La ballata
di Epitteto Eubulide
***
Sian gran feste, e canti e balli
leccornìe in quantità,
per città, pianure e valli
tutti quanti su a brindar!
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Vanno a frotte i delinquenti,
prostitute e lor magnaccia,
in gran massa coi potenti
i lacchè, i voltafaccia.
Gli imbroglioni sempre a caccia
di persone buone e oneste.
La terrena peggior peste.
***
Dalle case imbandierate
urla, lazzi, oscenità,
per le strade illuminate
fin le bande giù a suonar.
***
Poi, lor dietro van gli eletti,
i pomposi cardinali,
quinci que’ che non rispetti
per i torti, i tanti mali.
Finti amici, i partigiani,
traditori, gli evasori,
tutti stretti in vasti cori.
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Lo straniero a dimandare:
“ Chissà cosa mai sarà? “
Gli risponde un tal volgare:
“ Siamo tutti qui a vociar!
***
Oggi è morto un gran fetente,
l’Epittèto che tuonava.
Ei voleva che la gente
fosse onesta, buona e brava.
Il suo dire non salvava
niun di noi. Quel menestrello
ci menava col randello . “
***
Solo un sogno. Il soprannome,
da me scelto in verità,
per nascondere il cognome
e ch’io sia non disvelar.
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