sabato 28 aprile 2018

Cinzia Pitingaro
 
Vento impietoso
sulla spiaggia deserta
Sole velato

Dietro persiane chiuse
la calma di un respiro
****************************
Commento di Hal:
Chi lo chiama haiku, chi lo chiama tanka, sempre di more si tratta...
Anche se il secondo si ferma a tre strofe.
A parte le battute, questo tipo di componimento va letto col cuore della mente, in sospensione di respiro e di sentimenti.
Lasciandosi andare con l'immaginazione, i colori, gli odori, i suoni e nel contempo penetrare nei segreti dell'inconscio.
Doppio l'impegno: dell'Autore che recita e del lettore che interiorizza.
Senza l'afflato del sentire non si va da nessuna parte.
Ottima/mente, Hal.

venerdì 27 aprile 2018

Sacertà interiore
di Letizia Vaioli

C'è qualcosa di sacro nell'essenzialità, un linguaggio sottile che sfugge ai rumori di sottofondo e che è comprensibile solo col silenzio interiore.
*******************
Splendido inciso, che solo una mente abituata alla meditazione intellettuale poteva elaborare.
Hal di Epitteto

giovedì 26 aprile 2018

Poesia enigmatica.
di Epitteto

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
Eccomi quindi a ribadire certi personali convincimenti letterari.
Troppi aspiranti poeti contemporanei in forza di un mal riposto senso del modernismo amano versificare in modo misterioso.
Sottacendo l’oggetto del desiderio…
Come a dire < il perché ho scritto così e a chi/cosa mi riferisca è fatto mio del tutto personale >.
Ecco allora ritrovarci sott’occhio testi formalmente corretti ma insindacabili nel contenuto, con pericolose derive interpretative.
Dei sacchi vuoti afflosciati.
Volendo psicanalizzare, vi riconosciamo quei bambini che negano ai compagnuzzi il proprio giocattolo, quegli studenti che coprono il compito in classe per non farlo copiare al vicino, il < no, tu no; perché? perché no > di Iannacci…
Tornando a noi una certa forma di masochismo/sadismo poetico.
Allora perché scrivono?
Per un insopprimibile desiderio di riconoscimento sociale, per sentirsi qualcuno differenziato dalla massa indistinta, senza capire di riaffondare così nell’indistinto col loro atteggiamento.
In cambio ecco allora commenti veloci, ristretti, conformistici, una semplice cartolina di saluti da chi non ha capito un cavolo dell’illeggibile…

martedì 17 aprile 2018

Pietro Zurlo
19 min
INDOVINELLO DOPPIO

Pur se qualcuno era rinomato,
con quei commenti tuoi ben azzeccati
anche i più bravi vati appassionati
hai criticato e infine anche bollato.
Or di postare hanno un pò paura,
Ma che v'importa, fatelo con cura!

****************************
Commento di Epitteto:
Da stolto quale son nutrìa nell'io
la speme di mutar li versi altrui
da gracidar di rane in bel vocìo,
pria che il dolce stil per sempre abbui.
Fu van l'ardire, il sogno mio sfatato:
e a commentare alfin mi son scocciato...

domenica 15 aprile 2018

VIZI E VIRTU'
***di EPITTETO***

Quando l'uom diventa vecchio
si fa presto a far di conto:
con i vizi riempi un secchio
solo un pugno di virtù.
Ha pretese senza senso,
a lagnarsi sempre pronto,
s'è poi laido come penso
ti fa schifo ancor di più.
Selinunte
di Epitteto

Nel lucor notturno
son arcane forme
attorno attorno.
E poi
su di me, che miro,
la cerulea volta
punta a pecorelle,
tenue madreperla
con nel mezzo bianca
la rotonda lampa.

sabato 14 aprile 2018


ANTOLOGIA POETICA ESTIVA
***di Pietro ZURLO***
***
Stanotte ’e ddoje e meza m’aggio aizato,
pe’ bbia ’e na tavana maledetta;
e nce aggio ditto nu rusario ’e muorte,
a ll’animaccia soja e chi l’è muorto.
Cu ll’uòcchie russe ancora chin’e suonno
l’aggio cercata comme se cerca ’o ppane;
addò…chella carogna era sparita…
m’ha fatto scuità tutt’a nuttata.
**********
COMMENTO DI EPITTETO
Oggi, alle 14, a mia moglie ed a mio figlio presenti, ho declamato queste due quartine. E’ stato un applauso entusiastico ed emozionante. A mia memoria, la poesia più centrata, semplice ed esilarante mai letta. Don Pietro, sei un fenomeno. Iddio ti ha fatto un grande dono. Come a Salvator Dalì nella pittura, a Mascagni nella musica. Un testo che esprime tutta l’epopea di una lotta tra Golia e David … all’ultimo sangue. Alla fine il misero indifeso insetto ha preso il sopravvento. Il gigante non ha dormito, egoisticamente a difesa del suo mare di liquido rosso, deciso a non darne neppure una stilla al famelico aggressore. Quando si dice a che punto arriva l’egoismo umano…Comunque le espressioni di imprecazione tipicamente mediterranee, proprie di un preposto ai lavori, fanno addirittura premio su tutto il resto. Leggete, leggete, dementi della poesia, ed imparate!
La Natura è grande
di Pietro Zurlo

Eccomi qui ...
sulla battigia del mare ,
calmo , limpido ,
per me una gioia per gli occhi ,
che a vederlo si inumidiscono.
Ne provo piacere ,
forse non tutto è perduto ...
La Natura e' grande
e guarisce le ferite
che l' uomo le procura !
- Pietro Zurlo -

*********************************
Commento di Epitteto:
Due i sentimenti evidenziati.
Lo stupore ed il senso di quiete di fronte al mare.
E le ferite apportategli dall'uomo con l'inquinamento ambientale.
Contando sulla miracolosa capacità del mare a rigenerarsi.
Saremo ancora in tempo?
L'immensità delle acque parrebbe consolarci.
Poesia didascalica che richiama l'attenzione sul grave problema dei danni permanenti alla vita marina, dalla quale in gran parte derivano il sostentamento e l'esistenza umana e animale.
Con parole acconce, accorate, meditative che invitano ad un cambio di rotta.
Molto bene, attenta/mente, Epitteto.
Godimento
di Epitteto

Sessualmente gode più l'uomo o la donna?
Quesito che risale alla notte dei tempi.
Zeus propendeva per la donna, Era per l'uomo.
Interpellato, Tiresia che era stato bisessuale, decise per la donna.
E mal gliene incolse.
Infuriata, Era l'accecò e Zeus in compenso lo fece indovino.
Chissà, forse non lo sapremo mai!
Intanto godiamoci quello che siamo...

venerdì 13 aprile 2018

La memoria
di Epitteto

L'uomo dell'oggi ha la memoria corta.
Nei secoli scorsi s'ebbe il fenomeno delle colonie africane.
Alcuni Paesi europei invasero ogni regione del continente depredandone le ricchezze naturali ed importandovi con la forza culture, lingue, religione , costumi, ecc.
Nel XX° secolo anche l'Italia si diede da fare con la < quarta sponda >.
Ora ci lamentiamo del fenomeno inverso.
Come minimo siamo degli smemorati.

giovedì 12 aprile 2018


Giovanna Fileccia
20 h
SGUARDO

Attimo di vita
sottratto, carpito
da uno sguardo
da un' occhiata furtiva
che come un fulmine
attraversa il velo dell' innocenza
lacera il filtro dell' esistenza
e squarcia l' integrità dell' "io".
Giovi
***********************
Mah, a mio parere drammatico questo sguardo.
Il quale fulmina furtivo, penetra nel fondo, lascia sgomenti d'un tratto, sgretola l'integrità dell'essere.
Insomma uno sguardo può dire tante cose, questo probabilmente è uno di quelli indimenticabili che scardinano a fondo.
Una sola volta m'è capitato di tale potenza nella mia vita.
Portavo a spasso il cane e d'ìmprovviso incrociai lo sguardo di un trentenne sconosciuto lungo la via: alto, elegante, magnetico, prepotente.
Distolsi la vista di colpo tra lo sgomento ed il perplesso, ma ne rimasi folgorato.
Di qui credo la potenza degli occhi al pari della parola, dono di pochi privilegiati, che riescono a soggiogare il prossimo in rapida spontaneità.
Sguardo ipnotico?
Molto brava, Epitteto.

Alba Spina
  ·
Ciane.

Scorre,lento,il fiume.
Verde l'acqua,verde il papiro,
che s'inarca sul flutto,
dove Ciane nasconde il volto,
esangue per l'ira del dio geloso.
Chi scivola tra le tue rive,
respira l'aria vivida d'antiche passioni.
***************************
Commento di Epitteto:
Un fiume di sei chilometri, il papiro fluente sulle sponde, un mito, il tutto in sette versi lucidi e tersi.
Come d'uso per la nostra Autrice che economizza parole e concetti, come chi non ha più tanto tempo da sprecare.
Quando il veloce passare degli anni riduce gli spazi da riempire e ci si limita all'essenziale.
Una sorta di ritrosia innata a esporsi, camminando in punta di piedi nel gran mondo letterario, quasi a non voler disturbare.
Grande poetessa, la nostra Alba.

martedì 10 aprile 2018

Angelo Riccardi
9 aprile alle ore 17:28
DELUSIONE (strambotto)

Lo sforzo ch'io feci fu tremendo
nel dichiararle il mio profondo amore,
ancora quell'istante lo rammendo
e ancor si tinge il volto di rossore.
Beffarda mi guardò e sorridendo,
mi disse che di un altro era il suo cuore.
Non si cancella quella figuraccia
e il risolino che mi fece in faccia!
****************************
Commento di Epitteto:
Ai tempi ebbi a disposizione una certa provvista di denaro.
Pensai < Se mi dice che mi ama gliene fo dono >.
Alla mia domanda < M'ami tu? >, ella rispose < No! >.
Va da sè che la somma rimase nelle mie tasche...
Lo strambotto ben si presta al gioco amoroso per l'intonazione ironico-popolare.
Forse ci sarebbe da dire su quel < rammendo >.
Ritmico e musicale l'andamento del verso.
Sicilia
di Josè Russotti

Spesi i miei giorni
a rincorrere un sogno,
mi ritrovai con un pugno di sole
e il mare intorno.
**********************
Commento di Epitteto:
Ecco, questa poesia soddisfa il mio senso etico ed estetico.
Forma breve, lapidaria, impetuosa.
Senza inutili barocchismi retorici.
Dal contenuto forte e sofferto, di validità erga omnes.
Perchè forse tutti abbiamo speso gli anni più belli e più forti per rincorrere ideali di vita travolgenti.
Per un mondo migliore, ed accorgersi alla fine che il mondo ha cambiato noi.
Un pugno di mosche, allora?
No, chissà forse la nostra solitudine ci parla che qualcosa s'è lasciato alle nuove generazioni: abbiamo rifiutato la guerra, ci siamo comportati con la diligenza del buon padre di famiglia, abbiamo fatto di più e meglio di quanto ereditato, ecc.
E infine, immersi in una natura incontaminata che abbiamo contribuito a difendere come patrimonio dell'umanità.
Splendida/mente, Siddharta.

lunedì 9 aprile 2018


Revival
di Epitteto

Non c'è nulla di più inattendibile e rumoroso dei propri ricordi.
E spesso il passato degli altri agisce da detonatore per certe nostre rimembranze.
Col risultato che le esperienze rivissute per lo più non interessano a nessuno.
Smettiamola quindi di raccontarci in penosi revival poetici.

domenica 8 aprile 2018

Il fosforo
di Epitteto

Ecco perchè gli alieni sono così pochi.
Gli scienziati hanno scoperto che nell'Universo c'è meno fosforo di quanto si pensasse.
Per cui la vita come la conosciamo sulla Terra potrebbe essere molto rara.
Comunque il fosforo è il minerale principe della memoria e la sua povertà nel cervello degli umani è sotto gli occhi di tutti: basta leggere le schifezze dei tre milioni di poeti esistenti in Italia per sincerarsene.

sabato 7 aprile 2018

Per opportuna memoria
di Epitteto

Mimma Raspanti:
Qui non so se piangere o ridere! Siamo un popolo di pecoroni pronti ad abbassare la testa senza ribellarsi. Dove sono finiti gli uomini di una volta, sempre pronti a fare rivolta! Ecco, da brava ciarlatana mi è venuta pure la rima.
Anche i poeti pagherebbero senza fiatare, ci sono abituati, pensa che pagano una tassa di lettura, a volte salata, per le loro poesie presentate ai concorsi. Che poi non verranno neanche lette, visto che solo i primi tre classificati avranno l'onore di deliziare le orecchie dei presenti!
Ma l'italiano è così: pagare e sorridere!
GIESU’!
-di Pietro ZURLO-
***
’E figlie nuoste Tu te ppuò piglià,
Tu nce l’he dato, so’ creature toje;
può ffà comme facette Dio cu tte,
ca te facette nascere e murì.
***
Maria Immacolata nce chiagnette,
quanno verette a Te ’nchiuvato ’ncroce;
pruvaje pur’essa ’nu delore atroce
comme tant’ati mamme ’nfino a mmo’.
***
Ma Tu, doppo tre juorne sì risorto,
’a gente ’e tanno l’ha testimoniato;
dint’o sebburco nun ce stive cchiù
e da ’e discepoli te’ fatto a bbedè!
***
E allora mo’ te faccio na preghiera:
quanno sti figlie ’e vvuò ’ncielo cu ttè,
a tutt’e mmamme, si ’e vvuò cunzulà
pe’ dint’e suonne ’e figlie fa’ sunnà.
***
Proprio comme faciste già cu mmè:
ca ’o figlio mio m’’o mannave ’nzuonno;
pe’ mme parlà e pe’ mme cunzulà
e ffa capì ca esiste ll’aldilà.

*************************************
Commento di Epitteto:
Che dire?
Per un agnostico come me la prima reazione è di perplessità.
Poi subentra la professionalità di mestiere e tutto si giustifica.
L'uomo non si rassegna alla transitorietà del suo passaggio terreno e si rifugia nel caldo abbraccio dell'immortalità dell'anima.
Questo grande artifizio giudaico-cristiano che ha illuso milioni di credenti.
Nelle trasposizioni oniriche frequenti sono i richiami a persone care il cui distacco ci ha addolorato.
Nell'antichità i sogni erano fonte di divinazione, nell'oggi solo proiezioni di personalità psichicamente disturbate da intense emozioni.
Talora, queste ultime, gradevolmente controllate, altrove altamente pressanti.
Il nostro Autore più volte ci ha coinvolto nelle sue personali vicende oniriche.
Esiti di un mai sopito dolore per la perdita di una persona cara.
Il tutto quivi amalgamato in una speranza di fede come ragione di vita.
Di qui il rispetto per una poetica altamente lirica nella sua compassione di fede a lenimento delle violenze esistenziali.
Quando interiormente sofferta, la capacità espressiva del nostro Autore si supera ammirevolmente.
Ottima/mente, Siddharta.

venerdì 6 aprile 2018

Ossimoro del giorno
di Epitteto

Della mia vita ventura sono i futuri ricordi che mi assillano.
Perchè non so ancora se saranno belli o brutti.
Certo che se le cose non cambiano, le rimembranze poetiche dei tanti Autori contemporanei saranno drammatiche.
Lo spazio
di Epitteto

Una volta assolta la nostra funzione, dobbiamo scomparire, divenire spazio bianco da riempire, per far largo agli altri.
L'uomo scrive storie dal Paleolitico, per ricordare ciò che sa e tramandarlo alle future generazioni.
I poeti dell'oggi soprattutto per rammentare ai posteri le proprie nefandezze letterarie.

giovedì 5 aprile 2018

Il lumicino
di Epitteto

La poesia è un modo come un altro di comunicare.
Soprattutto per far sapere in modo conciso che esistiamo.
Mettiamo il messaggio in bottiglia e lo lanciamo via web.
Nella quasi certezza che si perderà nel mare dell'inutile.
Epperò con un lumicino di speranza...

mercoledì 4 aprile 2018


Damiano Lentisco
9 h ·

SENZA TITOLO
E' na poesia senza titolo
accussì, tanto pe semenà parole
comm'a nu colone speranzuso
ca d'o seme fa bon'uso.
Ce pensa Dio comme dico spisso,
e vicin'a firma mia firma pur'isso.
Lendam
**********************
Commento di Epitteto:
Damiano non è molto prolifico letterariamente.
Perchè abituato a pensare e centellinare quanto scrive.
E quando impugna la penna, sovente si supera.
Come in questo caso.
Nel suo vernacolo locale, così distante dal napoletano professorale corrente altrove.
Si dice che ormai tutto sia stato detto nei millenni.
Eppure quivi si sente odore di aria nuova.
Fulminante l'ultimo distico, perchè proprio di tutti noi semplici versificatori.
Sì, forse non ci facciamo caso più di tanto, ma talora sentiamo come una presenza terza misteriosa mentre stendiamo le nostre paole.
Taluni parlano di una Musa, Damiano più esplicitamente di Dio.
Perchè mai se non un dio ci ispira nell'atto del creare, quasi una compagnia invisibile ma palpabile al nostro fianco?
Ebbene sì, quando firmiamo un nostro componimento, accanto ci sta anche la firma del nostro mentore, un dio per Damiano.
Senza il soffio dell'ispirazione i nostri versi sarebbero ben poca cosa: allora diamo a Cesare quel ch'è di Cesare.
Molto bravo, Epitteto.

martedì 3 aprile 2018


Mimma Raspanti
1 h ·
Bella responsabilità ha chi scrive, contribuisce senza saperlo a un processo evolutivo...o involutivo?
Noto una poesia sempre più prosaica. Anch'io, spesso, mi lascio contagiare...

VERSO… L’ EVOLUZIONE

Mi ero invaghita di Dante - il primo amore,
era il mio inferno e la mia gioia: caso classico.
Perdevo la testa con cadenze alternate,
coi suoi scocchi sanguigni tremavo.
Poi, mi parlarono di un vecchio – meno vecchio del primo.
Misterioso, un po’ burbero d’aspetto; mi stregava.
Eugenio, quanti battiti fino a ieri!
Quante notti ho vegliato le tue odi. Eri tu,
l’amore vero sembrava arrivato, - senza capire a volte,
parafrasava il cielo: le occasioni, i mottetti, i tuoi diari,
la bufera - impazzivo.
Fu l’apatia, l’abitudine forse, o i tempi che mutano,
l’andare…
Ho conosciuto Wislawa - come lo spiego che mi prese davvero,
dopo quattro battute già mi aveva contagiata.
Non è amore eterno, lo so, prima o poi tradisco.
Questione di tempo, di tempi…Ora
è nei miei pensieri, cerco di lei.
Scrivo.
**********************************
Commento di Epitteto:
Quando sorgono di questi dubbi amletici, sarebbe buona norma non scrivere più.
Ma poichè si tratta di una provocazione, ognuno risponda come gli pare: tanto il problema resterebbe insoluto.
Sul testo.
Innamorarsi di un Autore è forse adolescenziale.
Perchè poi ci pensa la vita a ristabilire le distanze e l'equilibrio.
Il vecchio guru suggeriva al suo chela attempato questo sprone: uccidi il Maestro e continua da solo se vuoi conoscere te stesso.
In conclusione?
Mah...

domenica 1 aprile 2018


Enza Picone
20 h · Palermo

Serenità
 
Perché domani non sia
solo il sorgere
di un nuovo giorno.
Ma possa
risorgere ogni giorno.
La letizia
per le piccole cose della vita.
*************************
Epitteto:
L'ultimo distico è intrigante.
Perchè racchiude la vera filosofia della vita.
Non le grandi gesta, ma la semplicità delle piccole cose compiute ogni giorno ( la c.d. Piccola via di Teresina di Lisieux ).
Che ci rende santi agli occhi degli uomini prima ancora che a quelli di dio.

Antonino Magrì
22 h
SUNATI, CAMPANI

Sunati, campani, sunati, sunati,
spanniti lu cantu di Pasqua a lu celu,
lassati ca curri tra munti e vaddati
’nta l’aria, ’nta l’acqua, ’nta l’erva, ’nta l’ecu.
Lassati ca squagghia di l’arma lu jelu,
lassati ca lassa li cori ’nfatati,
lassati ca tinci d’amuri ’n gran telu
’nta l’aria, ’nta l’acqua, ’nta l’erva, ’nta l’ecu.
’Nta l’aria, ’nta l’acqua, ’nta l’erva, ’nta l’ecu,
’nta l’unna, ’nta l’omu, ’nta l’arcubalenu
sunati, campani, sunati l’amuri,
cà Morti è vinciuta di nostru Signuri!
Suonate, campane - Suonate, campane, suonate, suonate, / spandete il canto di Pasqua nel cielo, / lasciate che corra tra monti e vallate / nell’aria, nell’acqua, nell’erba, nell’eco. // Lasciate che sciolga dall’anima il gelo, / lasciate che lasci i cuori incantati, / lasciate che tinga d’amore un gran telo / nell’aria, nell’acqua, nell’erba, nell’eco. // Nell’aria, nell’acqua, nell’erba, nell’eco, / nell’onda, nell’uomo, nell’arcobaleno / suonate, campane, suonate l’amore, / perché Morte è vinta da nostro Signore!
**********************************
Commenti:
* Rosalinda De Franceschi:
Al di là dei mi piace e dei commenti di elogio espressi dai commensali di parte , personalmente , ritengo che il poeta deve avere la capacità di edificare , attraverso parole ricercate e bene accoppiate , il monumento della propria anima . Per farla breve , il signor Magri ci riesce bene .
** Epitteto: Indubbiamente assai sentita, compatta e ritmica.
Peccato che si disperda nella marea delle celebrazioni d'occasione.
Comunque la ripetizione ossessiva del verso rammenta la semplicità del canto francescano.
Ottima/mente, Epitteto.
Il capo di casa
di Pietro Zurlo

So’ ’o cap’e casa e questo è risaputo,
tutt’a famiglia m’hadda rispettà;
aggia seccorrere a chi mme cerca aiuto
derezzanno quacche tuorto ca ce stà.

Ammetto che ogne tanto ’a faccia storta
cu quacche figlio pure l’aggia fà;
si nun ’o ffaccio chillo addereto ’a porta
me fa ’e pernacchie e se nne ride ’e mè.
Va bbuò so’ ’o cap’e casa s’è capito:
ma tu mugliè che vaje truvanno ’a mè?
Tu vuò ca vatto stu guaglione a friddo
ca sta jurnata t’ha fatto arraggià!
E sissignore, io l’aggi’adderezzà:
e chesto p’’o rispetto e ’a dignità.
"" Fermete delinquente, viene a ccà!
Pecchè a mammeta he fatto ’ncuietà? ""
E già p’’o vattere stevo aizanno ’a mana
quanno sentette ’a mamma già alluccà:
-Ma ch’è sì pazzo e tu fusse nu pate,
ll’educazzione nce ’a vuò dà accussì?
Guarda st’anema ’e Ddio comme ha tremmato:
viene a mammà, papà nun ’o penzà...
Sta storia è vecchia e ssaccio comme và,
pe’ chesto me sto zitto e ’aggia ’nguttà! *
*(essere di cattivo umore).
***********************************
Commento di Siddharta:
Poesia didascalica che ironicamente evidenzia l'inveterata < debolezza > educativa di noi genitori troppo accondiscendenti.
Un poco il gioco delle parti, nel quale forse tutti ci riconosciamo...
Con in più l'umorismo secolare della gente avvezza a sopravvivere ai disagi esistenziali del nostro tempo.
Forse oggi più di ieri è difficile fare delle scelte comportamentali.
Ai miei tempi imperversava il metodo Spock ( pediatra morto a 94 anni nel 1998 ), tutto permissività a oltranza.
Poi di fronte allo sfacelo provocato da quella didattica, ci si leccò a lungo le ferite: ma ormai la frittata era fatta.
Lo stesso guru citato ebbe più tardi a ricredersi.
Ora siamo da capo: dare uno scapaccione educativo fa rischiare la galera.
Di qui bullismo, prostituzione adolescenziale, arruolamenti nell'ISIS, ecc.
Ma sì, sorridiamo alla sottile ironia del nostro Autore, che da par suo ha saputo tratteggiare sullo sfondo le difficoltà della famiglia dell'oggi.
La forma è brillante, ariosa, gustosa nei vari passaggi, ammiccante, inappuntabile.
Eh, ce ne vorrebbero di Poeti così!
Ammirevolmente,
Siddharta.