città, asfissiati dai tubi di scarico degli automezzi, dai fumi delle ciminiere, dall'inquinamento urbano?
E purtroppo anche le campagne d'oggi attossicate dai diserbanti e dai residui di kerosene degli aerei dispersi nell'aria.
Scomparsi i rospi, le rane, le lucciole, le farfalle, i cervi volanti, le cicale, i grilli, ecc.
Altri tempi quelli cantati dall'Autrice, forse scomparsi per sempre.
Gustiamoci allora questi ricordi almeno noi vecchi, chè i giovani dell'oggi sono tutti tecnologici isterici e vuoti di
sensazioni animali e vegetali.
Un tuffo nel passato, metricamente godibile.
Epitteto
Che brutta fine
di Epitteto

Da agnostico, invero ateo, m'incaponisco a dire < dio non esiste >.
Al che una turba di fideisti vocianti e inviperiti a darmi addosso come bestemmiatore.
Ma costoro non si rendono conto di quello che difendono.
Se dio esistesse allora le cose si complicherebbero a dismisura per tutti.
Perchè un dio che ci avesse creato sarebbe da censurare.
Farci nascere nel pianto e nel dolore per poi assicurarci la morte ancor più nel pianto e nella sofferenza.
Minacciandoci addirittura di pene eterne con l'inferno.
Non dio d'amore, allora, ma di violenza sadica su degli incolpevoli innocenti.
Un dio esistente sarebbe la nostra disgrazia.
Ficcatevelo bene in testa, teisti senza cervello: sareste i primi a fare una brutta fine...
Lucifero

venerdì 19 ottobre 2018

Così disse Epitteto:

1 - Achtung.
Nella sommossa milanese del 1814, dovuta alla grave crisi economica che aveva provocato il risentimento popolare, il Ministro delle Finanze Giuseppe Prina fu gettato dalla folla inferocita dalla finestra del palazzo Sannazzari in piazza San Fedele e quindi barbaremente linciato.
Stiano attenti i gialloverdi del Governo a non sbagliare la manovra finanziaria 2018...

2 - Esiti negativi.
Fare del bene e fare del male possono coesistere nella stessa azione.
Se al bisognoso do cinquanta euro, poi quello va a drogarsi e muore.
Se non gli do niente, non può drogarsi, vivrà a lungo e poi un giorno mi ammazza per caso.
Comunque si agisca, il risultato negativo non cambia.
Visnhu

giovedì 18 ottobre 2018


E’ morta la professoressa Bianca Maria Mariano
Mercoledì 17 ottobre è spirata a 91 anni la professoressa Bianca Maria Mariano. I funerali saranno venerdì 19 ottobre alle ore 15.00 nella chiesa parrocchiale di Sant'Alessandro in Colonna. Aveva insegnato Latino e Greco nel Liceo Classico del Collegio Vescovile Sant'Alessandro dal 1952 al 1954, quando era Rettore e Preside mons. Paolo Carrara.


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Don Giovanni Frana, a destra, in una foto del 2017

Don Frana compie 94 anni
Domenica 21 ottobre don Giovanni Frana compirà 94 anni. Per oltre 36 anni “giovane con i giovani” al Collegio Vescovile Sant’Alessandro dove ha insegnato Religione nella Scuola Media, nel Ginnasio e nel Liceo Scientifico dal 1951 al 1975. Ne è stato anche segretario fino al 1986.


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Mons. Vittorio Maconi

Un ex allievo ricorda mons. Vittorio Maconi
Ottobre 2018. Caro Professor Eugenio Donadoni, una piccola precisazione:Don Maconi al Sant'Alessandro non fu solo docente di Francese nella Scuola Media e nel Ginnasio del Collegio Vescovile Sant'Alessandro dal 1953 al 1964: fu anche Professore di Religione al Liceo Classico. Io mi diplomai nel 1958, quindi lo fu, almeno fino a quell'anno. Il corpo insegnante del Liceo comprendeva: inoltre Pecoraro (Laino/Greco)), Don Biolchini (Storia e Filosofia), Colombi (Matematica e Fisica), e altri, tutti eccellenti, preparatissimi, esigenti ma comunicativi, aperti, Lo ricordo, Don Maconi, con stima e affetto. Le sue lezioni non erano mai "dottrinarie": vi infondeva la sua cultura internazionale, la sua modernità, un suo ésprit de finesse che rendevano le sue lezioni fra le più interessanti e attuali. Erano lezioni di vita che ancora ricordo, e che sarebbero perfettamente attuali e appropriate anche oggi. La saluto cordialmente
Francesco Tamburrano

Quanno…
Di Gennaro Sansone

Quanno te guardo, zitto,
zitta, tu guarde a mme…
Passano dint' a ‘st'uocchie,
prumesse, giuramente,
tutte ‘e mumente ‘e gioia,
mille speranze meje,
tanti ricorde tuoje…
Po’ stenno ‘a mano e lento,
io t'accarezzo 'a toja,
tu te staje ferma e forte
m'astrigne pure ‘a mia…
Chiste nun so' silenzie,
sguarde senza parole,
songo discorse mute,
ca se fanno dduje core…

*****************
Traduzione letterale, non poetica
Quando ti guardo, in silenzio,
in silenzio, tu guardi a me…
Passano dentro questi occhi
promesse, giuramenti,
tutti i momenti di gioia,
mille speranze mie,
tanti ricordi tuoi…
Poi stendo la mano e lentamente,
io accarezzo la tua,
tu ti stai ferma e forte
mi stringi anche la mia…
Questi non sono silenzi,
sguardi senza parole,
sono discorsi muti,
che si fanno due cuori…
*************************
Commento di Epitteto:
Gennaro Sansone vive su un altro pianeta.
Ma quando mai tutte queste svenevolezze...
I tempi son cambiati.
Li vedo per strada, in filovia, nei centri commerciali, ecc.
Si incrociano, non si guardano nemmeno , sto giovani, indifferenti, si passano oltre.
E se li guardi, ti fissano minacciosi e seccati.
Ormai è guerra tra i gender, ognuno per conto proprio.
Ciò non toglie che la poesia in lettura si faccia notare per il delicato romanticismo.
Quando un tempo l'incrociarsi degli sguardi e lo sfiorarsi della mani recavano un tuffo al cuore.
Molto bravo, Epitteto.

Onanismo
di Epitteto

E. Kant ( 1724-1804 ) fu definito il precettore della Germania, con quali esiti nazisti ben sappiamo.
Alla maturità liceale proprio su Kant ebbi a fare un figurone!
Perchè allora gli studi biografici erano del tutto purgati.
Kant era un omiciattolo basso e sgraziato, sporco e puzzolente, detestava la musica e odiava le donne.
Secondo il suo biografo Ludwig Ernst Borowski, il nanetto usava dire < E' meglio masturbarsi che innamorarsi > ( da Ritratto della vita e della personalità di Immanuel Kant - Konisberg, 1804 ).
Ah, se ai tempi del liceo avessi saputo dell'apologia dell'onanismo kantiano!
Probabilmente mi avrebbero bocciato in filosofia...
Per fortuna che poi, da adulto, con le donne ho fatto anche la sua parte, per pareggiare i conti!
Linneo
IL DUO Epitteto Eubulide-PIETRO ZURLO
PENZO E DICO?....
***di Pietro ZURLO***
***
Sto facenn'o paro e sparo
pe' cagnà 'a fotocrafia
che aggio misso int'o profilo
propio 'ncoppo a Facebucche.
Penzo e dico: 'a vita mia
è passata e 'un torna cchiù,
ma me piace allicurdà
e da giovane vedè;
quanno 'nzisto, 'e primmo pilo
suspiravano cu mme
'e nnennelle ca p''a via
me vedevano passà!
E che tiempe erano chille...
tiempe dòce, tiempe belle;
se sceppavano a capille
sti nennelle a mme vedè!
**** ****
LA PRESENZA FEMMINILE
di Epitteto
***
La presenza femminile
in mia vita errabonda
un problema sempre fu.
Nacqui un tempo in modo vile
senz’aver materna sponda:
un nessuno e nulla più.
Poi menato senza pièta
da megera in tutto infame,
il fanciullo in me morì.
Si sposò l’analfabeta
con un vecchio, le cui brame
eran basse: e mal morì.
Fu, io grande, un tal balletto
di spostate attorno attorno,
in ricerca, senza amor.
Vinse alfine il minuetto
chi mostrò e giorno e notte
d’aver fede e forte cuor.
Ma purtroppo, il credereste?,
sempre in duol io vivo e a lungo,
chè l’intesa mai fiorì.
Lei non cinge l’alta veste
dello spirto, né mai giungo
ai suoi dir a dir di sì.
Una cosa è certa e so:
nacqui, vissi e sol morrò.

lunedì 15 ottobre 2018

Di riflesso
di Epitteto

Io il prossimo lo leggo sempre.
Poi memorizzo quanto ha confessato spontaneamente e lo riprendo nei commenti.
Niente di difficile, perchè ognuno degli amici riflette un pezzetto di me stesso e viceversa.
Genesi all'italiana
di Epitteto

L'Overlord creò l'uomo con un coso duro che pigne in fuori, poi la donna con un vuoto ardente da riempire.
Vietando loro di congiungersi carnalmente.
Avendo invece lui messo il suo diavolo nell'inferno, con grande godimento di entrambi, i due furono cacciati dall'Eden.
Egli condannato a guadagnarsi il pane col sudore della sua fronte, lei a < parturiri con duluri >.
Avvenne poi che milioni di anni dopo, in una parte della Terra chiamata Italia, la gente cominciò a stufarsi di lavorare e di conseguenza a sudare.
E cominciò ad andare in pensione anzitempo, anzi in tanti senza aver mai lavorato e con assegni d'oro.
Lei poi con gli anticoncezionali e offrendo il lato < B > rifiutò alla grande di procreare, impestando la Patria con un fottìo di migranti sostitutivi.
Addetti alla raccolta di arance, olive e pomodori, lavorando in nero, così come nelle stalle, in agricoltura, ecc.
Pare che l'Onnipotente si stia ancora chiedendo in che cosa abbia mai sbagliato...
Galeotto

domenica 14 ottobre 2018

Enza Picone
13 h

Come non cogliere uno sguardo
che dice tutto
senza aprir bocca
da cui, solo parole mute
potrebbero uscire.
Tanto il cuore sa.
Che sarebbero inascoltate...
E. P.

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Commento di Epitteto:
Tanto la nostra Poetessa sa che non sopporto la profusione degli imperfetti all'antica...
E qui ce ne ha fatto grazia alla grande.
Perchè la Enza quando ispirata, come nel post in lettura, sa essere eccelsa e meritevole dei premi che qua e là raggranella e inanella...
Sì, sette versi densi di significato.
Che spiegano più di un tomo alto mezzo metro.
Nei quali si riconoscono tutte le nostre esistenze, vissute per lo più nell'inascoltato e nella solitudine interiore.
Daltra parte il silenzio sovente spiega più di mille parole, uno sguardo furtivo o in tralice può annegare ogni forte discorso.
Quindi i gesti più delle spiegazioni, in una sorta di dialogo muto e a distanza.
Brava, cara Enza, a dimostrazione che la poesia è una moneta che vale di più quanto meno inflazionata.
Epaminonda
Il linguaggio
di Epitteto

Il linguaggio è condiviso da tutti gli uomini ed è sostanzialmente immutato da quando l'homo sapiens sapiens s'è strutturato cerebralmente.
Si tratta quindi di una proprietà innata propria della specie umana, esclusiva del suo patrimonio genetico.
L'uomo cioè possiede la capacità della < sintassi >, vale a dire di costruire un'infinità di frasi con un numero finito di vocaboli e segni grammaticali e non.
Peccato che soprattutto all'oggi si assista ad una regressione linguistica, specie in letteratura poetica, laddove la scrittura ha assunto connotati sempre più cavernicoli.
Con piena soddisfazione degli analfabeti della rete.
Feliciano

sabato 13 ottobre 2018


NA DISCARICA ’E POESIE.
***di Pietro ZURLO***

M’hanno scritto int’a nnu sito
cu duemila e cchiù poete;
na discarica ’e poesie,
addò ’e llasse e niente cchiù.
Uno va’...e ccomm’ ’a fogna
tutte vanno a scarrecà;
e nisciuno dice niente…
e nisciuno ’e vvede cchiù!
So’ duemila e cincuciente
ca so’ iscritte int'a stu sito;
m’è ssembrat’ ’o puzzo niro
tutto piglia e ffa sparì.
Nun ’a tene anema e ccore…
tutto è friddo comme ’a neve,
e nun ddà manco calore….
M'è vvenuta ncuollo 'a freve!!!

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Commento di Epitteto:
Don Pietro ha ragione.
Periodicamente in rete ci invitano ad associarci ad una miriade di blog.
Spulciando i quali ci si avvede che contano più d'uno anche migliaia di amici e fallowers.
Una vera follia, rispetto al mio sito fb che da anni annovera la miseria di 26 ( o giù di lì ) irriducibili fanatici amanti del rischio estremo...
I maniaci della massa sperano in tal modo di riconoscersi più importanti, senza accorgersi che il brodo allungato diventa insipido.
Poi, certo, sotto sotto ci sono anche gli interessi di bottega, ma questa è un'altra storia.
Riamanendo nell'ambito della letteratura spicciola, quella fuori dalle grandi editrici, e quindi segnatamente nell'alveo dilettantistico, si individuano due tipi di poeti: quelli che lo sono e quelli che non lo sono. I secondi non hanno abbastanza carattere per non scrivere o peggio per non evidenziarsi.
Don Pietro, col suo stile contenuto e ficcante, in questa lettura ci richiama tutto il disagio degli scribacchini d'accatto, che quotidianamente ci tormentano con le loro nefandezze pseudo-letterarie.
Una poetica, la sua, in questo caso giustamente moralistica, un campanello d'allarme di fronte al dilagare dell'insulso.
Bravissimo, Epitteto.
La castrazione rituale
di Epitteto

L'amore fisico, quello approntatoci dalla natura per procreare, è una forma accentuata di egoismo vendicativo.
In un momento di assoluta cecità passionale, dimentichiamo di esser nati soli, di viver soli e morire soli.
E ci ingegnamo a creare prole condannandola al nostro stesso vile destino.
Il senso di colpa a posteriori è così grande che un tempo si procedeva alla castrazione religiosa, ancor oggi in vigore per il cristianesimo mediante il celibato obbligatorio per i ministri del culto.
Seguito dalla castità monacale femminile.
Senza scadere nel catarismo albigese contrario al matrimonio, non è chi non veda l'assurdità della venuta al mondo senza il consenso dei nascituri.
Se interrogato preventivamente, nessuno accetterebbe un destino così cinico e baro.
Anch'io da perfetto pirla inciuchito dalle balle culturali e familiari del tempo, ho messo al mondo un figlio senza chiedergli il permesso preventivo.
Persona che ora vedo fatalmente avviarsi alla conclusione dell'opra tra triboli ed errori.
Sono certo che al momento giusto non avrà per me defunto parole di conforto.
Federico Barbarossa

venerdì 12 ottobre 2018


Jurij Gagarin
27 min
Fluttuazioni.

Sparuti raggi di sole
collidono volumi inermi.
La musica sulla linea
del pensiero, sopisce.
Un alito d'Amore attraversa
la chioma lunga e colorata,
un lieve sorriso accenna labbra
morbide e tinte di viola vergine.
Il sedimento riesuma ricordi
che si fan chiari,
che sfrecciano inesorabili
dall'altro lato del confine,
nella realtà altra,
nella dimensione esatta
del tuo Cuore.
Jurij Gagarin 10.18
Ph F. Erre
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Commento di Epitteto:
Un esempio lampante di come non si dovrebbe mai far poesia.
Qui ci si muove in un mondo linguistico sospeso nell'aere, in nebulosa visione.
Di certo sensazioni volutamente involute che vellicano la fantasia sfrenata più inconcludente.
Tanto per scrivere qualcosa, non si sa cosa, senza farsi capire, in un mondo letterario sempre più folle.
Pollice verso, Settimio.
Perchè commento
di Epitteto

Commentare una lirica o anche un solo distico è l'arte di spiegare i Poeti.
Il commento è esso stesso un genere letterario che richiede attenzione, passione, cultura e amore per il linguaggio.
Svolge non solo una funzione critica, ma è creativo del pensiero e dell'amore per il prossimo.
Oltre che della difesa dell'ortodossia linguistica e della selezione dei testi.
In più, per i sublimi Poeti sempre immersi nelle profondità neurali, è uno strumento di estrema necessità e per divulgare e per predire e spiegarsi al volgo profano.
I Poeti infatti sono maestri nell'allografia, la capacità cioè di usare terminologie altrimenti astruse nella parlata e scrittura correnti.
Menenio

giovedì 11 ottobre 2018


IL BOSCO
Quando mi condurrai
con te
per respirare
la stessa aria fresca
di quel bosco
dove
in quella calda giornata di luglio
siamo stati felici?
Il tuo sguardo s'incontrava col mio
meravigliosamente
e le tue mani
che accarezzavano le mie,
mi facevano tremare di gioia.
Ero felice.
Dopo l'addio e il tuo silenzio
pensavo
che mai piu' t'avrei rivisto.
Invece,
eccomi,
ancora insieme,
meravigliosamente colma di speranze

ANTONINA SORANO SCHEMBRI

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Commento di Epitteto:
Spes ultima dea est et omnium rerum pretiosissima, quia sine Spe homines vivere nequeunt.
E poi, chi vive sperando muore cantando, o aspettando, o penando, o ....... ).
Certo che il bosco è sempre stato galeotto: anche una volta gli umani vi si inseguivano spasimando...
Chissà, magari oggi < lui > è sposato, tiene famiglia, sarebbe meglio lasciarlo in pace...
Ai miei tempi ero assediato dalle pulzelle vogliose.
Una di esse ebbe a dirmi < adesso basta tua moglie, ora un poco anche a me... >.
Perchè poi di fronte agli aut aut, lui s'arrabbia e t'ammazza...
Mah, speriamo in una versione solamente poetica: d'altronde ci sono in giro miliardi di uomini, e proprio quello...
Certo che di questi momenti magici possono capitare solo in un bosco.
Però dopo tanti anni, il tempo dovrebbe aver rimesso la testa a posto a entrambi.
Testo che lascia perplessi, anche se linguisticamente corretto.
Gedeone
... mi resta poca forza per resistere
Mi tuffo nel lavoro
perchè altrimenti potrei morire
e non debbo.
Mi sento sparsa dovunque
e aspetto che si ricompongano
i miei frammenti...
...e parlo parole vietate di giorno
e anche di notte...

NINA SORANO @
**********************
Commento di Epitteto:
Sì, ci sono giorni in cui ci si sente uno straccio.
Peggio se la sensazione dura da sempre e il futuro minaccia peggio.
Sono forme depressive connaturate o aggravate dagli eventi: il lavoro, l'abbandono, le disgrazie...
Alti e bassi che ci accompagnano tutta la vita.
Forse un preannuncio che nell'Aldilà ci aspetta una sorte d'inferno.
Breve compendio, quello in lettura, a chiarimento della nostra esistenza tribolata, che forse altrove ci è stata preconfezionata con riso beffardo.
Non resterebbe a quanto pare che affidarsi ad un buon psocoterapeuta per una cura d'urto...
Una buona disamina poetica, quella postata, a presente memoria.
Intanto non vi sarebbe da fare che bestemmiare più o meno sottovoce...
Ildebrando
Conosci te stesso ( γνῶθι σαυτόν )
di Epitteto

Una mia giovane conoscente ha piantato teatro e burattini e se ne è andata in solitaria in giro per il mondo con zaino e scarponcini.
Per otto mesi.
Adesso è tornata per curarsi in Italia un'infezione renale procuratasi chissà dove.
Era partita alla scoperta in solitudine e faticacce per calmare il suo io inquieto e curioso di risposte definitive.
Va da sè che, a parte il piacere e il pericolo del viaggio, non ha scoperto un bel niente.
Perchè per interrogarsi non serve girovagare senza meta.
Noi stessi siamo la fotocopia esatta dell'umanità intera e già gli antichi predicavano il motto < conosci te stesso >, e comprenderai il finito e l'infinito.
Quindi la perfetta felicità la si può trovare anche sprofondati in una poltrona, nel silenzio della meditazione.
O in un angolo con un libro.
O accontentandosi del poco.
Teresina di Lisieux cadeva in estasi mentre spadellava in cucina del convento.
L'attivismo frenetico non conduce alla felicità interiore.
Così è se mi piace.
Hal

mercoledì 10 ottobre 2018


Prendimi per i capelli
e seguimi.
Tienili nelle tue mani,
con dolcezza.
Voglio giocare con te,
soltanto con te.
Raccogliamo dei fiori
e stanotte doniamoli alle stelle.
Quando saremo grandi
loro ci regaleranno l'Amore,
che divideremo insieme,
come il pane per chi ha fame.
Conserviamo nel cuore il nostro segreto.
Guardami, mentre danzo per te,
seguimi.

Jurij Gagarin 10.18
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Commento di Epitteto:
L'Autore dev'essere ancora giovane e capelluto a giudicare dal primo verso.
La Storia tramanda che sia stato invece l'uomo ( cavernicolo ) per primo ad afferrare la femmina per i capelli, ad atterrarla e penetrare in essa...
I tempi son cambiati: oggi è la donna a trattenere il chiomato prima che le scappi di tra le mani.
Da quando diecimila anni fa si è passati dal matriarcato al patriarcato, tra maschi e femmine dell'Uomo è iniziata una guerra a non finire.
E all'oggi ne vediamo le peggiori conseguenze con le continue denunce femministe.
Quindi tutta roba da starci attenti e ... alla larga!
Invece no, qui siamo ancora al Catullo spasimante per la sua bella Lesbia ed ai centomila baci d'amore.
Per fortuna che finite le follie sensuali, le due unità torneranno a separarsi, ciascuna per la propria strada, si spera senza femminicidi e viceversa.
Testo, quello in lettura, ripetitivo della danza sessuale, da sempre cantata nei millenni.
Giònata

Giancarlo Mori
8 ottobre alle ore 17:27 ·

Le fave da morto
…E manco c’era la televisione
a quell’epoca de tant’anne fà
e a di’ la verità
manco la radio sopra ar cassettone
ce stava, pe’ senti’ le novità.
Doppo cenato, senza remissione,
a noe pischelle, stracche der pallone,
ce toccava d’annasse a riposa’.
Ma ogne sera der giorno de le Sante,
d’anna’ a dormi’ nun c’era fantasia
perché lo sapevamo tutte quante
che in quella notte piena de maggia
sarebbero arrivate le compiante
anime trapassate, a casa mia
co’ quella leccornia
che la trovamio a letto la mattina,
messa dar nonno… o da la sora Gina?
(8 Ottobre 2018)
*******************************
Commento di Epitteto:
Dall’ VIII sec. il primo di novembre si celebra la ricorrenza di tutti i Santi, festa grande per la cristianità.
Il giorno seguente è votato alla commemorazione dei defunti, il cui culto è antichissimo.
I Romani dedicavano ai parenti scomparsi le feste di Parentalia, e il “tempo dei trapassati” durava un’intera settimana (cadeva nel mese di febbraio). La festa dei morti era venerata perché: “da i morti nasce la vita, come dai semi nasce il frutto”. La gente presumeva che nei semi delle fave nere si ritrovassero le lacrime dei trapassati. Diversi i riti dell’epoca: uno, fatto per implorare la pace ai morti, consisteva nel cospargere di questi legumi le tombe; l’altro, eseguito per scaramanzia, era realizzato gettandosi le fave dietro alle spalle e recitando le parole: “con queste, redimo me e i miei”.
Nonostante ciò, le fave costituivano anche l’alimento più emblematico della ricorrenza. Nei festini mortuari, per scopi propiziatori, venivano offerte ai poveri che le mangiavano crude (perché cotte erano di pertinenza dei benestanti).
In epoca cristiana, nelle ricorrenze dei Santi e dei Morti, le fave diventarono cibo di precetto nel 928 quando, Oddone abate di Cluny, ordinò che ogni anno il 2 novembre si commemorassero i defunti con speciali orazioni, ed affinché i monaci riuscissero a vegliare l’intera notte in preghiera, l’abate concesse una razione notturna di fave.
Un’altra tradizione gastronomica del giorno dei defunti, era quella di cuocere per la prima volta il castagnaccio, che rappresentava la merenda invernale più cara ai bambini.
Oggi i dolci che si preparano per le festività di Ognissanti e dei Defunti, in tutte le regioni italiane, sono dolcetti dai nomi di ossa, fave, pani dei morti. Impastati alla vigilia della ricorrenza rappresentano un simbolo di comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dell'aldilà.
Per Pitagora e la sua Scuola, le fave erano un tabù: guai a toccarle ( forse vi era allergico ).
Inseguito da nemici, preferì morire piuttosto di attraversare un campo di fave durante la fuga.
Tutto ciò premesso, la poesia in lettura ha il merito di far riaffiorare alla memoria i riti del passato.
Oltre che a rimembrare la povertà dei tempi quando il dolce in questione era forse l'unico piacere alimentare della festività dei morti.
Bella la lirica nella sua semplicità memoriale e leggerezza del tocco poetico.
Ildebrando
I mali incurabili
di Epitteto

Ovunque è un proliferare di autobiografie sul proprio male incurabile.
Nella certezza che comunicare i personali guai di salute, di vita e di morte possa fatalmente interessare ed esser d'aiuto agli altri.
Semplice follia.
Al prossimo non gliene frega niente di noi.
Il torturare i lettori con le proprie disgrazie è una forma di narcisismo e presunzione.
Nell'illusione che le nostre esperienze siano uniche e irripetibili, tali da stupire il mondo.
La riservatezza sui propri malanni è una virtù, non dobbiamo rattristare ulteriormente chi ne ha già a sufficienza dei suoi problemi.
Asterix

domenica 7 ottobre 2018


Cinzia Pitingaro
8 h

Vento impetuoso
Sul viale verso casa
le foglie sparse

L'ultimo sguardo
ai prati di broccato
Dentro è silenzio
All'imbrunire
ogni pensiero tace
Intorno il vuoto
Cinzia Pitingaro
***********************************
Commento di Epitteto:
Siamo in Occidente e si sa, tutto è grande...
Persino gli haiku triplicati, tanto per non farci mancare niente...
Cinzia ci vuole allora soddisfare nella nostra mania di grandezza.
Assaporiamo dunque questi assaggi di interiorità.
Sempre che se ne sia ancora capaci in questo mondo frettoloso e arido.
TEMPORALE
di Alba Spina

Saette rigano nubi,
cariche di furore,
romba la protesta
d'un cielo corrusco.
L'acqua,a rovesci,
sferza l'inerme verzura,
scosta tegole vetuste,
rapinosa,turbina via.
Improvviso,sul mare,
il sole chiazza di smeraldo,
spumoso,il ribollire dei flutti.

****************************************
EPITTETO:
Poesia onomatopeica, di forte struttura e abilità semantica.
Non un verso abbandonato a se stesso, ma un tutt'uno compatto dalla resa fonetica sonora.
Uno sguardo attento, fotografico ad una natura atmosfericamente in ribollire di lampi, tuoni e rovesci improvvisi.
Infine pacificata dal capolino dell'astro infocato.
Mano esperta questa, dal deciso tocco artistico, qual si conviene alla cantica di un paesaggio aspro e dolce insieme.
Sicilia, terra generosa dai tratti intensi.
Ottima/mente, Diofanto.
Sabato D'Amato
MI SENTO UNA SCHIFEZZA

Sti dolori mo’ son tanti
spesso dico “mo m’arrendo”
poi ci penso e vado avanti
come viene me la prendo.

Quando m’alzo ogni mattina
faccio finta che è na’ festa
accantono mal’e rine
e mi curo il mal di testa.
Quando bruciano sti piedi
sono i nervi che son stanchi
se cammino e non mi siedo
il dolore prende ai fianchi.
Se mi viene il “tremolio”
prende tutta la persona
quel che soffro …lo so io
e mi dura un’ora buona.
Dint’a spalla ci ho na spina
e fa stringere i miei denti
è una cista che cammina
da che ebbi l’incidente.
Tengo spesso qua nel petto
una fitta che …sconquassa
mi distendo sopra al letto
ed aspetto che mi passa.
La mia lista è assai infinita
quando cambia la stagione
ho fastidio alla ferita
della mia “operazione”.
Quando guido e guardo il mare
si scombussola la mente
non ricordo dove andare
e divento un deficiente.
In presenza e …questi mali
“io mi sento una schifezza”
poi non vedo e ci ho gli occhiali
sono proprio una ….monnezza.
SABATO D’AMATO
Nota commento……………vale per tutti gli amici che hanno
superato gli anni ottanta e ognuno
racconta la sua vita e il suo passato
*****************************
Commento di Epitteto:
Praticamene hai fotografato la mia situazione clinica.
Ma io dei mali fisici me ne fotto.
Ci ho ancora la mente limpida e di questo mi meraviglio e rallegro.
Epperò dobbiamo ringraziare il cielo.
Perchè tutti questi dolori ed handicap ci avvertono che siamo vivi.
Penso comunque a quei pirla di santi mistici che, in buona salute, si sottoponevano a penitenze infinite per soffrire e magari morire.
Ottima la cadenza musicale, simpatico e illuminante il messaggio.
Hal

sabato 6 ottobre 2018

I sindacalisti dell'Aldilà
di Epitteto

L'abate irlandese san Brandano ( 484-577 d.C. ) nella sua < Navigatio > è stato chiaro.
Anche i diavoli, gli angeli decaduti, le anime dannate and company hanno i loro sindacalisti.
Soprattutto gli uomini pii incontrano queste entità ultraterrene in vacanza, nei giorni festivi e di riposo settimanale grazie alle rivendicazioni sindacali.
Infatti, secondo il nostro Santo che l'incontra seduto su uno scoglio, Giuda così risponde al Nostro che l'interroga: "" Io sono lo sventuratissimo Giuda, il peggiore dei mercanti...
Giorno e notte sono bruciato da una massa di piombo...
Qui trovo il mio momento di sollievo ogni domenica, dal vespro al vespro, nelle feste natalizie fino all'Epifania, dal periodo pasquale a Pentecoste, e nei giorni della Candelora e dell'Assunta "".
Anche taluni angeli sono prodighi di spiegazioni a san Brandano: "" ... siamo parte della grande rovina dell'antico nemico, ma non peccammo o concordammo con lui: Ma quando fummo creati, con la caduta sua e dei suoi complici avvenne anche la notra rovina... Andiamo errando in diverse zone dell'aria, del firmamento e della Terra, come altri spiriti messaggeri: ma i giorni festivi e le domeniche assumiamo le forme corporee che tu vedi ( sembianze di uccelli bianchissimi ), dimoriamo qui e cantiamo le lodi del Creatore...""
Ciò premesso, ditemi voi lettori quanta follia alberga nelle menti dei mistici alterati dalle mene religiose.
Persino i sindacati ci vedono, però escluso lo Statuto dei lavoratori...
Fra Salimbene
Gocce
di Giovanna Fileccia

Gocce di rugiada sul manto della vita
splendono
abbagliano
indicano la via della luce

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Commento di Epitteto:
Due immagini a forte carica evocativa, in luogo di una lunga disquisizione espositiva.
In poesia si fa un uso a piene mani della metafora, quando viene meno la capacità espressiva del pensiero.
Ma quando si esagera, il troppo stroppia.
Hal