domenica 29 maggio 2016
Di Loretta Zoppi
Dedicata al maestro Epitteto Eubulide
con trasparente amicizia e profonda ammirazione.
E’ come veleggiare
un mare di pensieri
bere a una sorgente che
alimenta ancor la sete.
Cercare di capire
ciò che l'iride non vede
Sentirsi vagabondi
Per sempre, più di ieri .
E’ la tristezza acerba
che prende all’improvviso
Un gladiolo nell'erba,
un impeto di riso
E’ come andare in giro
a chieder novità,
di Poesia l'abbuffata...*
leggere a sazietà.
E’ tenderti la mano
perché so' che la vuoi,
balzare a piedi nudi,
zitta, tra i tuoi pensieri
donarti la mia veste
pei rigori d’inverno
trovare il paradiso
tra i gironi dell’inferno.
La voce che alfin dice
c’hai smesso di cercare
gioiendo del donare
ma sei tu a dare, dare!
E’ correggere l’errore
ché non voglio offenderti
è che più ti conosco...
più vorrei conoscerti.
***
Chiedo umilmente perdono per l'ardire , l'ho scritta pensandomi studentessa liceale di fronte a un insegnante di sconfinata cultura.
* ho corretto due versi dietro la giusta osservazione di Franco
ringrazio Pietro per l' assembramento in settenari .
Mi reputo fortunata ad avere tali maestri .
per la punizione ho già provveduto : sto dietro la lavagna a fare le
asticelle.
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Commenti:
*Giuseppe Caporuscio: e pure in ginocchio sui ceci?
**Pietro Zurlo Bravo Giuseppe.....sui ceci o sui...piselli!!!
***Epitteto:
Quasi una dichiarazione d'amore letteraria.
Con quello slancio poetico proprio della giovinezza dei banchi di scuola.
Non sono uso ricevere complimenti femminili, ancorchè di riconoscimento.
Sono solo un amanuense del 21° secolo con mentalità ottocentesca.
Che compie sforzi enormi per stare al passo con il modernismo sperimentale dell'oggi.
Per me un ottimo allenamento mentale per tener svegli neuroni e sinapsi del cervello...
Un abbraccio fraterno, Epitteto.
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