sabato 31 marzo 2018


Herry Frux Cataldi
Il fantasma

Ho cercato il momento giusto,
era pomeriggio

fuori il tempo era
quasi nuvoloso
e lì decisi di andare
in cerca di lui.
Non pensavo di riuscirci
ma è bastato coprirmi
il capo con una coperta
sfuggire alla luce e cercarti...
Non è durato molto,
ma sono stata così
serena di passare quei
momenti che son stati
solo nostri...
********************************
Commento di Epitteto:
Herry, il mio alter ego.
Mi ha rammentato la mia infanzia tribolata.
Quando in solitudine immaginavo schiere di cavalieri bianchi venire in mio soccorso, liberandomi dai lacci della violenza.
Forse tutti abbiamo avuto fantasmai siffatti.
Annidati nel profondo ed emersi nei momenti di difficoltà.
Perchè sognare aiuta a vivere e ci rende più forti.
Per uscire dalla palude anche per pochi istanti.
Ricordo un certo amico, gravato dagli infiniti problemi di salute del figlioletto, nascondere la testa sotto un braccio e mormorare < ora basta, non voglio sentire più niente >.
Momenti di fuga dalla realtà tribolata.
Herry cantore ( vi sarà mai la forma femminile più adeguata? ) della quotidianità con le sue scelte d'evasione, a riduzione degli affanni interiori.
Semplicità del dire e purezza di sentimenti, la cifra della nostra poetessa.
Splendida/mente, Siddharta.
BARABBA IL DELINQUENTE
HA VINTO ANCHE STAVOLTA
CHISSÀ' SE MAI UNA VOLTA
IL CRISTO PREVARRÀ'!
di Pietro Zurlo
**************************
*Commento di Pietro Zurlo: BUONA GIORNATA FRA SALIMBENE!
** Commento di Epitteto:
Il Bene e il Male sono in costante equilibrio, come nei vasi comunicanti.
Donde il concetto di yin (nero) ([ín]) e yang (bianco) ([jǎŋ]) dell'antica filosofia cinese.
Ed il dio e satana della religione cattocristiana.
Dobbiamo farcene una ragione: anche tutti noi personalmente oscilliamo tra buonismo e delinquenza.
Facciamo parte del pendolo dell'Universo...

venerdì 23 marzo 2018

Ogni giorno nasce un grullo...
di Epitteto

La religione cattocristiana continua a scrivere da millenni una valanga di fesserie intorno a un tale che per taluni non sarebbe nemmeno mai esistito o per altri solo per 33 anni.
Difendendo tali posizioni con le unghie e coi denti ( leggasi stermini di massa, violenze, ecc. ).
Qualora taluni ti sventolassero sotto il naso un ideale qualsiasi, fuggi lontano.
Perchè te ti mandano a morire per niente e loro ad ingrassare nel benessere.

giovedì 22 marzo 2018


Dosaggio quotidiano
di Mauri Mari

Assuefatto dalla mediocrità.
Me ne propinano una dose tutti i giorni
che mi convince di vivere a metà
di mezze gioie, mezze soddisfazioni
e mi succede che gli occhi sono stanchi
e che, socchiusi, il mezzo si fa intero.
Il bianco si confonde con il nero
il vero che diventa incoerente.

La morte s'introduce nel vivere apparente
ma il cuore è indifferente
ai porci con le ali.
Le notti si rivestono di luci artificiali
di sogni incominciati che intasano il cuscino.
Quegli idoli adorati illusionisti e bari
capaci di scurire i giorni più solari
ed è in quello scuro che tutto si fa chiaro.
Tutto tranquillo.
Tutto più normale.
***********************************
* Epitteto Eubulide:
Mitridate il Grande, re del Ponto, sospettando cospirazioni, assumeva ogni giorno piccole dosi, poi sempre più consistenti, di pozioni velenose: così per allenare il corpo a sopravvivere in vista di possibili venefici.
Sono finiti ormai i tempi di Mānī dove il mondo doveva essere o bianco o nero.
Oggi viviamo tutti nel chiaroscuro, piegarsi per non spezzarsi.
Certo, il trionfo della mediocrità, soprattutto nella cultura.
Ed anche i critici di servizio e non devono arrendersi: dire le mezze verità, non scontentare gli scrittori, gli editori, i tifosi partigiani.
Questa lirica gronda del sudore della disperazione per i traguardi sognati e falliti, per la premiazione del demerito, per la disoccupazione intellettuale e tanto altro.
L'Autore si diffonde, ma forse insufficientemente data l'elevata disonestà sociale, politica, economica, religiosa da tempo in atto.
In tutto questo brodo di coltura, forse un appunto.
Quel < porci con le ali > io lo riferirei all'atmosfera di frustrazione propria del romanzo a quattro mani di Ravera- Lombardo Radice, identica all'oggi.
Perchè vedete, i miei tempi, quelli di allora, sono gli stessi di quelli di oggi.
Nulla è cambiato: come sempre, il trionfo della virtù mediocre.
Bravissimo.
BARABBA

lunedì 19 marzo 2018


Domanda e risposta
di Epitteto

* Rosalinda De Franceschi:
Ma ti faccio una domanda ben meditata : COSA È PER TE LA VITA ?
** Epitteto:
La vita è una camicia di forza che mi imprigiona da 94 anni, un tormento inenarrabile che invano a suo tempo ebbi a tentare di spezzare.
Un inutile spazio di tempo sprecato a divertimento di un sadico trinariciuto.
Meglio non esser nati, e se nati morire il più presto, diceva il sapiente Sileno al re Mida.
E ancora lamento quei due stronzi che per frenesia di scopare ebbero poi a mettermi al mondo.
La follia psicopatica
di Epitteto

Santa Caterina da Siena ebbe la prima visione a sei anni.
Rifiutò di sposarsi e per tutta la vita si inflisse ogni genere di sofferenza: non dormiva per giorni interi, si frustava con catene di ferro tre volte al giorno, portava il cilicio, dormiva su un'asse di legno.
Mangiava solo verdure crude e pane.
Affascinata dall'età del Cristo, volle morire a 33 anni, smise di mangiare e bere e spirò.
Nelle sue visioni mistiche immaginava di portare come anello al dito il prepuzio regalatole da Gesù.
Oggi l'avrebbero ricoverata al neurodeliri come pazza irrecuperabile.
Pur con questi meriti è stata dichiarata dalla Chiesa Patrona d'Italia e d'Europa.

domenica 18 marzo 2018


Antonella La Frazia
22 h ·

Anche se vivo,
lascio il respiro
a quelle poche foglie
che ancora temono l’autunno.
Anche se vivo,
lascio parole
a recitare orazioni
vuote d’amore.
Anche se vivo,
lascio pensieri
seduti sui troni dei savi
a piangere giuste follie.
Anche se vivo,
rimpiango a volte la morte,
reclamando ancora mendica
qualche sua preda.
Anche se piango,
lascio nell’anima crepe,
a far gocciolare l’amore,
che solo se t’amo io vivo.

Antonella La Frazia
*********************************
Commento di Epitteto:
A mio giudizio troppo insistita.
Perchè di questo passo si sarebbe potuto continuare all'infinito per rispondere ai tanti perchè della vita.
Comunque la retorica quivi abbonda eccessiva nell'illusione di conferire maggiore efficacia ai concetti espressi.
Col risultato di un linguaggio sinbolico d'abbellimento del tutto inverosimile.
Tremendo quel < a far gocciolare l'amore >.
Avrei preferito il < chè > per aferesi come causale, nonchè < reclamante > invece di < reclamando >.
Noto con disappunto la mancanza del titolo, un malvezzo che sta prendendo piede nell'oggi letterario.

sabato 17 marzo 2018

Le donne
di Epitteto

Aristofane ( 450 a.C. ) nella sua commedia < Lisistrata > ce l'aveva con le donne.
<< Se cediamo, se diamo loro il minimo appiglio, non ci sarà più mestiere che queste con la loro ostinazione non riusciranno a fare.
Costruiranno navi, vorranno navigare, combattere per mare...
Se poi si mettono a cavalcare, è la fine dei cavalieri >>.
Se rinascesse oggi, Aristofane si metterebbe le mani nei capelli di fronte alla rivalsa non solo professionale femminile, a pareggio dei conti in sospeso da millenni.

venerdì 16 marzo 2018


Zibaldone
di Epitteto

A ) - Accoppiamento.
Strabone ( 63 a.C. - 23 d.C. ), geografo e storico greco, affermò che gli irlandesi praticavano il cannibalismo rituale.
< Sono allo stesso tempo antropofagi ed erbivori e i bambini si vantano di divorare il proprio padre dopo morto.
Gli uomini si accoppiano sotto gli occhi di tutti con una donna qualsiasi >.

B ) - Le lingue.
Nel mondo oggi esistono 6.000 lingue diverse, mentre gli Stati sono poco meno di 200.
A giudicare dagli strafalcioni d'ogni sorta, mi sorge il dubbio che quella di certi Poeti sia una nuova lingua...

giovedì 15 marzo 2018


Donatella Peroni
5 marzo alle ore 17:33

La burrasca non abbassa
il volume del rumore che sento.
Quel frastuono,
creato dal vento,
mi scuote.
Agita i miei pensieri,
fa danzare le mie emozioni
più profonde,
ma non fa diminuire
il temporale.
Dentro di me,
la pioggia
ancora batte forte...
Donatella Peroni
*******************************
Commento di Epitteto:
E' fatale.
Proveniamo dalla natura ed in essa siamo incardinati.
La variabilità del tempo ci rende metereopatici.
Un disturbo psicofisico legato alle variazioni climatico-ambientali.
Questa forma depressiva pare colpisca soprattutto i Poeti in fase di ispirazione, specie le donne.
Il temporale, la burrasca, il vento, ecc. sono esiziali all'equilibrio nervoso comportamentale, scatenando reazioni affettive.
Naturalmente peggiorando l'habitat delle persone già predisposte del loro.
Un automatismo che evidenzia il peggio esistenziale sempre in agguato.
Ovviamente ci gioca alla grande un eventuale vissuto tribolato.
La poesia in lettura bene puntualizza la stretta relazione climatico-soggettiva, con un testo stringato, realistico, convincente.
Cosa non da poco nel panorama letterario disastrato dell'oggi.
Il tempo
di Epitteto

Tutti sono d'accordo sull'esistenza dello spazio.
Non così sul tempo.
Einstein ci morì di crepacuore non riuscendo a dimostrarne l'esistenza autonoma, ma solo in relazione allo spazio ( c.d. spazio-tempo ).
Sulla questione si stanno accapigliando due discipline scientifiche moderne.
Secondo la fisica il tempo non esiste, è solo un arcaico, obsoleto, ingannevole arnese mentale.
Per le neuroscienze e la biologia comparata invece esiste, eccome con sede nel cervello.
Tra un pizzicotto e il dolore passa ad esempio un tratto di tempo, anche se infinitesimale...
Quindi niente illusione mentale, ma una realtà e dimensione essenziali della vita.
Le due discipline quindi sono in disaccordo.
D'altronde già S.Agostino ebbe a sostenere < Cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so. Se devo spiegarlo, non lo so >.
Al che aggiungo una postilla economica: chi mi ripaga del tempo perduto, se esiste, a leggere le tante minchiate poetiche?
l cavolfiore e il vino
Licurgo, re della Tracia, coltivava la vite e produceva un ottimo vino. Convintosi però dei danni che l'abuso della preziosa bevanda poteva procurare, decise di distruggere tutte le sue vigne, anche perchè voleva evitare i festeggiamenti in onore di Dioniso previsti in Tracia con l’ arrivo di centinaia di partecipanti, tra Menadi, Satiri e Sileni , che avrebbero certo causato disordini. La vendetta di Dioniso non si fece attendere, ma questa è un’ altra storia. Avvenne, invece, in quel podere un vero e proprio prodigio: spuntò spontanea una pianta mai prima conosciuta, il cavolfiore, e subito fu considerata ostile alla vite. Greci ed Egizi usarono il cavolfiore come rimedio efficacissimo contro le ubriacature: dopo averlo mangiato era possibile bere vino a volontà e senza conseguenze. Teofrasto, Varrone e Plinio confermarono tale credenza, che si mantenne per molti secoli, tanto che l’ immagine del cavolfiore fu accompagnata dalla scritta
NE GRAVET EBRIETAS (= affinchè non sia pesante l'ebbrezza).
( a cura di Pietro Zurlo )

mercoledì 14 marzo 2018

Scioglilingua
di Epitteto

Secondo Giovanni Scoto ( 810-877 ), monaco irlandese, la natura non è creata e crea, è creata e crea, è creata e non crea, non crea e non è creata.
Se al posto della natura ci mettiamo il poeta, il guazzabuglio non cambia...

martedì 13 marzo 2018

Il linguaggio
di Epitteto

Il linguaggio parlato e scritto è stata la carta vincente della civilizzazione umana.
Eppure nulla di più difficile al mondo.
Moro, Berlinguer, Andreotti ed altri erano capaci di parlare per ore senza farsi capire.
Loro ad esempio le famose < convergenze parallele >.
Anche i c.d. Poeti ce la mettono tutta.
Sforzandosi di essere profondi diventano oscuri.
Anzi, tanti di essi non sanno proprio scrivere, inventandosi ardite arrampicate letterarie senza peraltro dire niente.
Di qui l'invito a proporsi come dovessero parlare a dei bambini
per farsi intendere.
Se veri poeti, la liricità dello scritto risplenderà di certo prepotente e ineguagliabile.

lunedì 12 marzo 2018

Aforisma
di Epitteto

C'è gente che sgobba da matti tutto il giorno.
Per forza, non avendo niente da fare da mane a sera...

domenica 11 marzo 2018


Mimma Raspanti
2 h
Così scrivevo sulla mia bacheca, l'anno scorso, ancor prima di conoscere il caro Epitteto Eubulide. Spero che la mia esternazione poetica sia comprensibile a tutti.
"Non voglio fare scena per qualche elogio in più, ma è un pensiero che mi passa per la mente da qualche mese a questa parte. Ci soffro per questa cosa e mi svesto della mia presunzione per non offendere poeti e poesia. Prima di Facebook scrivevo senza sentirmi poeta, mi piaceva e l’unico stupore era riuscire a scrivere…
Il bello di facebook era che potevo condividere con tante persone, anche sconosciute, ciò che secondo me era poesia. Negli anni ho capito che questo mezzo, come tutte le cose, ha il rovescio della medaglia: ho visto tantissime pseudo poesie elogiate da schiere di fans, per affetto o per un like di ritorno, le ho viste premiate a concorsi con riconoscimenti teatrali e articoli sul giornale da voltastomaco, ho visto gente che non sa cosa sia la poesia diventare grande, giornalmente, su questa piazza dove si svende la poesia. Mi è sorto il dubbio di essere una di loro, una che pensa di poter dire “sono poeta” solo perchè quattro gatti glielo fanno credere, o perchè ha vinto diverse volte ai concorsi, magari perché ero solo un nome nuovo…
So riconoscere la vera poesia, perché la amo, ma non so più se ne so fare veramente o faccio parte anch’io dei teatranti del baraccone dei “poeti”…
La poesia merita rispetto, è un dono sacro che pochi hanno, non mi illudo più di averlo…"
PRUMISSA
Macari mi vriognu di sta cosa
e preu lu Signuri chi m’attenta.
Nun è chi vogghiu sentimi quarcosa
si dicu soccu pensu: mi spaventa
l’idea chi soccu scrivu è sulu prosa,
chi jè fussi na nenti chi diventa
pueta a via di cumplimenti - rosa
senza jardinu, a ciavuru di menta.
Si fussi comu tanti di ddi genti
chi scrivinu d’illusa fantasia
sintennusi assai granni e no bammini.
Tu levami sti smanii, sti catini
di vantu vanu e vani cumplimenti
chi affenninu viulannu la puisia.
Signuri, ‘un scrivu chiù, ti lu prumettu,
chi st’Arti è sacra e merita rispettu!
Mimma Raspanti 17/07/2017
**********************
Commento di Epitteto:
Evviva la nostra Mimma.
Una specie di autodafé in rete con abiura del malcostume poetico.
Nel quale in tanti ci riconosciamo, seppure dopo anni di eresia poetica.
Ciascuno di noi non è altro che uno dei tre milioni di italiani dediti alla Musa lirica.
Una follia letteraria che fa la fortuna di una miriade di concorsi locali, regionali, nazionali, ecc. e di tanti piccoli editori.
Il sonetto impropriamente caudato funge da dichiarazione di penitenza autoinflitta per il reato di poesicidio.
Ebbrava la modestia della nostra letterata, purchè non di conio peloso.

Mimma Raspanti
9 marzo alle ore 11:21

UNA FAVOLA PER BULLI

Era un’aquila…
certi ragazzi non sanno
quanto infilza la parola
il freddo che porta
lo stridere del suono.
S’infiammano
d’alter ego, si spengono
di pigro tempo o di noia
s’irride.
L’allegro spasso che impera
mille tenere ali spunta
al primo volo,
pure il fragile destino forgia
e non è gioco
che dura quell’istante che passa
ma è un segno indelebile
sopra il cuore dell’uomo
ora un riccio, non per magia,
per dolore.
Mimma Raspanti (Dalla raccolta “Lussureggia il silenzio”)
***********************************
Commento di Epitteto:
Fin dalla giovinezza non ho mai capito la necessità di parafrasare una poesia per spiegarla ai lettori.
A mio modo di vedere un testo poetico dovrebbe esser chiaro di per sè e oltretutto non esser tanto concettoso da affaticare intere generazioni alla bisogna.
Detto questo, e allora?
Direi trattarsi di un post da intellettuali, amanti del discorrere difficile e complicato per non far torto a se stessi.
Probabilmente una riflessione su certa gioventù dell'oggi impoverita dal bemessere e incapace di sfogare altrimenti la propria esuberanza.
Ci penserà poi la vita con il suo scorrere inflessibile a stemperare gli eccessi.
Sarà questo il messaggio che si evince?
Ce lo dirà l'Autrice se ci si è mossi nel giusto.

sabato 10 marzo 2018


Nostalgia
di Enza Picone

Perché ogni giorno che passa
lo dedico a te.
Osservo gli scuri
ove filtra la luce
e penso.
Mah... Se...
Tentenno alla furia del vento,
ma poi lascio che
la nostalgia mi colga.
E corro da te.
E. P.

**************************
Commento di Epitteto:
L'amore gioca di questi tiri.
Come un tarlo s'insinua nella mente e non ti lascia in pace.
Sì lo so, forse non dovrei, provo a resistere, ma poi cedo e corro da te!
Sarà vero amore, sarà solo passione, sarà il silenzio della solitudine che mi tormenta?
Mah, intanto quando ti rivedo il tumulto del cuore si placa e la pace scende in me.
Forse questo amore non avrà futuro: ma che importa, ora sono tra le tue braccia!
Poesia dal sentimento accorato, pur celebrando i millenari turbamenti interiori.
Enormità
di Epitteto

Le pagine indicizzate da Google sono arrivate all'incredibile numero di 30.000 miliardi.
Su Facebook vengono postati quotidianamente 350 milioni di foto e 4,5 miliardi di like.
In meno di 48 ore la rete genera la stessa quantità di informazioni che l'umanità ha prodotto dalla preistoria ad oggi, e tale velocità è in costante aumento.
In detto macroscopico ammontare anche i Poeti ci hanno il loro bel contributo...

venerdì 9 marzo 2018

I feltrini
di Epitteto

Secondo la solita indagine sociologica di una Università che non ha niente di meglio da fare, chi s'affanna a mettere i feltrini alle sedie ed ai mobili per non rovinare il pavimento delicato di casa, è un ottimo poeta.
Puntiglioso com'è, non licenzierebbe mai un testo raffazzonato e men che meditato.
Viceversa i disordinati per natura scrivono fetenzie piene di errori ortografici, di sintassi e analisi logica, con refusi a valanga.
E voi mettete i feltrini?
Parrebbe di no, a giudicare dagli abominevoli parti poetici che infestano il web.

giovedì 8 marzo 2018

Avviso ai naviganti
di Epitteto

I moderni versaioli, peggio se rimaioli, sfornano a tambur battente tonnellate di schifezze poetiche ammorbando il mondo letterario contemporaneo.
Secondo l'anticristo della scrittura a subire i peggiori castighi nel giorno del Giudizio finale saranno i poeti felloni: così predicano alcuni critici avveduti.
La punizione divina sarà tremenda: i peccatori della penna dovranno sciogliere l'inchiostro del loro pattume in una brocca d'acqua e bersela per contrappasso.!
E non dite che non siete stati avvisati...

martedì 6 marzo 2018

Herry Frux
27 février, 10:10 ·

La Fuga

Sono entrata in silenzio
perché non dessi fastidio
a loro.
Camminavano ognuno
nel senso opposto all'altro
sorridevano, da soli, così
senza motivo apparente
ma sembravano sereni
nella loro follia.
Scappavano da una realtà
che non li ha compresi,
ma sembravano così
assurdamente felici.
H.F
*************************
EPITTETO:
Harry Frux in pochi versi ha saputo evidenziare il problema della follia in modo rapido e magistrale.
Con tocco leggero e rispettoso.
Qui mi sento chiamato in causa in quanto a suo tempo ho diretto per breve tempo un centro femminile di igiene mentale.
Sì, per certi versi mi domandavo se in fondo le ricoverate non fossero più felici di me, che mi disperavo inutilmente per loro.
Camminavano incrociandosi senza vedersi, riconoscersi, parlarsi, con un'aria esaltata, libera e trionfante proprie di chi non sente sofferenza cosciente.
Il momento più greve per me era quando dovevano essere sedate con pillole colorate diverse per ciascuna, novelle camicie di forza a formula chimica.
Una fuga dalla realtà, la loro, che io stesso ebbi ad intraprendere cambiando professione.
La nostra Harry anche questa volta ha saputo fotografare il mondo con occhio attento e puntuale, qualità propria di chi è artista nel profondo.
Molto brava, Epitteto.
I tre milioni
di Epitteto

Alfonso Berardinelli è un critico letterario e saggista che collabora con diversi prestigiosi quotidiani italiani.
Ecco cosa ha scritto recentemente.
<< In Italia splende, fiorisce e trionfa la poesia.
Pare che ci siano tre milioni di poeti che lavorano sodo a difenderci o a difendersi dalla conoscenza ( leggasi: che nuotano nell'ignoranza più nera... ).
...Anche se non sono tre milioni, ma solo trecentomila o trentamila o mille, è difficile credere che siano tutti poeti e non ci siano tra loro parecchi illusi più o meno candidi che nessuno si accorgerà che quello che scrivono non è questo né quello né altro.
Se non sono nemmeno trentamila o tremila, i nostri poeti saranno almeno cinquecento.
Devono esserlo perchè ogni volta che qualcuno prova a dire chi siano, si accorge invece che ve ne sono moltissimi altri mai sentiti nominare.
... Ho letto che sarebbe addirittura in corso < un rinascimento della poesia >.
Torna a risuonare vincente per taluni il < ritmo della poesia >.
Ma quando mai, raramente i nostri attuali
autori di testi poetici hanno orecchio per il ritmo.
La mancanza invece di qualsiasi ritmo è la cosa che si nota di più.
... Poeti poco leggibili non perchè oscuri o difficili come Valery o Benn o Montale, ma perchè vi è poco da leggere, nel senso che dopo aver letto è come se si fosse letto niente.
... C'è chi accusa quei loschi figuri di critici i quali si permettono di giudicare con arroganza i manufatti altrui.
Il guaio è che non sanno scrivere decentemente molti poeti ben noti.
... Poco credibile che tre milioni di poeti abbiano a che fare con la poesia...
Invece di leggere, scrivono; del resto come farebbero a leggere tre milioni di colleghi?
Questo rinascimento italiano della poesia fa pensare ad una marcia verso il nulla >>.
( da < Il Paese dei versi inutili > su il Sole 24Ore del 12.2.2018 ).
Te ghè capitt?

Mimma Raspanti
Ieri alle 9:42

TI CHIEDI ANCORA…

Ti chiedi ancora
il senso della vita, erudito vecchio?
Ti chiedi perché mai
il sole tramonta, poi sorge
trafigge le piccole cose, le grandi
per un morire uguale, d'istante.
E’ servito cambiare abito, faccia,
conoscere Platone o Epicuro
- fidarsi di loro -, le stranezze di Freud,
i dubbi di Shakespeare?
Ma quante pagine hai sfogliato
quanti versi accarezzato
tenendoli per mano,
quante malinconie serene
e stupore di vita…
per amare cento volte, mille,
così come ama un imbianchino
un fioraio, o un rozzo contadino
di parole privo ma di emozioni ricco.
Ed è servito, poi,
avere un sogno? Te lo chiedi
perché speri ancora, se già sai
che esserci domani è il dubbio.
Dove il senso…
Quante cose non hai compreso
quante risposte hai formulato
vane, imprecise - nonostante tutto,
per un unico senso, forse: l’Amore
che non ha domande
né risposte.
Mimma Raspanti (Dalla raccolta “ Lussureggia il silenzio)
*******************************
Commento di Epitteto:
Quante domande senza risposte ai tanti perchè.
Sempre più pressanti man mano che s'invecchia.
La ragione è una sola: tutto tempo perso per un'esistenza senza nessun significato.
Da millenni il Sileno sapiente ci ha insegnato: meglio non nascere e se nati morire il più presto.
La proposta in lettura ( ma sarà poi poesia? ) abbonda in retorica e resta sospesa nel contenuto, come appesa ad un'ispirazione di passaggio senza convinzione.
Tanto si sa che le cose marciano così e non conta soffermarcivisi.
Ecco, parrebbe per scrivere almeno qualcosa...

Enza Picone
3 marzo alle ore 19:36 · Palermo

Vorrei incontrarti

Come vorrei vederti canuto
un solo minuto.
Si lo vorrei
vederti aggrinzito
un po' più invecchiato
non statico e fermo
nell'immagine che segnò
il tempo che fù.
Si lo vorrei
in vero, neanche per poco
quel minuto beffardo é solo un azzardo.
Un'ora, un bel dì. Ma tanto, oramai.
Tu non sei qui.
Come vorrei, vederti, scrutarti.
Finalmente baciarti.
Fissarti negli occhi
e dirti ancor più.
Pardon moi. Tu.
E. P.
*****************************
Commento di Epitteto:
Per carità, lascialo annegato nei ricordi.
Se ancora vivo, ormai sarebbe senescente, sdentato, imbruttito, impotente, ricurvo, puzzolente, ecc. ecc.
Come ti viene in mente di resuscitare un passato ormai defunto!
Dobbiamo respingere l'assalto degli amarcord perchè del tutto fasulli.
Intanto si corregga quel < fù > dall'accento troneggiante.
Poi male quei due < si > improvvidi.
Così purgata, la poesia prende il volo.
Brava comunque, Siddharta.
Giuseppe Scrivano
23 h · Fiumefreddo di Sicilia ·

LAMPARE

Un luccichio di pagliuzze d’argento
si riflette sul mare:
lampare, lampare,
e ancora lampare,
cullate dal mare
in una pallida notte lunare,
due note di chitarra
e la musica del mare,
e l’anima si libera leggera a sognare!
E’ l’alba,
a levante un incerto chiarore,
lontano
una vela saluta una notte che muore,
un canto accompagna la luna,
che si spegne,
nel chiarore dell’aurora;
ad una ad una
nel porto tornano le lampare.
15 Maggio 1978
da " LUCI ED OMBRE " di g. s.
*********************************
Commento di Epitteto:
Io le lampare le ho viste più volte in quel di Trapani.
Tristemente tornare senza pescato dopo una notte infruttuosa di attesa.
Chè il mare era stato violentemente saccheggiato dai grandi pescherecci di Mazara del Vallo.
Con i pescatori-rivenditori a riva in bicicletta che si approvvigionavano alle grandi piscicolture dai sylos ricolmi di mangime chimico.
E che sciacquavano poi il pesce in acqua di mare per farne passare la puzza chimica.
E più volte deluso per l'impossibilità dei ristoranti ad offrire piatti di linguine al nero di seppia.
Comunque il testo in lettura risale al 1978 e forse allora non tutto era ancora perduto.
Staitsticamente m'avvedo che il 99.9% delle proposte poetiche del blog ed altri siti proviene dalla Sicilia, terra ovviamente di mare.
Per cui il 99% dei contenuti hanno sapore marinaro.
E certo la provenienza isolana aiuta non poco ad ispirare.
La lirica di cui trattasi ( perchè di lirica si tratta ) appare vestita esemplarmente, dal sapore intatto come di antica letteratura.
Ottima prova, non c'è che dire.

Enza Picone
18 h · Palermo

La difficoltà d'essere donna

Persistere nei propri scopi,
non dovrebbe essere cosa vana,
bisogna crederci fortemente
e non arrendersi mai.
Ad un certo punto, noti delle migliorie
nel tuo esistere e credi illusoriamente
nella giustezza di un circuito
che funziona e avrai il tuo riscatto morale..
E no!!!!!! Non si mette mai in conto,
che la giustizia non è MAI giusta.
Ed è cosi, che ti rendi conto, di com'è perverso il sistema giudiziario......
Che fa' di una vittima .
Il colpevole.
. E. P.
*********************************
Commento di Epitteto:
In verità trattasi di difficoltà non solo della donna.
Basti pensare ai milioni di disoccupati dei due generi.
Non esiste giustizia, tantomeno quella divina.
C'è solo la legge del più forte.
Secondo l'incolpato presunto mafioso Andreotti, dalle labbra sottili, non basta avere ragione, bisogna anche trovare chi te la dà.
Cara Enza, basta lamentarti.
Ti è andata a male e, secondo i calvinisti, ben ti sta!
La vita
di Epitteto

< La vita la comprendo sempre meno e l'amo sempre di più >, sentenziava lo scrittore Jules Renard ( 1864-1910 ).
E così tanti altri.
Poveretti, non hanno capito una minchia.
Cosa ci sia tanto da amare, non vedo.
Diciamo che siamo dei codardi per via di quel maledetto spirito di conservazione.
Un escamotage della natura per la conservazione della specie, chè altrimenti perirebbe.
Certuni sostengono che la vita è un dono: ma che vadano a dar via i ciàpp...

venerdì 2 marzo 2018

Il fiume
di Epitteto

Dovremmo prendere coscienza di non comportarci come ragazzini che credono di aver scoperto l'acqua calda.
Gridando al miracolo non appena postiamo scritti di getto non soppesati e pieni di errori grammaticali, ortografici e sintattici ( siamo il Paese Ocse maggiormente infestato dagli analfabeti funzionali ).
Senza offenderci a morte per i giusti rilievi commentizi a tante banalità.
Per ridurre il fiume di scemenze ovunque pubblicate.
Per tagliare la cresta alla superbia e controllare il narcisismo letterario della presunzione.
Per cercare di imparare più che impartire lezioni fasulle.
Per... per... per...
Naturalmente a cominciare da me.
La matta
di Herry Frux
Un giorno la vidi
con le scarpe di
colore diverso...
" lo aveva detto e lo fece!":
una bianca e una nera.

Rideva poco,
ma ascoltava
quando sembrava
fosse assorta nei
suoi pensieri
e girava, girava
a volte senza meta.
Aveva un' eleganza innata
ma dicevano fosse matta,
....o forse no.
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Commento di Epitteto:
Sfoglio il mio cervello che in certi momenti è ben disposto a ricordare tutto ciò che appena cado in crisi sparisce dalla mente, come se ogni pensiero franasse dentro una fossa nera senza fine.
Da strizzacervelli, mi diverto ad osservare la gente.
Non ne vedo uno normale.
O forse il fuori di testa sono io.
Che mi ostino a spiare nella cara Herry una poetessa senza luogo e senza tempo.
La amo letterariamente da morire, con quell'aria vagamente < svagata > che traspare nei suoi versi tutti.
Tenetela d'occhio, lettori miei, perchè da lei v'è molto da imparare e potremmo sentirne parlare un giorno.
Mi piacerebbe assai curare una sua silloge, da tenere orgogliosamente sulla mia scrivania, a memoria di quanto la liricità possa mai trasparire dalla semplicità della parola.
Il nulla
di Epitteto

Il macrocosmo è contenuto tutto nel microcosmo.
Più indaghiamo nel minimale, più ci accorgiamo che c'è sempre un mattone ultimo inesplorato e inesplorabile.
Qualora dovessimo individuare il primario tassello, saremmo padroni della vita e dell'Universo.
Spazio, tempo e materia sono il mistero che ci circonda, perchè di essi siam fatti senza riuscire a scorgere la fonte iniziale dell'esistenza tutta.
Così cecati, intuiamo il nulla nel tutto, contrariamente ai tanti Poeti che si credono il tutto pur vagando nel nulla.

giovedì 1 marzo 2018


TI VERRO' A CERCARE
di Giuseppe Scrivano

Ti verrò a cercare,
mio primo fiore
mai raccolto,
hai profumato i sogni
dei miei anni più verdi.
Nelle notti insonni
imprecavo alla luna
che, ruffiana di tutti gli amanti,
non copriva d'argento
il mostro mare.
Ignara,
cercavi tra le stelle;
notti senza luna
scandivano il tuo tempo.
Ti verrò a cercare,
e ti regalerò la luna
rubata agli altri amanti,
e i tuoi petali appassiti
attingeranno
alla rugiada tarda di un mattino
arrivato sul far della sera !

dalla silloge INVERNO, L'ULTIMA STAGIONE di g. s.
01 Marzo 2018
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Commento di Epitteto:
In tanti, arrivati ad una certa età, rievochiamo il passato amoroso trasfigurandolo in forma idealizzata.
Ci si domanda, lei dove sarà, che fine avrà fatto, chissà se ancora in vita dopo tante procelle esistenziali.
E si ricordano solo i momenti esaltanti passati mano nella mano, quando la via era lastricata di romanticismo.
Chissà, magari non era la persona giusta, e il destino ha provveduto altrimenti.
Comunque è bello sognare di tanto in tanto quegli eventi.
Poesia intimistica, dal tono appassionato, contenuta quel tanto che basta, non troppo retorica.
Un refuso da rimediare ( < mostro mare > ).

Senza titolo
di Enza Picone

Nella vita
come nell'amore
sono le piccole cose che contano.
Uno sguardo
una carezza
un piccolo bacio.
Anche le cose che non ti ho detto.
Dopo un tuo sguardo.
Tutto è superfluo.
E. P.
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Commento di Epitteto:
Teresa di Lisieux ( 1873-1897 ) può definirsi la Santa delle piccole cose.
Nel convento del Carmelo era addetta agli umili servigi, nell'espletare i quali diceva di servire Dio ( c.d. < Piccola via > ).
In cucina talora entrava in estasi con la padella in mano.
Anche in amore contano i modesti gesti quotidiani, ad esempio lavare i pavimenti, le stoviglie, ecc., più che le grandi imprese.
Spesso la complicità è fatta di sguardi furtivi.
L'esperienza mi dice che anche il solo restare accanto è sufficiente a renderci felici.
Poesia che canta la semplicità del fare e del dire a fondamento della vita insieme.