di Pietro Zurlo
Nel cimitero ogge tutto è triste...
chiove, e st’aria pare ‘mbarzamata;
chisà addò è ghiut’o viento a sse sfugà...
n’auciello nun se sente sischià!
Proprio ‘a jurnata pe’ tte cuncentrà...
e allicurdà ‘e ppersone ca so’ muorte;
marite, figlie, genitore e spose
ca int’a stu campusanto s’arrepòsa.
E staje c’’o ’mbrello a penzà llà
e ppe ’ntramente comme ’na sfilata
te passene pe’ nnanze tutte quante...
Te guarde attuorno...che silenzio ‘e pace!
E pienze già: pe’ nn’atu ppoco ancora
e venarraje ccà dinto a rrepusà!
**********************************
* Imelda Sabellico:
Molto malinconica! E' la tristezza di chi sa che in questo mondo siamo tutti di passaggio, ma c'è anche la consapevolezza di riposare, quando sarà, accanto a chi ci ha amato e preceduto! Mi piace!
Per questo dico che la poesia è insita in noi. Si manifesta in particolari stati d'animo! Quando questo accade, l'aspetto formale della lingua aderisce perfettamente a ciò che vogliamo esprimere!
** Epitteto Eubulide:
Splendida poesia che sollecita profondità di pensiero e riflessioni meditative.
Fuori dal frastuono del mondo, il cimitero si presenta come un'oasi di pace dove tutto si riconduce in compiutezza.
Facendo bene all'animo che torna a sublimarsi in sentimenti di pace, serenità, fratellanza.
L'Autore confida sottovoce di provare momenti di vicinanza al mondo dei più.
Secondo gli aridi calcoli statistici l’espressione sarebbe corretta.
Da quando sono scesi dalle piante e fino ad oggi, gli umani trapassati a miglior vita assommerebbero a circa
108 miliardi, a fronte dei 7 miliardi ora viventi ( rapporto 15 a 1 ).
Parrebbe certo allora che il pareggio o il sorpasso sui morti non avverrà mai…
Sul punto formale, la concatenazione delle strofe s'appoggia al sonetto, la cui musicalità non disturba ma dona ritmo alla solennità del tema.
Come al solito un don Pietro superbo nella sua poetica.
Diofanto
e allicurdà ‘e ppersone ca so’ muorte;
marite, figlie, genitore e spose
ca int’a stu campusanto s’arrepòsa.
E staje c’’o ’mbrello a penzà llà
e ppe ’ntramente comme ’na sfilata
te passene pe’ nnanze tutte quante...
Te guarde attuorno...che silenzio ‘e pace!
E pienze già: pe’ nn’atu ppoco ancora
e venarraje ccà dinto a rrepusà!
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* Imelda Sabellico:
Molto malinconica! E' la tristezza di chi sa che in questo mondo siamo tutti di passaggio, ma c'è anche la consapevolezza di riposare, quando sarà, accanto a chi ci ha amato e preceduto! Mi piace!
Per questo dico che la poesia è insita in noi. Si manifesta in particolari stati d'animo! Quando questo accade, l'aspetto formale della lingua aderisce perfettamente a ciò che vogliamo esprimere!
** Epitteto Eubulide:
Splendida poesia che sollecita profondità di pensiero e riflessioni meditative.
Fuori dal frastuono del mondo, il cimitero si presenta come un'oasi di pace dove tutto si riconduce in compiutezza.
Facendo bene all'animo che torna a sublimarsi in sentimenti di pace, serenità, fratellanza.
L'Autore confida sottovoce di provare momenti di vicinanza al mondo dei più.
Secondo gli aridi calcoli statistici l’espressione sarebbe corretta.
Da quando sono scesi dalle piante e fino ad oggi, gli umani trapassati a miglior vita assommerebbero a circa
108 miliardi, a fronte dei 7 miliardi ora viventi ( rapporto 15 a 1 ).
Parrebbe certo allora che il pareggio o il sorpasso sui morti non avverrà mai…
Sul punto formale, la concatenazione delle strofe s'appoggia al sonetto, la cui musicalità non disturba ma dona ritmo alla solennità del tema.
Come al solito un don Pietro superbo nella sua poetica.
Diofanto
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