martedì 22 gennaio 2019


Quando
di Epitteto

Quando ai primordi la civiltà umana non conosceva la scrittura, la cultura si trasmetteva per via orale.
Di qui la fama di cantori e aedi popolari o di corte, che per ragioni di memorizzazione facile ingabbiavano le parole in metriche le più diverse.
La poesia ebbe il suo periodo d'oro anche in Italia nei secoli passati.
Oggi con l'avvento dell'informatica e della alfabetizzazione di massa, anche la poesia tradizionale è caduta in disuso.
Ognuno scrive come gli pare con formalità le più impensate, nell'intento dell'originalità per stupire.
Col risultato che nessuno legge più nessuno e tutto finisce nella monnezza in base al principio che monnezza chiama monnezza.
Follia tuttavia il parlare male dei poeti, peggio dei loro parti indigesti.
Si rischia di farsi un nemico per tutta la vita.
E allora come concludere?
Con le parole altrui: la poesia è il viagra dell'ego smisurato di milioni di scribacchini senza speranza e futuro letterario, tutti ripiegati sul proprio ombelico...
Agamennone

venerdì 18 gennaio 2019

    Qua e là
    di Epitteto

    1 - Nel mezzo.
    < Nel mezzo del cammin di nostra vita >, cantava il sommo Poeta.
    Per tutti arriva il momento di un < prima > e di un < dopo > nella nostra esistenza , di cui prendiamo atto invariabilmente.
    In genere con la morte di un congiunto, di un amico, di un sodale lavorativo, ecc.
    Una frattura che ci rende coscienti della nostra precarietà e quindi di un nuovo cammino che prima o poi andrà invariabilmente a concludersi definitivamente.
    Con la magra consolazione di sapere che non scompariremo definitivamente, in quanto presenti ancora per qualche tempo nel ricordo delle future generazioni, nel bene e nel male.
    Fino a quando non verrà meno la coscienza del sè.


    2 - Leggere.
    Il lettore integrale o forte lettore è uno stile di vita, un traguardo difficile alla portata di pochi.
    Perchè si ama più essere letti che leggere altrui.
    Nondimeno, poichè per lo più si scrivono cazzate, anche leggere non è un gran conforto.

    Ildebrando.
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venerdì 11 gennaio 2019

Crisi d'identità
di Epitteto

Milioni di scribacchini in questi anni si sono riversati in web per dire la loro.
Dapprima i presuntuosi, i narcisisti, gli esibizionisti, ma ancora in misura minore.
Poi una valanga di vocianti montante e incontenibile ha mischiato le carte, capovolgendo le ragioni statistiche.
Viviamo ormai accalcati sul nostro pianeta, destinato ad affollarsi vieppiù di anno in anno.
Nel 2030 gli umani saranno otto miliardi e mezzo, con un incremento di un miliardo a ventennio.
Ciò ci ha creato una crisi di identità.
Dispersi nella massa indistinta non ci riconosciamo più, abbiamo la sensazione di affondare nell'indifferenziato fino al collo.
Di qui la spinta a nuotare con la testa fuor d'acqua per non affogare.
Scriviamo a più non posso per gridare al mondo che esistiamo anche noi, che non siamo solo numeri.
Si tratta quindi di renderci visibili a qualsiasi prezzo, per non scomparire nella massa confusionaria .
Pur di dire qualcosa, qualsiasi cosa, pubblichiamo a più non posso schifezze indescrivibili senza capo nè coda, a mò di selfie testimonianti la nostra presenza esistenziale.
Dannandoci in modo asfissiante a costruire un'immagine di noi stessi, per non perire nell'anonimato.
Una lotta infinita senza costrutto: perciò meglio accettarci senza essere visti, ritagliandoci un angolo anonimo per noi stessi, fin quando peste non c'incolga...
Paghi del nostro essere e del nostro fare.


Gedeone

martedì 8 gennaio 2019


Qua e là
di Epitteto

1 - Sulla poesia.
In questo scorcio di millennio, e già molto prima, l'arte poetica è diventata materia ribelle alla forma ed alla sostanza, pura astrazione concettuale, citazione vuota di significato.
Oggi il linguaggio poetico è fine a se stesso, un'immensa biblioteca dalla quale nessuno più trae e legge un libro.


2 - Amoralità.
Non è più questione di immoralità dilagante nelle istituzioni e nella società.
Ma di amoralità diffusa tanto da non distinguersi più il bene dal male.
Pretendiamo dagli altri la virtù individuale e collettiva, mentre noi stessi siamo marci dentro e continuamo a delinquere.
Persino e soprattutto nell'etica religiosa, ove si continua a predicare oziosamente.
Laddove il Vaticano invoca e predica la solidarietà dei popoli, ma poi si trova circondato da mura difensive alte dodici metri tutt'intorno, e per entrare ci vogliono le credenziali di Stato.
Quando marciscono, anche i gigli sono più maleodoranti delle erbacce putride ( Shakespeare, Sonetto 94 ).

Strabone

lunedì 7 gennaio 2019


'A VITA È 'NA FENESTA!

'A vita e vvote è comme a' 'na fenesta,
quanno ll'arape, trase 'a luce...'o Sole...
T'affacce, nun ce sta' 'n' ombra 'e tempesta,
e dint' all'aria siente addore 'e viole!
***
Si 'a tiene 'nchiusa...'o core se fa' scuro,
e cala 'o friddo... 'o ggelo, attuorno a tte...
'A voce do' silenzio... fa' paura,
tu rieste lla', senza sape' 'o ppecche'!
***
Si invece ogni matina cu 'o surriso,
spalanche 'sta fenesta alleramente,
perfino 'o Padreterno 'n' Paraviso,
vedennete felice...n'è cuntento!
***
Pircio' fa' trasi' 'o Sole amica mia,
pure si quacche gghiuorno nunn' è festa,
puose 'a tristezza e piglia ll'alleria,
tienela sempe aperta...'sta fenesta!


Filomena Di Sarno.
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Commento di Epitteto:
Cuor contento il ciel l'aiuta, mal comune mezzo gaudio, il bicchiere mezzo pieno, ecc.
La letteratura è piena di massime consolatorie.
Naturalmente sappiamo tutti trattarsi di semplici sproni psicosomatici
per continuare a tirare avanti la carretta alla meno peggio.
Che tanto sappiamo non cambierà niente.
E allora, al di là del messaggio di stile, guardiamo alla forma di questa poesia: semplice, ariosa, accattivante, contenuta.
L'Autrice ci sa fare indubbiamente, trattando la materia in modo duttile e simpatico.
Anche se per pochi minuti, l'ottimismo pare prendere il sopravvento.
Molto brava, Epitteto.
Divagando
di Epitteto

1 - Gli anni.
Intanto quest'anno vado per i 93 anni.
Non avrei mai pensato di durare tanto...
Forse perchè dall'Aldilà qualcuno non mi vuole.
Quel qualcuno a cui ho giurato di rincorrerlo ovunque all'Inferno col forcone, per ripagarmi di tutte le infamie da lui subite a suo tempo in terra.


2 - Chi era costui?
Di tanto in tanto val la pena di dissotterrare dall'oblio qualche personaggio storico minore.
Apollonio di Tiana in Cappadocia ( 2 - 98 d.C. ) è stato un filosofo greco antico alquanto mistico.
Noto come < il Cristo dei pagani >, fu anche un asceta del 1° secolo.
Gli si attribuiscono molti miracoli affini a quelli di Gesù, financo ad ascendere al Cielo.
Della serie < ogni giorno nasce un cucco >, per i soliti creduloni...

Martin perdè la cappa

sabato 5 gennaio 2019


L'emancipazione delle tute blu
di Epitteto

Da tempo in Italia non esiste più la classe operaia, quella che il cinema mandava in Paradiso ed i sindacati nelle piazze.
I lavoratori manuali delle fabbriche ed opifici si sono emancipati, il lavoro < basso > e ripetitivo lo fanno le macchine-robot meccanizzate guidate da specialisti in tuta bianca.
Gli operai dell'oggi partecipano agli utili aziendali per maggior profitto, con propri investimenti ad aggiornamento di impianti e macchinari.
E il lavoro manuale faticoso e dequalificato ( raccolta dei pomodori, olive, arance, mungitura nelle stalle, badantato, ecc. ) chi lo fa?
Ma le nuove leve dei migranti affamati e sporchi, senza diritti, in schiavitù ambientale e remunerativa, servi della gleba, paria sociali.
Come per gli italiani degli anni cinquanta del secolo scorso, nelle stalle svizzere, nelle miniere belghe, ecc.
Basta lavoro sporco per le nostre generazioni ormai evolute
nel benessere...

Nabucodonosor

giovedì 3 gennaio 2019

    Il mio amico, il suo ricordo
    di giamma

    Freddo giaciglio, è troppo peso questo marmo che nasconde,
    muto, eppur sussurra all'anima parole antiche,
    è natura tutt'intorno, urla di bimbi in gioco sopite
    da sì forte passato che riecheggia e trascina pensier alle sue sponde.

    Precoci sogni e così precocemente infranti,
    i tuoi progetti mai fioriti, mie le lunghe lettere mai spedite.
    Son ricordi d'un tempo, di quell'età senza bisogni,
    che ora mi commuove, null'altro eran che le nostre vite.
    Corre, spigoloso in viso, una saetta e' la sua occhiata,
    sicuro, ha ora la sua palla sott'al braccio, s'arresta il bimbo, punta.
    Il sole alto, è un muro l'imbarazzo e cresce prepotente.
    Chi sei? Che fai? E' ansia per una domanda tanto innocente.
    Taccio, chiudo gli occhi e affido vecchie immagini al presente,
    così svanisci, resta di te quella palla tanto amata.
    *****************************
    Commento di Epitteto:
    Dopo nove anni Giamma si fa vivo con questa proposta.
    L'ha tenuta nel cassetto per il tempo consigliato da Orazio ( nove anni ) prima di pubblicare alcunchè.
    Al fine di meditare, limare, aggiornare il testo ispirato dalla Musa.
    Fino a farne un gioiello letterario.
    Ma non basta.
    La lettura in questione richiama prepotentemente la bellezza e leggerezza insuperabili di un epigramma di Callimaco in morte di un suo amico di gioventù.
    < Sit tibi terra levis >: Che la terra ( straniera ) ti sia leggera, recita il suo famoso epigramma funerario XXVI° che ebbe a dedicargli.
    Di una delicatezza ed emotività infinite ancor oggi.
    Il riferimento letterario non par fuori luogo.
    Anche il nostro Autore, con uno stile classico inconfondibile e brillante, ha steso un saluto-ricordo alla maniera dei credenti ellenistico-romani, senza ricorrere a stucchevoli immagini fideistico-cristiane.
    E a voler modernizzare, ci starebbe bene anche il Carducci con il suo melograno e la pargoletta mano.
    Ed anco il Pascoli con il suo < Aquilone > di struggente tenerezza.
    Gli stili, dice qualcuno.
    E che c'entra, dice taluno, l'estro poetico sovrasta ogni pregiudizio.
    Concordo e nella fattispecie ci troviamo di fronte ad una chicca nel pauroso panorama asfittico letterario dell'oggi.
    Potrei dilungarmi a lungo, ma preferisco conchiudere sul messaggio intenso e la tecnica sopraffina d'esposizione: significato e significante in perfetto equilibrio.
    Con l'aggiunta di un tocco delicato di emotività memoriale.
    Bravissimo, Epitteto.
A ritroso
di Epitteto

Se potessimo risalire a ritroso nel tempo, potremmo agguantare quel fetente di Adamo e ucciderlo.
E già che ci siamo, per evitare che Eva possa ricorrere alla partenogenesi, eliminare anche lei.
Risolveremmo d'un colpo tutte le sofferenze dell'umanità intera...
Gargantua

mercoledì 2 gennaio 2019

Il tempo
di Epitteto

Einstein quasi ci morì dal dolore per non essere riuscito a dimostrare autonomamente il movimento del tempo: ci riuscì solo relazionandolo col binomio spazio-tempo.
Cioè il tempo scorre più velocemente quando un corpo è in movimento che non quando sta fermo.
Gödel ebbe ad ipotizzare invece il trascorrere del tempo a ritroso, scientificamente ammissibile per le leggi della relatività generale.
Con un paradosso però.
Andando all'indietro nel tempo, si potrebbe allora uccidere il proprio nonno, evitando che fornicasse con la nonna e quindi di nascere noi stessi.
Con gran sollievo per l' estinzione dell'umanità tutta...
D'altra parte se non si fosse nati, non si potrebbe tornare nel passato e uccidere nostro nonno...
E allora?
Al diavolo la possibilità di viaggiare indietro nel tempo, visitando il proprio passato!
Pollicino