Tradimenti ardimentosi e bisbetici
–di Armando Torno 24 novembre 2017
Il tradimento non è piacevole ma la storia e la politica non potrebbero
vivere senza di esso. Anche l'amore non sarebbe tale se non fosse
minacciato dalla sua presenza. Il cuore e i sensi forse ne hanno bisogno
per non addormentarsi. E la religione? A parte il caso di Giuda, il più
clamoroso, non si può negare che ogni fede gradisca una conversione. La
qual cosa, comunque si consideri, può essere anche definita un
tradimento.
Penelope la casta
Il tradimento militare è antico quanto le contese e quello dei sentimenti nacque insieme all'uomo. Plutarco attribuisce a Cesare, che fu colpito da Bruto, una battuta: “Amo il tradimento, ma odio il traditore”. La storia, però, sa perdonare; o almeno, interpreta il termine a seconda delle esigenze. Toccò proprio a Bruto diventare alla fine del Settecento simbolo della libertà e Beethoven ne teneva un piccolo busto sul tavolo.
Taluni miti moderni, come Don Giovanni, senza il tradimento non esisterebbero. Anche se le corna, di cui il personaggio immortalato da Mozart resta il simbolo, oggi fanno meno notizia che in passato. Crediamo sia più grave, per l'attuale società, aver collaborato con una parte politica considerata infame che non aver reso becco il consorte. I collaborazionisti sono traditori giudicati peggio dei maramaldi.
La società senza stato di William Godwin
Cosa succede al verbo tradire? Si può ancora intenderlo con antiche regole? E' possibile, per esempio, parlare di “altro tradimento”? O di apostasia come si fece con Giuliano imperatore? A questa e a simili domande risponde un libro di Avishai Margalit, intitolato significativamente “Sul tradimento” (Einaudi, pp. 280, euro 21).
L'autore, Schulman Professor Emeritus alla Hebrew University di Gerusalemme, già docente a Princeton, sostiene che il tradimento “è un concetto che appartiene all'etica, non alla morale”. E' convinto che esso “debba la sua notorietà e il suo vigore ai rapporti personali, mentre l'estensione del concetto di tradimento alle grandi realtà collettive, tra cui le istituzioni, è secondaria”. E ancora: “Metaforicamente, il tradimento appare come lo sciogliersi del collante che tiene uniti i rapporti forti”.
La Teandria senza compromessi di Solov ́ëv
Nel saggio appena uscito da Einaudi, comunque, si possono trovare tutte le osservazioni su questa materia bisbetica, della quale va detto che è in corso un progressivo allentamento della sua considerazione. Dai deputati che abbracciano un'altra poltrona agli informatori, da chi pugnala alle spalle a quelli che cambiano religione, il campionario dei cosiddetti traditori è immenso. Sono tutti da considerare tali? A volte qualcuno, appartenente alle ricordate categorie, non è celebrato come eroe o salvatore?
Ennio Flaiano sosteneva che il traffico ha reso impossibile l'adulterio nelle ore di punta. Teniamo conto di tale osservazione quando parliamo anche di altri tradimenti.
Penelope la casta
Il tradimento militare è antico quanto le contese e quello dei sentimenti nacque insieme all'uomo. Plutarco attribuisce a Cesare, che fu colpito da Bruto, una battuta: “Amo il tradimento, ma odio il traditore”. La storia, però, sa perdonare; o almeno, interpreta il termine a seconda delle esigenze. Toccò proprio a Bruto diventare alla fine del Settecento simbolo della libertà e Beethoven ne teneva un piccolo busto sul tavolo.
Taluni miti moderni, come Don Giovanni, senza il tradimento non esisterebbero. Anche se le corna, di cui il personaggio immortalato da Mozart resta il simbolo, oggi fanno meno notizia che in passato. Crediamo sia più grave, per l'attuale società, aver collaborato con una parte politica considerata infame che non aver reso becco il consorte. I collaborazionisti sono traditori giudicati peggio dei maramaldi.
La società senza stato di William Godwin
Cosa succede al verbo tradire? Si può ancora intenderlo con antiche regole? E' possibile, per esempio, parlare di “altro tradimento”? O di apostasia come si fece con Giuliano imperatore? A questa e a simili domande risponde un libro di Avishai Margalit, intitolato significativamente “Sul tradimento” (Einaudi, pp. 280, euro 21).
L'autore, Schulman Professor Emeritus alla Hebrew University di Gerusalemme, già docente a Princeton, sostiene che il tradimento “è un concetto che appartiene all'etica, non alla morale”. E' convinto che esso “debba la sua notorietà e il suo vigore ai rapporti personali, mentre l'estensione del concetto di tradimento alle grandi realtà collettive, tra cui le istituzioni, è secondaria”. E ancora: “Metaforicamente, il tradimento appare come lo sciogliersi del collante che tiene uniti i rapporti forti”.
La Teandria senza compromessi di Solov ́ëv
Nel saggio appena uscito da Einaudi, comunque, si possono trovare tutte le osservazioni su questa materia bisbetica, della quale va detto che è in corso un progressivo allentamento della sua considerazione. Dai deputati che abbracciano un'altra poltrona agli informatori, da chi pugnala alle spalle a quelli che cambiano religione, il campionario dei cosiddetti traditori è immenso. Sono tutti da considerare tali? A volte qualcuno, appartenente alle ricordate categorie, non è celebrato come eroe o salvatore?
Ennio Flaiano sosteneva che il traffico ha reso impossibile l'adulterio nelle ore di punta. Teniamo conto di tale osservazione quando parliamo anche di altri tradimenti.
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