sabato 21 luglio 2018

ERO UOMO E MO’ SON DONNA
***di Pietro ZURLO***

Non capisco quella gente
che mi guarda e ride appresso,
non lo sa che col progresso
si ha il diritto di cambiar?
***
Ero un uomo? E mo’ son donna,
lo si vede dalle forme,
dalle curve che mi adorno:
son di donna si o no!?

E perché mi coffiate*
quando passo per le strade,
che volete, che cercate,
sono vere queste qua!
State fermi, e non toccate!
Non son mica lo zimbello
di voialtri giovincelli;
tutti pronti a palpeggiar.
Cerco l’anima gemella
che mi sappia corteggiare
e la legge lo consente…
ci possiamo anche sposar.
***
*Coffiate=Burlare, canzonare.
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Commento di Epitteto:
Don Pietro quando è in vena diventa un menestrello coi fiocchi.
Una ballata questa dal sapore lepido, ispirata ai tempi correnti.
Il cambio di genere tende sempre a stupire, benchè correttivo di una natura che s'è divertita a sbagliare.
Ho sempre sofferto per il dramma interiore di questi poveretti dal genere ambiguo.
Cosa ben nota fin dai tempi antichi, come evidenziato anche dalla mitologia greca nel veggente Tiresia, che prima di essere accecato dalla dea furibonda aveva sperimentato entrambi i generi.
E così similmente in ogni altra cultura.
Ambientalmente la questione è stata diffusa da noi anche dalla figura del femminiello napoletano, personaggio che non si sente nè uomo nè donna, ma entrambi in modo quasi dualistico.
Allegra/mente, Sandokan.

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