venerdì 10 agosto 2018

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di Epitteto

Una versificatrice su queste pagine ci ha avvertito minacciosa che è in corso di pubblicazione la sua terza raccolta di poesie, previo evento-spettacolo.
Come al solito rimango basito.
Chi mai sarà in grado di fermare una tale mano prolifica a contenimento del profluvio letterario incombente?
Invero a tali annunci mi coglie sempre un'angoscia interiore mista a terrore per il consueto disastro narrativo.
Perchè già ai tempi così scriveva Giovanni Papini ( 1881-1956 ) nel suo < Sacco dell'orco >:
" Ci sono libri scritti con soluzione di làudano su foglie di papavero; e ce ne sono altri, moltissimi, che sembrano scritti con sugo di mota su pagine di mattone e infine alcuni, rarissimi, incisi sul basalto con punta di diamante ".
E' facile dargli ragione, quando la produzione poetica dell'oggi pare un fiume inarrestabile di testi vacui e vani, oltre che fangosi ricchi di orpelli vanagloriosi

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