lunedì 31 luglio 2017

DATEMI UNA GALLERIA E CAMBIERO' IL MONDO.

A breve il problema dell'intasamento veicolare sulle srade e mari del mondo sarà risolto.
Sono in fase di avanzata progettazione e talora di esercizio effettivo una serie di gallerie sotterranee che renderanno veloce e sicuro il traffico di navi, treni, automezzi, ciclisti, ecc.
Lungo i tunnel viaggeranno milioni di persone.
Ma per chi soffre di claustrofobia, ansia e panico non ci sarà soluzione...
Per saperne di più leggete in Google gli articoli di Elena Comelli.
Hal di Epitteto
NON E' TUTTA COLPA NOSTRA.

Secondo la scuola deterministica non abbiamo libera scelta nelle nostre decisioni: essere o non essere noi stessi, fare o non fare taluna cosa, ecc. sono fenomeni prefissati che sfuggono al libero arbitrio.
Le nostre azioni cioè non sono in nostro controllo.
Quindi inutile illudersi di contare qualcosa, siamo sotto il dominio assoluto delle leggi di natura e di una sorta fatale.
Solo così si spiega il perchè di certe prese di posizione socio-politico-economico-religiose di tanti Amici e lettori, per le quali parrebbero battersi irrazionalmente fino all'ultimo respiro ( per lo più solo a chiacchiere... ).
In altre parole essere dei minchioni non è tutta colpa nostra...
Hal di Epitteto
Piero Partiti
La peggior cosa che può capitare a uno che scrive poesia, è proprio quella di dire a se stesso: "ora scrivo una poesia". Come se si potesse comandare quel delicato filo che lega il poeta alla poesia, capovolgere l'essenza stessa della poesia. Ah, mettetevelo in testa una volta per tutti. Il poeta non scrive poesia, ma è la poesia ad usare il poeta per essere scritta. Ah, be', non tutti capiranno questo. Lo so. Non ci si mette a tavolino a scrivere, che so, "L'infinito", misurando sillabe, ritmo, cercando le parole giuste... Si è sovrastati dalle parole che arrivano... si abbandona la mente e si segue l'irrazionale puro, si lasciano le immagini farsi parola... si, proprio così: parola. Ma quanti poetucoli da concorso della "Sagra del maialino" sanno, santo cielo, la radice, l'etimologia, il significato della parola poesia? Ecco, non vedo molte mani alzate, appunto... anche perché, chi lo conosce il greco antico in questo tempo di condivisione sui social? (Per cortesia, non consultate wikipedia....). "Poieis" cioè creazione, cioè creare. Ovvero parlare con la lingua di Dio. Niente di più, ma anche niente di meno. "En archè epoiesen 'o Theos ton ouranon kaj ten gen"... In principio Dio creò il cielo e la terra... epoiesen... (scusate la traslitterazione non troppo accurata....). Pretendo molto? Si. Pretendo di riportare la poesia alla sua funzione essenziale: la creazione. E di essere forse, l'unico modo possibile, di spiegare, cercare almeno di farlo, il dolore. Ovvero la poesia come unico modo per giungere all'infinito, all'essenza delle cose. Quindi, poetucoli del "volemose bene", vedete di cambiar mestiere. A ben poca cosa servite, se non a uccidere la poesia. L'infinito è cosa seria. E se è esistito, se esiste un Dio che ha creato tutto, ebbene, il suo è stato un atto di poesia.

Mauri Mari:

In questi giorni ho letto un tuo intervento da qualche parte, dove dici che continuiamo a proporre degli scritti per "esibire" le nostre capacità, con la speranza che queste ci vengano riconosciute, con conseguente raggiungimento di successi (successo di cosa poi, mah).
Credo che tutto ciò sia vero, e che, almeno parzialmente, anch'io sia stato toccato da questa pericolosa smania.
Una malattia vera e propria che minaccia l'autenticità di ogni scritto
(per non parlare poi dell'epidemia dei concorsi).
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* Epitteto Eubulide:
C'è poi chi licenzia un suo testo col copyright, quasi fosse un'opera eccelsa dell'umanità.
Ma chi vuoi che se la fili...
Un narcisismo insopportabile.
Un passo alla volta      
 di FrancescoSanchez

Luce chiara della notte

spazza le ultime nuvole dal cielo

mentre io rovescio la mia vita

dentro a un secchio.

Riordino la tavola, rassetto

la cucina rimbocco le coperte

oscillo sul manico della scopa.

Un passo alla volta

mi sono perso tra le mie cose più care

e ora mi rado con le stesse mani di prima

e la vita è ferma al quel bivio

dove sbaglio puntualmente la strada.

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Commento di Epitteto:
Questa in lettura è poesia gradevolissima, leggera, chiara, comunicativa.
Con belle immagini retoriche appropriate senza sfondamenti di linguaggio, nelle quali facilmente riconoscersi.
Momenti di riflessione alla ricerca del < dove ho sbagliato, cosa avrei potuto-dovuto fare, ecc. >, travolti dai pensieri nel cuore della notte o nelle piccole azioni d'ogni giorno.
Secondo la scuola deterministica non abbiamo la libera scelta: essere o non essere noi stessi, fare o non fare talune cose ed altro ancora sono fenomeni prefissati che sfuggono al libero arbitrio.
Le nostre azioni cioè non sono in nostro controllo.
Quindi inutile illudersi di contare qualcosa, siamo sotto il dominio assoluto delle leggi di natura e di una sorte fatale.
"... la vita è ferma al quel bivio dove sbaglio puntualmente la strada ", lamenta l'Autore.
Ma i nostri maggiori dicono che forse non è così, qualsiasi scelta si faccia non ne abbiamo la responsabilità.
Bravo il nostro FrancescoSanchez per la sua capacità di suscitare congetture e sensazioni.
Hal di Epitteto

domenica 30 luglio 2017


In-certe estati...
di Mauri Mari

Si sta, quand'è sereno, come in attesa che arrivi il temporale:
e lampi, e tuoni.
Mentre le imposte accompagnano col vento quell'assordante eco dei pensieri che tu ti ostini a rivestire di parole.
Chissà se pioverà pure stasera...


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Commento di Epitteto:
Poesia allo stato puro.
Una sorta di boccata di ossigeno nel panorama letterario contemporaneo vivacchiante al limite dell'asfissia.
Il nostro Mauro è un poeta d'incanto forse unico nel panorama dell'oggi.
Rapido, essenziale, diretto, eticamente contundente.
Le sue fulminee rappresentazioni colpiscono al centro le immagini della realtà.
Le metafore, quando ci sono, riescono a superare la noia della retorica, dando luce e profondità al messaggio sotteso.
Sì, la nostra esistenza è un dramma rivestito di parole, di fronte al quale ci sentiamo nudi e indifesi.
Il merito dell'Autore è anche e soprattutto quello di spendersi poco in ambito narrativo.
Come il vino buono nelle botti piccole.
Hal di Epitteto
Il nickname.

Il protagonista de < Il fu Mattia Pascal > di Pirandello si costruisce un'identità fittizia per sopportare e possibilmente vincere le paranoie della propria esistenza.
Disagi per lui insopportabili.
Così tutti noi tendiamo a seppellire lo sconforto del nostro sè inventandocene uno tutto letterario, cioè ricorrendo a pseudonimi di fantasia dentro cui nasconderci.
In tal modo almeno con l'immaginazione tendiamo a celare le brutture del mondo, cioè di noi stessi, calandoci in ruoli fittizi.
Onde poter controllare in certa misura anche l'ansia patologica che ci opprime.
Il nick come medicina narrativa che ci aiuta a confrontarci con la realtà e persino con noi stessi.
Parola di strizzacervelli...
Hal di Epitteto

venerdì 28 luglio 2017

Sì, cari  Amici, avete ragione.

L'adorata Santippe dice che sono pieno di superbia fino al midollo.

Ed è una vita che combatto per apparire ed essere modesto agli occhi miei e del mondo.
E allora non vedo l'ora di rinfacciare l'handicap agli altri, nell'illusione di poter lucrare qualche sconto.
Intanto taluno dice che sono acculturato: se sì, la mia cultura è orizzontale e non verticale.
Nel senso che quello che so l'ho appreso da altri, mentre sono letteralmente incapace di alcunchè di mio personale.
In altre parole mi vesto delle penne del pavone e di ciò mi rammarico.
Ma non tutti sono nati con talento incorporato...
Hal di Epitteto Eubulide
ESPERIMENTO SOCIALE.

Una gentile signora/ina mi ha chiesto l'amicizia in Fb, subito accordata.
Avendola io pubblicamente avvertita che ero un poco di buono dalle tendenze criminali, attenzionato dalle Autorità, s'è cancellata di colpo dal mio elenco.
Adesso attendo che lo faccia qualcun altro...
Sic transit gloria mundi...
Hal di Epitteto
IL LEADER.

Uno dei retaggi insopprimibili e insopportabili del mondo animale, di cui indubbiamente facciamo parte, è la tendenza alla leadership.
Cioè di coloro ( pochi ) che si sentono leader naturali e di coloro ( i tanti ) che gli corrono dietro come pecoroni.
Al di là delle implicazioni sociali, vorrei sottolineare l'assurdità etica del fenomeno.
Perchè i capifila non sono altro che comuni mortali dall'egoico esasperato, che amano prevaricare sul prossimo riducendolo a soggetto passivo.
Con i sottomessi incapaci di ragionare e dalle connotazioni masochistiche.
Anche in Fb, specie in letteratura, noto caratteristiche tipiche di chi ama idealizzare un presunto < Maestro >, lodandolo e sostenendolo.
In realtà costui non è altro che un comune soggetto, eguale a tutti, ricco di disarmonie psicofisiche fino alla morte.
Quindi, cari Amici, smettete di esaltare questo o quel sodale, piuttosto sentendovi parte di una comunità di pari, democraticamente operante.
Hal di Epitteto, l'Alberoni di turno...
VULESSE SCRIVERE NU LIBRO
***di Pietro ZURLO***
***
Vulesse tanto scrivere nu libro
addò mettesse ’e suònne e tanta cose;
mille parole scevete e sfiziòse
pe ffà chillo ca legge addecrià.
***
E descrivesse ’o cielo, ’o sole, ’o mare
e ‘e ccose belle che aggio avuto ’a Dio;
dicesse comme è fatto ’o paraviso,
addò mannasse tutt’e puverielle;
chille ca ‘nterra nn’’hanno maje sorriso,
che hanno stentato ‘a vita pe’ campà.
***
E descrivesse ’o ’nfierno chino ’e fuoco,
e nce mannasse tutt’e trastulante;
tutt’e fetiente e tanta governante
ca p’’e putente songo state a ’o juoco.
***
E chi liggesse doppo ’o libbro mio,
pe’ scrupolo ’e cuscienza o chi sa ch’è,
chi è buono me dicesse ’e schiatta in pace
e ’o malamente...meglio a nun penzà!!!
************************************
Epitteto Eubulide:
Ognuno di noi vorrebbe scrivere un libro di memorie e denuncia
col quale annoiare il prossimo.
Don Zurlo ci prova con la fantasia.
Ma a giudicare dalle intenzioni, dovrebbe essere un tomo enorme, infinito: perchè ci vuol ficcare dentro tutta l'umanità e il Cielo, con quel che ne consegue...
Dante ci ebbe a provare, ma dopo tre cantiche si arrese.
Una sola preoccupazione.
Che le cose non siano invertite Lassu: i puverielle all' 'infierno e i fetente in paraviso...
Chè allora ci sarebbe da schiattare!
Bravissimo.
Barabba.

giovedì 27 luglio 2017

LA FINE DEL MONDO.

Fra Salimbene da Parma ( 1221-1288 ) nella sua Cronica parla di Federico II° come un disgraziato in perenne contesa col Papato dei cui beni mirava di impossessarsi.
Fanatico della Bibbia, la riteneva in grado di spiegare tutte le cose della terra, compreso il futuro.
Quando l'imperatore morì nel 1250, era convinto che in quella data , giusto i suoi complicatissimi calcoli, fosse il giorno del Giudizio Universale.
Cioè la fine del mondo.
Poichè ciò non avvenne, ci rimase molto male...
Hal di Epitteto

mercoledì 26 luglio 2017


LA GENERAZIONE TVB.

La questione è vecchia quanto il mondo.
Già nell'antichità per ragioni di spazio, tempo ed economia s'usavano forme abbreviate scritte per esprimere un concetto.
L'antico romano ricorreva al S.P.Q.R., nelle missive agli amici conchiudeva con S.V.B.E.E.V. = si vales bene est ego valeo=se stai bene è bene, io sto bene ), ecc.
E così via anche nella letteratura classica, storica e non.
Ai miei tempi, quando la posta di Stato era indispensabile veicolo epistolare, sulla busta si premetteva al destinatario la sigla Egr. Sig., Ill.mo, N.H.= Nobil homo, ecc.
Oggi la rete degli adolescenti digitali, malgrado il suo spazio enorme, ha sostituito tutto questo con la generazione TVB, delle faccine, dei mi piace, xchè, e tanto altro.
Per ragioni di fretta, per trarsi d'impaccio, per analfabetismo di ritorno, per riconoscimento giovanile, scimmiottamento e così via.
A me, fuori del tempo, piace ancora l'esprimersi compiutamente, in punta di logica e di comprensione.
Pensando che faccia ancora piacere a lettori e destinatari sapere che non hanno speso inutilmente il loro tempo a postare qualcosa in web...
Hal di Epitteto

martedì 25 luglio 2017

Il Priore.

Enzo Bianchi, monaco laico priore della Comunità di Bose, ha rischiato di diventare Cardinale.
Proprio Cardinale no, ma è stato nominato da papa Francesco < Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ).
Una nomina a sorpresa, a suo dire.
Sarà dura, considerando che ogni religione cristiana pretende di essere l'unica vera al mondo.
Ma si sa, è meglio mettersi d'accordo su come spartire la torta dei fedeli tontoloni...
Hal di Epitteto
Calzoncini corti
***di Epitteto Eubulide***

Il verno duro ed aspro
stendea la bianca coltre
su orti, campi e oltre,
in un calar silente.

I figli del contado
in gruppi di monelli
tiravano tondelli
di neve sulla gente.
Igloo a man scoperte,
pupazzi, su slittini,
bei giochi di bambini
coi calzoncini corti.
La sera alfin gli addii:
scaldati dal camino,
geloni color vino,
poi a letto, stanchi morti.
Pietro Zurlo
COSI' SCRIVEVO IN FACEBOOK DEL MIO MAESTRO EPITTETO EUBULIDE ALL'INIZIO DELL'ANNO 2012:
PIETRO ZURLO
Buon compleanno Epitteto, amico dal volto sconosciuto… Sconosciuto nel volto, ma non nel cuore. Chi ti ama, apprezza le tue virtù, le capacità intellettuali, sei un maestro di vita, un pozzo di scienza. Per te, parlano le tue liriche, non fantasiose, ma veritiere, scaturite dall'animo. Chi li legge sa tutto di te. In esse hai descritto i vari passaggi della vita vissuta. Ed ora sei li, che dispensi a piene mani tutto il tuo sapere.
Beato è colui che si accosta a te. Per questo non c’è bisogno di avere un volto per conoscere una persona. Il volto è una maschera che uno mette all’occorrenza, la può cambiare come e quando vuole. Ma il cuore, l’animo di una persona non mente e non la puoi cambiare, è indelebile.
Chi sa leggere l’animo umano, chi lo vuol leggere, ne rimane incantato.
Chi si disseta del tuo sapere ne trova giovamento, arricchisce il suo bagaglio di esperienza e dell’intendere la vita.
Beati quei discepoli che apprezzano e si nutrono della tua sapienza. Ora che hai maturato un’età ottuagenaria sei diventato come il vino che invecchiando si fa più buono. Le tue poesie sono li a svelare il tuo mistero, poiché hai messo a nudo la tua indole, il tuo temperamento, di uomo forte, temprato ad ogni evenienza.
Per questo, se avessi il dono di un Dio ti donerei l’immortalità, affinché il tuo essere erudito non venisse disperso, ma che fosse una fonte d’insegnamento per quelli che verranno.
Buon compleanno amico dal volto sconosciuto!

EPITTETO EUBULIDE
Caro don Pietro, che dire? Sono commosso.
Devo ammettere che il tuo riconoscimento così circostanziato e sereno è il solo che abbia mai avuto nell’intera mia vita. Vorrei augurarmi di corrispondere veramente alle tue aspettative, in quanto mi son limitato ed ininfluente.
E vorrei anche precisare che tu, nei miei ottant’anni e più, sei l’unico amico che mi si è dimostrato tale. Con l’imprudenza di tessere lodi che non merito…Entrambi abbiamo la forza di dichiarare il nostro pensiero in modo chiaro e terso: il che in una società gregaria come l’attuale non è di poco conto.
Che i giorni a venire ti siano leggeri, densi di soddisfazioni familiari e letterarie.

PIETRO ZURLO
Dalle liriche non mi aspetto niente, tant’è che le diffondo ai quattro venti. Vivo di piccole soddisfazioni personali. Ai posteri l’ardua sentenza. Per adesso cerchiamo di vivere serenamente la nostra età. Le lodi che ti ho fatto le meriti e la tua modestia te ne rende onore.
Abbracciami e salutami la Santippe.

ROPITE RUZOL
Sono intenerito fino alle lacrime…vi abbraccerei ambedue ma non oso poiché potrei bruciarmi da tanto calore umano. Non dimenticate che sono di paglia.
Spaventapasseri.

Pietro ZURLO
Con l’inizio dell’anno, il nostro amico Epitteto, proprio a dimostrazione che il volto e il nome non contano nulla, ha cambiato sia l’uno che l’altro.
Adesso si riconosce in SIDDHARTA, il quale era figlio di un sacerdote bramino.
Sant’Agostino disse che il cercare è già di per sé un trovare e Siddharta è proprio “uno che cerca” un cercatore, un uomo inquieto, bisognoso di trovare una certezza tra le tante incertezze della vita, l’assoluto nella relatività dell’esistenza e dei rapporti, che tenta di vivere in profondità la propria esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualità, il misticismo, la meditazione filosofica, ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione è definitiva, e che per la conoscenza ha sempre innumerevoli aspetti da scoprire.
Mattazione
***di Epitteto Eubulide***
***
Affastellar di legna,
sul foco gran pignatte;
fermento intorno regna,
sen van le donne ratte


in casa e giù nell’aia.

E’ giunto il sior norcino
armato fino ai denti.
Accolto in suo cammino
da rispettosi accenti,

s’infila in porcilaia.

Lo strido belluino,
poi fiotti dalle vene,
sul tavolo il suino
raschiato vien per bene:

buon Dio, oh quanta grazia!

S’allegra il contadino
pel pane assicurato.
Pur là ristà un bambino
che muto e raggelato

a tale vista strazia.

lunedì 24 luglio 2017

I SEGNI MEMORATIVI.

I segni memorativi o mnemotecnici sono forme comunicative diverse dal linguaggio e dalla scrittura vera e propria.
In uso in società ancora in evoluzione civile.
Ad esempio la tiratina d'orecchio quando si compiono gli anni è un'antica forma gestuale per ricordare l'anniversario in scadenza.
Per chi crede nella cronologia biblica, il primo ad usare un segno memorativo fu Dio stesso per ricordare a sè e agli uomini il patto di alleanza fra loro, con la promessa di non mandare un nuovo diluvio sulla Terra ( Genesi, IX, 12-17: < Arcum meum ponam in nubibus, et sit signum foederis inter me et inter terram. Cumque abduxero nubibus coelum, apparebit arcus meus - et videbo illum, et recordabor foederis sempiterni > ).
Perchè il poveretto ( cioè dio ) s'era scordato di dotare Adamo e consorte et figliolanza del linguaggio verbale e/o scritturale...
Hal di Epitteto
Il secondo miracolo.

Il linguaggio è il più grande miracolo dopo quello della creazione degli esseri viventi.
Esso appartiene all'essenza stessa dello spirito umano, contribuendo a sollevare l'uomo dall'ottusità animale.
Gli Autori che lo maltrattano con involuzioni espressive tendono a relegare l'umanità ai primitivi mugolii cavernicoli.
Altro che ricerca del nuovo sostitutivo della passata comunicazione letteraria, poetica in primis.
Purtroppo in tanti ancora ce la mettono tutta per oscurare ogni logica comprensione.
Hal di Epitteto

domenica 23 luglio 2017

OTTOBRE, VENDEMMIA D’AMOR
***di Pietro ZURLO***
***
Il mosto è nei fusti, già bolle
è uscito dall’uva torchiata;
già prima raccolta e pigiata
da uomini e donne danzanti.
***
Un anno di duro lavoro,
da parte del coltivatore;
ma adesso è finita beviamo
il mosto è un invito all’amore!
***
San Martino vien presto esultiamo
ogni mosto diventerà vino
come adesso ti voglio vicino
per brindare festosi all’amor.
^^^^^^^^^^
NOTE DELL’AUTORE:
La prima quartina si può sostituire con quella sottostante, rifatta dall’amico Epitteto. Ai lettori la scelta di apprezzarne il cambio che a parer mio la rende più àulica.
***
Dall’uva raccolta e pigiata
il mosto nei tini già bolle;
con Bacco che balla e traballa
son uomini e donne a danzar.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
LENTAMENTE…
***
Lentamente, ma inesorabilmente,
passano i giorni, i mesi e infine gli anni;
disseminando tracce e gravi segni,
portando via aneliti di vita.
***
Un corpo vigoroso ed aitante,
si deperisce, snerva e deteriora;
la mente vaga incerta nel ricordo,
trovando asilo al buio, all’abbandono.
***
Oh! Giorni di fulgore e sfavillio,
siete lontani, nell’oscurità;
la tenebra vi porta nell’oblio
***
siete soltanto un vago turbamento.
Troppo hanno visto gli occhi e sono stanchi,
anelano rifugio nel silenzio.
**********
COMMENTO DI EPITETO
Sonetto a schema libero sulla ineluttabilità del tempo.
Un dèmone con quale tutti dobbiamo fare i conti. Da giovani si è pronti a sprecare la vita, da vecchi ad economizzarla. Iddio ci ha regalato la morte, ma per evitare la disperazione maggiore non ci ha detto quando. E’ singolare come l’uomo guardi al passato come un bene perduto. In verità, per quanto mi riguarda, vorrei citare un aneddoto: Recentemente un muratore, stravolto dalla fatica, mi ha detto: “Se nasco un’altra volta, cambio mestiere”. Per carità, gli ho risposto, il nostro Capo ci ha già punito severamente con una vita, spero non ve ne sia una seconda! Ecco, ciò che dice don Pietro mi conforta nelle mie convinzioni: non c’è peggior castigo dell’esser nati.
Io guardo alla dipartita con fiducia. Avrò finito di soffrire.
E vi prego, non invocate i morti a soccorso.Esistono nella beatitudine, lasciamoli in pace. La composizione, dopo il grido di dolore, conchiude: “..gli occhi stanchi, anelano rifugio nel silenzio”. Ah, l’eterna pace senza la prigionia di questo corpo, adesso per giunta malandato!
IL PIACERE
di Damiano Lentisco


L'uomo, quello vero,
marito o amante
procura benessere e piacere
a chi gli sta accanto.
La violenza verso l'altro sesso
denota ignoranza e impotenza..
Tipico di chi è talmente fosso
da confondere forza con potenza.
Lendam

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Commento di Epitteto:
Damiano come Catone il veccchio, fustigatore dei costumi.
Epperò quivi si sottace la violenza della donna sull'uomo.
Una violenza sottile, psicologica, perenne che spinge alla disperazione ed alla reazione.

Figlie, mogli, madri, suocere, nuore,donne in carriera, ecc. che giorno per giorno prevaricano su tutto e su tutti.
Diciamocelo chiaro, le femmine non sono migliori dei maschi, anzi a loro modo perfide oltre misura.
Hal di Epitteto
IL PIANOFORTE.

Il pianista canadese Chilly Gonzales ha inventato una tecnica musicale speciale attraverso un video per invogliare a riprendere a suonare il pianoforte senza fatica chi da giovane l'aveva abbandonato per noia.
Con 24 < Re-Introduction Etudes >, brani facili e piacevoli che si possono suonare dopo pochi tentativi. ( Edition Bourgès, 2014 ).
Questo perchè il musicista a suo tempo ebbe a constatare il lato noioso e pedante della maggior parte dei metodi di insegnamento.
Epitteto
Cuore gabbiano
di Alba Spina

Il cuore gabbiano s'invola
sulla scia di una barca fatata.
Libero,agile,mai stanco,
non cerca la riva, o l'approdo,
segue nel vento salmastro
l'eterna lusinga delle sirene.

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Commento di Epitteto:
Dopo la creazione degli esseri viventi, il linguaggio è stato il più grande miracolo sulla Terra.
Contribuendo a sollevarci dall'ottusità animale, esso appartiene all'essenza stessa dello spirito dell'uomo.
E la nostra Autrice ne fa buon uso con l'attento impiego della parola, scarna e misurata.
L'immagine del gabbiano non è certo originale, ma ben denota il volo interiore del poeta e di ciascuno di noi quando siamo preda del misticismo letterario.
Talento comune di pochi eletti graziati dalla Musa.
Sempre brava la nostra Alba, dunque, nell'agganciare l'io interiore a momenti naturalistici.
Hal di Epitteto
TEMPESTA
( di Manrico Bacigalupi )

Dapprima s'ode un sordo rimbombare
lontano, come dentro un antro scuro,
che rotola dal monte verso il mare...
Cala veloce, il falco, e va al sicuro
nel nido alto, tra la roccia nera.
In fondo, il mar s'abbatte sulla costa...
Il lampo squarcia l'ombra della sera,
rabbioso il tuono esplode senza sosta!
Dal cielo, Giove pluvio si scatena !
Or grandi nubi danzano nel vento;
la pioggia cade ! Come in una piena
il rivo scende a valle, rotolante
nel letto suo, e balza fino al mare.
Ma or svanisce il tuono borbottante...
un soffio ancor di vento...
S'acquieta, lenta, l'onda fra le cale,
... e il falco stride, al riapparir di stelle !
**********************************
Epitteto:
Manrico, cantore della natura.
Non serve girare il mondo intero in cerca d'ispirazione.
Basta l'aspra e solitaria Isola d'Elba, dove l'uomo non ha ancora devastato l'ambiente.
E poi bisogna essere Poeti, dall'animo attento e sensibile.
Il mare, il vento, la tempesta, la bonaccia.
E la penna scorre d'impulso, ammaliata da tanto spettacolo.
Il tocco d'antan, irreprimibile nel nostro Autore, dona musicalità, scorrevolezza, bellezza al linguaggio, incanto ai versi metrici.
Ormai Manrico è pietra miliare del nostro panorama letterario, in grado di stupire per la semplicità e candore espressivi.
Leggete, e rivivrete un dipinto naturalistico alla Rubens, greve di tonalità accese.
Splendido Manrico, sei tutti noi!
Eccezionale, Siddharta.

domenica 16 luglio 2017

Anniversario.

Kurt Erich Suckert ( 1898-1957 ), in arte Curzio Malaparte, è stato uno scrittore, giornalista, ufficiale, poeta, saggista italiano di cui ricorre quest'anno il 60° dalla morte.
Sue opere famose < Kaputt > e < La pelle > a sfondo autobiografico.
Fascista e poi antifascista, nel 1929 venne chiamato dall'allora senatore Giovanni Agnelli a dirigere La Stampa, giornale di sua proprietà.
Dal quale fu cacciato nel 1931 per la sua critica al regime fascista, dannosa per gli interessi della FIAT.

Secondo i pettegolezzi, perchè lo sciupafemmine stava facendo la corte alla moglie del Patron...
Fu anche noto ai tempi per la relazione amorosa con la nuora del patron, vedova con sette figli, avversata dal suocero.
Hal di Epitteto

sabato 15 luglio 2017

Comunicazione di servizio.

< Quora.it > è il social interattivo delle domande e delle risposte.
E' frequentato da oltre 200 milioni di utenti al mese.
E' un database della conoscenza senza limiti di lunghezza, con contenuti di alta qualità.
Una rete enciclopedica gratuita di facile consultazione.
Se siete affamati di sapere e curiosi del mondo questa piattaforma è fatta per voi.
Hal di Epitteto

venerdì 14 luglio 2017


CIAO HAL, RICORDA ALL'AMICO EPITTETO QUELLO CHE ERA...

MORDI E FUGGI...
***di Pietro ZURLO***

Nuovo sistema per lenir le pene...
ma l’importante che LUI c’è, che tiene;
ed il saperlo allieta le mie pene.
E intanto vedo crescere gli amici...
e la qualcosa mi ritorna strana;
immaginando che il Vecchio Epitteto
si stia rivoltando nella tomba:
tanto buonismo non lo conoscevo.
Lo vedo mentre critica, che taglia,
a mazzolar poeti e poetastri;
tagliar le gambe a quelli che maestri
erano stati prima d’incontrarlo.
E con un CLIC toglier l’amicizia
facendoli restare assai scornati.
Ricordo ancora adesso...quei maestri:
""""“io, già pluripremiato e giudicato,
venir così da te non rispettato,
avendo vinto esami e selezioni
in tante gare e competizioni”"""".
E lui il Vecchio Epitteto affondare
ancor di più il coltello nella piaga,
togliendo a chicchessia ogni speranza
di dare alle sue liriche importanza.

giovedì 13 luglio 2017

it.quora.com
( per i più avveduti e curiosi ).

Perché Quora esiste.
La missione di Quora è condividere ed espandere la conoscenza. Una mole enorme di conoscenza è a disposizione di un numero molto limitato di individui. Si tratta di informazioni che potrebbero essere di grande aiuto a milioni di persone. Tutta questa conoscenza si trova, alle volte, semplicemente bloccata nella testa della gente; in altri casi, invece, è accessibile soltanto a gruppi molto ristretti di persone. Noi vogliamo connettere le persone che hanno la conoscenza con le persone che, di quella conoscenza, hanno bisogno. Vogliamo riunire persone caratterizzate dai più diversi punti di vista in modo che imparino a capirsi meglio a vicenda. Vogliamo dare modo a tutti di condividere le proprie conoscenze a beneficio del resto del pianeta.
Riunirsi attorno a una domanda
L'essenza di Quora sono le domande: domande che riguardano il pianeta, domande che spiegano gli avvenimenti recenti del mondo, domande che fanno da bussola in importanti decisioni della vita e domande che forniscono spiegazioni sui motivi per cui le altre persone la pensino in maniera diversa da te. Quora è quel luogo che ti permette di fare le domande a cui tieni di più e di ottenere delle risposte fantastiche.
Quora ospita soltanto una versione di ogni domanda. Non ha una versione di sinistra, una di destra, una occidentale, una orientale. Quora riunisce persone provenienti da mondi molto diversi tra loro e le mette insieme, nello stesso luogo, per rispondere tutte alla stessa domanda - e per imparare l'una dall'altra. Vogliamo che Quora sia il luogo migliore al mondo per esprimere la propria opinione perché Quora è il luogo che ospita il dibattito. Quello vero. Vogliamo che la risposta ufficiale di Quora sia la risposta definitiva. Per tutti. Per sempre.
Capire il mondo e le persone che lo abitano
Quora ospita dei contenuti che ti faranno sentire bene dopo averli letti. Quora ti aiuta a capire i meccanismi che muovono il mondo e le ragioni dietro i comportamenti delle persone. Quora ti aiuta a capire che cosa possiamo fare insieme per rendere il mondo un posto migliore. Quora ti fornisce un feed personalizzato di risposte approfondite e acute a domande che non avevi ancora realizzato di voler fare.
Le risposte di Quora provengono da persone che conoscono e capiscono molto bene le problematiche che si nascondono dietro alle domande e che dispongono di conoscenze di prima mano sull'argomento. Quora è quel luogo che ti permette di leggere Barack Obama sull'accordo nucleare con l'Iran, detenuti sulla vita in prigione, scienziati sul riscaldamento globale, agenti di polizia su come dissuadere gli svaligiatori e produttori televisivi sul modo in cui realizzano i loro programmi. Quora è quel luogo che ti permette di leggere personaggi stimolanti come Gloria Steinem, Stephen Fry, Hillary Clinton, Glenn Beck, Sheryl Sandberg, Vinod Khosla e Gillian Anderson, mentre rispondono di persona alle domande che il pubblico ha sempre desiderato fargli. Quora è quel luogo che ti permette di leggere intuizioni formidabili, che non sono mai state condivise in nessun altro posto, da parte di persone con cui non avresti mai avuto occasione di interagire in nessun altro modo, se non su Quora.
HAL di Epitteto
Noi tre, Freud e Gödel. Le mille facce della verità

di Letizia Vaioli · Pubblicato 13 luglio 2017 · Aggiornato 13 luglio 2017

Qualche tempo fa un caro amico mi ha proposto di partecipare insieme lui a una conferenza. Il tema era ‘La garanzia’, un argomento di cui sapevo poco o nulla e che avrei dovuto, in qualche modo, legare con la matematica. Avrei potuto rifiutare e declinare cortesemente l’invito, invece ho accettato la sfida come se fosse stata una partita a tennis, semplicemente cercando di colpire la palla senza sapere da che parte sarebbe arrivata.

Così la mia mente ha cominciato a correre nel campo arancione e quelli che trovate qui sotto sono i risultati di questa allegra fatica.

Ho pensato che la garanzia, qualsiasi sia la cosa o la persona che viene garantita, ha bisogno di una dichiarazione esplicita o implicita di accettabilità, dunque di un’argomentazione che cerchi di avvicinarsi al vero.

Proprio il concetto di verità, con gli annessi e i connessi della sua affannosa ricerca, ha costituito il punto centrale della mia esplorazione. La mia attenzione è planata, in particolare, sul momento storico in cui l’uomo ha perso molte delle sue certezze ed è atterrata nella prima metà del 900, quando si sono manifestate contemporaneamente la crisi della logica e la nascita della psicanalisi.

Ho coinvolto nel gioco due persone che mi hanno aiutato a vedere aspetti molto diversi: Francesco Berto e Giacomo Grifoni, che ringrazio moltissimo. Francesco è un filosofo di grande fama e di grande umiltà, studioso di logica e autore di bellissimi libri sul tema tra cui ‘Tutti pazzi per Gödel’ in cui tratta gli argomenti di questa intervista. Giacomo è uno psicologo psicoterapeuta, ha pubblicato libri per diversi editori tra cui ‘ La casa delle nuvole dentro’ che affronta in termini narrativi il tema della violenza domestica. In fondo all’articolo trovate i link per gli approfondimenti su entrambi.

Quello che è venuto fuori è un dialogo a tre sulla capacità della mente di creare argomenti e congetture, se questo poi costituisca il primo passo per avere delle garanzie è tutto da vedere. Se non altro, mettiamola così, alimenta una ragionevole speranza.

In questo periodo il mio amico non è stato bene e sta lottando con tutte le sue forze per non uscire dal gioco. A lui dedico questo articolo e tutta la ricerca che mi ha condotto qui; se potessi esprimere un desiderio in questa notte d’estate, chiederei di veder tornare la palla da questa parte del campo e di sentire la sua voce che grida: ‘corri Letizia, corri a prenderla!’.



Comincio la mia chiacchierata girando intorno all’argomento della logica. Mi rivolgo a Francesco e gli pongo una domanda di carattere generale. Che cosa c’è di matematico nel modo di ragionare? La logica è una caratteristica innata necessaria per la sopravvivenza?

Francesco prende la parola e risponde così:

Uno potrebbe chiedersi cosa c’è di logico nella matematica e cosa c’è di matematico nella logica. Quanto alla prima domanda, I matematici ragionano, tipicamente, per deduzione. Gli argomenti deduttivi validi sono tali che, come si suol dire, ‘preservano la verità’: quando le premesse sono vere, è impossibile che la conclusione sia falsa. Così, per fare il famoso esempio funebre: se è vero che tutti gli uomini sono mortali ed è vero che Socrate è un uomo, Socrate è senz’altro mortale. Non tutti i ragionamenti che facciamo nella vita sono così. A volte ragioniamo per induzione, o generalizzando da casi particolari e qui la conclusione segue dalle premesse solo in modo probabile (Socrate era mortale (infatti è morto); Giovanna D’Arco era mortale (idem); Napoleone era mortale (idem); mio nonno era mortale; Andreotti era mortale;etc, etc, etc. … Concludiamo che tutti gli uomini sono mortali. Infine, qualche volta ragioniamo per “abduzione”, ossia, grossomodo, cercando la miglior spiegazione per un fenomeno.

Mi fermo su queste parole: deduzione, induzione, abduzione. Sono tre modi di impostare un ragionamento, tre strade per procedere alla ricerca della verità. La deduzione è rigorosa, da premesse vere scaturiscono conseguenze vere. L’induzione è meno rigida perché perde la certezza: la conclusione contiene delle informazioni che non derivano completamente dalle premesse. Se assaggio uno, due, tre frutti di un albero e considero che sono acerbi, mi faccio l’idea che tutti i frutti di quell’albero siano acerbi. L’apertura con cui aggiungiamo informazioni per via induttiva paga il prezzo dell’insicurezza: il dubbio si affaccia nel margine di errore e il vero diventa ver osimile; la conclusione segue dunque dalle premesse solo in modo probabile.L’abduzione è ancora più confusa: se trovo un ragazzo davanti a una scuola e so che in quell’istituto ci sono ragazzi della sua età, mi faccio l’idea che quel ragazzo sia uno studente di quella scuola.

Mi viene da pensare che le premesse vere sono cosa rara, il più delle volte brancoliamo su ipotesi verosimili o addirittura ventilate come sulla tela di una ragnatela, semplicemente cercando di non affondare.

Giro la domanda a Giacomo, che sulle ragnatele ha costruito la sua professione. Come ragiona uno psicologo per guidare il suo paziente alla ricerca di un equilibrio? Si parla di equilibrio, appunto; la verità diventa fluida.

Già, risponde Giacomo, la verità diventa fluida. Alla psicologia, soprattutto quella clinica, interessa la soggettività anche se spesso siamo andati alla ricerca di modelli di funzionamento della mente universali tanto in ambito sperimentale quanto in ambito più prettamente terapeutico. Cerco di spiegarmi meglio. Hai presente l’effetto Rashomon che prende nome dal film di Kurosawa? Nel film diversi testimoni, e anche l’omicida, raccontano lo stesso episodio in modo diverso. Chi dice la verità? Come giustamente hai detto tu, spesso la verità è fluida, soprattutto per le questioni umane. Ognuno ha il suo modo di costruirsi spiegazioni sui “fatti” applicando filtri, distorsioni, aspettative più o meno realistiche su come sono andate le cose a seconda delle esperienze che hanno segnato lo sviluppo della propria personalità, dello stato emotivo e dello stile cognitivo con cui interpretiamo la realtà. Ne consegue, se vuoi, l’aspetto più affascinante del mio lavoro, che io definisco per certi versi artistico oltre che scientifico. Anche ogni relazione terapeutica, come ogni relazione significativa della nostra vita, è irripetibile e unica. E proprio come accade nella nostra vita, è all’interno della relazione terapeutica che co-costruiamo significati diversi sulle cose, capaci di aiutare l’altro a raggiungere un maggior livello di benessere emotivo e relazionale. Ovviamente c’è una matrice di significati comuni che condividiamo tutti in quanto appartenenti ad una società, ma alla base del lavoro clinico non posso che valorizzare il preciso modo in cui quella persona sente e percepisce la realtà. Questo riconoscimento è alla base dell’empatia; cioè, della nostra capacità di entrare nel punto di vista dell’altro senza giudizio, prendendo quel vissuto come punto di riferimento per avviare la relazione. Approccio affascinante, certo, però anche rischioso. In certi casi, anche noi psicologi dobbiamo tener conto dei fatti, oltre che dei significati e delle fantasie che ruotano intorno ad essi. Faccio un esempio. Quando ci si occupa di situazioni di violenza agita e subita, dobbiamo prendere atto che ci sono verità che rappresentano fatti – quello che è realmente accaduto, quel giorno, a quell’ora, in quel luogo, tra quelle due persone – indipendentemente da come gli episodi reali possono essere deformati, amplificati o minimizzati dal racconto delle persone che ascoltiamo.

Ripasso la parola a Francesco per affrontare il secondo punto del discorso: che cosa c’è di matematico nella logica. è una domanda tutt’altro che banale: se la logica è necessaria per vivere e contiene i tratti della matematica, va da sé che la matematica è una struttura innata per la sopravvivenza.

Detta così potrebbe risultare una cosa spaventosa, non tutti apprezzano l’idea che abbiamo bisogno della matematica. Se però incliniamo la testa e guardiamo l’affermazione di lato, troviamo un’ indicazione incoraggiante: abbiamo tutti la matematica in dotazione genetica e nessuno è completamente sprovvisto. C’è sempre una faccia della medaglia che risulta difficile da vedere, spesso è quella che porta più in alto.

Francesco continua così:

Buona parte della logica contemporanea utilizza linguaggi formali e tecniche matematiche per dimostrare una quantità di risultati. La rivoluzione matematica in logica è iniziata con autori come Boole, Frege, Russell, e non si è ancora arrestata. E yes, la logica è necessaria per la sopravvivenza. Inclusa la logica deduttiva. Se vediamo che fuori nevica, e sappiamo che quando nevica fa freddo e che quando fa freddo è meglio coprirsi, applicheremo il modus ponens un paio di volte (se P allora Q. E dato che P, quindi Q) e ci copriremo bene prima di uscire. Inoltre, facciamo continuamente ipotesi su come le cose potrebbero andare in futuro e cosa faremmo se andassero così (‘Se tento di saltare oltre quel ruscello, ce la farò o cadrò in acqua?’ ; ‘Che succede se non riesco a pagare il mutuo il mese prossimo?’). Facciamo anche ipotesi cosiddette controfattuali, su come le cose sarebbero potute andare altrimenti, per accertare responsabilità (‘Avrebbe avuto l’incidente se non fosse passato col semaforo giallo?’). In queste attività, immaginiamo uno scenario e, usando procedimenti logici deduttivi, induttivi, informazioni disponibili e varie tecniche razionali, cerchiamo di capire cosa seguirebbe, e cosa no.

Mi rivolgo a Giacomo e gli chiedo se la nostra capacità di formulare ipotesi possa contribuire a generare ansia: la tentazione di tenere tutto sotto controllo ci proietta in configurazioni di scenari possibili che la nostra mente non sa gestire per intero e l’imprevisto diventa una minaccia. Ecco cosa risponde:

Il nostro pensiero ipotetico è una risorsa fantastica. Piaget ad esempio lo individuava come la forma più alta di intelligenza perché si svincola dagli aspetti pratici e operatori e ci consente appunto di fare ipotesi del tipo “se… allora”. Da un altro punto di vista, lo stesso tipo di pensiero però può diventare anche un limite se si stacca troppo dai dati di fatto. In linea generale, la nostra capacità di astrazione e simbolizzazione deve essere controbilanciata anche da una certa dose di pragmatismo e intelligenza pratica. Rispetto alle possibili conseguenze negative dei nostri processi cognitivi, Ellis individua ad esempio alla base di molte nostre difficoltà le idee irrazionali, che sono asserzioni che riteniamo vere in modo definitivo e pregiudicano il nostro equilibrio mentale, tipo: se qualcosa mi sembra molto difficile, allora devo evitarla perché affrontandola sono destinato a un sicuro e catastrofico fallimento. Oppure: la mia infelicità dipende da cause esterne e immodificabili sulle quali io non ho nessun margine di intervento e mai lo avrò in futuro. Questi sono esempi di derive irrazionali del nostro pensiero, che, come dire, si avvita su di sé, non tiene conto delle evidenze contro fattuali e magnifica invece le evidenze che confermano le idee irrazionali che produce. Il fatto è che ci illudiamo di poter tenere sotto controllo con la nostra mente la realtà, ma purtroppo non è possibile. In estrema sintesi, a volte le persone vanno aiutate a tollerare questa dolorosa “verità”!

Riprendo io il discorso.

La storia racconta che molti grandi geni della matematica sono diventati pazzi. Lo stesso Gödel soffriva di ipocondria e manifestava conclamate paranoie, tra cui la volontà di mangiare pochissimo per paura di essere avvelenato. Sembra quasi che l’eccezionale capacità logica in ambiti di studio elevati abbia contaminato (se non addirittura esaurito) la logica semplice della quotidianità, fino a sgretolare il buon senso. Mi giro verso Francesco e chi chiedo se ha un’idea per spiegare questo fenomeno. Francesco sorride e poi dice:

Non dubito che chi è molto dotato per il pensiero astratto possa aver la tendenza a vivere nelle proprie astrazioni. In certi ambienti accademici, questo modo d’essere è considerato normale, tollerato o incoraggiato. Ma naturalmente, non è inevitabile. Credo Che Tarski abbia detto una volta di considerarsi il migliore fra i logici sani di mente, o qualcosa del genere. Intendeva giocare un po’ con questo luogo comune e darsi, così, del logico non eccezionale (il sottinteso era: i veri grandi sono tutti matti). Eppure, era un logico eccezionale ed era anche uno che sapeva stare al mondo. Poi, per un parere serio, bisognerebbe girare la domanda a uno psicologo 🙂

Guardo Giacomo, che si sente tirato in ballo per il parere serio. Gli passo la palla e me la rende con queste riflessioni:

Non sono sicuro di essere in grado di rispondere alla domanda se l’eccesso di logica conduca alla follia. Credo, d’altro canto, che sia rischiosa ogni forma di eccesso e che il discorso possa essere allargato alla domanda: che cosa significa benessere psichico? Penso che questo si fondi sulla nostra capacità di integrare aspetti anche molto diversi della nostra personalità, mantenendo allenata la mente all’incontro con il diverso, l’estraneo, con il nuovo. Ovvero, con qualcosa che ci spiazza e esce dalle nostre specializzazioni.

Può darsi che chi si occupa di logica corra il rischio di isolarsi in un mondo astratto così come, per esempio, chi si occupa di ingranaggi possa correre il rischio di isolarsi nella sua catena di montaggio e chi si occupa di psicopatologia possa rischiare di isolarsi nel suo sapere psicologico, ritenendosi depositario della verità. La salute e il benessere psichico hanno molto a che fare, secondo me, anche con il concetto di versatilità, ironia e apertura mentale. E anche con la capacità di cambiare.



Sulla capacità di cambiare mi fermo e ripenso alle cose che sono state dette. Penso alla verità, che ci sfugge dalle mani come un pezzo di sapone; la cerchiamo nel nostro modo di sentire, la tocchiamo col pensiero deduttivo che vorrebbe preservarla, la leggiamo nei fatti delle cose passate che non esistono più. La verità è una stanza piena di specchi, ogni riflesso è una menzogna che dice qualcosa di vero.

Così concludo la prima parte di questa intervista a metà strada tra la logica e la psicologia. Siamo sul ponte tra i nostri emisferi, il posto migliore per un picnic. Chi vuole trova la seconda parte sul blog di Buongiorno Matematica tra qualche giorno, giusto il tempo di tirare qualche sasso nell’acqua e di vederlo arrivare.



https://francescoberto.academia.edu

http://www.giacomogrifoni.it

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Epitteto Eubulide:
Non sapevo se commentare.
Poi una forza irresistibile mi ha spinto a forzare la parte dubbiosa della mia personalità.
Il pensiero astratto di cui alla lettura mi appare come la solita esagerazione di certi intellettuali: improduttiva ai fini pratici, esaustiva teoricamente.
Per farla breve, vedo questi maîtres à penser staccati dal mondo reale ( Le nuvole di Aristofane ), sempre impegnati in arrampicate cerebrali.
Non datemi del superficiale: ma io penso che una buona vanga o un tirocinio in miniera non possa che giovare loro ed alla società facendoli ritornare coi piedi per terra.
A suo tempo per circostanze fortuite e coincidenze strane ebbi a sottopormi ad una visita psichiatrica.
Il quadro clinico sortito fu del tutto drammatico.
E mi ha dato la prova provata della follia degli esperti in materia.
Tengo il referto gelosamente custodito in cassaforte, come grimaldello assolutorio in caso di fatto delittuoso per mia mano...
Sono curioso di leggere la seconda parte dell'intervista, fin qui peraltro condotta con chiareza e perizia letteraria.
P.S. : nella mia libreria fa bella mostra di sè il libro < Gödel, Escher, Bach >, che però non son mai riuscito a finire di leggere, per me troppo ostico...
Hal di Epitteto
’O COMPLEANNO
***di Pietro ZURLO***

Vulite festeggià chist’anne mie?
Io nun ce tengo, ch’aggia festeggià?
St’anne ca tengo ’ncuollo so’ pesante...
‘e festeggiasse si m’’e scarrecasse!

Allora si ca io facesse festa...
io me luvasse ’e guaie, ’e mmalatìe,
addeventasse bello e aitante,
campasse a ghì arreto ‘a vita mia!
Chiste so’ suònne da putè sunnà...
sulo accussì ce stesse ‘a festeggià.
Perciò, che mme facite a ffa st’aùrie...
si perdo ‘a vita ogne anno ‘e cchiù?
Bello sarrà p’’e figlie, p’’e nepute..
ca fanno festa ad un’antichità!
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* Epitteto Eubulide:
Il pessimismo di don Pietro non mi convince.
La vecchiaia è il periodo d'oro dell'uomo.
Non deve più niente a nessuno, nessuno gli chiede più niente.
Si può godere gli svaghi salutari sempre rimandati per ragioni di lavoro e di famiglia.
E dispensare la saggezza maturata con l'esperienza negli anni.
Tornare indietro, dice l'Autore.
Ma nemmeno per sogno; adesso che sono arrivato fin qui,
correre il rischio di non
arrivarci la seconda volta...E poi vuoi mettere:
finalmente a un passo dal sapere cosa c'è di Là!
Io mi auguro solo che ci aspetti un mondo di pace e di bellezza.
Tutto il contrario di quanto ho sperimentato quaggiù.
Barabba

mercoledì 12 luglio 2017

PREGIUDIZI.

E' davvero vergognoso che il presidente Trump abbia fatto uscire gli USA dall'Accordo di Parigi sul clima, pietra miliare per la riduzione dei gas serra.
Gli scienziati non possono molto per far cambiare opinione a qualcuno vittima di distorsioni cognitive errate, non basate su prove ed evidenze.
Se taluno ha già deciso di non credere al cambiamento climatico e negarne l'evidenza resterà impermeabile alla scienza ed alle sue prove.
Hal di Epitteto

lunedì 10 luglio 2017

"Quanno vengo int'a sta casa" - e cioè:
QUANNO VENGO INT’A STA CASA
***di Pietro ZURLO***


Quanno vengo int’a sta casa
che arricorda a me ’o vissuto
guardo attuorno e tutto è muto,
ma d’’e ccose sento ’e vvoce.
E mme parla ’nu ritratto
d’’a buonanema d’’a nonna;
m’addurmeva stritto ’mpietto
e cantava ’a ninna nanna.
E chest’aria ca mo sento,
doce doce, assaje suttile
addeventa ’nu suspiro...
tutt’e ccose ’e ffà parlà.
Assaporo st’aria antica,
d’’a passata gioventù;
e stu core chiagne e ride
sulo pe’ l’allicurdà.
Quanta cose ca ce stanno...
ca nun tengono culore;
cose viècchie ormaje scagnate
che hanno perso tutto ‘addore,
ca se specchiano int’o specchio
comme a ll’ate sculurito;
addò st’òmmo se riflette...
e se vede ch’è appassito!
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* Epitteto Eubulide:
Don Pietro Zurlo, punta di diamante del nostro gruppo letterario.
Non ci si può stupire dei successi raccolti a piene mani nelle varie tenzoni poetiche.
Il suo linguaggio chiaro, semplice, diretto, sovente in punta di ironia, soprattutto in vernacolo campano, attira il plauso sincero di chi ama leggere testi intelligenti.
Che cantano il quotidiano, sentimenti ed emozioni.
Essergli Amico è buona sorte, si impara la nobiltà d'animo, la discrezione, la sincerità della parola data.
Anche se le contingenze della vita ci costringono talora ad un certo silenzio comunicativo, lui è sempre presente accanto a noi con pensiero magnanimo a giustificare e a tollerare, roccioso nella sua Amicizia.
Con affetto, Epitteto.

giovedì 6 luglio 2017


Madrigale
di Alba Spina

Questo bacio, sorriso,
lieve come alito di brezza,
tiepido come spera di sole,
sospeso per tema di ripulsa,
non chiesto, ma atteso,
ha profumo d'alga, sapore di mare.

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Commento:
Un madrigale arioso, quasi un haiku occidentale.
Come nello stile classico dell'Autrice.
Testo dall'espressione potente, rapida, realistica.
In cui tutti ci possiamo specchiare perchè di certo ci ha visto protagonisti stupiti almeno una volta.
Quando si è stati gratificati di un abbraccio desiderato, forse insperato.
Riuscire a vestire di poesia un atto tutto sommato fugace ed isolato della nostra esistenza è indice di notevole sensibilità e capacità espressive, proprie di un animo sensibile e attento.
Molto bene, Hal di Epitteto.

martedì 4 luglio 2017



Troppi assistenti vocali e pochi utenti. Le macchine parlanti sanno farsi capire?









Ancora non è possibile immaginare quali saranno i gadget hi-tech dei prossimi 10 anni, ma è molto probabile che per interagire con essi useremo la voce. La speech recognition, ovvero la capacità di un computer di capire il linguaggio umano (e rispondere di conseguenza), è stata infatti la tecnologia regina del recente Consumer Electronic Show. A trainare il mercato è Alexa, il software creato ad hoc per l'assistente vocale Echo, un cilindro con cui si può interagire parlando per suonare i propri brani preferiti, conoscere le previsioni di traffico e del meteo, e tante altre cose, tra cui comandare congegni connessi alla smart home. Disponibile in Usa, UK e Germania, dovrebbe presto arrivare anche in Italia.
Moltissimi espositori potevano vantare una forma di interazione vocale impensabile fino a pochi anni fa: LG ha presentato Instaview, frigo al quale si può letteralmente ordinare la spesa, Samsung il robot aspirapolvere Powerbot VR7000, che non richiede più comandi impartiti con telecomando, e l'offerta spazia in lungo e in largo, abbracciando da prodotti per bambini, come Aristotle, assistente di Mattel che può cullare i bimbi e aiutarli nei compiti, alle auto, con Ford che offre l'abilità di mettere in moto, aprire e chiudere le portiere parlando, alle lavatrici di Whirlpool, i telefoni di Huawei, le console per i videogame di Nvidia, le lampade di GE. Senza contare la concorrenza nel settore di Google, con il suo assistente Home, di Apple con Siri e Microsoft con Cortana, solo per citare i concorrenti principali. Il punto però è capire se si tratta del solito ingiustificato entusiasmo per una tecnologia che poi non riuscirà a mantenere le promesse in termini di penetrazione del mercato (il 3D casalingo, ricordate?). Gli analisti sono entusiasti e confidano che sarà proprio la speech recognition la chiave per convincere i consumatori a rendere smart la propria vecchia abitazione. Più scettico è Luca Chittaro, professore a capo del Laboratorio per l'Interazione Uomo-Macchina dell'Università di Udine: «Sono state raggiunte ottime prestazioni per il riconoscimento lessicale, soprattutto per le lingue come l'italiano che non hanno parole diverse con la medesima pronuncia, come il francese mer (mare), mère (madre) e maire (sindaco). Ma una comprensione lessicale al 100 per cento da parte del software non garantisce che capisca la frase e quindi la nostra richiesta. Perché tutto fila liscio se le frasi sono strutturate in modo prevedibile, altrimenti siamo ancora distanti da una piena capacità di riconoscere il linguaggio naturale». Certo, i progressi sono innegabili, come affermato da Shawn Dubrac: il chief economist dell'associazione che rappresenta le aziende tecnologiche americane ha sottolineato come il dato che dà conto del livello di affidabilità dei programmi, ovvero il tasso di errore per parola, si è ridotto da un margine del 43% nel 1995 ad una del 6,3% l'anno scorso. Il record è stato segnato da Microsoft che compete in questo campo con IBM e le altre. “L'evoluzione è stata resa possibile”, spiega Chittaro “dall'utilizzo di Big Data e Cloud: i milioni di conversazioni con gli esseri umani sono archiviati e analizzati da algoritmi di machine learning per ottenere costanti miglioramenti. Nonostante ciò non possiamo aspettarci a breve la capacità di nessuna macchina di capire un qualsiasi discorso fatto da un essere umano”, né di conversare in maniera altrettanto naturale, come Stanley Kubrick ipotizzava nel 1968 nei dialoghi tra gli astronauti e il supercomputer Hal 9000 di 2001: Odissea nello Spazio.
Quel che è certo però è che questa tendenza destinata a crescere esponenzialmente nei prossimi anni, causerà una serie di effetti collaterali: da una parte c'è chi è preoccupato da una ulteriore stretta della società del controllo, con le multinazionali in grado di archiviare oltre ai nostri documenti e immagini, anche i nostri discorsi; dall'altra c'è chi ottimisticamente pensa che vi potranno essere anche benefici: «Alcuni studi scientifici recenti”, dice Chittaro “studiano la capacità di un assistente vocale di influenzare e persuadere una persona, ad esempio a tenere uno stile di vita più sano, grazie a un fenomeno di antropomorfizzazione e in maniera dunque più efficace di quanto farebbe un computer incapace di avere un dialogo». Comunque vada il professore di una cosa è assolutamente certo: “La diffusione della speech recognition farà diminuire l'utilizzo di tastiere e touchscreen ma non eliminerà le interfacce grafiche, che dovranno invece evolversi per tenere testa alla crescente
mole di dati che avremo a disposizione”.
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 22 gennaio 2017
SIGNORE!!!
***di Pietro ZURLO***
***
Ti chiedo due cose
prima che io muoia:
Tienimi lontano dalla falsità
e dalla menzogna;
non darmi né la povertà
né la ricchezza,
ma concedimi
quel poco necessario
affinché io possa vivere
dignitosamente.
Poiché se fossi sazio potrei dire:
chi è il Signore?
E sarei tentato di rinnegarti;
mentre, se fossi nella miseria,
potrei darmi al furto,
al ladrocinio e ad altre ruberie,
oltraggiando ugualmente il nome Tuo.
Perciò Signore, concedi al servo Tuo
queste mie richieste, affinché
io possa vivere osannando
il nome Tuo per l’eternità.
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Epitteto Eubulide:
Il nostro Poeta chiede la cosa più difficile al mondo.
Già millenni fa i filosofi se ne erano accorti, individuando la virtù massima nel giusto mezzo.
Già, perchè non si sa nemmeno quale sia la medianità delle cose, figuriamoci quelle morali.
Per chi crede, persino Dio nella sua assolutezza oscilla dal peggio al meglio, ingenerando confusione e caos nell'Universo.
Ad esempio, limitiamoci alle stagioni, sempre esagerate di anno in anno nel bene e nel male.
E allora?
Cerchiamo di vivacchiare alla meno peggio in attesa del niente.
Ma il Poeta, si sa, è nato per sognare: lasciamolo nel suo mondo di speranza senza fine.
Bravissimo, Epitteto.

domenica 2 luglio 2017

Lo strizzacervelli.

Le proprie disgrazie è meglio tenersele per sè.
Perchè non interessano a nessuno.
Gli altri ne hanno già abbastanza delle proprie e non è il caso di aggravarli con ulteriori pene.
E' questione di stile e di educazione.
Se proprio si è alla frutta, un buon psicoterapeuta potrebbe giovare.
Al di Epitteto