venerdì 30 novembre 2018

Foglie sparse
di Loretta Zoppi
( raccolta di poesie )

L’INTRUSO
Mi capita nelle sere di dicembre
D’udirne i passi sulle foglie secche
così lo invento disegnare arazzi
sotto il nespolo in fiore e sulla fonte.
Dietro i vetri il suo respiro è caldo
le dita vedo affusolate e bianche
se non fosse folle direi che stanno ardendo
tanto brillano fuori in solitudine.
Così si accende in questa trasparenza
una blanda e un po’ confusa giovinezza
che dopo secoli di sonno si sorprende
a danzare ormai regina della casa.
Non posso più girare tanto è forte il battito
perché lo sento: già avanza nell’ingresso
lascio lo sguardo a contemplare oggetti
e le pareti che negli anni ho consumato.
Così mi trova e accanto a me si siede.
Crudele mi ricorda la dolcezza
di una lunga passeggiata solitaria
verso un crepuscolo che ogni senso inganna.
^^^^^
ANCOR GIOVANE GAZZELLA
Il veloce aspetto di luce
opaco si desta
nel pallido risveglio della marmotta.
Ombra che a terra pensa
l’occhio fugace
tra le foglie incerto
il gesto tremulo si perde.
Il muschio spacca la corteccia
e verde beve la resina aspra dell’ultimo getto.
Ancor giovane
azzurro impastato di vento
inquieta e selvaggia pineta marina
gazzella nei fiori
d’un balzo momenti assapori
respiro più grave
silenzio.
^^^^^^^^^
IL RISVEGLIO
Anche se a lampi bruni
il trillo dell’anima nostalgica
annebbia il sorriso ch’io so di fanciullo
sarà utile amare
e cullare il tuo infinito silenzio
con labbra più segrete e assorte.
Violento il fuoco
consumerà l’estremo bianco sommerso
ma avrai vita
e sarai
come a lungo ho sognato
mio amore ostinato
^^^^^^^
LA ROSA DI NOVEMBRE
Nessuno saprà mai del suo sortilegio
né cosa cerchi tra noi il suo spettro adorabile.
Carico di beni
appagato secondo il mondo
con l’estasi di un dio clandestino
si sostituisce per noi all’anima
evocando creature lunari .
Che cosa possiamo mai condividere con lui
o possedere ,noi
così poco inclini alle vedute del tempo
alle soglie di una povertà ideale.
Il suo nome era scritto nel passato
nell’oro degli anni risparmiati
nel rosso di una rosa di novembre.
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EPITTETO:
Di norma commento una poesia alla volta.
Ma in questo caso ritengo indispensabile accorpare.
Loretta è poetessa di lungo corso, ci conosciamo da tempo su Fb, sa come la penso.
E cioè che sono ammalato di ricerca interiore, che per mia natura mi impegno a capire soprattutto nel profondo il messaggio dell'Autore che posta.
Per sentire risvegliare il me il diapason dell'accordo dei sentimenti e quotidianità vissuta.
D'altra parte in molti sostengono che una lirica ( per me sono tutte liriche quando sollevano un interesse letterario ) può benissimo, anzi dovrebbe, limitarsi all'aspetto formale, lasciando le emozioni in capo all'io narrante.
Ecco, in questa silloge ristretta l'amica Loretta si è tenuta il segreto dei riferimenti, lasciandoci alle prese conoscitive dal solo titolo.
E allora mi ricolloco sulla musicalità del verso, sulle metafore appese, la bellezza espressiva, il senso onirico delle immagini.
Il trionfo cioè del formalismo ( colore, stile, suono, ecc., e qui ce n'è da vendere! ), che di per sè è già un valore.
Sufficientemente appagante, non potendomi arrischiare in riferimenti interpretativi.
Molto brava.
Siddharta

giovedì 29 novembre 2018

Sono le sette
e me ne torno a letto
come un gatto dopo una stirata
Come chi ne ha più ne mette
nel largo e nello stretto:
occhi pallati, oddio che nottata.


Adriano Pierulivo .
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Commento di Epitteto:
Rende bene l'idea.
Forse anche meglio il gioco delle rime e delle assonanze.
La brevità come valore aggiunto.
Uno sfogo contenuto in luogo delle parolacce di rito dopo una nottata in bianco.
Titolo sperso e punteggiatura alla ventura.
Agamennone

Senza titolo
di Alba Spina

Odio il silenzio che m’assorda
Tra la gente che si parla addosso
Con occhi vuoti, sbiaditi.

Io voglio ascoltare una rosa
Che lenta si sfoglia,
udire il brusio delle api
festanti sui fiori d’arancio.

- ALBA SPINA -

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Commento di Epitteto:
Dopo tanto vivere nel fragore del mondo, ineluttabilmente giunge il momento del ritiro in se stessi per godersi in solitudine la contemplazione del silenzio.
Magari immersi nel misterioso avvicendarsi della natura, a cui fatalmente siamo legati in attesa di confonderci in essa, forse in altre forme di energia, fino al dissolvimento degli Universi.
Intanto godiamoci senza risposte il miracolo e lo spettacolo di tante altre piccole vite disperse all'intorno.
Molto brava, Epitteto.

domenica 25 novembre 2018

Herry Frux Cataldi
16 novembre alle ore 14:02

Il tempo
Ho visto la sua figura
andare avanti e
indietro
senza una meta,
me lo avevano detto
ma non ho ascoltato.
Ora vorrei tornare
indietro, riprendermi
quei giorni,
se potessi..
ancora una volta
sedermi per terra a fianco
a te, raccontandoti
una favola,
La farei scegliere a Te.
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Commento di Epitteto:
Per il Poeta scrivere è perdere spesso il filo del discorso, divagare, ricordare, andare anche al di là della logica narrativa.
Herry Frux vi riesce alla grande ancora una volta.
Il suo immaginario è imperscrutabile, forse chiuso nell'ambito familiare.
Dal quale siamo diligentemente esclusi, quale geloso patrimonio personale.
Ma a ben vedere , forse ci siamo immersi anche tutti noi: una figura cara ormai lontana nel tempo, da rivivere ancora una volta.
Grande Herry!

sabato 24 novembre 2018


D'i.stanze
di Mauri Mari

In quanto al tono delle mie pareti
mi è consentito di mentire a chicchessia
e a chi crede di potermi sbugiardare
che non si lasci infinocchiar da una facciata
sin troppo spesso tappezzata di sorrisi.
Posso nascondere il colore a chi c'è entrato
senza guardare
a chi ha sbirciato dagli oblò con sufficienza
e a chi vorrebbe entrare
nella mia stanza
per imbrattare le pareti di virtù.
Non lo permetto!
Quelle che avevo ormai le ho ricoperte
con una mano di bianco traspirante
che fa da sfondo ai miei nuovi graffiti.
Adesso la mia stanza è in bianco e nero
ma se la osservi da vicino mostra il mare
un mare di color grigio cangiante.
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Epitteto:
Tutti noi vantiamo queste stanze con queste pareti.
Con mala gente che vi vuol entrare vociando e blaterare con sufficienza.
E' chiaro, per tanto tempo la tappezzeria è stata incrostata di sorrisi di circostanza, di atteggiamenti di stile.
Per poter sopravvivere in una società bugiarda e violenta, che delle menzogne si nutre da sempre.
No!, non vi faccio più entrare nelle stanze del mio cuore a causa di tanta indegnità e ferocia.
Anche perchè ormai sarebbe del tutto inutile.
Non vedreste che un bicolore violento, senza più futuro.
Voi non lo sapete.
Ma io sono rimasto puro di sentimenti e in queste pareti tinteggiate di nuovo vi intravvedo comunque il mare trasparente, il mio mare d'infanzia, che son certo cangerà da grigio in azzurro intenso.
Perchè non mi avete ucciso del tutto: dentro di me è rimasto acceso il lume della speranza.
Che so non potrà/dovrà spegnersi, ma tramutarsi in un grande incendio.
Tutto questo ci ha detto Maurizio coi riccioli.
Bello il gioco di parole nel titolo, in piena assonanza col tema.
Eccezionale per forma e contenuto.
Splendida/mente, Siddharta.
POVERO A MME...E' MUORTO 'O SPAVENTAPASSERE!
***Con commento di Epitteto Eubulide***

’A MORTE D’’O SPAVENTAPASSERE
PIETRO ZURLO
***di Pietro ZURLO***
***
’O grano ammaturaje e fuje cugliuto
e rummanette sulo e abbandunato;
e quanno luglio e aùsto se n’è jùto
na brutta malatìa m’ha pigliato.
***
Manco n’auciello chiù addu me è venuto
pe’ s’appujà ncopp’a stu cuòrpo ’e paglia;
addò che apprimma sèmpe aggio tenuto
ll’aucielle a chiòrme a chiòrme int’a sta maglia.
***
Aggio saputo ca chi m’ha criàto
malato all’atu munno se n’è ghiuto;
e tutte quante ’e mè se so’ scurdato:...
mammuòcciolo da ’o viènto vrenzuliàto.*
***
Tenevo nu cappièllo quase nuovo
ca me mettette ncapo ’o campagnuolo;
crediteme si ’o ddico è fatto overo:
passaje nu cacciatore e ss’’o pigliaje.
***
C’’o primmo ventarièllo ’e ll’autunno
pe’ terra so’ caduto ’nzieme a ’e fronne;
sparuto, ruciuliàto e arravugliato
rint’a nu làgno doppo ammuntunato.
***
E accussì, carte, paglia, pezze e fronne,
strignute tutte quante int’a nn’abbraccio,
mo ce cuntammo ’a vita fatta ’e suònne
d’’e tiempe nuòste belle ormaje perdute.
***
G L O S S A R I O
-Ammaturaje= Si maturò,
-Cugliuto= Colto, raccolto,
-Pe’ s’appujà= Per appoggiarsi,
-A chiorme a chiorme= A gruppi a gruppi,
-Mammuocciolo= Fantoccio, figura d’uomo mal fatta,
*Vrenzuliàto: Da vrenzula- brano cascante di vestito o di panno stracciato. Brandello. Vedi pure Vrenzulòsa/vrenzuluso
-Fronne= Fronde, foglie,
-Sparuto= Macilento, sparuto,.
-Ruciuliato= Ruzzolato, andato ruzzoloni o rotolato,
-Arravugliato= Avvoltolato, da avvolgeer,
-Lagno= Sorta di canale in pendio tra poderi e poderi per lo scolo dell’acqua,
-Ammuntunato= Ammucchiato, ammonticchiato,
-Pezze= Stracci,
-Strignute= Strette in un abbraccio,
-Ce cuntammo= Ci raccontiamo.
***
COMMENTO DI EPITTETO
Sembra di leggere una gradevole filastrocca di Gianni Rodari, il noto maestro pedagogista italiano. La prima e questa seconda parte poetica contengono a ben vedere la parabola e il paradosso della vita. Nascita, vita e morte dell’uomo. Tra le note spassose, anche alcune considerazioni amare. Al nostro declino ci rubano tutto (…persino il cappello) e veniamo progressivamente dimenticati come merce ormai inutile.
Non ci restano che i ricordi dei bei tempi passati, anche questi forse alle nuove generazioni. Però chissà, come per lo spaventapasseri, ci resta la consolazione di aver ben svolto il nostro ruolo: un granello di senape cresciuto nell’arido campicello dell’umanità.

martedì 20 novembre 2018

Inquinamento luminoso
a cura di Epitteto

Prima della Rivoluzione industriale, la vita trascorreva secondo i ritmi della luce del giorno, fulcro dell'attività e del riposo.
Il tramonto segnalava all'orologico biologico il cambio di luce con avviso alla ghiandola pineale di avviare la produzione della melatonina.
Il che con il calo della temperatura corporea preparava al sonno.
Oggi con l'lluminazione artificiale a tutto campo, l'uso dei tablet, cellulari et similia a letto e di notte, il controllo del sonno sfugge per la ritardata produzione della melatonina.
Secondo la National Sleep Foundation almeno il 60% della popolazione soffre di problemi patologici, perdendo circa due ore di sonno al giorno.
Con le seguenti conseguenze psicofisiche:
- cronopatologie
- depressione
- alterazioni cognitive: ( deficit dell'attenzione, di memoria, ecc. )
- obesità
- sindrome metabolica
- diabete mellito tipo 2
- malattie neurovegettive
- cancro

Salomone

lunedì 19 novembre 2018

ROSELLA LUBRANO
" SE QUESTA E' UNA DONNA "

Occhi spenti, sbarrati
sotto un cielo che piange,
tu, fragile farfalla,
dalle ali spezzate !
Respiri piano,
i tuoi singhiozzi squarciano
il silenzio della tua anima .
Ti guardi intorno,
come un cerbiatto braccato dal lupo
senza mai voltarti indietro .
Quanto amore desideravi !
Quanta gioia speravi !
Ma il mostro era accanto a te
sotto le sembianze dell' amore .
Ora, finalmente, sei libera,
libera, senza catene,
corri a piedi nudi
poi ti fermi,
e, con le ginocchia nel fango,
protendi le mani
che invocano giustizia .
Parli alla luna
e un tenero sorriso di bimba
illumina le tue labbra
mentre il cielo commosso
ti regala l' emozione
di una stella cadente .
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Commento di Epitteto:
Probabilmente un'infanzia rubata.
Non so, di questi tempi d'informazione selvaggia e planetaria, anche le piaghe umane più nascoste vengono alla luce.
Quando una volta tante violenze rimanevano seppellite nella nebbia dell'ignoranza.
Ovvio certe nefandezze non vanno nascoste, ma denunciate e punite.
Il male non assume sempre veste epocale, ma si insinua anche nelle pieghe nascoste familiari.
Rovinando per sempre l'innocenza dei piccoli.
Tutto ciò premesso, stante il clamore sociale, mi aspettavo una tematica del genere dal solito grammatico di turno.
Sarà che ormai sono smagato di tutto e rotto ad ogni evenienza, non sono riuscito a commuovermi a questa ennesima denuncia.
Ciò non toglie che l'impianto complessivo del componimento si lasci apprezzare per leggerezza e compostezza del tratto, nonchè per la vena descrittiva.
Fobos

giovedì 15 novembre 2018

E quando rimarrai con te stessa,
non sentirti sola.
La tua anima
ti terrà compagnia

Enza Picone
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Commento di Epitteto:
Una massima che ha il sapore di una sentenza.
Quando ci si richiude in se stessi non si rimane mai soli.
Una folla di pensieri e di ricordi ci prende d'assalto, taluni piacevoli altri parassiti.
E ci si accorge che si sta meglio con se stessi che male accompagnati.
D'altronde è una logica conseguenza del fatto che si nasce soli e si muore soli.
Satanasso

mercoledì 14 novembre 2018

Conosciamo bene Epitteto Eubulide, di Pietro Zurlo:

Il passo
di Epitteto

Mirai quel viso terso che splendea:
non più di diciott'anni forse avea.
Poi il capo volsi altrove, vergognato
d’aver ficcato i miei negli occhi suoi;
ma tosto a vagheggiar tornai, stregato
da forza a cui resistere non puoi.
Alfin cessai d’ardire, il guardo basso.
Tra l'una e l'altra età tropp'era il passo!

Di tutto un pò
di Epitteto

1 - Stamane, ai bordi del paesello, due ragazzetti ( maschio e femmina ) vendevano le loro poche cose su di un banchetto improvvisato.
Il volto impegnato, illuminato dalla speranza di un piccolo successo mercantile.
Dolci creature, non ancora disilluse dalla vita: ho comperato qualcosa del tutto inutile per me, per non rimproverarmi di esser stato sordo alle loro offerte, sporcando l'ingenuità di chi per la prima volta si affacciava alla dura realtà dell'esistenza.


2- < Cosa stava facendo dio prima della creazione del mondo?
Stava preparando l'inferno per chi avrebbe fatto queste domande! >.
Così rispose scherzosamente lo scienziato astrofisico Hawking a un impertinente curioso.

3- Marthe, ex amante di Apollinaire, ma legata sentimentalmente al nostro poeta Ungaretti, così ebbe a scrivere al poeta francese , < Ho appena ricevuto una poesia da Ungaretti, che mi ama e che trovo sporco e privo del minimo talento >!
Fetonte

martedì 13 novembre 2018


Senza titolo

Ti desidero stasera,
prima dell'ultimo respiro vigile,
quando stai per abbandonarti
con gli occhi aperti,
che nulla guardano.
Tra quelle sete linde
che vestiranno i sogni
e si coloreranno
dei bianchi venire.
Ti voglio
per sentire ancora una volta,
quell'ugola
che si fa canto,
al termine
dell'amplesso.

Jurij Gagarin 11.10
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Commento di Epitteto:
Quasi nascosto a metà carme, occhieggia birichino un dire erotico maschile.
Ripreso sul finire con il gemito liberatorio e lussurioso, quasi un urlo, del raggiunto orgasmo femminile.
In altre parole l'acme per entrambi.
Una cosa confortevole in tempi di disagio sessuale.
Laddove recentemente due sposini hanno divorziato con addebito.
Lui perchè con un coso inferiore a 18 cm ed affetto da eiaculatio precox, lei perchè non raggiungeva di conseguenza l'orgasmo nè vaginale nè clitorideo.
Ma io dico, non se ne erano accorti prima del matrimonio?
Siamo nel tremila, e allora cosa ci sta a fare il fidanzamento?
Belfagor

I tuoi occhi , luminosi e singolari ,
proietteno negli animi di chi li mira
tutto ciò che di bello offre la vita .
Rosalinda De Franceschi
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Commento di Epitteto:
Dopo aver corretto mentalmente il disturbante refuso, mi accingo a commentare.
Proprio ieri in Tv ho ammirato un'intervistata piuttosto corpulenta, sul cui viso spiccavano un occhio chiaro ed uno scuro.
La singolarità dava luce ad un volto altrimenti spento.
Certi sguardi rivestono un non so che di magnetico e misterioso, in grado di scendere nei precordi di chi ne sia ammaliato.
Ci si sente allora a disagio, quasi nudi ed indifesi a tanta luminosità e profondità.
Pur se strizzacervelli, non sono mai riuscito ad ipnotizzare un soggetto, forse perchè non ci ho mai creduto.
Oppure è una dote che ce l'hai o non ce l'hai.
Rosalinda con questo post, seppure affrettato, pone l'accento sulla questione.
Certo più aforisma che poesia.
Asmodeo

lunedì 12 novembre 2018

Senza titolo
di Nino Barone

Quella volta
non diedi l'ascolto
dovuto
al richiamo
del cuore

al perenne
vocìo che dall'anima
s'espande
turbando il silenzio
e fu come inseguire
quel nulla
che talvolta
riempie la vita
e rimasi
lì sulla soglia
inerte e insicuro
a scrutare il mio spazio
in attesa di sentirmi
appagato
da quel ciò
che l'istinto
m'invitava a trovare
e fu come tornare
sconfitto
ferito malconcio
con le spalle curvate
dal peso di un vuoto infinito
tacque il mio cuore
ed io naufrago per incuria
rimasi da solo
lì sulla soglia
ad attendere
quel palpito nuovo
Nino Barone
**************************
Commento di Epitteto:
Beh, qui di stoffa ce n'è, pur se in abbondanza.
Una severa potatura, e l'impianto generale tornerebbe a nuova vita.
Nei silenzi dei tormenti, ci avvediamo d'esser attorniati dal nulla, la cui eco trasuda dai precordi.
In fin dei conti, dopo tanto frugare in ricerca, la risonanza si spegne puntualmente.
Siamo, ma non contiamo niente nell'economia dell'infinito.
L'unico legame con quest'ultimo sono i neuroni e le sinapsi del cervello, che per lo più ci danno risposte equivoche.
All'uomo quindi non resta che arrovellarsi in eterno sui perchè della vita.
Esteticamente, se opportunamente contenuto, il testo appare licenziabile.
A parte lo scempio dell'interpunzione soppressa.
Petronio
CON COMMENTO DI Epitteto Eubulide
DDOJE LACREME….
***di Pietro ZURLO***
***
Ma tu ’o ssaje, ca chianu chiano mòre…
a chi nun crede a niente e a nisciuno,
chi passa sempe rint’a stessa strata,
e chi fa sempe ’e stessi ccose fatte!
Sulo ’nu ciuccio misso a ttirà ll’acqua
attuorno attuorn’o puzzo è cumpiatito,
ma tu, ciuccio nun sì, tu arraggiuone…
e vuttale ogne tanto doje jastemme;
fatte sentì d’’a ggente, daje n’allucco…
ddoje lacreme…fattelle ’ascì ogne tanto!
’O core s’adducisce e trova pace…
e chi te sta vicino prova ammore.
Ma chi t’ha ditto ca nun chiagne l’ommo?...
Sulo chi è senza core maje nun chiagne!!!!
*******************************
Epitteto:
Sonetto in vernacolo, a sfondo morale.
Anzi, psicoterapeutico.
Tutti noi dovremmo esser chiamati a stenderci sul lettino dello strizzacervelli.
I casi della vita, i rovesci socio- politico-economico-religiosi ci hanno indurito e cuore e animo.
Non crediamo più a niente, il mondo corre per suo conto a perdifiato, i principi-cardine travolti...
Ma il Poeta, nella sua lungimiranza letteraria, suona il campanello d'allarme e getta un'ancora di fuga e salvezza.
Dobbiamo reimparare a commuoverci, fino a sgorgar di lacrime.
Tornare uomini dalla semplicità di un tempo, attenti alle piccole cose d'ogni giorno, a tendere la mano...
Chissà, potrebb'essere contagioso, comunque ci libererebbe dai pensieri parassiti per tornare a sorridere alla vita.
Pare un messaggio in bottiglia, lanciato nel mare dell'esistenza.
Raccogliamolo allora, tra una lacrima e l'altra.
La morale è semplice: smettiamola di indurirci nel male e guardiamo con ottimismo al futuro.
Poesia lineare, com'è costume dell'Autore, che ci fa leggere a sorpresa il Cielo che è ancora dentro di noi.
Ottimamente, Siddharta.

Di prima mattina
di Epitteto

1 - L'amidgala è una piccola ghiandola dentro la nostra testa che presiede alle emozioni, in particolare la paura, che condiziona le nostre scelte ed iniziative.
Eppure parrebbe che questa straordinaria regione del cervello non funzioni appieno nella categoria dei poeti.
I quali per lo più persistono senza tema a pubblicare ogni sorta di castroneria pseudoletteraria.


2 - I futuri ricordi già li sento insopportabili...

3 - Menandro, ripreso da Plauto: chi muore giovane è amato dagli dei.

4- Ralph Waldo Emerson ( 1803-1882 ), scrittore, poeta e filosofo: Dio è presente nel'anima e da essa direttamente intuibile.

5 - Evviva!
Studi recenti affermano che le persone più intelligenti vivono più a lungo rispetto al resto della popolazione.
Io ho superato la boa dei 92 anni, quindi...
Eracle

domenica 11 novembre 2018

Voglia di vento
di Alba Spina

Sfiorato dal sole nascente
Allungava il pontile l’approdo
E le molte partenze.
In aria aleggiava l’odore
Di giorni infuocati
E di notti sfinite di guazza.

La barca ormeggiata oscillava
Le vele legate
Frementi di voglia di vento.
**********************
Commento di Epitteto:
Ormai non so più come cantare la grazia, la leggerezza e la soavità dei versi di Alba Spina.
Nel silenzio della sua solitudine appartata, ella vive una realtà immersa nei ricordi della natura.
Il suo occhio attento, da artista, sa cogliere i momenti salienti del mondo attorno, evidenziandone la poeticità.
Con una chiarezza espositiva addirittura commovente nella sua brevità concettuale.
Un esempio di come dovrebbe sempre intendersi la creatività letteraria.
Delicata/mente, Epitteto.

L'orologio biologico
di Epitteto

L'assunzione di cibo deve avvenire in modo controllato e routinario per assicurare il massimo funzionamento dell'organismo.
La colazione di primo mattino, il pranzo mai dopo le 14 e la cena mai dopo le 20 assicurano la massima consonanza con il nostro orologio biologico.
Se mangiamo fuori orario o mangiamo qualcosa di notte o l'alimentazione non è variegata si avrà disordine metabolico e disturbi del sonno cronicizzati.
Con conseguenti obesità e insonnia.
Giovani, adulti e anziani abbisognano di 7-9 ore di sonno al giorno.
Fin qui le neuroscienze.
Resta però misterioso il fatto del perchè l'orologio biologico funzioni egualmente al sud d'Italia, dove gli orari di veglia, sonno e alimentazione sono del tutto sovvertiti!
Non mi soffermo a spiegare cos'è l'orologio biologico, perchè non ci capireste una minchia...
Annibale

sabato 10 novembre 2018

Le Mani
di Herry Frux

Un semplice gesto,
quasi insignificante,
per qualcuno.
La sensazione del tocco
è quella
di una lieve
carezza,
è un
qualcosa di magico,
di avvolgente.
Le sue mani,
così
rugose...
ancora le
distinguerei ad
occhi chiusi.
*******************
Commento di Epitteto:
Io delle mie mani ricordo il brivido voluttuoso nello scorrere la pelle vellutata e luminosa della lei di turno.
Poi guardo quelle ingiuriate dal tempo della mia adorata Santippe, ed evito di sbirciare le mie.
No, non saprei riconoscerle al tatto, le rifiuto, mi danno mestizia.
Forse perchè non ho saputo mai amare veramente.
Forse perchè non accetto le brutture della vecchiaia, anticamera della morte.
Sul testo.
La vera poesia, come nella fattispecie, è quella che riesce a sommuovere la coscienza del lettore, liberando una miriade di emozioni e sensazioni altrimenti represse.
Ulisse

Di tutto un pò
di Epitteto

- Nel bailamme politico-socio-economico dell'oggi, un'Italia così assurda da risultare autentica.

- Hai paura dei cani perchè loro sono fedeli e tu no.

- Ha messo il piede in fallo, si sente dire.
Azz..., laggiù ci sono anche i gioelli di famiglia: chissà che male...

- Il credente che non ha dubbi non ha fede.
La notte interiore è esperienza delle grandi anime.

- La lingua italiana è la quarta lingua più studiata dopo l'inglese, lo spagnolo e il cinese.
E' la lingua europea che si è mantenuta più stabile di ogni altra. Evitiamo di corromperla con la nostra ignoranza abissale.
Conoscere un gran numero di vocaboli crea cultura ed è un ottimo allenamento cerebrale per gli anziani.
Cincinnato

venerdì 9 novembre 2018

La pena di morte
di Epitteto

Caryl Chessman ( 1921-1960 ) fu un criminale e scrittore di successo statunitense.
Condannato a morte dallo Stato della California per rapina, sequestro e abuso sessuale, riuscì ad ottenere ben otto rinvii della pena in dodici anni di carcere.
Poi nel 1960 venne giustiziato nella camera a gas.
Durante la detenzione divenne famoso per i suoi libri e studiando diritto penale divenne difensore legale di se stesso.
Il mondo intero si mobilitò inutilmente per la sua grazia e l'abolizione della pena di morte.
Da convinto assertore dell'emenda e risocializzazione del reo, ricordo che ebbi a seguire la vicenda fino alla tragica conclusione del 1960 attraverso la RAI.
Ne fui amareggiato e comprai il suo libro < Cella 2455 braccio della morte >, che ancora possiedo.
Mi son sempre chiesto se l'uso della camera a gas, della sedia elettrica, dell'iniezione letale, della fucilazione, dell'impiccagione, della decapitazione, lapidazione, ecc. possano giustificarsi in Stati c.d. democratici o meno.
Fra Salimbene

giovedì 8 novembre 2018

I figli culturali.

Secondo Edoardo Boncinelli, fisico genetista e tant’altro, l’umanità ci dovrà fare i conti come in passato.
Noi non solo trasmettiamo agli eredi le nostre qualità biologiche, ma anche il patrimonio culturale.
Chissà quanti di noi potranno vantare il privilegio di essere ricordati e letti fra centinaia o migliaia di anni.
Contando cioè nella nostra presunzione narcisistica non solo sui figli biologici ma anche su quelli culturali.
Quasi un sogno di immortalità.
Poiché la cultura umana in senso stretto ascende a 6.000 anni fa, in senso ampio a 2.500.000 anni.
I figli culturali ( narrativa, poesia, saggistica, ecc. ) ci sono stati anche in passato, ma in misura ridotta rispetto al presente.
Oggi con la diffusione dell'istruzione e della tecnologia, la cultura- spazzatura è dilagata in modo esponenziale e questi nostri figli non avranno ricordo nel futuro.
SIDDHARTA
L'impotenza
di Epitteto

Secondo il grande filosofo Giovanni Gentile ( 1875-1944 ), ammazzato dai partigiani perchè colluso col fascismo, la religione è una filosofia-fiaba per bambini.
Intanto però è certo che siamo dei meccanismi destinati a morire secondo orologerie a tempo.
Al pari degli animali, vegetali e scomparsa del mondo inanimato.
Questo il regalo di un tale eterno ed immortale.
Che però anche lui ci ha le sue gabole.
Nella sua eternità ed immensità ( spazio-tempo ) non ha il piacere di sapere se è legittimo o bastardo, tanto meno di suicidarsi definitivamente o riprodursi.
Almeno una piccola soddisfazione anche per noi...
Lucifero

mercoledì 7 novembre 2018

Vizi e virtù
***del mio amico Epitteto Eubulide***
***
Quando l’uom diventa vecchio
si fa presto a far di conto:
con i vizi riempi un secchio,
sol un pugno di virtù.
***
Ha pretese senza senso,
a lagnarsi sempre pronto,
s’è poi laido come penso
ti fa schifo ancor di più.
Epitteto
La ballata
di Epitteto Eubulide

***
Sian gran feste, e canti e balli
leccornìe in quantità,
per città, pianure e valli
tutti quanti su a brindar!
***
Vanno a frotte i delinquenti,
prostitute e lor magnaccia,
in gran massa coi potenti
i lacchè, i voltafaccia.
Gli imbroglioni sempre a caccia
di persone buone e oneste.
La terrena peggior peste.
***
Dalle case imbandierate
urla, lazzi, oscenità,
per le strade illuminate
fin le bande giù a suonar.
***
Poi, lor dietro van gli eletti,
i pomposi cardinali,
quinci que’ che non rispetti
per i torti, i tanti mali.
Finti amici, i partigiani,
traditori, gli evasori,
tutti stretti in vasti cori.
***
Lo straniero a dimandare:
“ Chissà cosa mai sarà? “
Gli risponde un tal volgare:
“ Siamo tutti qui a vociar!
***
Oggi è morto un gran fetente,
l’Epittèto che tuonava.
Ei voleva che la gente
fosse onesta, buona e brava.
Il suo dire non salvava
niun di noi. Quel menestrello
ci menava col randello . “
***
Solo un sogno. Il soprannome,
da me scelto in verità,
per nascondere il cognome
e ch’io sia non disvelar.

Il mostro e il beato.
di Epitteto

1 - Facebook è un mostro.
Quando si concede l'amicizia ad un implorante, di colpo ti vedi scaricare in bacheca l'intera produzione letteraria del supplicante, assieme ai fatti e miracoli del medesimo.
Scontato il senso d'angoscia e di impotenza che ne consegue, tanto da far sorgere il pensiero parassita d'aver sbagliato bersaglio, con conseguente gemito < ma chi me lo ha fatto fare? >.
L'invadenza è talmente violenta da lasciare senza fiato.


2 - Beato quell'uomo che guadagna più di quanto la sua donna riesce a spendere.
E beata quella donna che riesce a trovare un tal uomo...
Alibaba

martedì 6 novembre 2018


Critica letteraria
di Epitteto

La gente ama chi le dice ciò che ama sentirsi dire.
Odia essere contraddetta, ritenendo l'obiezione un attentato alla sua onorabilità.
I pregiudizi si formano in lunghi anni di esperienza fasulla.
Quando taluno li mette in discussione ci si resta male, e viene considerato alla stregua di un nemico da azzerare.
Ci si rifugia così nella c.d. incompatibilità di carattere, e via ognuno per conto proprio.
La critica letteraria quando negativa disturba non poco e ci si sente offesi più per se stessi che per la cattiva figura verso il prossimo.
Dopo alquanto tempo nel rimbeccarsi a vicenda, si ricorre in rete alla cancellazione del maleducato, barrandolo da ogni contatto interpersonale.
Una specie di liberatoria, che fa tirare un sospiro di sollievo al presuntuoso scribacchino.
Il quale continuerà così indisturbato ed imperterrito a pubblicare le sue schifezze letterarie ammorbando tutto all'intorno.
Sebastiano

domenica 4 novembre 2018


Chi la vuol cotta e chi la vuol cruda
di Epitteto

Non sappiamo niente del nostro destino.
In tanti si sforzano di dare delle risposte rassicuranti per alleviare ignoranza e dolore.
Un comportamento dell'Alto definito da Dino Buzzati < pornografia rosa >.
Anche Elias Canetti ( 1905-1994 , scrittore bulgaro Nobel per la letteratura 1981 ) s'indigna per l'impotenza < a trovare la strada verso chi ha portato la morte nel mondo.
Non vedo in nessun luogo un dio della vita, vedo dei ciechi che condividono con dio i loro misfatti >.
Secondo Piovene l'universo è una stazione piena di avvisi di partenza.
E per me?
La vecchiaia è un luogo privilegiato da dove si assiste alla continua morte degli altri, a spopolamento del presente.
Vercingetorige

sabato 3 novembre 2018


La Fuga
di Herry Frux

Bussò a lungo
a quella porta
con quelle mani,
oramai consumate
e gracili..
quasi graffiandola.

Ma la voglia di scappare
era
così tanta,
la leggevi
nei suoi occhi,
In quel suo sorriso
timido sempre un po'
indeciso.
Poi silenzio,
smise di bussare,
la porta si riaprì
e tutto tornò
alla normalità.
*********************************
Commento di Epitteto:
Qui trattasi, come altre volte, di un nemico occulto.
Ormai la nostra Autrice ci ha abituato al metapsichico.
In analisi si chiamerebbe < transfert >, cioè rimozione di un passato-presente per addossarlo ad un non-io di fantasia, colpevole delle proprie inadeguatezze.
Un modo di difendersi da un subconscio doloroso, non altrimenti amovibile.
Quando la personalità è aggredita e fiaccata dagli eventi negativi, è quasi scontato rifugiarsi in un mondo razionalmente pacificato oppure addossare ad un di fantasia le proprie problematiche irrisolte.
I conflitti interiori esigono un colpevole esterno per alleggerire il proprio stato o sensazione di inadeguatezza.
Un altro indizio di conflitto interiore può essere il riversare nell'arte le proprie tensioni: ad esempio in pittura, ricorrendo alla violenza disarticolata di colori e soggetti.
L'avvitamento su se stessi è indice di disequilibrio psicofisico, un grido d'aiuto lanciato nel vuoto.
Un leit-motiv che se prolungato sfocia sovente nell'autocompiacimento.
La rielaborazione inconscia dello sdoppiamento di personalità richiederebbe una presenza assistita, per evitare il peggio.
Parola di strizzacervelli.
Epitteto
I deviati
di Epitteto

Siamo arrivati all'esorcismo di massa.
Recentemente il Papa ha invitato tutti i suoi fedeli del mondo a pregare contro il diavolo per difendere la Chiesa all'interno.
Quindi tutti i cattocristiani a scacciare Satana dal cuore dei sacerdoti deviati.
Invece di ridurli allo stato laicale e mandarli in galera.
Come nel bel mezzo del secondo millennio, gli scismi sono alle porte.
Allora popoli incazzati per le ricchezze, privilegi e malcostume dei chierici, oggi fotocopia di quei tempi.
E le colpe scaricate su Belzebù: un bel volpino il nostro Papa...
Sempronio

venerdì 2 novembre 2018

CON COMMENTO DI Epitteto Eubulide
A ’O CAMPUSANTO
***di Pietro ZURLO***
***
A ’o Campusanto jette ’o due ’e nuvembre,
pe’ ffa ’o duvere e visità ’e defunte;
e me liggevo ’e ffrase ’ncopp’e tombe,
tutte parole belle e edificante.
"Qui giace un uomo nobile di cuore,
che in vita ha amato molto i propri cari;
è morto dando ad essi assai dolore
volando via per stare in mezzo ai santi ".
" Fu donna amata e sposa affezionata,
che in vita quel che aveva ha sempre dato;
or giace in questo avello a fiori ornato
da tanta gente, i figli ed il marito."
E cammenavo…e a tutte belli ffrasi,
belli pparole scritte proprio ’e core;
e a tutte quante po’ steveno ’e sciure,
lassate ’a chille c’ha vuluto bene.
E accummenciaje a penzà: ma addò stanno,
tutt’e mariuole, tanta gente ’e niente…
pedofili, ausurare e assassine,
gente arreccuta ncopp’e spalle ’e ll’ate?
’Ntramente ca penzavo a chesti ccose,
’o sguardo se pusaje ncopp’a na tomba:
ma chisto ccà ’o canosco, me dicette;
sparaje ’nu gioielliere e po’ fujette.
E mo pur’isso è ccà, sta mmiezo a ll’ate,
comm’era in vita, comme a tutte l’ate;
e ncopp’a tomba ’e chisto nc’hanno scritto:
“lavoratore abile ed assiduo,
che niente ha tralasciato nella vita,
ha dato tutto per il suo lavoro,
prendendo solo quello che ha potuto,
donandolo col cuore alla famiglia”
******************************************
Commento:
Lirica amara sull'ipocrisia della vita.
La morte livella tutto e tutti.
Eppure di fronte ad essa abbiamo sempre un soprassalto d'incertezza.
Ecco allora incidere sulle lastre tombali parole dispensatrici di giustizia e perdono.
Certo, finché vivranno i contemporanei la memoria non può mentire.
Ma coi secoli tutto verrà dimenticato, nel bene e nel male.
Allora è meglio fare i delinquenti?
Certo che no, però studi delle neuroscienze non imputerebbero il male al libero arbitrio, ma ad una carenza di dopamina, ormone del cervello.
Quindi ad una fisicità a cui per taluni sarebbe impossibile sottrarsi.
Superato lo scoglio morale, dedichiamoci allora alla qualità della proposta in lettura.
Beh, la lirica si presenta in veste formalmente inappuntabile.
La bravura del pensiero, calibrato ed asciutto, coniugato alla scioltezza, chiarezza e ritmo del verso.
Cosa particolarmente difficile in vernacolo.
Ma non dimentichiamoci che don Pietro è uno studioso della sua lingua meticoloso e attento.
Ci ha un vocabolario d'epoca del dialetto napoletano che compulsa assiduamente, istruendoci al riguardo.
Egregia/mente.
Siddharta.
-L'inattività sessuale è pericolosa, produce corna.
-La conosco questa frase, è di Woody Allen.
-Boh? Non lo so di chi è, io l'ho sentita oggi da Pinuzzu lu chianchieri, c'erano due signore in attesa di essere servite che commentavano questa frase e stavano parlando proprio di tuo marito!
-Datemi i sali, sto morendo!
P.S. Sorseggiare un tè con l'amica del cuore può causare malore.
Letizia Tomasino da "Braccia rubate al giardinaggio"

Beddi paroli
di Letizia Tomasino

Chi beddi paroli ca ti nescinu di la vucca,
quannu mi parri cu sta vuci zuccariusa!
Quannu mi chiami “Amuri” iu mi sentu ricca,
nun tantu di ricchizzi di la terra
quantu di sentimenti e cosi duci.


Traduzione:
Belle parole
Che belle parole che escono dalla tua bocca,
quando mi parli con questa voce dolcissima!
Quando mi chiami “Amore” io mi sento ricca,
non tanto di ricchezze terrene
quanto di sentimenti e cose dolci.
***************************
Commento di Epitteto:
Più romantica di così si muore.
Peccato che all'oggi non si usa più.
Non c'è tempo da sprecare.
Lei e lui vanno subito al sodo.
Poi alla prima incomprensione, ognuno per la sua strada...
Sono stato in Sicilia varie volte.
Dapprima immaginavo, secondo la vulgata, femmine rigorosamente in nero, con lo scialle, timide e riservate.
Ma poi ebbi a scontrarmi con la realtà: ragazze in minigonna, lo sguardo sfrontato.
Anni fa, in una piazzetta di Cefalù, assistetti ad una scenetta esilarante.
Da un gruppo di anziani in coppola seduti in panchina si alzò una voce in italiano fortemente cadenzato, che così apostrofò una pimpante signora che passava: < Donna Concetta, volete sapere che cosa dicono di voi in paese? >.
E lei di botto: < Non me ne importa una minchia! >.
I tempi erano già cambiati...
Sempronio
Testimonianza
di Epitteto

Si viveva allora, in certe zone di alta montagna, allo stato quasi primitivo.
Per la figliolanza numerosa ( un nato all'anno, con la Chiesa benedicente,,, ), l'ambiente ostile, la scarsità alimentare, le ristrettezze economiche, l'analfabetismo diffuso.
Nei rigidi inverni, tra neve, gelo e isolamento abitativo, persino i morti dovevano attendere la sepoltura alla fine dell'inverno.
Frattanto venivano conservati sic et simpliciter in legnaia o fienile, all'addiaccio, in attesa del funerale al primo disgelo.
Le casse da morto erano pressapoco: se troppo piccole, si rompevano le gambe al defunto per farcelo stare.
Le preghiere di veglia duravano tre giorni ( fosse mai che si trattasse di morte apparente... ).
I monelli di famiglia erano in tanti e per tenerli buoni s'usava legare una fune al piede, al braccio, ecc. del morto: poi di tanto in tanto un adulto di nascosto dava uno strappo al legaccio, movendo la parte del cadavere, tra gli urli di spavento dei mocciosi.
Alla figliolanza di dieci e più discoli si provvedeva anche con l'avvio ai seminari, dov'era assicurato il pasto giornaliero, benchè scarso.
La parentela familiare s'estendeva fino ad oltre trenta individui.
A Napoli, da piccolo, vidi bande di piccini seminudi e senza scarpe scorrazzare nel centro città.
Tempi duri, amici miei, ancor più duri con la guerra in corso.
Apollo
Il postulato
di Epitteto

Secondo il postulato di Lavoisier < nel mondo nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma > ( legge di conservazione della massa ).
Di conseguenza noi non facciamo altro che mangiare, bere, respirare, defecare i resti dei nostri antenati ( e lo stesso sarà di noi con i nostri posteri ).
Unitamente alla vegetazione e agli altri animali.
E accoppiandoci, trasmettendo il DNA di Adamo ed Eva.
Solo quando fra 5 miliardi di anni il Sole imploderà, aspirando anche la Terra, il tutto ( mondo animale, vegetale e inanimato ) si trasformerà in energia pura, confusa con quella dell'Universo intero.
Piripicchio

giovedì 1 novembre 2018

Festa dei morti
di Epitteto

Trasformare le ceneri dei propri cari in diamanti, il nuovo business
Una pratica perfettamente lecita e addirittura diventata una moda in Svizzera. E in Italia?

Da Google:

"" 22 settembre 2016 - Da dieci anni una ditta svizzera trasforma le ceneri dei defunti in diamanti da indossare. Un business che attira clienti giapponesi, tedeschi, austriaci e tanti svizzeri.

La pratica è perfettamente lecita anche nel nostro paese, dove la “diamantizzazione” delle ceneri umane è possibile dal 2009. Ma se nel mondo si procede al ritmo di 800-900 diamanti umani all’anno, in Italia ci sono una decina di casi a malapena.

E la società Algordanza lamenta i problemi essenzialmente culturali che impediscono alla maggioranza degli italiani di considerare la “diamantizzazione” una pratica rispettosa della memoria del caro scomparso. “Siamo lontani dalle attese”, riconosce Walter Mendizza, amministratore delegato della consociata italiana. “Ormai”, racconta ancora Mendizza, “abbiamo accumulato una certa esperienza. Di fronte alla nostra proposta, gli italiani si dividono radicalmente tra entusiasti e inorriditi. Una via di mezzo non c’è».

QUANTO COSTA – Quanto costa trasformare un proprio caro in diamante? L’operazione non è alla portata di tutti e può variare da 14 mila euro se si richiede una pietra da 1 carato, a 4 mila se ci si accontenta di 0,3 carati. Certo, si tratta di prezzi decisamente alti. E forse anche le ragioni economiche non favoriscono la diffusione di questa pratica in Italia.

REATO DI VILIPENDIO DI CADAVERE – In parlamento c’è anche qualcuno che lavora per estendere il reato di “vilipendio di cadavere” anche per chi “trasferisce all’estero le ceneri per fargli subire un processo di diamantificazione”: a proporre il ddl è stato il senatore di Idea Carlo Giovanardi, già noto per altre crociate di tipo “etico” come la lotta alle droghe leggere. “Il senatore”, racconta l’ad di Algordanza, Walter Mendizza, “forse non ha capito bene lo spirito dell’iniziativa. Per noi, la cosa peggiore è l’abbandono dei defunti. Intendo i nostri cimiteri, luoghi senza alcuna grazia, inadatti ad accogliere i nostri cari. Peggio ancora per la dispersione delle ceneri in aria. Capisco l’aspetto romantico, ma siamo agli antipodi. Il defunto deve essere sempre con noi, in un diamante che portiamo al collo o al dito”.

FINE