sabato 2 settembre 2017

Scartabellando la storia
di Epitteto Eubulide

Papa Leone X° ( 1475-1521 ) oltre a buffoni di corte et similia manteneva anche molti poeti.
<< I suoi preferiti erano quelli meno dotati e più ambiziosi.
Camillo Querno ad esempio, pugliese di Monopoli, corpulento e voracissimo, dai lunghi capelli ondulati.
In un simposio gli fu chiesto di declamare versi e di bere a ritmi alterni vestito da Venere, e ogni volta che sbagliava rima per punizione gli annacquavano il vino.
Il papa lo incoronò arcipoeta con una corona di foglie di vite, cavolo e alloro, e lui prese talmente sul serio quell'investitura che si mise a piangere di gioia.
... ma il più celebre di tutti era Baraballo di Gaeta, un sessantenne di nobile famiglia che pensava di essere un secondo Petrarca.
Per fomentarlo il papa gli disse che aveva ormai raggiunto il suo modello, e che dunque avrebbe meritato l'alloro che il Petrarca ebbe in vita.
Da quel momento Baraballo non pensò ad altro che alla sua investitura di poeta, e il papa, con sublime perfidia, si degnò di acconsentire, stabilendo per il giorno dell'incoronazione la festa dei santi Cosma e Damiano, patroni di Firenze.
A nulla servì che un gruppo di parenti, preoccupati per il buon nome della famiglia, salisse in tutta fretta da Gaeta cercando di far desistere il vecchio da quella buffonata: lui li accusò di essere tutti degli invidiosi interessati solo ai soldi, e il giorno stabilito si presentò in Vaticano vestito con un abito all'antica di velluto verde e seta cremisi bordato di ermellino, la toga lunga scarlatta e tutte le insegne del trionfo, come gli era stato consigliato dal cerimoniere pontificio.
Baraballo venne condotto solennemente davanti al pontefice e recitò al suono del flauto versi talmente goffi e insensati che a fatica Leone e i suoi ospiti riuscirono a trattenere le risate.
Quindi, dopo molte lodi elargite con volto grave, il papa lo fece condurre in piazza S. Pietro, dove lo aspettava l'elefante Annone, dono del re del Portogallo, sulla cui groppa venne condotto in Campidoglio.
Mentre Leone dalle finestre guardava con la lente per non perdersi nulla di quello spettacolo, Baraballo salì in groppa all'elefante bardato con la sella trionfale e le staffe dorate, e al suono dei tamburi e delle trombe partì seguito da una gran folla di popolo.
A Ponte S. Angelo l'animale, spaventato dalla folla e dalle grida, s'imbizzarrì e buttò a terra il poeta, che quasi rischiò di morire schiacciato.
La cerimonia finì lì, ma il papa volle che la memoria di questa giornata rimanesse in eterno, scolpita sulla porta della sua camera da letto >>.
( da " Vite efferate dei papi " di Dino Baldi, 2015, ed. Quodlibet )
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Capito neh, cari poeti in sedicesimo sempre a caccia di applausi...
Epitteto, il plagosus.

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