martedì 22 gennaio 2019


Quando
di Epitteto

Quando ai primordi la civiltà umana non conosceva la scrittura, la cultura si trasmetteva per via orale.
Di qui la fama di cantori e aedi popolari o di corte, che per ragioni di memorizzazione facile ingabbiavano le parole in metriche le più diverse.
La poesia ebbe il suo periodo d'oro anche in Italia nei secoli passati.
Oggi con l'avvento dell'informatica e della alfabetizzazione di massa, anche la poesia tradizionale è caduta in disuso.
Ognuno scrive come gli pare con formalità le più impensate, nell'intento dell'originalità per stupire.
Col risultato che nessuno legge più nessuno e tutto finisce nella monnezza in base al principio che monnezza chiama monnezza.
Follia tuttavia il parlare male dei poeti, peggio dei loro parti indigesti.
Si rischia di farsi un nemico per tutta la vita.
E allora come concludere?
Con le parole altrui: la poesia è il viagra dell'ego smisurato di milioni di scribacchini senza speranza e futuro letterario, tutti ripiegati sul proprio ombelico...
Agamennone

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