giovedì 3 gennaio 2019

    Il mio amico, il suo ricordo
    di giamma

    Freddo giaciglio, è troppo peso questo marmo che nasconde,
    muto, eppur sussurra all'anima parole antiche,
    è natura tutt'intorno, urla di bimbi in gioco sopite
    da sì forte passato che riecheggia e trascina pensier alle sue sponde.

    Precoci sogni e così precocemente infranti,
    i tuoi progetti mai fioriti, mie le lunghe lettere mai spedite.
    Son ricordi d'un tempo, di quell'età senza bisogni,
    che ora mi commuove, null'altro eran che le nostre vite.
    Corre, spigoloso in viso, una saetta e' la sua occhiata,
    sicuro, ha ora la sua palla sott'al braccio, s'arresta il bimbo, punta.
    Il sole alto, è un muro l'imbarazzo e cresce prepotente.
    Chi sei? Che fai? E' ansia per una domanda tanto innocente.
    Taccio, chiudo gli occhi e affido vecchie immagini al presente,
    così svanisci, resta di te quella palla tanto amata.
    *****************************
    Commento di Epitteto:
    Dopo nove anni Giamma si fa vivo con questa proposta.
    L'ha tenuta nel cassetto per il tempo consigliato da Orazio ( nove anni ) prima di pubblicare alcunchè.
    Al fine di meditare, limare, aggiornare il testo ispirato dalla Musa.
    Fino a farne un gioiello letterario.
    Ma non basta.
    La lettura in questione richiama prepotentemente la bellezza e leggerezza insuperabili di un epigramma di Callimaco in morte di un suo amico di gioventù.
    < Sit tibi terra levis >: Che la terra ( straniera ) ti sia leggera, recita il suo famoso epigramma funerario XXVI° che ebbe a dedicargli.
    Di una delicatezza ed emotività infinite ancor oggi.
    Il riferimento letterario non par fuori luogo.
    Anche il nostro Autore, con uno stile classico inconfondibile e brillante, ha steso un saluto-ricordo alla maniera dei credenti ellenistico-romani, senza ricorrere a stucchevoli immagini fideistico-cristiane.
    E a voler modernizzare, ci starebbe bene anche il Carducci con il suo melograno e la pargoletta mano.
    Ed anco il Pascoli con il suo < Aquilone > di struggente tenerezza.
    Gli stili, dice qualcuno.
    E che c'entra, dice taluno, l'estro poetico sovrasta ogni pregiudizio.
    Concordo e nella fattispecie ci troviamo di fronte ad una chicca nel pauroso panorama asfittico letterario dell'oggi.
    Potrei dilungarmi a lungo, ma preferisco conchiudere sul messaggio intenso e la tecnica sopraffina d'esposizione: significato e significante in perfetto equilibrio.
    Con l'aggiunta di un tocco delicato di emotività memoriale.
    Bravissimo, Epitteto.

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