domenica 10 dicembre 2017


L’ACCHIAPPANUVOLE di Piero Lo Iacono

Amici mi troverete
sulle rive dello Scamandro,
ad accordare le corde di una lira,
al disormeggio del fiume col puleggio,
là sulle corolle del giusquiamo
e gli asfodeli di rugiade e le ferule,
sotto i loro tremuli ombrelli ceruli.
Sul neo nero di una coccinella.
Nelle capsule inesplose dell’euforbia.
Nelle ampolle chiuse dell’ibisco.
Tra i serrati calici nivei del giglio.
E le gemme canforate.
E la cornucopia camusa dei frutti.

Ho fragole a volontà e a tutte le ore
invito i faggi e le conifere.
Lascio allora questo avviso sulla porta:
“Sono andato nei campi
per conoscerli di persona.
Non preoccupatevi.
Non sono scomparso.
Tornerò domani se posso.
Firmato l’acchiappanuvole”
Cercatemi qua in questi posti improbabili
dove al tuo piccolo occhio si offre l’universo.
Perché qua io divengo ascolto. Una seconda vista.
E ascolto persino il mio ascolto.
Qui amici ritrovo quelle scintille di piacere
che la sazietà ci ha fatto perdere.
Riscopro qui il limone risaputo che respiro
ad occhi chiusi.
Se si fa molta attenzione -dicono- si
possono sentire i fiori che sbocciano.
Oh essere il geranio in grado di bucare le macerie
e le necropoli... il nenufaro che rampolla dal fango.
Che forza insospettata innerva il loro tralcio-lazzaro?
La loro radice-euridice e li spinge a rifiorire?
Che azimut collocato tra la gemma e la geenna?
Il boccio o la morte?
Ecco se volete mi trovate qua.
Mangio farfalle giapponesi
da un ciglio fiorito.
Lascio le api venirmi sulle labbra.
Il profumo annulla l’olfatto.
Neppure i segugi mi ritroverebbero più qui.
E da un calice di pistilli bevo
un goccio di amnesia.
Fotografo lampi.
Scavo fuochi.
Fiuto fiamme e orme.
Archeologo di inferni.
La luna già gioca col sambuco,
si sdraia sulla sua ombra
e la ricopre d’argento.
Con la sua lingua luccicante.
Che importa che sia solo io a stupirmene?
La luna è piena, pronta per imbottigliare. Prego!
Come un’ostia redime la palude col suo plenilunio.
Qua dove sono, son rimasto da solo fino a notte
finché l’aurora non ha rosseggiato
coi suoi barbagli d’oro agli orli.
Perdonate amici son contumace ma appassionato.
Se oggi venendo non mi troverete.
(Piero Lo Iacono)
 
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Commento diEpitteto:

Arrivare alla fine è stata un'impresa.
Con un paio di volte tentato di gettare la spugna.
Poesia o prosa incolonnata?
Piuttosto un'ode di contenuto etico-naturalistico?
Mah, intanto il lettore è travolto da una valanga di vegetali d'ogni tipo e qualità in rassegna educativa.
Impossibile da memorizzare e forse mai sentiti.
E alla fine dello stordimento ci si chiede < e allora cosa si vuol dire? >.
Domanda oziosa, dicono i saputelli, in poesia non ci sono risposte.
Ognuno se le dia e tutti felici e contenti.

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