mercoledì 19 aprile 2017



Ninna nanna                                                                                      
di Anna S.


Sfiorando il tuo viso
mi addormento,
e sogno sogni in cui ci sei,
piccola come ti vedo,
forte, come sarai.

Il dono più bello,
sostanza d’amore,
parte di me.

Mi chiamerai
e io ci sarò,
per te graffierò il marmo
dell’indifferenza,
e porterò al cielo lacrime
di dolori antichi.

Con la rabbia di chi sa
la disperazione
porterò le mani avanti
a respingere
fantasmi odiosi
serpenti striscianti
pensieri oscuri.

Sarò lì con te
a non permettere,
a non lasciare,
a sbranare, io, lupa,
ogni male.

Lo farò, sì
ma tu ora dormi,
e il tuo respiro
è il mio.
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Commento di Epitteto:
Che altro dovrebbe/potrebbe dire di più e di diverso una madre della sua creatura, sangue del suo sangue?
Grazie al cielo la natura non facit saltus e individua da sempre nella genitrice il primo valido baluardo a difesa della prole.
Parole sgorgate dal cuore queste, in impeto d'amore: semplici, intense, commoventi, quasi ferine.
Poi purtroppo la vita si incaricherà di aggiustare il tiro, lanciando i figli come frecce nel mondo, ognuno per la loro strada.
Ma l'amore materno non si assopirà mai.
E' questo il legame che attraverserà di generazione in generazione, attenuando la violenza della vita.
Certo, forse sarebbe meglio non mettere al mondo figli, perchè con la nascita ne decretiamo anche la morte.
E questo è un atto di grande egoismo, che la natura cela a motivo di propagazione della specie.
Le parole dell'Autrice non sono invero nuove; ma si sa, in letteratura tutto è già stato detto da millenni e dobbiamo accontentarci allora di quello che passa il convento.
Il plagosus Orbilius.

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